[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
PACE E GUERRA
- Subject: PACE E GUERRA
- From: "Segreteria CEM" <cemmondialita at saveriani.bs.it>
- Date: Fri, 21 Mar 2003 16:52:04 +0100
Editoriale della rivista Cem Mondialità di Aprile. In allegato Cordialmente ------------------------------------------- Cem Mondialità Via Piamarta 9, 25121 Brescia Email: cemmondialita at saveriani.bs.it ------------------------------------------- EDITORIALE Arnaldo de vidi PACE E GUERRA No, non c'è nulla più meritevole di pianto dell'uomo, fra tutto ciò che respira e cammina sulla terra. (Omero - Iliade 17,446-7) Hanno certamente ragione coloro che definiscono la guerra la condizione primigenia e naturale. Finché l'uomo resta un animale, vive per il combattimento, a spese degli altri, teme e odia il prossimo. La vita, quindi, è guerra. (Š) La pace non è una paradisiaca condizione originaria, né una forma di convivenza regolata dal compromesso. La pace è qualcosa che non conosciamo, che soltanto cerchiamo e immaginiamo. La pace è un ideale. (Hermann Hesse - Guerra e Pace) Hesse presenta in sintesi i tre motivi per cui si fa guerra. Innanzitutto, l'uomo ama combattere e vincere, un po' come il cavallo che si esalta al fragore delle armi (se non fosse così non ci sarebbero tanti film cult sulla guerra). Un secondo motivo consiste nella strategia di vivere a spese degli altri. "Esiste una razza di padroni e di soldati, e questa è la razza bianca. Da noi l'uomo del popolo è quasi sempre un nobile declassato, la sua mano pesante è più adatta a brandire la spada che l'arnese servile. La natura ha dato poi vita a una razza d'operai, ed è la razza cinese che ha meravigliosa destrezza artigianale, ma nessun sentimento dell'onoreŠ Esiste una razza di contadini, e questa è la negraŠ". Chi scrive così è J.E. Renan che le enciclopedie definiscono "filologo sottile, storico delle religioni e orientalista". Può anche accadere che i popoli guerrieri lavorino, e potrebbero essere autosufficienti, ma per amore di splendore predano i beni altrui. Ieri c'erano le razzie e le guerre di conquista. Oggi siamo più sottili: noi occidentali abbiamo montato un'industria, in cui il salario dei lavoratori del Sud incide solo per l'1% sul prezzo del prodotto finito. Gli americani colpiscono per l'accesso privilegiato al petrolio. Le multinazionali rubano legalmente i prodotti agli indios con la biopirateria... Qui il primo e il secondo motivo s'uniscono: "Qualunque volta è tolto agli uomini il combattere per necessità, combattono per ambizione". (N. Machiavelli) Un terzo motivo di guerra è (ahimè) la paura dell'altro. Chi è differente da me costituisce una minaccia: mi dice che è relativo ciò che per me è assoluto. Mi dice che la mia cultura non è la cultura, ma una tra mille. Accettare l'incognita di una vita differente mi spaventa: io ho elaborato la divisione tra sacro e profano e ritengo terroristi quelli che non fanno altrettanto. Li odio! Ma Hesse, completando il suo pensiero, dice che la pace è un ideale possibile. E noi sognavamo l'essere in uno stato di evoluzione già prossimo alla pace. Ci ha svegliati una "dichiarazione di guerra preventiva". Dice Tahar Ben Jelloun: La sconfitta che si prepara per noi è quella dell'uomo precipitato nel caos, quel disordine del mondo in cui la forza espelle in maniera arbitraria i valori che si credevano universali. Quasimodo diceva: Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Ma c'è una reazione inedita. Se per alcuni rimane il diritto di ridere (mai tanti programmi tv e libri di "gag" come oggi) e per altri rimane solo la preghiera; se alcuni, istruiti dai media e dalla paura, cercano di autoconvincersi che la guerra è giusta e che i buoni democratici sconfiggeranno i cattivi terroristi; per noi il primo atto è stato mettere l'arcobaleno al balcone. Molti benpensanti hanno gridato che una bandiera non risolve. E non occorreva che ce lo dicessero perché lo sappiamo bene. Tant'è vero che noi ci chiediamo: Quale sarà il prossimo passo? E speriamo che ci sia un prossimo passo perché le armi di distruzione di massa prodotte dall'occidente esistono. L'11 settembre 2001 non ha cambiato la storia dell'America; è il 20 marzo 2003 che può cambiare la storia del mondo intero: basta industria bellica, basta sfruttamento e oppressione, basta commercio diseguale, basta ipocrisie, basta strumentalizare Dio. Dice il salmo: "Giustizia e pace si baceranno" (Salmo 84). Occorre un (doloroso) disarmo bellico ma più ancora culturale. Un'appartenenza nuova alla famiglia umana. Un mondo "villaggio globale" dove il rispetto sia servito ad ogni mensa. Dove la fraternità, insieme col pane, il vino, il pesce, l'agnelloŠ faccia il giro di tutta la mensa. Brescia, 20 Marzo 2003.
- Prev by Date: segnalazione
- Next by Date: IRAQ, UNA GUERRA PER PETROLIO E ACQUA - Le sirene della contrerea aprono i lavori del Forum Alternativo Mondiale dell'Acqua di Firenze
- Previous by thread: segnalazione
- Next by thread: pace e guerra
- Indice: