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Farmaci e proprietà intellettuali.
- Subject: Farmaci e proprietà intellettuali.
- From: "Andrea Piras" <pirasandrea at fastwebnet.it>
- Date: Wed, 5 Feb 2003 15:37:57 +0100
Farmaci e proprietà intellettuali. Farmaci e terapie sono il prodotto di complesse attività di ricerca, di vittorie che l'umanità mette a segno mettendo in campo tutte le sue risorse tecnologico-culturali. In palio c'e la salvaguardia della specie dalla sua stessa fine. Il sollievo dalla paura di dover affrontare il fischio finale della propria esistenza, senza poter sperare nella solidità di una difesa capace di rilanciare il contropiede vincente. Ma questa speranza pare la si debba concedere solo ad organizzatori, spettatori paganti, abbonati via cavo e tutti coloro capaci di pagare in contrassegno, e molto spesso in anticipo, le spese di tutto il campionato. Gli altri devono rimanere fuori, con le loro radioline in mano a frugare tra le frequenze, immaginando fulminei scambi di prima che qualcuno proverà a ripetere con improbabili palloni. Nulla di strano, il mercato tutela i propri prodotti, appellandosi al diritto di proprietà delle ricerche, il "Trips Trade", corrispettivo farmaceutico del diritto d'autore applicato a musica e libri. Questa formulazione della proprietà intellettuale, garantisce ai produttori di nuove molecole e terapie un'esclusiva ventennale su produzione e distribuzione, in modo da assicurare i proventi necessari per le ricerche future. In questo modo, però, l'accesso alle terapie viene garantito solamente a chi può sostenere l'onere dei farmaci personalmente o attraverso la copertura del sistema sanitario nazionale. Ma, capite bene, per trenta milioni di sieropositivi in attesa di cure, non possedere abbastanza denaro per pagare le medicine, non è esattamente come trovarsi sprovvisti di biglietto per una qualsiasi partita, di un campionato qualsiasi, di un qualsiasi dannato sport. Tant'è, il Wto (World trade organizzation) non riesce a superare l'ostruzionismo statunitense, a difesa degli interessi del colosso stellestrice Big Pharma e di tutti coloro che non vogliono rinunciare ad un giro d'affari di 50 miliardi di dollari. Nessuno potrà produrre o importare farmaci salvavita a basso costo almeno fino al 2016, nonostante gli sforzi di mediazione dell'Unione europea e la diserzione di Brasile e India, che, di fronte all'emergenza umanitaria, cercheranno di forzare il blocco delle multinazionali del farmaco attraverso la copiatura dei principi attivi, ed il commercio clandestino. A rischio di pesanti sanzioni commerciali e ripercussioni legali, ma fermamente sostenuti da organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere pronte a far di tutto per impedire alle persone di morire. Le ragioni del mercato sembrano insuperabili anche di fronte all'emergenza umanitaria, e non rimane che chiedersi se vi siano possibilità di salvaguardare le vite umane senza colpire il mercato, o piuttosto non sia il mercato a crescere come un parassita a ridosso degli spettri della morte. Andrea Piras
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