Ancora nessuna notizia del Presidente Ocalan, sono ormai dieci settimane.



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All'attenzione delle

            redazioni esteri







Comunicato stampa





Ancora nessuna notizia del Presidente Ocalan,

sono ormai dieci settimane.



Ormai da dieci settimane il governo turco non permette agli avvocati e alla
famiglia di Abdullah Ocalan di fargli visita. Il popolo kurdo e gli
avvocati sono ansiosi e preoccupati circa la sua vita e non sanno dove, né
come sta. Chiedono continuativamente alle autorità turche di avere delle
notizie, ma nessuno da una risposta, al contrario non se ne  vogliono
definire gli interlocutori.

Si tratta di una situazione di grave violazione dei diritti umani
fondamentali e di ogni standard di diritto internazionale, universalmente
riconosciuti ma ancora una volta violati contro i kurdi nella persona del
loro leader nazionale, come dimostra anche la dichiarazione di Amnesty
International del 31 gennaio scorso circa le condizioni di isolamento in
cui Abdullah Ocalan è tenuto.

Nonostante che i kurdi abbiano informato tutti gli organismi della comunità
internazionale (ad ogni livello dai parlamenti e governi nazionali, fino
alle Nazioni Unite, passando per l'Unione Europea) per attivarsi e
permettere ai kurdi e alle kurde del mondo di avere informazioni certe
sulla situazione del presidente Ocalan non c'è stato ancora alcun
miglioramento.

Il governo e le autorità turche sanno bene che Abdullah Ocalan è una
persona  molto importante per il popolo kurdo e con atteggiamenti del
genere rendono la situazione sempre più tesa. Il premier turco, Abdullah
Gul, ha detto che si sta facendo ogni sforzo per avvicinarsi all'Europa, ma
quali? Il restringimento dell'isolamento è forse uno di questi?

Chiediamo alle autorità turche di permettere agli avvocati e alla famiglia
di incontrare il presidente Ocalan, perché crediamo che ciò sia l'unico
modo di abbassare la tensione.

I kurdi in Italia, come nelle altre parti del mondo, hanno già fatto nelle
scorse settimane molte manifestazioni chiedendo anche alle autorità
italiane di fare qualcosa a questo proposito, ma fino ad oggi stanno ancora
aspettando qualche passo avanti.



 Roma, 5 febbraio 2003