La Gabbia del "diritto d'autore"



La Gabbia del "diritto d'autore"
Tenersi informati. Leggere.
Ogni mattina compro il mio giornale, un po' secondo l'umore: giornata
solare? La Repubblica. Ci sentiamo riflessivi? Il Corriere della Sera.
Alzati con il piede sbagliato? Il Manifesto. Voglia di Ridere? Libero. Non
vuoi comprare nulla? Ecco la tua razione gratuita di informazione
distribuita ai semafori.
Radio, TV, ma soprattutto, i dannati inserti settimanali, uno per ogni
giorno della settimana, invischiati nella plastica o nudi, poco importa,
non hai ancora fatto un cazzo ed hai già abbattuto un albero.
Solitamente questo surplus di informazione e pubblicità va destinato al
cesso, il pensatoio per alcuni, lì si è tutti uguali si diceva un tempo,
anche ora: tutti sotto lo stesso fuoco nemico.
Mentre tiro l'acqua Tom Cruise compie 40 anni.
Mi più sento leggero.
Chissà se festeggia con Penelope Cruz.
Non mi sento libero, quando, nel mio cervello, notizie inutili, motivetti
estivi e claim pubblicitari , si affollano soffocando la mia già debole
percezione del mondo: 8 mila bambini che muoino in Iraq ogni anno, Tà tata
tà ta, Tom Cruise e Penelope Cruz.
A cosa serve tutta questa informazione? Siamo sicuri che la televisione sia
una finestra sul Mondo e non sopra il nostro cortile?
La mia vita è uno spazio pubblicitario da riempire. Il giornale che leggo
mi dice quali libri comprare, i libri quale vita svendere.
Certo, mi posso ancora schierare: Oriana Fallaci o Tiziano Terziani, per la
guerra o contro, Global o No Global, destra o sinistra, e ti ritrovi
arruolato tuo malgrado in uno dei due schieramenti; Il male minore. Abbiamo
perso anima e corpo, dentro un orizzonte a due dimensioni, bianco e nero;
la scelta è ridotta ai minimi termini, la nostra gabbia rivestita di
cuscini e velluto.
Monocromaticità, Monopensiero. Copyrigth.
L'aspetto più pericoloso che dalla nuova tecnologia si riversa sulla
società è la formazione delle "community", le comunità virtuali,che prima o
poi , si sa, tirano fuori quelle maledette voglie di condivisione, libero
scambio di materiali, prestito di libri e quant'altro.
Niente di più osteggiato della libera circolazione di idee; Intendo dire,
quella senza costi, senza il "valore aggiunto" del produttore [ badate bene
non dell'autore!], che produce semplicemente i supporti per le idee. Non si
tratta di rifiutare un compenso alla creatività: autori in ogni campo vanno
sostenuti perché continuino a produrre, ma di rifiutare un sistema che
limita la nostra libertà, controlla le nostre scelte. Il diritto d'autore
oggi è il baluardo di una società che non vuole cambiare, che si professa
liberista- liberale senza smettere di pilotare scelte etico-culturali senza
averne la benché minima competenza. Ci negano la condivisione ed il
miglioramento del materiale culturale, riducendoci ad essere singoli, avidi
consumatori. Il loro ideale è una società di collezionisti molto vicini al
feticismo, incapaci di far circolare le idee perché morbosamente attaccati
al supporto materiale.
Secondo Stalmann, fondatore del movimento Gnu, sarebbe un po' come negare a
vostra nonna la possibilità di produrre la pasta fatta in casa,
migliorandola o semplicemente offrendola nella convivialità, in nome di un
diritto superiore: il diritto d'autore.Per usare il basilico in questa
ricetta dovrebbe pagare una tassa all'"inventore",come dire : l'ho visto
prima io, ed ora è mio! E' quello che succede quando ci nutriamo di musica,
libri, quadri o programmi per il computer, senza avere la possibilità di
offrirli. Diventiamo vetrine di costosissimi modelli di vita.
La storia del diritto d'autore è strettamente legata alla tecnologia della
copiatura ed all'evoluzione dell'organizzazione del sapere.
Le copie realizzate nell'antichità, a mano, non subivano alcuna
restrizione, non dovevano rispondere ad alcuna conformità, e tenevano in
vita un continuo creativo con l'originale, trasformando e deformando,
mantenendo l'eco della vitalità dialettica della trasmissione orale.
Possiamo solo immaginare la difficoltà di affrontare una rivoluzione che
avrebbe annullato un sistema così collaudato e radicato nel tessuto
economico e sociale come quello della mnemotecnica, a favore della
scrittura. Così povera, asettica, valida solo come gioco, ma non per
esprimere le convinzioni più importanti.
Il processo di copiatura a mano era certo lento e faticoso, ma capace di
resistere al consumarsi della singola vita umana, portando fino a noi
quanto meno i resti delle cicliche distruzioni che si abbattono
sull'umanità. La nascita di una nuova concezione del sapere che cerca lo
sforzo comune per superare le barriere del singolo si sublima, attraverso
l'invenzione della stampa , nei grandi sforzi enciclopedici di fine
seicento, verso un sapere condiviso e universale, capace di superare le
divisioni religiose di un Europa dilaniata tra Riforma e Controriforma. Si
pensa che la cultura non possa più rimanere in mano a pochi, ma allargata,
creando le condizioni perché tutti si possano orientare nei vari campi del
sapere. Qui si inseriscono tentativi così diversi e a loro modo drammatici
come quelli di Giordano Bruno e Leibniz, fino ad arrivare all'Encyclopedie
di Diderot e D'Alambert, che attraverso l'introduzione dell' ordine
alfabetico riescono a rendere facilmente consultabili teorie e testi. Il
sacrificio dei singoli si consuma per un' idea di sapere che non può vivere
che di condivisione.
I libri si muovono rapidamente attraverso l'Europa, legalmente trasportati
da piazzatorio nascosti tra carichi di spezie e merce di ogni tipo, se
messi al bando. Ancora oggi le pagine dei libri trasudano profumi che
rendono distinguibile un libro di medicina da uno di fisica, quasi la loro
memoria superasse la nostra, acquistando quella sacralità che uccide
divinità e religioni.
Se agli albori del novecento era sensato lasciare alle case editrici il
compito di produrre copie di libri, molto più economiche delle copie
realizzate nelle piccole stamperie che trovano poi enormi difficoltà nella
distribuzione, oggi è assolutamente assurdo non permettere che a copiare
siano i singoli, ormai nelle condizioni tecniche per farlo. Abbiamo
rinunciato a questa libertà perché non potevamo esercitarla, ed ora ci
troviamo nella paradossale condizione di dover finanziare la costosissima
produzione di CD ,per esempio, quando si potrebbero distribuire in maniera
più efficiente attraverso internet. Il diritto d'autore nasconde i grossi
interessi economici di chi avrebbe dovuto sostenere la creatività e non il
mercato, lasciando creativi non a la moda nell'anonimato, e sprecando
preziose risorse umane. Le idee intanto soffocano, in attesa del momento
opportuno, che i tempi maturino,che superino il vaglio di una censura
nascosta agli stessi inquisitori, in un misto di statistiche, diagrammi di
vendita e pertinenza; Certo molti autori troverebbero dimezzati i loro
fantastici stipendi, ma molti altri uscirebbero dai letali ingranaggi
distributivi.
Bisogna lottare per cancellare il diritto d'autore, conquistare il
"Permesso d'autore", garantendo una vita dignitosa per chi crea e nessuna
restrizione nella trasmissione, utilizzo e sviluppo, mostrando la ferma
volontà di essere comunità, dove non ci sono idee sacrificabili perché poco
vendibili. L'utile culturale e quello economico non devono coincidere mai
con l'utile del più forte. Le Idee sbocciano delicatamente nascondendosi
dal clamore, rischiando di durare una sola notte, come i fiori più belli,
nell'indifferenza delle lampade al neon.
E' necessario forzare la gabbia cognitiva che giornali, editoria,
distribuzione ci cuciono giornalmente addosso, per condividere, smarrirsi e
per poi ritrovarsi senza avere l'impressione che fosse solo una gita
organizzata.

 ATTENZIONE di questi testi
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via telematica a uso personale dei lettori, purché non a scopo commerciale.


Informazioni in Rete:
ß Manifesto Gnu [Gnu not Unix]
http://www.gnu.org/gnu/manifesto.html
ß Legge Europea
http://uk.eurorights.org/issues/eucd/eucd.html
ß Bologna Free Software Forum
http://www.bfsf.it/
ß Rivista "internazionale"
http://www.internazionale.it/

Testi e suggestioni:
ß Autori vari, Net Strike, no copyright, E.T. pratiche antagoniste nell'era
telematica. AAA Edizioni 1996 .
ß Ralf Valvola Scelsi, No Copyrigth. Nuovi diritti nel 2000, Shake 1994.
ß Autori vari, L'informazione deviata. Zelig editore 2002.
ß Passages. Rivista di Arti Culture Riflessioni. N 1 Maggio-Agosto
ß Internazionale del 21/27 giugno 2002 n.442-anno 9.
ß P. Rossi, Naufragi senza spettatori Il Mulino 1995
ß F. Yates, L'Arte della memoria Einaudi 1993