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La nonviolenza e' in cammino. 404
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 404
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 2 Nov 2002 23:40:43 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 404 del 3 novembre 2002 Sommario di questo numero: 1. Benito D'Ippolito, la Firenze di Giorgio La Pira 2. Seminario delle donne contro le guerre il 7 novembre a Firenze 3. Lidia Menapace, ristrettissimo riassunto sulla storia del movimento delle donne 4. Peppe Sini, ai promotori del presidio antifascista del 2 novembre a Roma 5. Jane Campion, le differenze 6. Luisa Muraro, la cui cancellazione 7. Benedetto Vecchi recensisce "Il mondo sotto brevetto" di Vandana Shiva 8. Melania Mazzucco presenta Margaret Atwood 9. Brunetto Salvarani, verso la giornata del dialogo cristianoislamico del 29 novembre 10. Un appello di Psichiatria Democratica contro la proposta di legge Burani-Procaccini 11. Un appello urgente per il Congo 12. Tracce di un'altra Firenze 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: LA FIRENZE DI GIORGIO LA PIRA [Nell'anniversario della scomparsa di Giorgio La Pira (5 novembre 1977) il Centro di ricerca per la pace di Viterbo realizzera' una iniziativa di commemorazione del grande costruttore di pace e di nonviolenza; per tale iniziativa il nostro collaboratore Benito D'Ippolito ha composto il sonetto seguente, il cui interminabile titolo completo e': "sonetto in omaggio alla Firenze di La Pira scritto nell'occasione del XXV anniversario della scomparsa del sindaco costruttore di pace. Con un verso fuori rima che segnala il cuore e il fulcro di esso sonetto". Giorgio La Pira nacque nel 1904 a Pozzalo ed e' deceduto a Firenze del 1977; giurista, storico, politico, pubblico amministratore; costituente e parlamentare, sindaco di Firenze. Profonda coscienza religiosa, impegnato in rilevanti iniziative di pace e di solidarieta'. Tra le sue opere segnaliamo almeno tra le edizioni apparse all'indomani della scomparsa: Principi, LEF, Firenze 1979; L'attesa della povera gente, LEF, Firenze 1978; Le premesse della politica. Architettura per uno stato democratico, LEF, Firenze 1978; Lettere alle claustrali, Vita e pensiero, Milano 1978; Le citta' sono vive, La Scuola, Brescia 1978; La casa comune. Una costituzione per l'uomo, Cultura Editrice, Firenze 1979; Il sentiero di Isaia, Cultura Editrice, Firenze 1979; per l'epistolario: (a cura di Alessandro Quasimodo), Quasimodo - La Pira. Carteggio, Scheiwiller, Milano 1980; (a cura di Francesco Mercadante), Lettere a Salvatore Pugliatti, Studium, Roma 1980; (a cura di Dino Pieraccioni), Lettere a casa (1926-1977), Vita e pensiero, Milano 1981. Opere su Giorgio La Pira: Ernesto Balducci, Giorgio La Pira, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1986; Amintore Fanfani, Giorgio La Pira, Rusconi, Milano 1978; Antonio Lugli, Giorgio La Pira, Messaggero, Padova 1978; Giuseppe Miligi, Gli anni messinesi di Giorgio La Pira, Scheiwiller, Milano 1980; Fioretta Mazzei, La Pira. Cose viste e ascoltate, LEF, Firenze 1980; AA. VV., La Pira oggi, Atti del I convegno di studi, 4-7 novembre 1981, Fondazione G. La Pira, Cultura, Firenze 1983; Pasquale Maffeo, Giorgio La Pira, EDB, Bologna 1986; Vittorio Citterich, Un santo al Cremlino, Edizioni Paoline 1986. Un bel profilo sintetico e' stato pubblicato recentemente in ""Rocca" n. 13/2000] C'e' una Firenze di Giorgio La Pira citta' benigna, forte costruttrice di pace e di dialogo, che aspira a unire in un concento d'ogni altrice cultura tutte le voci, e la lira appende ai salici quando non lice cantare perche' gente illira o assira e' vittima di guerra, ria matrice di strazio e lutto all'umanita' intera. Questa Firenze di La Pira e' un dono, citta' ospitale per l'afflitto, e austera nell'opposizion netta e intransigente alla violenza, all'oppressione nera, citta' di pace fiera ed accogliente. 2. INCONTRI. SEMINARIO DELLE DONNE CONTRO LE GUERRE IL 7 NOVEMBRE A FIRENZE [Riceviamo e volentieri diffondiamo] La "Convenzione permanente di donne contro le guerre" terra' a Firenze nel corso del Forum Sociale Europeo un seminario - nel pomeriggio del giorno 7 novembre alla Fortezza da Basso - sul tema "Fuori la guerra dalla storia, fuori l'Europa dalla guerra" (i materiali preparatori sono su "Lisistrata" e su "Marea") per avviare la riflessione e l'azione perche' la politica militare dell' Europa sia la neutralita' attiva, con spostamento di grandi risorse dalle spese militari alla protezione civile al servizio civile e alla difesa popolare nonviolenta. Il seminario e' introdotto da Lidia Menapace; Imma Barbarossa (che con Lidia Menapace e Monica Lanfranco e' portavoce della Convenzione) illustrera' il suo testo sui diritti sociali in Europa. Seguiranno: Rosangela Pesenti (UDI) su come studiare la storia d'Europa scegliendo come asse i movimenti nonviolenti; Sandra Mecozzi (CGIL) Il sindacato soggetto politico nonviolento; Giusi di Rienzo (Finanza etica) Come "disarmare" la finanza; Nadia Cervoni (Donne in nero): le pratiche delle Donne in nero in e per un'Europa neutrale; Elettra Deiana (Deputata Prc, Forum delle Donne) una legge per la disobbedienza civile; Nella Ginatempo (Basta guerra), una Europa di donne e uomini fondata su una cultura economia politica di pace; Mercedes Frias (Nosotras) Una Europa accogliente e multiculturale. Sono indicati gli interventi programmati: si potra' chiedere la parola in seguito sia per discutere che per aggiungere argomenti sul tema della pace e della guerra in relazione alla politica militare europea. La Convenzione e' molteplice nelle sue componenti, ma specifica nei contenuti, non e' una forma politica generalista. 3. LEZIONI DI STORIA. LIDIA MENAPACE: RISTRETTISSIMO RIASSUNTO SULLA STORIA DEL MOVIMENTO DELLE DONNE [Questa vivacissima e supercompressa lezione di storia Lidia Menapace (per contatti: menapace at tin.it) da buona amica e maestra saggia ha avuto la squisita amabilita' di inviarci per quelli di noi, come scriveva ieri, rimandati a settembre] A voler proprio fare un riassunto ristrettissimo le tipologie di citazione o presenza di donne nella storia vanno dai "grandi malanni" Eva, Elena, Cleopatra, Lucrezia Borgia, Caterina di Russia, fino alla Thatcher. Alle grandi eroine sacrificali Ifigenia, Cassandra, Maria, giu' fino alle vedove cecene con le bombe sulla pancia. Alle grandi accompagnatrici vissute all'ombra di grandi uomini: dalla ninfa Egeria al fianco di Numa Pompilio fino alla moglie di Respighi cui si deve gran parte dei "Pini di Roma", alla moglie di Schumann Clara, che era come pianista e pare anche come compositrice meglio del suo amato e che per tutta la vita si fece una colpa di non stare abbastanza in ombra, alla moglie di Einstein bravissima matematica cui si debbono tutte le parti matematiche degli scritti del grande fisico, che naturalmente non la cito' e si prese il Nobel, dando poi sottobanco meta' della cifra alla ex moglie (nel frattempo avevano divorziato). Fino alla frase "Quando una donna e' brava e' davvero brava" e vale come eccezione, dalle Amazzoni a Giovanna d'Arco a Rosa Luxemburg, insignita da Lenin dell'acido complimento "Lei rispetto alle altre vola come un'aquila", sottinteso: "tra tante galline un'aquila ci sta". Questa forma e' molto subdola e diventa poi "una donna ci vuole", in lista, al tavolo della presidenza, ecc. ecc. - cooptata dagli uomini che in lista e alla presidenza ci stanno per diritto divino - come simbolo di una bravura che la separa dalle altre. Eppure per essere candidata basta essere al livello medio dei candidati, che e' modestissimo e quindi la prima casalinga apolitica incontrata per strada e' brava abbastanza. * Tutto questo e' storia antica anche se permane: ma a partire dalla meta' del XVIII secolo inizia un'altra fase; cioe' alcune donne non si accontentano di riconoscimenti personali che rendono ancor piu' definitiva l'esclusione di tutte le altre, e incominciano a chiedere accesso ai diritti detti "comuni": comincia in Inghilterra e anche nel Nuovo Mondo il suffragismo. E nella Rivoluzione francese comincia la richiesta da parte di molte di aprire dei club di donne (prontamente vietati), e di comporre dei cahiers de doleances, ritrovati dalle storiche nel 1989 negli archivi delle grandi famiglie, dato che gli uomini cui erano stati affidati non avevano nemmeno fatto lo sforzo di portarli fino a Parigi e di renderli noti. Quando Condorcet mise ai voti la proposta di riconoscere il diritto di voto anche alle donne prese tre voti, due oltre il suo. Ad alcune donne che per ragioni di ceto e di censo (ereditiere di famiglie borghesi in estinzione) erano titolari del diritto di voto amministrativo, il voto fu tolto. Allora delle donne cominciano direttamente a scrivere dei propri diritti: Olympe de Gouges scrive "I diritti della donna e della cittadina" chiedendo il voto, l'accesso alla scuola, una sanita' che renda il parto meno pericoloso, e il diritto di passare il proprio cognome ai figli: viene ghigliottinata. Segue la storica stagione del suffragismo e incomincia anche la pratica della repressione e del ridicolo: non tutte vengono ghigliottinate ma a tutte vien appioppato il termine di "suffragetta" connotato negativamente, e si sprecano le barzellette sulle donne brutte e zitelle che per questo diventano politicanti. La storia continua tenace e nel corso del XIX secolo le donne di cultura liberale lottano soprattutto per il diritto di voto e l'accesso a tutte le carriera, quelle cattoliche per il voto e la lotta contro la tratta delle bianche, quella socialiste per il voto, per il lavoro e contro lo sfruttamento economico e sessuale: tutto il secolo e' percorso da lotte per la tutela del lavoro, della maternita', per l'accesso delle bambine alla scuola, ecc. ecc. Nel secolo XX il movimento che ormai si chiama femminismo chiede non solo accesso ai diritti comuni, ma leggi, ordinamenti, culture specificamente adatte alle donne. E nella terza parte del secolo si apre la grande stagione del pensiero della differenza che tende a definire le caratteristiche storiche e ontologiche (questa sono le due grandi correnti del neofemmnismo) delle donne rispetto agli uomini. Per questo da circa 50 anni non ci si puo' piu' accontentare di essere considerate come eccezioni contate come "brave" assorbite nei nomi atrui, ma si ha il diritto di essere citate per quel che vogliamo essere, e indicate per le specifiche forme del pensiero politico che pratichiamo. 4. LETTERE. PEPPE SINI: AI PROMOTORI DEL PRESIDIO ANTIFASCISTA DEL 2 NOVEMBRE A ROMA [Questa lettera e' stata inviata ieri ai promotori del presidio di testimonianza antifascista che ha avuto luogo sulla scalinata del Campidoglio a Roma, presidio promosso dalla associazioni della Resistenza e delle vittime dei campi di sterminio, per protestare contro l'iniziativa in quella citta' di un gruppuscolo neonazista sostenuto da esponenti della maggioranza parlamentare del governo in carica] Carissime e carissimi, impegnati in un'altra iniziativa non potremo essere fisicamente presenti con una nostra delegazione al presidio antifascista che si svolgera' oggi sabato 2 novembre sulla scalinata del Campidoglio. Ma siamo con voi con tutto il cuore: il vostro sentire e' il nostro; il vostro impegno e' il nostro. E se posso aggiungere una parola personale, io che a nome del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo vi scrivo queste righe: tra i maestri piu' grandi che ho avuto la fortuna di avere ci sono stati Vittorio Emanuele Giuntella e Primo Levi, Tomaso Serra e Franco Fortini, che contro il fascismo di allora e di sempre per l'intera loro vita hanno lottato, recando testimonianza grande della dignita' umana; e quell'amico indimenticabile che e' stato Benny Nato, che lotto' per l'intera sua vita contro il regime razzista sudafricano fino alla sconfitta dell'apartheid. Queste persone sono ormai defunte: ma come tutti coloro che le conobbero reco dentro di me come loro indissolvibile dono un raggio della loro luce, ed esso illumina la mia coscienza e mi convoca a continuarne la lotta, come e' dovere e diritto di ogni persona di volonta' buona. E dunque sono con voi anche per questo, nel ricordo vivo di queste persone grandi e generose. E nel ricordo di tutte le vittime del nazifascismo e del razzismo, e di tutte le eroiche persone che al nazifascismo e al razzismo si opposero. Ed al fianco di tutti gli esseri umani ancora oppressi ed ancora in lotta affinche' a tutti gli esseri umani siano riconosciuti tutti i diritti umani. Ed affinche' ai turpi lugubri epigoni dell'abominevole ordine hitleriano l'intera umanita' opponga limpida ed intransigente una infrangibile resistenza. Ora e sempre. Dal profondo del cuore, un abbraccio, Peppe Sini per il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo 5. MAESTRE. JANE CAMPION: LE DIFFERENZE [Da AA. VV., Jane Campion, Dino Audino Editore, Roma s. i. d., p. 32 (da un'intervista a Jane Campion di Vincent Ostria, apparsa nei "Cahiers du cinema" dell'aprile 1991). Jane Campion e' la grande regista cinematografica neozelandese autrice di Un angelo alla mia tavola e di Lezioni di piano] Amo tutte le differenze. C'e' qualcosa di orribile in questo essere asettico dell'umanita' che vediamo in molti film. Tutti sono belli e ben vestiti. E' un atteggiamento molto superficiale se si pensa alla varieta' degli esseri umani nel mondo. 6. MAESTRE. LUISA MURARO: LA CUI CANCELLAZIONE [Da Luisa Muraro, La nostra comune capacita' d'infinito, in Diotima, Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, p. 71. Luisa Muraro insegna all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima". Dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo una sua scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997". Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994.. Edith Stein, filosofa tedesca, nata a Breslavia nel 1891 e deceduta nel lager di Auschwitz nel 1942. Di famiglia ebraica, assistente di Husserl, pensatrice tra le menti piu' brillanti della scuola fenomenologica, abbraccio' il cattolicesimo e nel 1933 entro' nella vita religiosa. I nazisti la deportarono ed assassinarono. Opere di Edith Stein: le opere fondamentali sono Il problema dell'empatia, Franco Angeli (col titolo L'empatia) e Studium; Psicologia e scienze dello spirito, Citta' Nuova; Una ricerca sullo Stato, Citta' Nuova; La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino; Introduzione alla filosofia, Citta' Nuova; Essere finito e Essere eterno, Citta' Nuova; Scientia crucis, Postulazione generale dei carmelitani scalzi. Cfr. anche la serie di conferenze raccolte in La donna, Citta' Nuova. Opere su Edith Stein: per un sintetico profilo cfr. l'"invito alla lettura" di Angela Ales Bello, Edith Stein, Edizioni S. Paolo, Cinisello Balsamo 1999 (il volumetto contiene un breve profilo, un'antologia di testi, una utile bibliografia di riferimento). Lavori sul pensiero della Stein: Carla Bettinelli, Il pensiero di Edith Stein, Vita e Pensiero; Luciana Vigone, Introduzione al pensiero filosofico di Edith Stein, Citta' Nuova; Angela Ales Bello, Edith Stein. La passione per la verita', Edizioni Messaggero di Padova. Per la biografia: Edith Stein, Storia di una famiglia ebrea, Citta' Nuova; Elio Costantini, Edith Stein. Profilo di una vita vissuta nella ricerca della verita', Libreria Editrice Vaticana; Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Cortina, Milano 2000. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America. E' tra le massime pensatrici politiche del Novecento. Docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani. Mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, DTV, München 2000] Con Simone Weil, con Edith Stein, con Hannah Arendt e le altre, le filosofe quae extra sunt, entra nella filosofia l'esperienza umana femminile la cui cancellazione aveva fatto circolo viizoso con la posizione di un Io disincarnato e autistico. 7. LIBRI. BENEDETTO VECCHI RECENSISCE "IL MONDO SOTTO BREVETTO" DI VANDANA SHIVA [Questo articolo e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 2 novembre 2002. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002] Alcuni anni fa una trasmissione televisiva italiana da prima serata ebbe un particolare successo mettendo sotto i riflettori inventori di marchingegni spesso futili. Ne usciva fuori un quadro di travet frustrati che la sera, in qualche scantinato, si gettavano con passione su circuiti stampati, tubi, bielle e cuscinetti a sfera per mettere a punto prototipi che avrebbero alleviato le fatiche del vivere di noi poveri mortali, incuranti della fatica delle loro compagne e mogli intente nel preparare la cena o a mandare avanti la carretta. Cosi l'Italia si scopri' essere, oltre che terra di poeti, santi e navigatori, anche nazione di inventori. La trasmissione faceva sua l'aura del solitario artigiano o dello scienziato autodidatta che dedica il proprio tempo libero alla produzione di quel manufatto a cui tutti avevano pensato, ma che tutti avevano ritenuto impossibile da realizzare. Insomma, un'idea romantica della ricerca scientifica e delle sue applicazioni tecnologiche. Senza scomodare nessun classico, per rendersi conto che la realta' e' ben diversa basta leggere le pagine che la fisica e militante ambientalista Vandana Shiva ha scritto per denunciare le strategie delle multinazionali farmaceutiche o agro-alimentari (la distinzione tra i due settori e' tanto labile da confermare il sospetto che in realta' siano la stessa cosa) nel mettere sotto brevetto la biodiversita', cioe' quei saperi antichi, usanze e costumi dei popoli indigeni che costituiscono la terra di conquista per imprese famose come la Monsanto o meno note come la W. R. Grace. Il volume si intitola Il mondo sotto brevetto (Feltrinelli, pp. 140, euro 9) ed ha le caratteristiche del saggio propedeutico a un tema tanto sfuggente, quanto determinante nel comprendere l'attuale capitalismo. Si tratta della proprieta' intellettuale e di una delle forme specifiche che assume, i brevetti. Vandana Shiva e' nota per il suo impegno a fianco dei contadini indiani. Fisica di formazione ha anche conseguito una specializzazione in economia come recita il suo biglietto da visita, ma forse piu' importante e' stato il suo ruolo all'interno di quella rete costituita da piccoli agricoltori e contadini che, in India, da tempo "resiste" alle strategie delle grosse corporation che hanno cercato, e cercano tutt'ora, di spossessarli della loro autonomia per renderli parte integrante di una rete produttiva da loro controllata ed eterodiretta. Un libro, quindi, che non dice niente di innovativo, ne' di teoricamente arguto. Piu' semplicemente, e quindi con indubbia efficacia, esamina un tema, quello della proprieta' intellettuale, evidenziando il fatto che la scienza, la tecnologia e la legislazione in difesa della proprieta' intellettuale sono fenomeni centrali nello sviluppo capitalistico, contribuendo a determinare le "geometrie dell'imperialismo". O, se si preferisce, i rapporti tra centro e periferia dell'economia mondiale, come ci ricorda la controversia legale tra lo Stato del Sudafrica e alcune multinazionali farmaceutiche dopo che Pretoria aveva deciso di ignorare i brevetti per produrre e vendere a prezzi "popolari" farmaci anti-Aids. Le teste d'uovo della globalizzazione difendono la proprieta' intellettuale perche': a) garantisce la crescita economica; b) copyright e brevetti sono indispensabili perche' il pagamento delle royalties consente gli investimenti nella ricerca; c) la legislazione a tutela della proprieta' intellettuale rende infine possibile il trasferimento di tecnologia dal Nord al Sud del mondo. Tre argomenti supportati dalle stime fatte da alcuni organismi internazionali (dalla World intellectual property organization all'Onu) sulla quota di scambi commerciali (il 50 per cento nel 1994) che riguardano brevetti, marchi di fabbrica, copyright, design industriale, disegni di circuiti stampati, cioe' le forme assunte dalla proprieta' intellettuale nella legislazione internazionale e nell'attivita' produttiva. Per quanto riguarda la competizione economica, i brevetti hanno consentito ad alcune imprese di stabilire un monopolio in un dato settore, cedendo in un secondo momento, e dietro il pagamento di royalties, la possibilita' ad altri di sfruttare "l'invenzione". Per quanto riguarda la ricerca scientifica, il grido di allarme lanciato dall'ex-presidente Bil Clinton e da Tony Blair sulla necessita' di rendere pubblici i risultati della ricerca scientifica sul Genoma umano pena la paralisi del progetto di ricerca, la dice lunga sul ruolo propulsivo dei diritti di proprieta' intellettuale negli investimenti in "Ricerca e sviluppo". In altri termini, il copyright e i brevetti imbrigliano l'innovazione tecnico-scientifica. Questo, in sintesi, e' cio' che sostiene Vandana Shiva ne Il mondo sotto brevetto. Un libro dunque che fa il punto della situazione sul ruolo della proprieta' intellettuale nello sviluppo capitalistico, ma che registra anche le novita', i punti di rottura, l'insorgenza politica della messa sotto brevetto della biodiversita'. Per Vandana Shiva, il punto di svolta e' la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di considerare il vivente alla stessa stregua di un'invenzione. Era accaduto che i ricercatori della Du Pont avevano trapiantato a un topo alcuni geni umani e di pollo in modo da causare il cancro. Il piccolo roditore e' diventato famoso per il nomigliolo di oncotopo, ma quel che e' rilevante e' che il 12 aprile 1988 la massima istituzione giuridica statunitense abbia deciso che i risultati di quella ricerca fossero di competenza dello Us Patent Office, l'ufficio dei brevetti. La strada per la brevettabilita' del vivente era stata dunque aperta. Per la fisica e militante ambientalista indiana, la vicenda dell'oncotopo, assieme alla controversia legale tra la General Electric e il Patent and Trademark Office americano sulla brevettabilita' o meno di un batterio, sono da considerare non solo il punto di partenza della brevettabilita' del vivente, ma anche della "biopirateria" delle grandi multinazionali nei confronti dei saperi, delle usanze della biodiversita' che costituiscono la ricchezza di molti popoli indigeni nel sud del mondo. Ma affinche' il mondo venga messo sotto brevetto c'e' bisogno di una decisione politica che lo permetta. Decisione politica presa, ricorda Vandana Shiva, nell'Uruguay Round e nel vertice mondiale sullo sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992 e ratificata da tutti gli organismi sovranazionali, dal Fondo monetario alla Banca mondiale al Wto. Il grimaldello per forzare le legislazioni nazionali al fine di uniformarle e' rappresentato, tanto per cambiare, dai Trips (trade related aspect of intellectual property rights), cioe' dagli accordi relativi ai diritti sulla proprieta' intellettuale definiti dall'Organizzazione del commercio mondiale. E tuttavia, in un movimento sincopato tra il presente e il passato, l'autrice introduce degli intermezzi per spiegare come opera la brevettabilita' del vivente. Per quanto riguarda l'agricoltura accade che le sementi siano brevettate e manipolate geneticamente in maniera tale che risultino sterili i frutti. I contadini sono quindi costretti a ricomprare le sementi dalle stesse multinazionali. Se poi vengono brevettate varieta' di riso indiano o alcune piante con proprieta' medicinali, siamo di fronte, secondo quanto scrive Vandana Shiva, a veri e propri atti di biopirateria. In altri termini, non si spossessano i piccoli agricoltori solo con i brevetti sulle sementi, ma anche appropriandosi del sapere e dell'esperienza tramandate nei secoli. Ed accade che dopo quel "furto" c'e' chi propone la "bioprospezione", cioe' il pagamento di un risarcimento una tantum sulla rapina perpetuata nei loro confronti. Il linguaggio di Vandana Shiva e' a volte apodittico, ma questo nulla toglie al valore delle sue conclusioni politiche. Ad esempio, quando sostiene che la "bioprospezione, di fatto, porta alla "recinzione" del patrimonio biologico e intellettuale collettivo, perche' trasforma la biodiversita' e il patrimonio intellettuale delle comunita' indigene in merce protetta dai diritti di proprieta' intellettuale" non trapela nessun atteggiamento antiscientifico, come spesso le viene addebitato, ma semmai un invito agli scienziati a tutelare la biodiversita' assieme agli "spossessati" (i popoli indigeni). Se una critica si puo' fare a Il mondo sotto brevetto riguarda il fatto che cio' che accade nel Sud non e' molto diverso da cio' che accade nel Nord del mondo. Cosi' e' accaduto, senza necessariamente citare la realta' nota della produzione di software, che le universita' americane stanno mettendo sotto copyright corsi di apprendimento a distanza o che vogliano brevettare innovative procedure finanziarie. Oppure che il Wto inviti gli stati membri dell'organizzazione a privatizzare le istituzioni culturali e ad estendere il regime della proprieta' intellettuale a quelle conoscenze che sono state considerate da sempre di pubblico dominio. In altri termini, la proprieta' intellettuale e' cosa troppo concreta per lasciarla nelle mani dei giuristi. Il copyright, i brevetti, i marchi aziendali sono infatti gli strumenti attraverso i quali sono definite le feroci gerarchie sociali dell'economia mondiale tanto al Nord che nel Sud del pianeta. Ed e' quindi giusto che questa materia venga nuovamente presa nelle mani da chi e' espropriato del suo sapere, sia che si tratti di un contadino indiano che di un programmatore della Silicon Valley, di uno studente bolognese che di un ricercatore del Massachusetts Institute of Technology a Boston. 8. LIBRI. MELANIA MAZZUCCO PRESENTA MARGARET ATWOOD [Anche questo articolo abbiamo ripreso dal quotidiano "Il manifesto" del 2 novembre 2002] Cosa spinge una persona sana di mente a passare un'intera vita in compagnia di personaggi che non esistono? Perche' lo fa? Cosa si aspetta? Chi e' davvero lo scrittore? Che rapporto c'e' fra quei due personaggi che condividono lo stesso corpo - uno che scrive, impadronendosi dell'altro, l'altro che vive mentre il primo non lo fa? E cos'e' davvero la scrittura? Da dove viene? Prima o poi, ma solitamente poi (dopo anni di duro esercizio e quando controlla gli strumenti artigianali del mestiere), uno scrittore di successo viene invogliato o tentato a rispondere a questa domanda, a spiegare il fascino della scrittura e le complicate relazioni triangolari che si instaurano fra l'autore, i libri e i lettori. Lo hanno fatto in molti, da sempre, nel Novecento poeti e scrittori elitari come Auden (La mano del tintore e Lo scudo di Perseo) e Nabokov (Lezioni di letteratura), o di grandissimo seguito come Calvino (Lezioni americane) e King, i cui testi sono diventati una sorta di breviario. Ora e' il turno della scrittrice canadese Margaret Atwood, nel breve saggio appena pubblicato da Ponte alle Grazie col titolo suggestivo di Negoziando con le ombre (anche se il titolo originale anticipa che queste ombre sono proprio i morti). Avrebbe potuto intitolarsi "Lezioni inglesi": deriva infatti da un ciclo di sei lezioni promosse, nel nome del critico letterario William Empson, dall'Universita' di Cambridge e la' tenute nel 2000. Cio' spiega il tono orale e discorsivo del libro, nel quale la consueta ironia della scrittrice si adatta alla formula stessa delle lezioni, aperte anche al pubblico generico. Atwood adotta un tono facile e accattivante: il suo monologo, talvolta disarmante per la sua semplicita' (e sconcertante per l'approssimazione di taluni riferimenti culturali estranei alla cultura anglosassone), ma sempre godibile, rifiuta fin dall'inizio ogni pretesa serieta' accademica per attivare un dialogo con il pubblico dei lettori: quelli degli altri, ma anche i propri. Gia' prediletta da un esigente pubblico femminile (e femminista, benche' lei abbia sempre rifiutato di considerarsi tale) per opere quali Fantasie di stupro, Una donna da mangiare, L'uomo che rubava i mariti, Occhio di gatto, dopo quasi quarant'anni di attivita' Margaret Atwood ha raggiunto un pubblico piu' vasto con romanzi come L'altra Grace, ispirato a un caso criminale dell'Ottocento canadese, e L'assassino cieco, vincitore di un premio mainstream come il Booker Prize. Il che le ha attirato nuovi lettori ma anche nuovi sospetti. Al sussiegoso scrittore francese che le chiede "Lei scrive best-seller?", Atwood risponde con una battuta fulminante: "Non di proposito". Insomma, non temete, tenendo queste lezioni Atwood non e' stata colpita dalla sindrome di Tiresia e non vuole offrirci vaticini oracolari ne' verita' assolute, ma qualche risposta intelligente alle domande di cui sopra - cosa significa scrivere, cos'e' la scrittura. Per farlo, adotta il metodo della taccola ("rubiamo le cose che luccicano e le infiliamo nelle strutture disordinate dei nostri nidi"), appropriandosi di idee altrui e inventandone di nuove, apre quello che definisce il "luna park delle citazioni", rivendica orgogliosamente la propria eccentricita' di gusto e di giudizio, frullando disparati riferimenti culturali: le fiabe popolari e i fumetti degli anni Quaranta (Superman, Batman e Captain Marvel), la fantascienza popolare e la Bibbia, i Peccati di Peyton Place e Chaucer, Shakespeare e Doctorow, perfino Carlo Ginzburg e Curzio Malaparte. Ripercorre, in una vivace autobiografia, la propria infanzia nel Canada degli anni Quaranta e il suo apprendistato di lettrice nel Canada colonizzato culturalmente e politicamente dei Cinquanta, svelando la chiave di quasi ogni vita di scrittore, la solitudine e la voracita' indiscriminata delle prime letture, cui segue la fulminea scoperta della propria vocazione alla scrittura - passaggio talvolta fortuito nell'esistenza di uno scrittore, ma sempre fondato su due virtu' poco celebrate quali la resistenza e la perseveranza. E se la lezione sulla dedizione e sul "sacerdozio dell'artista" (consacratosi al Dio dell'arte o al Dio del denaro, Mammona), come quella sulla tentazione del potere e sul ruolo dell'artista nella societa' sembrano delle brillanti divagazioni lievemente affrettate e superficiali (qualche approfondimento avrebbe meritato la figura del Testimone proposto da Atwood in risposta alla famigerata domanda sul ruolo sociale dello scrittore), persuasiva, nella sua semplicita', la scoperta che il lettore ideale non solo non e' il nessuno aborrito da Dickinson ne' l'ipocrita fratello di Baudelaire ne' Loro, il pubblico potente e anonimo, ma e' sempre uno - sempre un Tu, spesso reale, perfino una persona amata, perche' l'atto del leggere, come quello dello scrivere, e' sempre singolare, e percio' l'uno e' lo specchio dell'altro. Lo specchio e' anche l'oggetto magico che barbaglia alla fine della seconda lezione, una delle piu' convincenti, imperniata sul tema della duplicita' dello scrittore, ovvero la sua infida elusivita' e la sua potenziale mancanza di autenticita'. La relazione complessa fra le due identita' che convivono in una pericolosa simbiosi fa di ogni scrittore un potenziale dottor Jekyll/Mister Hyde. Nadine Gordimer ha affermato che la capacita' di identificarsi con la vita degli altri e il mostruoso distacco - cio' che fa uno scrittore - e' proprio la tensione fra lo stare in disparte e l'essere del tutto coinvolti. Ma se gli scrittori sono doppi, e' impossibile stabilire quando uno si trasforma nell'altro, ne' come uno possa vivere senza uccidere l'altro. La risposta di Atwood e' Alice. Invece di distruggere il suo doppio, attraversando lo specchio Alice si unisce con l'altra, che solo la' esiste. Quando Alice ritorna nel mondo della veglia, riporta con se' la storia dell'altro mondo e comincia a raccontarla al suo gatto. Il viaggio nell'altrove e il ritorno: scrivere, secondo Atwood, e' proprio questo. Entrare in un labirinto ignorando quale mostro vi sia nascosto, immergersi in un misterioso oceano, lottare con un angelo o con un demone, incamminarsi su una strada non segnata sulle mappe, avanzare alla cieca - o meglio, come affermava Virginia Woolf, camminare in una stanza buia tenendo in mano una lanterna che illumina cio' che comunque nella stanza si trova gia'. Insomma, ha qualcosa a che fare col buio - una compulsione a entrarvi, illuminarlo e riportare qualcosa alla luce. Il buio e' a volte spettrale, l'altrove e' il regno delle ombre. La scrittura non puo' eludere il suo rapporto con la morte - con il timore di essa, e la speranza di annientarla. La scrittura e' permanenza, e' voce che perdura al di la' del corpo doppio di chi la crea. Scrivere e' negoziare con le ombre, passare da un mondo all'altro. E se il viaggio nell'al di la' e' la condizione permanente dello scrittore-sciamano, il primo di essi che Atwood chiama a sorprendente capostipite non e' Orfeo ne' Dante, ma l'eroe sumero Gilgamesh, che, sconvolto dalla morte del compagno, attraversa il regno delle tenebre per trovare il segreto dell'immortalita', e dopo ogni sorta di ruberie e distrazioni, senza aver sconfitto la morte ne' aver ritrovato l'amico, torna per raccontare la sua storia: nel tempo, cioe' nel mondo della realta' al di qua dello specchio, dove lo aspetta il suo nuovo compagno - il lettore. 9. INIZIATIVE. BRUNETTO SALVARANI: VERSO LA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO DEL 29 NOVEMBRE [Dal carissimo amico Brunetto Salvarani (per contatti: b.salvarani at carpi.nettuno.it) riceviamo e volentieri diffondiamo, invitando tutti i nostri interlocutori ad aderire alla proposta, cui aderisce anche chi scrive queste poche righe di presentazione, la cui weltanschauung laica non gli impedisce affatto di apprezzare l'iniziativa e di sentirsi in consonanza ed in legame - religio, in quell'antica lingua - con quanti la promuovono, essere umano tra esseri umani animati da comune amore per l'umanita', la pace, la giustizia, la salvaguardia del mondo] Care amiche, cari amici, manca ormai meno di un mese al 29 novembre, ultimo venerdi' di Ramadan (che comincia fra il 6 e il 7) e data che abbiamo scelto per celebrare la Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico, e credo sia quanto mai opportuno fare il punto della situazione. Mentre inizia il "rush" finale, proseguono le adesioni alla catena del dialogo: fra le ultime, segnalo quelle - particolarmente significative - di don Antonio Cecconi, gia' vicedirettore di Caritas Italiana, dei professori Giovanni Bachelet e Franco Cardini, e di Gabriella Caramore, la bravissima conduttrice del programma radiofonico "Uomini e Profeti". Ma davvero in tanti scrivono e telefonano, segno che in un momento in cui il clima antiislamico e antidialogico sembra aver raggiunto il suo apice (complice la strumentalizzazione dei segni islamici di tanto terrorismo internazionale) c'e' anche un "popolo del dialogo" trasversale alle chiese che vuole dire la sua, anche se non dispone di grandi mass media ne' di particolari risorse per farsi sentire. Il 29 novembre, da questo punto di vista, potrebbe risultare un appuntamento importante per dare una certa visibilita' a tale popolo, a tali istanze. Percio' mi permetto di chiedere l'impegno di tutti noi non solo per l'organizzazione delle inziative specifiche, ma anche per diffondere il piu' possibile la notizia della Giornata: con articoli, telefonate, interviste, mail e naturalmente le "vecchie" chiacchierate dirette con quanti riteniate interessati o interessabili, in primo luogo con gli operatori dell'informazione giornalistica, radiofonica e televisiva. Vi informo con gioia che un utile sussidio per la Giornata e' stato predisposto da Giovanni Sarubbi, che ha organizzato un numero monografico de "Il dialogo" a 16 pagine, richiedibile a lui (c'e' l'indirizzo sul sito www.ildialogo.org) oppure gia' ora scaricabile direttamente dallo stesso sito. Contiene nomi, testo dell'appello, documenti ecumenici e interreligiosi, articoli e due proposte di liturgie "offerte" appositamente dallo stesso gruppo di Giovanni e dalla pastora battista Lidia Maggi, che ringrazio di cuore. Il "kit" della Giornata comprende anche un fascicolo curato da Stefano Allievi dal titolo "Islamica" che comprende tutta la principale bibliografia in italiano sull'islam (si puo' richiedere gratuitamente all'indirizzo di posta elettronica cultura at carpidiem.it) e il numero speciale di "Confronti" dal titolo Noi e loro (che si puo' richiedere all'indirizzo e-mail: redazione at confronti.net). Naturalmente, e' anche il tempo delle conferenze stampa. In sintonia con lo stile dell'appello, democratico e poco centralistico, suggerirei di organizzarne il piu' possibile, laddove si celebrera' la Giornata, coinvolgendo parroci e vescovi, leader di centri islamici e istituzioni locali (a partire dai sindaci). Per ora, ho notizia di quella che si terra' a Roma (la sta curando Paolo Naso) presso il Campidoglio l'11 novembre alle ore 11, cui prendera' parte anche lo stesso sindaco Veltroni, e alla quale sarebbe bello partecipassero i firmatari della capitale e dintorni. Ma, ripeto, la speranza e l'augurio e' che se ne tengano parecchie altre: non appena ne avremo notizia, saranno presentate anche sul sito www.ildialogo.org. Nel frattempo, sta per partire il comunicato stampa n. 1 sulla Giornata: vi sara' inviato, e naturalmente andra' fatto girare il piu' possibile. Prima del 29 novembre, ci saranno parecchie occasioni pr far circolare la notizia: vorrei ricordare almeno quelle a mia conoscenza, il Forum Sociale Europeo a Firenze (l'8 novembre alle 14,30 ci sara' un workshop su Ebraismo, cristianesimo e islam nella nuova Europa, dove sara' presentato anche l'appello), il convegno nazionale dei delegati diocesani cattolici per l'ecumenismo e il dialogo (Roma, 11-13 novembre: se parteciperete o sapete di chi partecipera', non perdete l'occasione di chiedere di parlare della cosa), l'ottava edizione degli Incontri cristianomusulmani di Modena, organizzati dalle ACLI (15 e 16 novembre: programma sul solito sito). Sono in attesa di sapere quali moschee aderiranno all'operazione "moschee aperte"; non appena lo sapro', vi avvertiro'. Da voi, invece, restiamo in attesa di notizie sulle iniziative, pareri, commenti e problemi, ovviamente. Mi raccomando, facciamo opera di "parresia" e - come e' gia' capitato con qualcuno di voi, che ringrazio di cuore - tiriamo fuori con liberta' i dubbi, le perplessita' e il resto. Mi pare l'unico modo per maturare davvero. Grazie ancora, e a presto. Shalom - salaam - pace Brunetto 10. DOCUMENTI. UN APPELLO DI PSICHIATRIA DEMOCRATICA CONTRO LA PROPOSTA DI LEGGE BURANI-PROCACCINI [Diffondiamo questo appello, ed invitiamo i nostri lettori ad aderire ad esso ed a farlo circolare ulteriormente. Per adesioni e per ulteriori informazioni si vada al sito di Psichiatria Democratica: www.psichiatriademocratica.com] La proposta di legge Burani-Procaccini privilegia la difesa sociale ed il controllo, rilanciando il concetto di pericolosita'. Infatti: - prevede "l'inserimento coatto in una struttura protetta" quando i comportamenti della persona "affetta da disturbi mentali costituiscono rischio per se' o per gli altri"; - stabilisce la separazione tra divisioni ospedaliere psichiatriche e servizi territoriali, azzerando il concetto della centralita' territoriale e dell'integrazione degli interventi in salute mentale, sancito dalla legge 180; - esaspera l'aspetto medico-ospedaliero quando prevede che "la divisione... si articola in area di degenza per acuzie, area di degenza post-acuzie e riabilitazione precoce, area degenze specializzate per patologie specifiche, area degenza diurna per subacuzie" (art. 6); - restringe fortemente la liberta' personale, violando un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione Italiana, quando prevede che il Trattamento Sanitario Obbligatorio Urgente (TSOU) puo' essere effettuato anche per affezioni non psichiatriche, per "patologie fisiche o per soggetti anziani ultrasessantenni". Il TSOU, per il quale scompaiono le garanzie a favore del paziente, puo' essere esteso a persone con problemi di alcol e tossicodipendenza (art. 7); - espropria il Giudice Tutelare dei compiti di difesa e garanzia della liberta' individuale, relegandolo al ruolo di una "Commissione con funzioni ispettive e di controllo" (art. 7); - stabilisce, per ogni Regione, la costituzione di almeno 3 strutture residenziali ad alta protezione, ciascuna di 20 letti, "per accogliere le persone affette da gravi psicopatologie e che rifiutino l'inserimento in altre strutture e comunita'", dove sono ricoverati anche "i malati destinati all'ospedale psichiatrico giudiziario". "Dovranno essere dotate di aree residenziali protette per assicurare il rispetto dello svolgimento di eventuali misure di sicurezza emesse dalla Autorita' Giudiziaria"; - ripropone l'ergoterapia e la rieducazione forzata, squalificando l'impresa sociale, quando considera la remunerazione del lavoro come un optional ("eventuali compensi devono essere assegnati al paziente che ha svolto il lavoro", art. 8); - riserva alla gestione pubblica i soli interventi di urgenza ed emergenza nonche' quelle di ispezione sulle strutture private, possibile anche una sola volta ogni due anni (art. 9); - riapre concretamente i manicomi quando prevede che "le aree e gli edifici degli ex Ospedali psichiatrici sono utilizzati per la realizzazione di strutture in favore delle persone affette da disturbi mentali" (art. 12). Questi sono i motivi principali per cui Psichiatria Democratica ritiene fermamente che questo testo sia inemendabile e, sulla base di una trentennale esperienza pratica di lavoro nei servizi, inapplicabile perche' incapace di affrontare e risolvere i problemi degli utenti e delle loro famiglie. L'Italia e' oggi un Paese senza manicomi. Questa grande scelta di civilta' e di progresso e' stata possibile anche perche' e' ormai sedimentata nella nostra cultura la consapevolezza che non ci si prende cura delle persone con disturbi psichici rinchiudendole e privandole della loro liberta', ma ascoltandole e trovando concrete risposte ai loro bisogni. La proposta di legge Burani-Procaccini, riproponendo il concetto di pericolosita' dei malati mentali, ricaccia il vivere civile a cento anni fa: si torna, nei fatti, alla "legge speciale" del 1904, fondamento degli orrori ben noti dei manicomi. E' un salto indietro, nel buio, per tante persone affette da disagio mentale il cui diritto ad essere curate dignitosamente sul territorio e' violato. Se questa legge dovesse sciaguratamente essere approvata, anche i familiari ne soffrirebbero, nel vedere i loro congiunti sottoposti ad obblighi ed imposizioni, ridotti ad oggetto in mano ad una psichiatria che opprime. Le parole: "controllo", "obbligatorio", "forze dell'ordine", spesso adoperate, sono piu' adatte ad una legge di polizia che ai bisogni socio-sanitari dei cittadini sofferenti, e le stesse strutture residenziali indicate, dove si prevede non la vita ma solo controllo e segregazione, assomigliano piu' a caserme, piu' a carceri, con regole rigide, che a luoghi che accolgono e curano. Questa proposta, postulando un controllo ossessivo sul comportamento del paziente, induce e stimola regressione, sofferenza addizionale, opposizione, determinando la circolare risposta piu' repressiva del sistema, come ormai ben noto: il paziente, cioe', "diviene pericoloso" man mano che trova insopportabile la detenzione. Meraviglia che la Burani-Procaccini sia presentata come un'innovazione quando ripete tutte le procedure del paradigma manicomiale. Infatti la suddivisione in "aree di degenza" esige che il paziente si adatti a strutture separate che ricordano decisamente l'organizzazione di un'istituzione totale, con i suoi reparti diversificati sulla base del comportamento. Psichiatria Democratica rifiuta categoricamente la logica del nuovo internamento che e' alla base di ciascun articolo di questa proposta, che farebbe uscire l'assistenza psichiatrica dal circuito dei servizi pubblici a favore dello sviluppo di aggregazioni private, cui affidare la custodia delle persone. L'impegno di Psichiatria Democratica contro il testo Burani-Procaccini va al di la' dello specifico della psichiatria: e' una battaglia di civilta' contro un sistema istituzionalizzato che produrrebbe sequestri di persona, sottraendo alla magistratura il ruolo di garante dei diritti. In questi trent'anni, nonostante enormi ostacoli frapposti dai "padroni" dei manicomi e delle cliniche private sempre pronti a trarre profitto dalla sofferenza delle persone e dai drammi delle famiglie, si sono realizzate in Italia, al Nord, come al centro, come al Sud, esperienze di grande livello qualitativo, che molti paesi nel mondo stanno imitando. Non si vogliono negare alcune mancate risposte ai bisogni di salute mentale della gente, soprattutto nelle grandi aree urbane. Deve essere chiaro, pero', che questo dipende principalmente dalla mancata attuazione del Progetto Obiettivo Nazionale 1998-2000 "Tutela della Salute Mentale", a causa della scarsita' e della sottrazione delle risorse necessarie. Stupirebbe che questa maggioranza parlamentare, dopo aver bocciato un emendamento alla precedente Legge Finanziaria, che tendeva a vincolare una quota appena sufficiente del Fondo Sanitario per realizzare o potenziare i Dipartimenti di Salute Mentale, volesse adesso cimentarsi nella discussione di una proposta di legge, la quale, oltre che pericolosa per gli elementari diritti di cittadinanza, richiederebbe per la sua applicazione un'enorme quantita' di risorse economiche aggiuntive. Psichiatria Democratica esprime il proprio sostegno e l'attiva solidarieta' agli utenti, ai loro familiari e a quegli operatori che, attraverso il loro duro lavoro accanto a chi soffre, hanno dimostrato che e' possibile far Salute Mentale vicino alla gente, senza avere mai piu' bisogno di vecchi o nuovi manicomi. Lancia un appello a tutti coloro che hanno a cuore la difesa dei piu' deboli e la lotta contro ogni forma di repressione, di impegnarsi affinche' il disegno di legge Burani-Procaccini non sia tramutato in legge dello Stato. 11. APPELLI. UN APPELLO URGENTE PER IL CONGO [Da "Chiama l'Africa" (e-mail: info at chiamafrica.it; sito: www.chiamafrica.it) riceviamo e diffondiamo questo appello promosso dal Coordinamento "Anch'io a Kisangani", che propone di aderire al testo di seguito riportato e di inviare la propria adesione per fax ai seguenti interlocutori: governo italiano (sottosegretario Alfredo Mantica), fax 063613735; Commissione Europea (segreteria di Prodi), fax 003222990842; Nazioni Unite (sede italiana), fax 066793337] Dopo la soddisfazione per le prospettive di pace suscitate dagli accordi di Sun City e di Pretoria, e dal ritiro di molte truppe straniere dai territori occupati nella Repubblica Democratica del Congo, la popolazione martoriata sta di nuovo vivendo ore drammatiche. Il temuto vuoto di autorita' e di sicurezza, senza la presenza efficace di una forza di interposizione, rischia di mandare in frantumi il processo di pace e di riconciliazione del Paese. La popolazione e' vittima innocente di scontri militari tra fazioni opposte, ribelli di ogni genere, gruppi armati, affamati e allo sbando, che provengono sia dall'interno che dall'esterno del Paese. Massacri, scontri, saccheggi, rappresaglie sono avvenute o sono in atto nel Kivu a Uvira, Walungu, Shabunda, Walikale; a Kindu e Mambasa nel Maniema; nell'Ituri a Bunia e Isiro. L'azione di questi gruppi semina morte, angoscia e panico, crea insicurezza alle frontiere con Rwanda, Burundi e Uganda, che hanno posizionato i rispettivi eserciti alle frontiere, e rischia di diventare il pretesto per la ripresa di una guerra che ha gia' seminato milioni di vittime tra i civili, ha determinato lo sfruttamento delle ricchezze minerarie e la paralisi del Paese. Intanto nella regione mancano i generi di prima necessita'; la coltivazione dei campi e la circolazione dei beni e' stata in gran parte impedita da tanti anni di conflitto. Le Chiese e le organizzazioni della Societa' Civile della regione hanno lanciato un appello urgente dove si denuncia con forza la drammatica situazione e si invita la Comunita' internazionale ad accompagnare questo momento tanto delicato nella storia del paese verso una evoluzione positiva. Piu' volte la Societa' Civile, le diverse confessioni religiose e gli stessi rappresentanti dei governi di Kigali e di Kinshasa hanno richiesto la presenza di una forza neutrale per il mantenimento della pace e il controllo delle frontiere. Lo stesso Kofi Annan, il segretario dell'Onu, ha proposto recentemente di aumentare il contingente militare della Monuc nella Regione. Per questo anche noi, dando voce alla voglia di pace di queste popolazioni martoriate, vogliamo lanciare un appello urgente ed accorato alle Nazioni Unite perche' intensifichino la loro presenza nella zona, con líinvio di nuove forze di pace, ma anche con il chiaro mandato di difendere la popolazione e la sicurezza delle frontiere tra Congo, Rwanda, Burundi e Uganda. La comunita' internazionale, anche dopo le risoluzioni e le proposte del Consiglio di sicurezza per la pace in Congo e nella regione dei Grandi Laghi, non puo' restare indifferente. Occorre assicurare il rispetto dei diritti umani in questo periodo di transizione, sino alla creazione di istituzioni democratiche e di forze dell'ordine locali. Ci rivolgiamo in particolare al governo italiano e all'Unione Europea perche si facciano portavoce di queste istanze nelle sedi appropriate e collaborino con l'Onu e l'Unione Africana in modo da raggiungere, al piu' presto, la pacificazione definitiva secondo il diritto internazionale e senza ulteriore vittime innocenti. 12. PUBBLICAZIONI. TRACCE DI UN'ALTRA FIRENZE [Dal carissimo Enzo Mazzi (per contatti: emazzi at videosoft.it) riceviamo e volentieri diffondiamo questa buona ed utile notizia] La Comunita' dell'Isolotto, l'Arci, la Fondazione Michelucci, la Fiom fiorentina e la Consulta immigrazione dell'Anci, hanno deciso di offrire ai partecipanti al Forum sociale europeo una guida della citta' sociale e solidale. La pubblicazione a piu' colori, dopo una beve introduzione (riappropriarsi della memoria di un'altra citta' per costruire un'altra Europa), mostra in una serie di quadri sinottici tre elementi: - la memoria antica di socialita'-solidarieta'-cosmopolitismo impressa in pietre, marmi, legno, ferro, spazi urbanistici; - la memoria sociale di esperienze sviluppatesi nel secolo scorso: mutuo soccorso operaio, case del popolo, cooperativismo, resistenza, autorganizazione per l'emergenza alluvione, comitati di quartiere, la "citta' sul monte" (Dalla Costa, il "sindaco operaio" Fabiani, La Pira, Barbiana, Badia fiesolana, Isolotto, l'urbanistica dell'accoglienza, ecc.); - tracce della Firenze che attualmente tenta di vivere, rappresentare e mostrare un'anima sociale e che si ritrova nel Forum sociale europeo o che comunque accoglie il Forum come una grande risorsa positiva. La pubblicazione, stampata in almeno ventimila copie, con molte foto e col testo in due lingue (italiano e inglese), costituisce una testimonianza del significato positivo del Forum sociale europeo e del suo interesse ad amare e rispettare la citta'. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 404 del 3 novembre 2002
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