Una piccola guida pratica all'azione diretta nonviolenta



Carissimi,
in relazione alla riflessione sull'azione diretta nonviolenta, mi permetto
di inviarvi questa piccola "guida pratica" (collegata ad un'iniziativa
concreta) che realizzammo e diffondemmo anni fa.
Un caro saluto,

Peppe Sini

Viterbo, 2 novembre 2002

Documentazione sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace
con cui bloccare i decolli dei bombardieri (che vale anche come esortazione
alla nonviolenza e come piccola guida pratica per agire se si dovesse
nuovamente presentare la necessità di fermare stragi in corso e di difendere
la legalità costituzionale)

A cura di Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di
Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e  fax 0761/353532,
e-mail: nbawac at tin.it

Viterbo, 25 settembre 2000

1. Introduzione
Riportiamo qui parte della nostra "Guida pratica all'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei
bombardieri", che diffondemmo in migliaia di copie lo scorso anno durante la
guerra, opuscolo nel quale presentavamo il ragionamento, la sperimentazione
e la proposta dell'azione diretta nonviolenta che per alcune ore bloccò i
decolli dei bombardieri ad Aviano. Abbiamo eliminato alcune ripetizioni ed
apportato alcune minime correzioni ai documenti lì raccolti e di cui
riproduciamo qui una selezione.
Abbiamo aggiunto infine a) il comunicato e la dichiarazione diffusi nel
gennaio 2000 dopo l'archiviazione del procedimento penale a nostro carico
per aver organizzato e propagandato quell'azione diretta nonviolenta contro
la guerra e per la legalità costituzionale; b) due testi di questi ultimi
giorni che possono avere anche un valore riassuntivo.
Sottolineiamo ancora una volta che questa azione è stata l'unica concepita e
realizzata in Italia nel periodo della guerra del 1999 con lo scopo preciso
di bloccare realmente con la forza della nonviolenza i decolli dei
bombardieri, in una logica non simbolica o testimoniale ma concretamente
operativa; l'esperienza condotta dimostra che la nonviolenza può
fronteggiare efficacemente, e -se condotta da un numero adeguato di persone
adeguatamente preparate- può mettere in scacco la più forte macchina bellica
del mondo.
E' un troppo grande dolore per noi non essere riusciti lo scorso anno a
persuadere di questo più che poche persone; fossimo stati capaci di spostare
il movimento pacifista sulle posizioni della nonviolenza, e si fosse stati
capaci di passare all'azione diretta nonviolenta a livello di massa, molte
vite umane sarebbero state salvate.

2. Fermiamo la guerra con la nonviolenza (6 maggio 1999)
Con le mongolfiere di carta e i palloncini ad elio invadiamo lo spazio aereo
circostante e sovrastante le basi Nato ed impediamo il decollo dei
bombardieri stragisti.
Il nostro impegno è contro la guerra, contro le stragi, contro le
deportazioni; contro il razzismo, contro tutte le "pulizie etniche"; contro
le devastazioni ambientali e le distruzioni di case ed opere civili; contro
i crimini di Milosevic, della Nato, dell'Uck, delle bande paramilitari.
Il nostro impegno è per la pace, i diritti umani, la democrazia, la
convivenza; per il diritto internazionale e la legalità costituzionale; per
la solidarietà con tutte le vittime; per il disarmo e la difesa popolare
nonviolenta.
Sosteniamo la lotta nonviolenta di Ibrahim Rugova.

3. Una breve descrizione della nostra proposta (del 15 aprile 1999, diffusa
all'assemblea nazionale del movimento per la pace a S. Maria degli Angeli,
aprile 1999)
I. Passare dalla testimonianza dell'orrore e dell'impotenza all'azione
diretta nonviolenta:
- aggiungere alle manifestazioni locali diffuse ed alle manifestazioni
nazionali, una pratica concreta di specifica lotta nonviolenta che contrasti
direttamente la macchina bellica;
- qualificare l'impegno pacifista nel senso della concretezza e dell'
intervento diretto nel conflitto con le tecniche della nonviolenza.
II. Una proposta di azione diretta nonviolenta:
- qui in Italia concretamente occorre fermare i bombardieri, che appunto
partono dall'Italia;
- si può fermarli al decollo, che è l'unico momento in cui ciò è realmente
possibile con mezzi nonviolenti (e quindi senza provocare pericoli per la
vita di alcuno);
- l'idea è di cercare di farlo invadendo lo spazio aereo circostante e
sovrastante le basi da cui partono i raid;
- e di invadere questo spazio aereo con mongolfiere di carte e palloncini
gonfiati ad elio con appesi festoni e striscioni con motti pacifisti, e
fogli di alluminio o piccoli elementi metallici -fil di ferro e simili- che
possano essere di disturbo sia alla visibilità, sia per gli apparecchi
elettronici militari di guida dei decolli e di controllo dello spazio aereo.
III. Solo con la nonviolenza si può contrastare efficacemente la guerra:
- l'iniziativa deve essere rigorosamente nonviolenta, e non prestare il
fianco né ad equivoci, né a strumentalizzazioni e falsificazioni;
- l'iniziativa deve essere visibile, creativa, facilmente comprensibile e
tale da poter essere accolta e diffusa da tutti, ed altresì dai mass-media,
senza che ne venga distorto il significato, che è semplicemente quello di
cercar di impedire i bombardamenti, di essere una iniziativa per cercar di
fermare la guerra, le stragi, le deportazioni;
- questa iniziativa ha una vera possibilità di efficacia concreta;
- ci sembra anche che essa sia riproducibile su ampia scala (perché è
economica -i materiali usati sono di poco costo-; perché è facile da
realizzare da parte di chiunque; perché non implica pericoli né  per sé né
per altri);
- infine tale iniziativa può dimostrare a nostro avviso che con la
nonviolenza si può intervenire concretamente ed efficacemente nel conflitto,
e contrastare realmente i bombardamenti;
- per quelli di noi che sono "amici della nonviolenza" la realizzazione di
questa iniziativa ed il suo successo nel bloccare od ostacolare il decollo
dei bombardieri sia pure per poche ore, sarebbe un forte argomento a
sostegno della tesi che la nonviolenza, con la sua carica di creatività ed
amore, può essere più forte anche dei più giganteschi e feroci apparati di
morte e di distruzione.
IV. Abbiamo cercato di diffondere questa proposta:
- finora non siamo riusciti a farla "passare" adeguatamente sui mass-media;
- domenica 11 aprile ad Aviano siamo riusciti a realizzarla efficacemente:
per alcune ore del primo pomeriggio gli aerei non sono decollati, per la
presenza in aria delle mongolfiere e delle centinaia di palloncini che vi
avevamo lanciato; siamo stati poi "oscurati" da due minuti di scontri e
follia, provocati da altri manifestanti non nonviolenti ed estranei alla
nostra azione, che ovviamente hanno fatto, essi e solo essi, notizia per i
mass-media;
- ci ripromettiamo di contattare direttamente (nei limiti delle nostre
risorse e capacità) vari gruppi pacifisti e movimenti nonviolenti, inviando
copia di questo testo gratuitamente a chiunque ce ne farà richiesta;
V. Per concludere:
- l'opposizione alla guerra deve essere fatta su posizioni limpide e che
vadano alla radice; ergo a noi pare che l'opposizione alla guerra debba
essere rigorosamente nonviolenta;
- a tutti i pacifisti ed i nonviolenti chiediamo di valutare, e qualora lo
ritengano possibile, di promuovere, diffondere e realizzare questa
iniziativa di azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"  o
analoga e migliore campagna che con metodi nonviolenti possa bloccare il
decollo dei bombardieri, e che possa essere massivamente riproducibile
presso tutte le basi in Italia, con la prospettiva di ripetutamente
effettuare lanci nonviolenti di mongolfiere e quindi invadere lo spazio
aereo delle basi e quindi impedire i decolli costantemente e simultaneamente
in tutta Italia per ore o meglio ancora per giorni (e notti).
VI. Alcuni suggerimenti pratici:
- Una iniziativa nonviolenta richiede che si comunichi preliminarmente alle
autorità cosa si intende fare; richiede che i partecipanti siano addestrati
alla nonviolenza e si attengano strettamente ad essa, e siano disposti a
subire le conseguenze anche giudiziarie del loro gesto; richiede che in
nessun caso si faccia del male ad alcuno; richiede una condotta limpida e
coerente ed una disponibilità ad accettare le sofferenze che il proprio
impegno richiede;
- noi sconsigliamo che ad azioni dirette nonviolente partecipino persone non
preparate e non informate, o che non accettino le regole condivise della
condotta nonviolenta.
VII. Per approfondire:
- Abbiamo realizzato, e diffondiamo gratuitamente a quanti ne fanno
richiesta, un breve testo su La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per
l'uso, la cui lettura consigliamo a quanti vogliono impegnarsi contro la
guerra usando rigorosamente la nonviolenza;
- stiamo realizzando, e pensiamo di riuscire a diffonderla forse già da
domani, una vera e propria guida pratica per la realizzazione dell'azione
diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace";
- Sono sempre molto utili alcuni libri "classici" come: Aldo Capitini, Le
tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano; Alberto L'Abate (a cura
di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino; Gene Sharp,
Politiche dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino
(particolarmente il II dei tre volumi); Charles C. Walker, Manuale per l'
azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia. Una
rivista fondamentale è il mensile "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123
Verona; tel. 045/8009803, fax 045/8009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it;
http://www.unimondo.org/azionenonviolenta

4. Appello all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"
(25 aprile 1999)
- Un ragionamento: contro la guerra e per i diritti umani occorre passare
dalla testimonianza del dolore e dell'impotenza, all'azione diretta
nonviolenta.
- Una proposta: cerchiamo di bloccare il decollo dei bombardieri invadendo
lo spazio aereo delle basi Nato con mongolfiere per la pace.
- Un'esperienza: domenica 11 aprile ad Aviano per alcune ore abbiamo invaso
lo spazio aereo circostante e sovrastante la base militare con le nostre
mongolfiere di carta ed i nostri palloni gonfiati ad elio (che recavano
appesi striscioni pacifisti e làmine di metallo per cercar di disturbare le
apparecchiature elettroniche militari), ed in quel lasso di tempo i
bombardieri non sono decollati.
- Una richiesta: l'intero movimento per la pace italiano partecipi alla
promozione e realizzazione di una campagna nazionale nonviolenta per
bloccare il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio aereo delle basi
Nato con mongolfiere della pace.
- Una speranza: la lotta contro la guerra sia condotta esclusivamente con la
nonviolenza; che con questa azione diretta nonviolenta si possa dimostrare
che la nonviolenza -come pensava Gandhi- è più forte della violenza; che
possa essere più forte del più gigantesco apparato di distruzione e di morte
del mondo.
Fermiamo la guerra con la nonviolenza.

5.  Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace (25 aprile 2000)
I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che
accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza.
II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con
tranquillità, con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.
III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di
questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a
dire:
a) fare un'azione nonviolenta concreta:
- per impedire il decollo dei bombardieri;
- opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al
razzismo;
- chiedere il rispetto della legalità costituzionale e del diritto
internazionale che proibiscono questa guerra;
b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante può andare incontro
(possibilità di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate
pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di
sottrarsi.
IV. Tutti devono rispettare i seguenti princìpi della nonviolenza:
- non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle
stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta
nonviolenta è irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere
immediatamente sospesa);
- spiegare a tutti (amici, autorità, interlocutori, interpositori, eventuali
oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non è
rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo caso lo scopo è
fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre stragi ed
atrocità);
- dire sempre e solo la verità;
- fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed
annunciate pubblicamente (cioè a tutti note e da tutti condivise); nessuno
deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede
lealtà e disciplina;
- assumersi la responsabilità delle proprie azioni e quindi subire anche le
conseguenze che ne derivano;
- mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza
altrui.
Chi non accetta queste regole non può partecipare all'azione diretta
nonviolenta, poiché sarebbe di pericolo per sé, per gli altri e per la
riuscita dell'iniziativa che è rigorosamente nonviolenta.

6. Schema di richiesta di autorizzazione
Al Sindaco del Comune di .
al Segretario Comunale
al dirigente dell'Ufficio Tecnico Comunale
al dirigente della Polizia Municipale
a tutti i consiglieri comunali di .
al Prefetto di .
al Questore di .
al Presidente della Provincia di .
al Comandante della Stazione Carabinieri di .
al Ministro della Difesa
al Ministro dei Trasporti
al Ministro dell'Interno
al Ministro degli Affari Esteri
e per opportuna conoscenza:
al Comandante della base Nato di .
al Presidente del Consiglio dei Ministri
Oggetto: richiesta di autorizzazione per realizzare a . a partire dal
giorno . una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la pace"
consistente nell'innalzamento di mongolfiere di carta, di palloncini
gonfiati ad elio e di aquiloni con appesi festoni di carta con motti
umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di
alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo
circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i
bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l
'intento di impedire il decollo dei bombardieri così impedendo l'esecuzione
dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi
della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'ONU e dello
Statuto della Nato).
Egregi signori,
con la presente il sottoscritto ., nato a . il . e residente in ., a nome
di .,
fa richiesta di autorizzazione
per realizzare a . a partire dal giorno . una azione diretta nonviolenta
denominata "mongolfiere per la pace" consistente nell'innalzamento di
mongolfiere di carta e di palloncini gonfiati ad elio con appesi festoni di
carta con motti umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti
fogli di alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo
spazio aereo circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui
partono i bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in
Jugoslavia, con l'intento di impedire il decollo dei bombardieri così
impedendo l'esecuzione dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e
criminali ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana, dello
Statuto dell'ONU e dello Statuto della Nato).
Si sottolinea il fatto che tale iniziativa sarà rigorosamente nonviolenta,
che non si offenderà nessuno, non si farà del male a nessuno, si
accetteranno tutte le conseguenze della propria condotta, accettando
nonviolentemente quindi le decisioni ed i provvedimenti che le autorità
dovessero prendere nei confronti dei nonviolenti che partecipano all'
iniziativa (compreso il fermo e l'arresto), ed a tal fine vi invio in
allegato i seguenti documenti (che formano parte integrante di questa
richiesta; documenti che vi pregherei di leggere con attenzione, ed in
relazione a cui vi sarei grato di comunicarmi eventuali vostri pareri e
commenti):
1. testo del nostro Appello all'azione diretta nonviolenta per bloccare i
decolli dei bombardieri;
2. testo delle nostre Regole di condotta obbligatorie per partecipare all'
iniziativa nonviolenta delle mongolfiere per la pace (testo la cui
accettazione incondizionata sarà da noi richiesta a tutte le persone che
vorranno partecipare o assistere all'iniziativa nonviolenta stessa);
3. testo della nostra Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree
da cui partono i bombardamenti sulla Jugoslavia.
In attesa di riscontro alla presente richiesta si comunica l'intendimento di
realizzare comunque tale azione diretta nonviolenta a partire dalla data
del ., iniziativa finalizzata a cercar di salvare delle vite umane, a
contrastare la guerra, ed a difendere il diritto internazionale e la
legalità costituzionale, in particolare gli articoli 11 e 78 della nostra
legge fondamentale che il governo italiano ha sciaguratamente violato.
Restando in attesa di un vostro sollecito riscontro, al nostro recapito
postale o più tempestivamente al nostro numero telefonico e fax .,
e restando altresì a disposizione per ogni opportuno chiarimento o
comunicazione,
vogliate gradire distinti saluti ed auguri di ogni bene,
Firma
luogo e data

7. Lettera aperta al personale delle basi Nato (8 aprile 1999)
Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i
bombardamenti sulla Jugoslavia in cui si enuncia il senso e il fine dell'
azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui
cercheremo di impedire il decollo dei bombardieri che stanno provocando
stragi in Jugoslavia, e si invita a far prevalere le ragioni dell'umanità e
della legalità
Egregi signori,
con questa lettera aperta, nell'impossibilità di farlo singolarmente, vi
informiamo della nostra intenzione di realizzare un'azione diretta
nonviolenta consistente nel tentativo di invadere con delle piccole
mongolfiere lo spazio aereo sovrastante e circostante le basi da cui si
levano in volo gli aerei impegnati nei bombardamenti che stanno massacrando
le popolazioni della Jugoslavia; con tale tentativo cerchiamo di impedire
che gli aerei assassini decollino, e quindi speriamo di riuscire a salvare
delle vite umane, le vite di coloro che le bombe ed i missili scagliati dai
bombardieri Nato stanno appunto sopprimendo.
Vi preghiamo pertanto di tener conto di questa nostra iniziativa e di
rinunciare a far decollare i bombardieri.
Cercando di impedire i bombardamenti, con questa nostra iniziativa
nonviolenta intendiamo anche:
1. fare appello alla vostra coscienza di esseri umani;
2. impedirvi di essere corresponsabili degli omicidi causati dai
bombardamenti;
3. proporvi di rifiutare di partecipare ad una guerra assolutamente
fuorilegge sia in relazione alle basi stesse del diritto internazionale, sia
in relazione agli accordi e le norme dell'alleanza atlantica;
4. con particolar riferimento a quanti di voi sono cittadini italiani (e
comunque tutti vi trovate in territorio italiano), vi richiamiamo altresì al
rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, che vi proibisce di
prender parte a questa guerra che in base alla nostra Costituzione è
illegale (cfr. art. 11 Cost.).
Abbiamo voluto scrivervi questa lettera perché vi sia chiaro che non abbiamo
alcuna intenzione di nuocere alle vostre persone, e che anzi la nostra
iniziativa nonviolenta finalizzata ad impedire, se possibile, il decollo dei
bombardieri e quindi le stragi, ha anche la funzione di aiutarvi a veder
chiaro in questa terribile situazione e nella vostra stessa coscienza, di
aiutarvi a far prevalere la vostra umanità, di pregarvi di non volervi
macchiare di crimini efferati.
Un fraterno saluto di pace,

8. Lettera aperta ai responsabili delle basi Nato (30 aprile 1999)
Al responsabile della base di . da cui decollano i bombardieri stragisti
Egregio signore,
come le è già noto, a partire dal pomeriggio del primo maggio 1999
eseguiremo l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", con
le quali invaderemo lo spazio aereo circostante e sovrastante la base di .
posta sotto la sua responsabilità, per impedire così il decollo dei
bombardieri che portano devastazione e morte in Jugoslavia.
La preghiamo pertanto di soprassedere ai decolli dei bombardieri finché lo
spazio aereo sarà ingombrato dalle nostre mongolfiere di carta, dai nostri
palloncini gonfiati ad elio, dai nostri aquiloni di carta.
A onor del vero la preghiamo anche, e qui le parliamo da esseri umani ad
essere umano, di cessare definitivamente di far decollare i bombardieri che
portano devastazione e morte su popolazioni innocenti, che non sono certo
responsabili dei crimini dei loro governanti.
E la preghiamo anche di desistere dai bombardamenti, nella nostra qualità di
cittadini italiani, e lei è ospite del nostro paese, quindi alle nostre
leggi deve obbedienza: lei sa, o dovrebbe sapere, che la legge fondamentale
dello Stato italiano, la Costituzione della Repubblica Italiana, proibisce
all'Italia di avallare o partecipare ad una guerra come questa: illegale
secondo la nostra Costituzione (art. 11), illegale secondo i princìpi del
diritto internazionale, illegale secondo la Carta delle Nazioni Unite,
illegale secondo lo stesso Statuto della Nato.
Come lei sa, sciaguratamente il nostro governo ha violato la nostra
Costituzione, ma questo non rende inefficace la Costituzione della
Repubblica Italiana, semplicemente rende fuorilegge il governo che l'ha
violata.
Quindi, dal profondo del cuore la preghiamo: desista dal contribuire al
protrarsi di stragi, desista da una guerra illegale e criminale. Ascolti la
voce delle leggi scritte e delle leggi non scritte che illuminano la sua
coscienza di essere umano.
Vorremmo infine che lei fosse certo che la nostra è un'iniziativa
rigorosamente nonviolenta: non nutriamo odio per nessun essere umano, non
vogliamo far del male a nessun essere umano. Ci sta a cuore anche l'
incolumità sua e dei suoi uomini.
Un fraterno saluto di pace,

9. La nonviolenza come imperativo morale (27 aprile 1999)
La nonviolenza: un imperativo morale e quindi politico per tutti coloro che
vogliono impegnarsi contro la guerra, per aiutare le vittime, per difendere
i diritti umani, per promuovere la democrazia e la convivenza, per la
vigenza del diritto e della legalità, per dare un futuro all'umanità sul
finire del secolo di Auschwitz e di Hiroshima.
Solo con la nonviolenza ci si può opporre coerentemente ed efficacemente
alla guerra; solo con la nonviolenza si possono efficacemente e
coerentemente difendere i diritti umani.
Il movimento impegnato per la pace e per i diritti umani, tutte le persone
di volontà buona che si vogliono impegnare contro i bombardamenti e contro
la pulizia etnica, contro i massacri e contro le deportazioni, contro il
terrorismo di stato e di bande, devono scegliere la nonviolenza come unico
metodo di lotta lecito e coerente.
Tutti i movimenti pacifisti e umanitari e tutte le persone che solidarizzano
con le vittime, con i profughi, con l'umanità innocente e sofferente; tutte
le persone che hanno orrore delle devastazioni e delle catastrofi ecologiche
che la guerra sta provocando nel cuore dell'Europa; tutte le istituzioni
fedeli al diritto internazionale ed alla civiltà giuridica, alla democrazia
ed al mandato fondativo del patto sociale su cui si reggono, che è quello di
garantire la vita delle persone; tutti devono scegliere la nonviolenza.
Gandhi lo disse lapidariamente dopo l'esplosione della bomba atomica su
Hiroshima: solo con la nonviolenza l'umanità avrà un futuro.
Tutti coloro che vogliono difendere i diritti umani, il diritto
internazionale, la carta delle Nazioni Unite, i princìpi fondamentali della
Costituzione della Repubblica Italiana, devono scegliere la nonviolenza.
Solo con la nonviolenza si può fermare la guerra e la barbarie.

10. Solo la nonviolenza (3 maggio 1999)
Solo la nonviolenza può fermare la guerra.
Solo l'azione diretta nonviolenta è in grado di far cessare le stragi.
Solo la scelta nonviolenta difende i diritti umani e consente la convivenza.
La nonviolenza è forte: può opporsi efficacemente alla forza delle armi; può
sfidare coerentemente i più grandi poteri del mondo.
La nonviolenza è umile: non richiede attitudini eccezionali, pose
monumentali, proclami retorici; non richiede ingenti risorse fisiche o
finanziarie; richiede limpidezza di condotta ed assunzione di
responsabilità.
La nonviolenza è concreta: interviene realmente nel conflitto; porta la pace
e la giustizia nel suo stesso porsi; si oppone ugualmente alla vigliaccheria
ed alla violenza; educa alla dignità umana.
La nonviolenza è coerente: è l'unico modo coerente di lottare contro la
violenza; è l'unico modo coerente di affermare la dignità di ogni essere
umano; è l'unico modo coerente per ridurre l'ingiustizia e il dolore nel
mondo.
La nonviolenza è il potere di tutti: poiché tutti possono lottare con la
nonviolenza, poiché la nonviolenza fa appello a tutti, poiché la nonviolenza
rispetta la dignità di tutti e di ciascuno.
La nonviolenza è adesione alla verità, è forza della verità: da Gandhi a
Capitini gli amici della nonviolenza sanno che essa è incompatibile con la
menzogna, con i sotterfugi, con gli intrighi e le doppiezze: la nonviolenza
è l'amore per la verità che irrompe nell'agire politico e sociale, è il
principio responsabilità (il rispondere al volto dell'altro che muto e
sofferente ti interroga -Lévinas-, il farsi carico del mondo e dell'
manità -Jonas-) che si rende operare autentico; è la critica della ragion
pratica che si fa movimento di solidarietà e di liberazione.
La nonviolenza è lotta come amore: lotta integrale contro l'ingiustizia e la
menzogna, lotta integrale per la comunicazione e la dignità, lotta integrale
contro la violenza; lotta integrale per i diritti umani, lotta integrale per
un'umanità di eguali, liberi e fraterni.
La nonviolenza è utopia concreta, principio speranza, ortopedia del
camminare eretti: abbiamo usato queste tre formule del filosofo Ernst Bloch
per significare che la nonviolenza è concreta azione e concreto progetto
politico e sociale di dignità umana e difesa della biosfera; che la
nonviolenza è inveramento della speranza in una lotta coerente e che nel suo
stesso farsi è liberante; che la nonviolenza è affermazione ed istituzione
del diritto e dei diritti, legalità e democrazia in cammino.

11. La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso (10 aprile 1999)
11.1. Parte prima
* E' possibile difendere i diritti umani scatenando una guerra?
Noi diciamo di no, poiché la guerra è essa stessa la più tragica violazione
dei diritti umani.
La vicenda della guerra attuale ci dimostra che proprio l'inizio dei
bombardamenti ha scatenato orrori indicibili.
I diritti umani si difendono solo con la pace, la solidarietà, la
democrazia, la condivisione, la lotta nonviolenta.
* E' possibile opporsi alla guerra con la nonviolenza?
Noi diciamo di sì, poiché la nonviolenza è un metodo di lotta coerente ed
efficace, ed è anzi l'unico metodo di lotta che contrasta l'ingiustizia e la
violenza fino alla radice, rifiutandosi di compiere a sua volta ingiustizie
e violenze.
* Contro la violenza: sette argomenti più uno
Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente
contro la violenza.
Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.VV., Dizionario di
politica, Tea, Torino 1992:
I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica
della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (.) ha sempre
portato a nuove e più vaste forme di violenza in una spirale che ha condotto
alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella
distruzione dell'intero genere umano";
II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e
brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa
progressivamente sempre più insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di
vite che provoca;
III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego
di essa può condurre (.). I mezzi violenti corrompono il fine, anche quello
più buono";
IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca l
'emergere e l'insediamento in posti sempre più importanti della società, di
individui e gruppi autoritari (.). L'impiego della violenza organizzata
conduce prima o poi sempre al militarismo";
V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni
necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso
organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e
integrali del movimento o della società che ricorre ad essa (.). «La scienza
della guerra porta alla dittatura» (Gandhi)".
A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due:
VI. un argomento, per così dire, di tipo epistemologico: siamo contro la
violenza perché siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e
nelle nostre decisioni, e quindi è preferibile non esercitare violenza per
imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati;
VII. soprattutto siamo contro la violenza perché il male fatto è
irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili
soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati).
Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo
decisivo ragionamento:
"I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti che ogni condanna della
violenza come strumento di lotta politica rischia di diventare un esercizio
di sterile moralismo se non è accompagnata da una seria proposta di
istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro proposta dell'
alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in base alla
duplice tesi a) della sua praticabilità anche a livello di massa e in
situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento di
lotta" per la realizzazione di una società fondata sulla dignità della
persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.
11.2. Parte seconda
La nonviolenza non è un corpus dogmatico, ma è una teoria-pratica
sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la
violenza.
Un bel libro per una prima conoscenza è la raccolta ragionata (a cura di
Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica
della nonviolenza, Einaudi, Torino.
* Una definizione classica: la carta ideologico-programmatica del Movimento
Nonviolento
Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si batte
per la nonviolenza è nella carta ideologico-programmatica del Movimento Nonv
iolento fondato da Aldo Capitini:
«Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunità mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
I. l'opposizione integrale alla guerra;
II. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'
oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
III. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura,
e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
IV. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'
impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli».
* Alcuni aspetti della nonviolenza
- Nonviolenza come teoria-prassi etico-politica per la dignità umana e la
difesa della biosfera
I. coerenza tra mezzi e fini
II. il principio responsabilità
III. l'umanizzazione della lotta
IV. la compresenza dell'altro
V. il rispetto per la vita
VI. per un'umanità di eguali
- Nonviolenza come metodologia di lotta e di gestione dei rapporti e dei
conflitti
I. le tecniche della nonviolenza
II. processi decisionali e modelli organizzativi
III. comunicazione ed interazione
IV. l'azione diretta nonviolenta
- Nonviolenza come strategia
I. negare il consenso all'ingiustizia
II. un approccio processuale (dinamico, trasformativo) e relazionale
III. il programma costruttivo ed i fini sovraordinati
IV. la partecipazione di tutti e la condivisione
V. realizzazione degli obiettivi ed inveramento dei princìpi nel corso
stesso della lotta
- Nonviolenza come progetto politico, economico, sociale
I. nonviolenza e politica, la politica della nonviolenza
II. la proposta economica della nonviolenza
III. il progetto di una società nonviolenta
* La nonviolenza è lotta
I. E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la
menzogna. E' lotta perché ogni essere umano sia riconosciuto nella sua
dignità; è lotta contro ogni forma di sopraffazione; è lotta di liberazione
per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione della
diversità di ognuno.
II. E' la forma di lotta più profonda, quella che va più alla radice delle
questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone
nel modo più completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di riprodurre
violenza.
III. Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli
obiettivi. Tra la lotta e il suo risultato c'è lo stesso rapporto che c'è
tra il seme e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare
metodi coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti
possano usare. Chi lotta per la verità e la giustizia deve lottare nel
rispetto della verità e della giustizia.
IV. E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e
liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare
altre persone.
V. E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che
non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensì contrastare il
male. E' lotta per l'umanità.
VI. La nonviolenza è il contrario della viltà. E' il rifiuto di subire l'
ingiustizia; è il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di me,
sia di quelle contro altri. La nonviolenza è lotta. E' lotta per la verità,
è lotta per la giustizia, è lotta di liberazione e di solidarietà, è lotta
contro ogni oppressione.
11.3. Parte terza
* L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti
Per una prima informazione una utile sintesi è offerta dal fondamentale
lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp.
132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta
possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, più lunghi di quelli
necessari alla lotta violenta. Ciò può essere vero in alcuni casi, ma non è
necessariamente sempre così (.). Esaminando e correggendo i pregiudizi nei
confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di farne risaltare
con più evidenza le caratteristiche positive:
I. (.) questo metodo non ha niente a che vedere con la passività, la
sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte,
proprio come in un'azione violenta.
II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della
persuasione verbale o puramente psicologica (.); è una sanzione e un metodo
di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico e il
confronto delle forze in conflitto.
III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia
fondamentalmente "buono", ma riconosce le potenzialità umane sia al "bene"
che al "male" (.).
IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente
pacifisti o santi; l'azione nonviolenta è stata praticata il più delle volte
e con successo da gente "qualsiasi".
V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente
(sebbene possa esserne facilitato) basi e princìpi comuni o un alto grado di
comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta (.).
VI. L'azione nonviolenta è un fenomeno occidentale almeno quanto orientale
(.).
VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si
astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover
operare, se necessario, contro la violenza.
VIII. Non c'è nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata
tanto per cause "buone" quanto per cause "cattive", sebbene le conseguenze
sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla
violenza impiegata per lo stesso scopo.
IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi
democratici, ma è stata largamente praticata contro regimi dittatoriali,
occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari".
* Le tecniche della nonviolenza
Il più ampio repertorio di tecniche della nonviolenza è costituito dal
secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione
nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp
descrive 198 tecniche di azione nonviolenta.
L'elenco proposto da Sharp è organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di
protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali,
forme di comunicazione rivolte a un pubblico più vasto, rimostranze di
gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui,
spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche,
abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti
ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi,
consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche
di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici:
azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori,
azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti,
azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi,
tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di
gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati,
scioperi di più industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici (tra
cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione
politica, comprendenti rifiuto dell'autorità, noncollaborazione di cittadini
col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da parte di
personale governativo, azioni governative interne, azioni governative
internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento, comprendenti
intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale, intervento
economico, intervento politico.
Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza è ancora quello classico di
Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea
d'Ombra Edizioni, Milano.
* L'addestramento alla nonviolenza
Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte
del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento
alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui è necessaria questa parte
sono queste:
I. l'attuazione della nonviolenza non è di una macchina, ma di un individuo,
che è un insieme fisico, psichico e spirituale;
II. la lotta nonviolenta è senza armi, quindi c'è maggior rilievo per i modi
usati, per le qualità del carattere che si mostra;
III. una campagna nonviolenta è di solito lunga, e perciò è utile un
addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante;
IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna già
sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso
improvvisamente con tutto il loro peso;
V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora
da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in
minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia".
* Alcune schede da L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza
Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'è un buon manuale, a cura
di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice,
Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai
metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di
esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada,
ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza.
Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate.
* I quattro princìpi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1.
definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onestà ed ascoltate bene;
3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita.
* Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate;
educate; manifestate; resistete; siate pazienti.
* Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri
partecipanti; comunicate; controllate gli eventi.
* Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai
fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni
piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creatività, spirito, amore; 5.
mirare a cambiamenti incisivi.
* Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i
vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non
abbiate timore di affermare ciò che è ovvio; 5. non comportatevi da vittime;
6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalità del vostro
avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8.
continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione è il fulcro della
nonviolenza.
* Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1.
nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le
abilità e praticate la rotazione delle responsabilità; 3. valorizzate i
sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche
separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del
consenso nel prendere le decisioni.
* Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta
Preliminarmente:
- chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta deve essere
disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e la disciplina
collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi fin nei minimi
dettagli affinché sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna e come: una
lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai partecipanti un
impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e condivisione,
coerenza e disciplina, capacità critica e creativa, rispetto per gli altri.
I. conoscere:
- informarsi
- raccogliere documentazione
- studiare
II. definire gli obiettivi:
- obiettivi finali ed intermedi
- tempi dell'iniziativa
- risorse finanziarie ed umane
- organizzazione e compiti
- interlocutori da coinvolgere
- strumenti di verifica periodica e di eventuale ridefinizione degli
obiettivi
III. iniziative e loro gradualità:
- rendere note le proprie richieste/proposte
- notificarle agli interlocutori specifici
- diffondere l'informazione alla società in generale
- protestare contro l'ingiustizia
- agire contro l'ingiustizia
- mantenere sempre aperta la comunicazione.
* Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker
Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato è il breve testo di
Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1.
Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del
metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi dell'
azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una
disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno
dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le
rappresaglie. 13. Mantenere la vitalità del movimento. 14. I dirigenti. 15.
Quando la lotta si prolunga.

12. Possibili conseguenze penali per chi promuove e per chi partecipa all'
azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" (5 maggio 1999)
I. Chi promuove, propaganda, sostiene ed invita a realizzare l'azione
diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" può essere incriminato
per Istigazione a delinquere, reato previsto e punito dall'art. 414 del
Codice Penale.
La pena prevista è da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto è
facoltativo in flagranza (vale a dire che si può essere effettivamente
arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la
carcerazione preventiva); la procedibilità è d'ufficio.
II. Chi esegue o tenta di eseguire l'azione diretta nonviolenta delle
"mongolfiere per la pace" può essere incriminato per Attentato alla
sicurezza dei trasporti, reato previsto e punito dall'art. 432 del Codice
Penale.
Anche per questa fattispecie di reato la pena prevista è da uno a cinque
anni di reclusione; l'arresto è facoltativo in flagranza (vale a dire che si
può essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure cautelari
personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilità è d'
ufficio.

13. Modello di istanza di dissequestro di mongolfiere eventualmente
sequestrate dalle forze dell'ordine (4 maggio 1999)
Alla Cancelleria del Tribunale di .
al Presidente del Tribunale di .
al Procuratore Capo della Procura di .
e per opportuna conoscenza:
al Questore di .
al Dirigente della Digos di .
al Prefetto di .
Oggetto: richiesta di dissequestro del materiale sequestratomi in data . nel
luogo di ., relativo all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per
la pace".
Egregi signori,
con la presente il sottoscritto ., nato a . il . e residente in .,
presenta istanza di dissequestro
del materiale sequestratogli il . ad ., relativo all'azione diretta
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace".
Senso e fini dell'iniziativa nonviolenta delle mongolfiere per la pace
Non sarà inutile richiamare qui senso e fini dell'iniziativa nonviolenta
delle mongolfiere per la pace: con essa si intende invadere lo spazio aereo
circostante le basi Nato impedendo il decollo dei bombardieri che recano
devastazioni e morte in Jugoslavia; tale iniziativa nonviolenta non è di
alcuna pericolosità per alcuno.
Peraltro
- tutti i soggetti istituzionali variamente interessati erano stati
direttamente e dettagliatamente preavvisati da giorni;
- vi sarebbe stato un costante assoluto controllo delle mongolfiere
ancorandole ad un filo rendendole quindi quel che in gergo tecnico si suol
definire "palloni frenati";
- a tutte le autorità era stato comunicato senso e fine dell'iniziativa,
quale materiale si sarebbe portato all'uopo, orario e luogo di incontro e di
esecuzione, e per giorni vi è stato altresì un costante, reiterato, limpido
e cordiale contatto in merito tra il sottoscritto ed i funzionari della
Questura di ., il Comune di ., la stazione Carabinieri di .).
Va rilevato altresì che l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per
la pace ha la caratteristica di essere rigorosamente nonviolenta, e che i
partecipanti ad essa avevano tutti preventivamente accettato di attenersi ad
un codice di regole di condotta nonviolenta obbligatorie, codice a tutti da
giorni distribuito (ed altresì alle autorità ed ai mass-media, unitamente a
tutta l'ulteriore documentazione relativa all'iniziativa).
Infine va ricordato che con tale iniziativa nonviolenta si intende
perseguire come scopi:
a) la cessazione della guerra ed il ripristino della pace e del dialogo
diplomatico;
b) la restaurazione ed il rispetto della legalità costituzionale italiana
(con particolar riferimento all'art. 11 ed all'art. 78 della Costituzione
della Repubblica Italiana), della Carta delle Nazioni Unite (e dello stesso
Statuto della Nato) nonché del diritto internazionale, sciaguratamente
violati dal fedifrago ed anomico governo italiano;
c) di salvare le vite degli esseri umani bersaglio dei bombardamenti;
d) di fermare una catastrofe ecologica europea di dimensioni
incommensurabili.
Intendo altresì dire con assoluta chiarezza che continuo a ritenere
doverosa, necessaria ed urgente l'iniziativa che ho ideato e promosso, e che
il primo maggio ho cercato di eseguire.
Sì, ho istigato a salvare delle vite umane, ho istigato a rispettare la
Costituzione Italiana ed il diritto internazionale, ho istigato alla
legalità costituzionale ed alla dignità umana; ebbene, continuerò a farlo
finché ne avrò la possibilità.
Sì, ho tentato di fermare il decollo dei bombardieri stragisti usando la
nonviolenza come unico strumento di lotta; ebbene, continuerò a tentare di
farlo finché ne avrò la possibilità.
Tre sottolineature
Mi preme inoltre sottolineare particolarmente l'assoluta correttezza nei
rapporti con le istituzioni e particolarmente con le autorità di pubblica
sicurezza presenti a ..
Mi preme altresì sottolineare come da parte mia e degli altri amici della
nonviolenza presenti il giorno . a . vi sia stato un costante atteggiamento
rigorosamente nonviolento: prima, durante e dopo il sequestro delle
mongolfiere, dei palloncini, degli aquiloni e dell'attrezzatura relativa.
Mi preme infine sottolineare come tutto ciò possa essere confermato dalla
testimonianza degli autorevole osservatori che erano presenti proprio per
essere elemento di garanzia e serenità per tutti, osservatori che in quanto
tali non partecipavano all'intento né all'esecuzione del lancio delle
mongolfiere ma avevano l'unica funzione di osservare il regolato, civile,
nonviolento svolgimento degli eventi; osservatori che peraltro recavano ben
visibile sulle giacche un cartellino di riconoscimento con il loro nome  e
la loro qualifica appunto di osservatori.
Un'evidenza
Tutto ciò premesso è evidente che dal punto di vista probatorio in un
eventuale procedimento giudiziario ai miei danni, è sufficiente il verbale
di sequestro adeguatamente analitico da me sottoscritto, cosicché non vi è
di alcuna utilità sotto questo riguardo la conservazione presso i vostri
magazzini del materiale sequestratomi, e pertanto sono con la presente a
richiederne dissequestro e restituzione.
Per amor di verità e dovere di lealtà
Amor di verità mi impone tuttavia di dirvi altresì che qualora mi
restituiste il materiale sequestrato e la guerra perdurasse, io cercherei di
nuovamente farne uso con una nuova azione diretta nonviolenta per cercar di
fermare le stragi, vale a dire che nuovamente cercherei di organizzare una
nuova azione diretta nonviolenta di lancio di mongolfiere per la pace per
contrastare questa orribile guerra (che è una guerra palesemente illegale e
criminale secondo la nostra Costituzione ed il diritto internazionale),
azione diretta nonviolenta che ovviamente nuovamente preventivamente
annuncerei alle autorità competenti, con la medesima procedura rigorosamente
limpida e nonviolenta, come già fatto in occasione del primo maggio e
precedentemente ancora.
Restando in attesa di un sollecito pronunciamento in merito alla presente
richiesta, e restando altresì a disposizione per ogni ulteriore chiarimento
e comunicazione, presso la mia abitazione in ., o anche più tempestivamente
al mio numero di telefono e fax .,
con i migliori auguri di buon lavoro, distinti saluti,
Firma

14. Modello di cartellino di riconoscimento da indossare durante l'azione
diretta nonviolenta
Premessa: è indispensabile che tutti coloro che sono presenti all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace indossino sugli abiti
(attaccandolo con lo scotch in posizione visibile sul petto) un cartellino
di riconoscimento: esso costituisce un elemento di responsabilizzazione
personale e collettiva, ed un elemento di rassicurazione per tutti (quindi
anche per i mass-media, le forze dell'ordine, gli interlocutori, gli
eventuali oppositori dell'iniziativa) poiché tutti sanno perfettamente chi
hanno di fronte.
Noi proponiamo due possibili qualifiche sul cartellino: "partecipante",
ovvero persona che concretamente partecipa al lancio delle mongolfiere e
quindi si assume anche il rischio della denuncia, del fermo e dell'arresto;
ed "osservatore", ovvero persona che non partecipa al lancio delle
mongolfiere, ed il cui ruolo è unicamente quello di osservare lo svolgimento
degli eventi, di essere imparziale testimone, di contribuire con la sua sola
presenza osservante a rasserenare tutti ed a garantire la denuncia di tutte
le violenze ed i soprusi che dovessero eventualmente verificarsi (ed a tal
fine è utile che gli osservatori abbiano anche macchine fotografiche,
videocamere, registratori).
Proponiamo il seguente modello di cartellino di riconoscimento:
Luogo e data
Azione diretta nonviolenta per la pace e la legalità costituzionale
Nome e cognome:
Qualifica:
Firma del movimento promotore dell'iniziativa

15. Sulla necessità dei training nonviolenti
Sottolineiamo che è indispensabile che chi vuole partecipare all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace abbia precedentemente
partecipato ad almeno un ciclo di incontri di addestramento alla
nonviolenza.

16. "Ma abbiamo il dovere di farlo" (5 maggio 1999)
Cercar di salvare delle vite umane e di difendere la legalità costituzionale
attraverso l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere che bloccano i
bombardieri può costare dieci anni di reclusione. Ma abbiamo il dovere di
farlo.
Sabato primo maggio ad Aviano sono stato denunciato per istigazione a
delinquere (art. 414 C.P., che prevede da uno a cinque anni di reclusione) e
per attentato alla sicurezza dei trasporti (art. 432 C.P., che prevede anch'
esso da uno a cinque anni di reclusione).
Il motivo: aver proposto ed aver cercato di fermare il decollo dei
bombardieri Nato che dalle basi italiane portano devastazione e morte alle
popolazioni della Jugoslavia.
Ed aver proposto ed aver cercato di farlo con l'azione diretta nonviolenta
delle mongolfiere per la pace, ovvero invadendo lo spazio aereo circostante
e sovrastante le basi Nato con mongolfiere di carta, palloncini gonfiati ad
elio, aquiloni.
Ed averlo proposto, ed aver cercato di farlo, per cercar di salvare qualche
vita umana, per oppormi a una guerra illegale e criminale, per difendere il
diritto internazionale e la Costituzione della Repubblica Italiana che il
governo ha sciaguratamente violato.
Ebbene, continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni cittadino
italiano difendere la legalità costituzionale ed opporsi ad una guerra
fuorilegge; continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni essere umano
cercar di salvare altre vite umane; continuo ad essere convinto che impedire
con un'azione diretta nonviolenta il decollo dei bombardieri stragisti sia
azione legittima e giusta.
E quindi continuerò a proporre di farlo a tutte le persone di volontà buona;
e quindi continuerò a cercare di farlo. Con la nonviolenza, senza fare del
male a nessuno, con le mongolfiere per la pace.

17. Una vittoria giudiziaria del pacifismo nonviolento (26 gennaio 2000)
Archiviato il procedimento penale contro Peppe Sini per l'azione diretta
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" per bloccare i decolli dei
bombardieri ad Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999.
Durante la tremenda guerra dei Balcani vi furono in Italia pacifisti
nonviolenti che cercarono di opporsi concretamente, e non solo
simbolicamente, alla realizzazione della guerra.
Una delle azioni di questi pacifisti consistette nel tentativo di impedire i
decolli dei bombardieri che seminavano strage; tentativo che fu condotto con
una impostazione rigorosamente nonviolenta, accuratamente preparato,
pubblicamente annunciato e limpido nell'esecuzione.
Precisamente in due occasioni ad Aviano il "Centro di ricerca per la pace"
di Viterbo in collaborazione con il movimento ecclesiale nonviolento "Beati
i costruttori di pace" tentò di fermare i decolli dei bombardieri con l'
azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", cioè cercando di
ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante l'area di decollo dei
bombardieri della base dell'aviazione militare Usa-Nato di Aviano invadendo
quello spazio aereo con mongolfiere di carta e palloni ad elio recanti
leggeri fogli metallici di disturbo sia della visibilità sia dei congegni
elettronici degli strumenti militari.
L'11 aprile 1999 l'iniziativa fu realizzata con risultato positivo per
alcune ore, poi sfortunatamente sopravvenne un'altra ed incompatibile
manifestazione che non aveva caratteristiche nonviolente, cosa che
sopraffece e di fatto vanificò (e conseguentemente cancellò dai mass-media,
e quindi dall'attenzione dell'opinione pubblica) l'azione nonviolenta che
stava ottenendo un clamoroso risultato positivo.
Il primo maggio nuovamente si tentò l'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace, ma i pacifisti nonviolenti viterbesi furono fermati
dalle forze dell'ordine che su disposizione della magistratura
territorialmente competente eseguì il sequestro delle mongolfiere e dell'
attrezzatura atta al loro lancio controllato, e procedette all'azione
giudiziaria contro il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, Peppe Sini, che dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere
per la pace era l'ideatore e l'organizzatore. Va notato che durante le
operazioni di sequestro delle mongolfiere, i bombardieri non decollarono.
Come è noto i promotori dell'azione nonviolenta delle mongolfiere per la
pace sostenevano che occorreva fermare la guerra, che occorreva far cessare
le stragi e che l'unico modo per farlo concretamente senza mettere in
pericolo nessuno era impedire il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio
aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti volanti come
appunto le mongolfiere di carta cui erano appesi leggeri fogli di metallo,
così da disturbare sensibilmente le operazioni di partenza degli
aerei-killer, la visibilità aerea e la strumentazione elettronica dei
bombardieri e della base.
I promotori dell'iniziativa nonviolenta qualificarono la propria azione come
atto dovuto in rispetto e applicazione della Costituzione della Repubblica
Italiana e denunciavano l'illegalità della guerra ai sensi sia della
Costituzione italiana, sia della Carta delle Nazioni Unite, sia dello stesso
Statuto della Nato.
Per aver promosso l'iniziativa Peppe Sini, responsabile del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo, venne denunciato per i reati previsti e
puniti dagli articoli 432 (attentato alla sicurezza dei trasporti) e 414
(istigazione a delinquere) del Codice Penale, col rischio di pene che
potevano arrivare a più anni di detenzione.
Ora è stato emesso il decreto di archiviazione da parte della magistratura
di Pordenone.
Il significato a nostro avviso ricavabile da questo pronunciamento della
magistratura ci sembra chiaro ed incoraggiante: i pacifisti nonviolenti che
l'11 aprile (prima che altri scatenassero insensati scontri) hanno bloccato
per alcune ore i decolli dei bombardieri, e che il primo maggio hanno
nuovamente tentato di bloccarli, non sono pericolosi criminali, ma cittadini
italiani che prendono sul serio la Costituzione (che all'art. 11 "ripudia la
guerra"), persone che dinanzi a reiterati massacri si adoperano per far
cessare la strage; e per la loro azione nonviolenta non devono essere puniti
col carcere. E' nostro parere che in condizioni di non nuocere dovrebbero
essere messi invece tutti coloro che la guerra e le stragi hanno scatenato e
realizzato.

18. Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, Peppe Sini, dopo l'archiviazione del procedimento giudiziario nei
suoi confronti per aver cercato di impedire con l'azione diretta nonviolenta
delle "mongolfiere per la pace" il decollo dei bombardieri dalla base di
Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999 (27 gennaio 2000)
Potevamo riuscire a fermare la guerra con la forza della nonviolenza.
* Dolore e vergogna
Provo dolore e vergogna per quella guerra illegale e criminale, per le
stragi commesse da poteri in conflitto contro popolazioni innocenti; provo
dolore e vergogna per la violazione della Costituzione italiana e del
diritto internazionale; provo dolore e vergogna per non essere stati capaci
di impedire quella carneficina.
* Sollievo
Ma provo anche sollievo per la decisione della magistratura di archiviare il
procedimento penale contro di me per l'azione diretta nonviolenta delle
«mongolfiere per la pace», con cui cercammo di impedire il decollo dei
bombardieri che recavano strage ai popoli dei Balcani.
Quando pensai e promossi l'azione diretta nonviolenta delle «mongolfiere per
la pace» sapevo che si trattava di rischiare una denuncia per due reati non
lievi come l' «attentato alla sicurezza dei trasporti» (art. 432 C.P.) e l'
«istigazione a delinquere» (art. 414 C.P.), e che era realistica la
prospettiva di una condanna.
Non so quali valutazioni abbia fatto la magistratura di Pordenone, ma trovo
che la sua decisione di archiviazione del procedimento sia saggia nella
sostanza. Sarebbe stato ben degno di meditazione che mentre chi ha ordinato
le stragi siede al governo, chi ha cercato (e in modo assolutamente
nonviolento) di impedire le stragi finisse in galera.
Quindi per quanto riguarda la mia sorte personale tiro un sospiro di
sollievo (come già all'epoca della guerra del Golfo, quando per aver cercato
di promuovere l'opposizione ad essa, fui tratto in tribunale ed il processo
ebbe esito a me favorevole).
Alle altre persone che stanno subendo procedimenti giudiziari per essersi
opposti alla guerra esprimo la mia solidarietà, la solidarietà di una
persona che ritiene che alla guerra e alla violenza occorre opporsi nel modo

più limpido e intransigente: con la nonviolenza.
* La nonviolenza è più forte
Questa vicenda mi conforta ancor più nella convinzione che è possibile
opporsi con efficacia e concretamente al potere militare con la forza della
nonviolenza; credo sinceramente che se il movimento pacifista italiano
avesse scelto la via della nonviolenza concreta e attiva avremmo potuto
contrastare efficacemente la macchina bellica: poiché la nonviolenza è più
forte. Non lo dico come articolo di fede, ma come constatazione empirica: se
fossimo riusciti a invadere gli spazi aerei delle basi di decollo dei
bombardieri non solo per poche ore ad Aviano, ma per giorni ed ovunque,
potevamo davvero fermare la guerra.
* Grazie di cuore
A tutti gli amici che hanno in vario modo sostenuto o preso parte all'azione
diretta nonviolenta delle «mongolfiere per la pace», a tutti coloro che
hanno espresso solidarietà dopo la denuncia, ed anche naturalmente ai
funzionari e gli agenti di pubblica sicurezza, di esemplare correttezza, con
cui ad Aviano ci siamo guardati negli occhi riconoscendoci umani tra umani,
tutti dalla guerra umiliati e feriti, e particolarmente a coloro che si sono
adoperati come noi affinché nessuno dei presenti si facesse del male, un
grazie di cuore.
* Congedo
Chiedo invece perdono alle genti balcaniche: di fermare la strage su loro
scatenata col concorso del nostro paese non siamo stati capaci. Non siamo
stati capaci di fermare la guerra con la forza dell'umanità, della ragione,
della legalità. Potevamo riuscirci, e non ci siamo riusciti. Mi ci sveglio
ancora in affanno la notte, ne provo un rimorso che non mi dà pace.

19. Mongolfiere per la pace (20 settembre 2000)
Una tecnica nonviolenta per contrastare operativamente la guerra, per la
prima volta sperimentata lo scorso anno.
Per uscire dalla subalternità ed opporsi concretamente alla guerra con la
"nonviolenza dei forti".
Vorremmo segnalare e proporre alla riflessione una nuova tecnica nonviolenta
per la prima volta sperimentata lo scorso anno ad Aviano per ostacolare i
decolli dei bombardieri. La tecnica nonviolenta delle mongolfiere per la
pace.
Si tratta di una modalità concreta ed efficace di opposizione alla guerra,
che non si limita alla testimonianza simbolica ma contrasta operativamente
la macchina bellica.
Elaborata dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nel periodo della
guerra illegale e stragista del 1999, sperimentata efficacemente per alcune
ore ad Aviano in quel tragico frangente, essa si fonda sulla consapevolezza
che l'unico momento in cui è possibile opporsi efficacemente ai bombardieri
stragisti con un'azione nonviolenta senza mettere in pericolo la vita di
alcuno è quello immediatamente antecedente il decollo: si tratta cioè di
impedire il decollo dei bombardieri.
Essendo le basi aeree militari in periodo di guerra evidentemente non
penetrabili senza mettere in pericolo la vita di alcuno, l'unica possibilità
nonviolenta concreta e praticabile di impedire i decolli consiste
nell'ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo
con oggetti che ingombrino lo spazio, ostacolino la visuale, disturbino
sensibilmente i congegni elettronici della base e degli aerei.
Di qui l'idea delle mongolfiere per la pace, ovvero l'occupazione dello
spazio aereo intorno e sopra le basi militari così da effettivamente
ostacolare ed impedire il decollo dei bombardieri.
Tali mongolfiere, realizzate con materiali di costo assai basso, non
inquinanti, controllate con la tecnica del "pallone frenato" affinché non
possano provocare pericoli a persone o beni altrui, recanti piccoli
componenti metallici di disturbo per le apparecchiature elettroniche
militari, possono efficacemente contrastare i decolli dei bombardieri.
Segnaliamo en passant che l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per
la pace è stata l'unica azione in Italia che ha contrastato operativamente
la guerra lo scorso anno; l'unica che si è contrapposta materialmente sul
piano strategico, tattico, logistico e per così dire "sul terreno", alla
macchina bellica; l'unica non meramente simbolica o finalizzata alla
visibilità sui mass-media, bensì pensata e realizzata come intervento
concreto ed efficace nel conflitto, come azione di contrasto reale alla
guerra; appunto come intervento pratico della nonviolenza per fermare
eserciti e stragi; l'unica in una logica non vittimistica, bensì intesa come
"nonviolenza dei forti" che combatte nonviolentemente contro la guerra ed i
suoi apparati per sconfiggerli sul campo e renderli impotenti.
Naturalmente questa tecnica nonviolenta richiede, per essere applicata,
piena e pienamente consapevole assunzione personale di responsabilità,
limpidezza di condotta ed assoluta fedeltà alla nonviolenza da parte di chi
la utilizza.
Lo scorso anno raccogliemmo alcuni materiali relativi a questa proposta ed
esperienza in una "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri".

20. Da "In cammino verso Assisi" n. 27 del 23 settembre 2000
Chi scrive queste righe è da tempo persuaso della necessità che la
nonviolenza divenga l'asse dell'impegno politico (e non solo sociale e
culturale), e che si sviluppi una riflessione ed una prassi ad essa ispirata
che sappiano essere concreto intervento, lotta incessante, affermazione
limpida e persuasa di umanità nel vivo del conflitto, contrastando la
violenza ovunque essa operi e comunque si mascheri. La nonviolenza è lotta,
se non è lotta non è affatto. La nonviolenza è la scelta del rigore
intellettuale e morale, o non è. La nonviolenza è l'unica scelta che invera
pace, democrazia, diritti umani e difesa della biosfera, che afferma la
coerenza tra mezzi e fini, che riconosce la dignità di tutti, che istituisce
una convivenza non oppressiva, che rompe incessantemente le complicità con l
'ingiustizia, che suscita la rivolta contro il male, che chiama
incessantemente alla responsabilità ed alla solidarietà. Vale la pena farne
misura e strumento del nostro agire, e specchio al nostro riflettere.
Ma ancora una parola sentiamo che va detta: c'è un trauma che occorre saper
dichiarare e discutere, per elaborarne il lutto e per ricavarne
ammaestramenti necessari ed urgenti: la vicenda della guerra dello scorso
anno e la correlata catastrofe del movimento pacifista in Italia. Ci si
permetta di esprimere una nostra franca opinione, che offriamo quale
semplice contributo ad una discussione che ci sembra improcrastinabile.
La guerra balcanica del 1999 non è stata soltanto un eccidio barbarico, per
eseguire il quale è stata altresì infranta la nostra Costituzione italiana,
e con essa la carta delle Nazioni Unite ed i cardini stessi del diritto
internazionale; è stata anche la catastrofe di una cultura, di un comune
sentire e di una esperienza organizzata, quella del pacifismo italiano come
movimento di massa e orientamento diffuso così come lo avevamo costruito,
sviluppato e verificato a partire da quel grande momento di verità e di
ricerca che fu l'opposizione ai missili nucleari a Comiso vent'anni fa,
quando culture diverse si incontrarono e si riconobbero e trovarono un forte
elemento di coesione proprio nell'incontro con la nonviolenza (sebbene per
molti limitatamente al suo aspetto meramente metodologico, di repertorio di
strategie e di tecniche, e quindi con un fraintendimento, un'ambiguità di
fondo).
Ebbene, quel movimento pacifista è crollato alla prova della guerra dei
Balcani.
Abbiamo più volte proposto la nostra analisi di questo collasso; qui ne
riassumiamo di scorcio i termini essenziali.
Da un lato ha clamorosamente rivelato la sua inanità il pacifismo
parastatale e burocratico, subalterno e incapace a contrastare frontalmente
il governo guerriero, stragista e fuorilegge, e ad opporsi operativamente
alla macchina bellica che dispiegava la sua furia.
Dall'altro ha dimostrato definitivamente agli occhi di tutti la sua
inammissibilità morale ed intellettuale, ed il suo esito nichilista, il
preteso pacifismo urlatore ed ambiguo, quello che si dichiara contro la pena
di morte, ma quando gli assassini sono "amici" e "liberatori" allora non
sono assassini ma "giustizieri" e vanno osannati; quello che è contro la
guerra, ma quando a fare la guerra sono "i nostri compagni" allora la guerra
è "giusta e necessaria", e così via in un'orgia di retorica oscena e
scellerata. Questo sedicente pacifismo in realtà è omologo nei suoi
fondamenti e nei suoi esiti ai poteri che dichiara di combattere: è omologo
a chi glorifica le uccisioni "in nome di Dio" o della patria o della purezza
o di altre ideologie adoratrici della morte; è omologo alla Nato che
commette stragi "in nome dei diritti umani". E dunque non è lotta per la
pace, ma qualcosa d'altro e di oscuro.
Nel 1999 era possibile contrastare efficacemente la guerra ed occorreva
farlo qui, in Italia, di dove il grosso dei bombardieri stragisti decollava
a recar morte alle genti balcaniche: ma occorreva aver fatto la scelta della
nonviolenza, occorreva l'azione diretta nonviolenta per bloccare
concretamente i decolli dei bombardieri. Era possibile riuscirci: per poche
ore ad Aviano ci siamo riusciti con l'azione diretta nonviolenta delle
"mongolfiere per la pace". Se invece di essere poche persone, fossimo stati
in migliaia, avremmo fermato la guerra (fosse pure solo in parte e per poco,
ed al prezzo di innumerevoli fermi e denunce ed arresti di militanti
rigorosamente nonviolenti), dimostrando che la nonviolenza può essere più
forte della macchina bellica, dimostrando che la nonviolenza non è
testimonianza vittimistica, ma lotta la più rigorosa e concreta, che alla
violenza ed ai suoi apparati si oppone in campo aperto, operativamente, per
fermarla e sconfiggerli.
Ma la guerra non fu fermata, la legalità costituzionale non fu adeguatamente
difesa, perché la gran parte del movimento pacifista italiano era
interessata ad altro: a comparire in televisione, a coltivare carriere, ad
occhieggiare le elezioni, a buscare una fetta di "aiuti" da gestire, a
recitare le predicazioni vaniloquenti e le squallide e sciagurate
simulazioni delle guerriglie nei week-end, a contrattare qualche prebenda o
anche solo a sgravarsi la coscienza facendo qualche allegra marcetta o
qualche nobile mozione o qualche idiota e criminale sassaiola.
E la guerra non fu fermata perché la gran parte del movimento pacifista
italiano era ambiguo sulla violenza; ed invece solo con la scelta della
nonviolenza si poteva fronteggiare e contrastare la macchina bellica; sì,
solo con la nonviolenza era possibile affrontare sul terreno,
operativamente, la macchina bellica e riuscire ad infliggerle una sconfitta.
La nonviolenza restò minoritaria, incompresa, irrisa perfino (e pagò lo
scotto altresì della confusione e delle piccinerie che regnano tra gli
stessi amici della nonviolenza, che sovente confondono nonviolenza e buone
maniere, nonviolenza e mero volersi bene, nonviolenza e astensione, la
nonviolenza riducendo a devozione privata così denegandone la decisiva
dimensione di lotta di massa, di "omnicrazia" per dirla con Capitini). Ed il
movimento pacifista fu annientato dalle sue stesse ambiguità, dalla sua
stessa pusillanimità.
Lo scriviamo per l'ennesima volta: di questo dovremo pur ragionare una buona
volta: altre guerre si preparano, e o si avrà la capacità di costruire un
movimento di massa fondato sulla nonviolenza che la guerra contrasti
concretamente, oppure si continuerà a recitare il pacifismo, e si resterà di
fatto complici e scimmie degli stragisti. O si comincia davvero a
contrastare praticamente, operativamente, gli eserciti e le armi, le guerre
e le violenze, oppure meglio sarebbe starsene zitti.

21. Una opportuna postilla
Per una riflessione più approfondita sulla nonviolenza rinviamo al nostro
lavoro La nonviolenza contro la guerra, scaricabile dal sito di Peacelink.
Sempre su Peacelink è presente la stesura aggiornata al 1999 del nostro
lavoro Uomini di pace.
Ulteriori materiali per la formazione alla nonviolenza abbiamo pubblicato
negli ultimi mesi nella mailing list "pace" di Peacelink: un punto di
partenza per ulteriori ricerche possono essere i 27 fascicoli del notiziario
"In cammino verso Assisi" (in particolare il n. 26, del 22 settembre 2000,
reca un'ampia bibliografia introduttiva sulla nonviolenza; il n. 27, del 23
settembre, un elenco di siti utili di movimenti nonviolenti o vicini alla
nonviolenza).