Chiamiamo il 113



Comunicato stampa

 

Inviamo come anticipazione l'editoriale del direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Peppe Sini, che apparira' nel numero di domani del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino".

 

Con preghiera di esame e di diffusione.

 

Centro di ricerca per la pace

strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo

tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Viterbo, 20 ottobre 2002

 

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PEPPE SINI: IL COLPO DI STATO E LA RESISTENZA NONVIOLENTA

 

Anche illustri personalita' sono cadute in trappola: hanno accettato di discutere sulla violazione dell'articolo 11 della Costituzione come se si trattasse di cosa su cui si puo' discutere. ed invece c'e' solo da chiamare il 113 e mandarlo a casa dei golpisti.

 

Poiche' occorre ricordare che l'articolo 11 della Costituzione, che in modo assoluto ripudia la guerra sia come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli sia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, fa parte di quei "principi fondamentali" della Carta su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico che sono immodificabili se non con un colpo di stato.

 

Che si permetta ai signori Berlusconi e D'Alema di teorizzare il colpo di stato e' davvero troppo.

Che si permetta al governo e al parlamento di violare impunemente l'articolo 11 della Costituzione (con la ripetuta criminale partecipazione italiana a scellerate guerre dal '91 in qua) e' davvero troppo.

Che si permetta al capo dello stato di tradire il suo compito di supremo garante della legalita' costituzionale e farsi complice dei golpisti - come e' ripetutamente avvenuto in questi ultimi anni - e' davvero troppo.

Che si permetta alla magistratura di far finta di niente mentre la legalita' costituzionale e' massacrata, lo stato di diritto e' distrutto, la democrazia e' aggredita da una banda di gangster in doppiopetto nelle persone di coloro che pro tempore rappresentano governo, parlamento e capo dello stato, persone le quali hanno precipitato e nuovamente spingono l'Italia verso la guerra illegale e immorale, stragista e golpista, e' davvero troppo.

 

E allora bando alle ciance: occorre resistere, in difesa della pace e della democrazia, in difesa della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, in difesa sia delle vite umane delle vittime designate delle guerre, sia della dignita' e della civilta' del nostro paese, sia della nostra gia' cosi' ferita comune umanita'.

Occorre opporsi alla guerra: in nome del diritto alla vita di ogni essere umano, e in nome della difesa delle leggi buone e giuste. Ed occorre che questa opposizione alla guerra sia limpida ed intransigente, che sia una resistenza nonviolenta.

 

E frattanto chiamiamo il 113 e informiamolo che ci sono in giro per l'Italia dei golpisti dalle mani sporche di sangue.

 

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