Il decalogo di Israele. Ovvero come non si è fatta la pace



Il decalogo di Israele. Ovvero come non si è fatta la pace
di JEFF HALPER *

Come prima cosa, crei grandi aspettative. Strette di mano di fronte alla Casa bianca. Una retorica di pace («Basta con la guerra. Basta con i bagni di sangue»). Elezioni, il diritto di avere una propria bandiera. Poi, incontri segreti, vertici, cene, trattati di pace, accordi quadro, promesse, benefici futuri sbandierati di fronte a bocche affamate. Altre strette di mano, altri «gesti». Poi crei un quadro di pace che ti garantisca una superiorità negoziale. Prendi leggi internazionali, convenzioni dei diritti umani, risoluzioni dell'Onu e, per dare la giusta misura, arruoli come «mediatore» il tuo alleato strategico, la maggiore potenza mondiale, la stessa che ti rifornisce di armi.Poi, mentre ad Oslo, Washington, Parigi, il Cairo, Wye Plantation, Stoccolma, Amman, Camp David, Sharm el Sheik parli di pace, crei una situazione sul campo che ti garantisca un controllo permanente e pregiudichi la riuscita dei negoziati.
Nei 7 anni seguiti alla firma degli accordi di Oslo fai in modo di:
1 Smembrare la West Bank in tre aree «A, B e C», dando all'Autorità palestinese pieno controllo di solo il 18% di territorio e un controllo formale del 61%; dividere la piccola striscia di Gaza in «aree gialle, bianche, blu e verdi», fornendo a 6000 coloni il controllo del 40% del territorio e confinando un milione di palestinesi nella porzione restante; separare completamente Gerusalemme est dalla società palestinese. 2 Espropriare 200 chilometri quadrati di fattorie e pascoli ai legittimi proprietari palestinesi per costruire i tuoi insediamenti, le tue autostrade, le tue infrastrutture. 3 Sradicare circa 80mila ulivi e altri alberi da frutto che si trovano sulla strada dei tuoi progetti di costruzione, gettando nella miseria i contadini e trasformandoli in lavoratori a giornata per il tuo mercato del lavoro. 4 Costruire circa 30 nuovi insediamenti, fra cui intere città come Kiryat Sefer e Tel Zion, oltre alle decine già esistenti nei Territori occupati su cui stai già negoziando, e costruire 90mila nuove unità abitative a Gerusalemme est solo per la tua popolazione. 5 Demolire più di 1.200 case dello stesso popolo con cui stai trattando la pace. 6 Raddoppiare la tua popolazione di coloni portandola fino a 400mila unità, decidendo senza accordo con la controparte che il 90% degli insediamenti rimarranno comunque sotto la tua sovranità. 7 Avviare la costruzione di 480 chilometri di autostrade e «strade di congiungimento» tra i tuoi insediamenti, trasformando il futuro territorio del tuo partner di pace in un arcipelago di minuscole isole disconnesse e impedendo di fatto la nascita di un'economia autonoma e competitiva. 8 Imporre un «blocco» permanente per impedire a coloro a cui hai sottratto la terra di trovare lavoro nel tuo sistema economico, perché hai scoperto che i lavoratori rumeni e thailandesi sono meno costosi e più docili. Nel far ciò, impedisci loro di entrare a Gerusalemme, dove sono ubicati i luoghi a loro più sacri. 9 Sfruttare le loro risorse naturali in modo unilaterale, drenando il 25% dell'acqua del tuo paese dalle falde acquifere dei tuoi vicini, lasciati a morire di sete per mesi. 10 Distruggere le loro campagne e i loro territori, soffocando il loro ambiente con massicci insediamenti e autostrade per i tuoi deserti urbani e industriali. Poi aspetti che la tua occupazione diventi irreversibile e completa, che le due economie siano definitivamente sotto il tuo controllo - con tutte le reti elettriche, le autostrade e le infrastrutture urbane. Poi annunci che la tua concezione di pace è «separazione», e rinchiudi i tuoi vicini in un pugno di piccoli isolotti, spazzando via ogni residua speranza che essi avevano in un futuro migliore, in un paese degno di questo nome e in un'identità effettiva. Continui a rafforzare il tuo controllo, riducendo lo spazio vitale, umiliandoli e molestandoli finché non esplode la rivolta. Poi racconti al mondo la tua versione dei fatti: quanto hai cercato di negoziare, quanto sei stato «generoso», quanto volevi la pace, e quanto sei dispiaciuto che «loro» non l'hanno voluta. Racconti come «loro» hanno lanciato pietre contro le tue buone intenzioni, come «loro» non sono partner leali per fare la pace, come «loro» non sono pronti per la pace. Così, finché non si decidono a porre fine alle violenze e a ritornare a qualche tavolo negoziale che ti permetta innanzitutto di consolidare il tuo controllo, dovrai ricorrere alla forza - forza difensiva naturalmente, perché sono «loro» gli aggressori. Le armi americane più all'avanguardia, i cecchini e i blocchi, la distruzione di migliaia di ettari di terra agricola e di centinaia di case...Fintanto che non recepiranno il messaggio.

* Jeff Halper insegna antropologia alla Ben Gurion University in Israele. E' coordinatore del "Movimento israeliano contro le demolizioni" (Icahd) e direttore della rivista critica "News from within", pubblicata dall'Alternative Information Center. Un mese fa è stato arrestato dalla polizia israeliana mentre protestava contro la demolizioni di 58 case a Rafah da parte dei tank di Sharon.