DOPO LA PALESTINA, PACIFISTI IN AFRICA






"...anch'io a Kisangani!"

Azione internazionale nonviolenta di pace in Africa:  22 - 27 maggio 2002

Partecipazione al Simposio Internazionale per la Pace in Africa (SIPA 2)

"Libérons la Paix"

Kisangani, Repubblica Democratica del Congo







COMUNICATO STAMPA



DOPO LA PALESTINA PROSEGUE IN AFRICA LA MOBILITAZIONE PER LA PACE DELLA SOCIETÀ CIVILE: 250 EUROPEI PRONTI A PARTIRE PER UN'AZIONE DI PACE NELLA R.D. DEL CONGO, MENTRE SI CONCLUDE SOLO CON UN ACCORDO PARZIALE IL DIALOGO INTRACONGOLESE.



Dopo l'esperienza in Palestina con "Action for peace", continua in Africa l'impegno della società civile per la pace. La possibilità che semplici civili con atteggiamento nonviolento riescano laddove le diplomazie sono all'impasse cerca realizzazione infatti nella martoriata Repubblica Democratica del Congo, mentre non è stato raggiunto alcun accordo globale al tavolo del Dialogo intracongolese, tappa delle trattative di pace per la zona dei Grandi Laghi africani. Il Dialogo si è concluso infatti venerdì scorso solo con un accordo parziale tra il governo di Kinshasa e il Movimento di Liberazione del Congo, nel quale sperava tutta la popolazione, che si era aperto a Sun City (Sudafrica) il 25 febbraio. I 350 delegati di tutte le principali fazioni e della società civile hanno lavorato per 45 giorni, ma non sono riusciti, nonostante l'impegno del presidente Sudafricano Thabo Mbeki e del mediatore ufficiale Ketumile Masire, a mettere d'accordo tutti e tre i tre belligeranti principali: il governo di Kinshasa, il Mlc) e la Coalizione democratica congolese (Rcd-Goma).

Appena conclusi i lavori sono invece continuate le ostilità in alcune aree nel Nord-est del paese (Dungu in particolare, riconquistata in queste ore dal Mlc), mentre aggressioni alla popolazione continuano nel sud Kivu. Il clima, già di grande insicurezza per la popolazione, potrebbe quindi diventare quello del "tutti contro tutti" e fra alcuni osservatori c'è già il timore che si possa giungere anche a una fase più cruenta della guerra, iniziata il 2 agosto '98, appena 14 mesi dopo la conclusione della prima guerra che portò al potere a Kinshasa Laurent Désiré Kabila.

Una guerra, quella in atto adesso, che coinvolge ben 6 stati africani (Rep.Dem.Congo, Rwanda, Burundi, Uganda, Angola, Zimbabwe), e che, secondo stime dell'organismo statunitense International Rescue Committee, dall'agosto '98 all'aprile 2001 ha causato nell'Est della R.D.Congo due milioni e mezzo di morti, dei quali 350 mila per la violenza e gli altri per cause connesse agli scontri, come fame e assenza di cure. Il massacro delle popolazioni civili è legato, da qualsiasi parte si osservi questo conflitto, al controllo e allo sfruttamento, in un clima da Far West, delle ingenti risorse (diamanti, oro, coltan, legname) di un'area ricca di materie prime ma la cui popolazione è paradossalmente e incredibilmente povera.

Molte persone in Congo, tuttavia, senza che l'Occidente se ne accorga, da tempo lavorano per la pace: la società civile congolese, pur stremata, continua ad impegnarsi nella ricerca di soluzioni politiche anziché militari e ha condotto campagne di mobilitazione nel paese e presso la comunità internazionale. L'ultima, il 29 marzo, ha visto le donne del Katanga, e di Lubumbashi in particolare, impegnate in una marcia silenziosa nel corso della quale hanno lanciato un messaggio per chiedere all'Onu di vegliare sull'attuazione delle risoluzioni prese, e a tutte le parti "di pensare alla sofferenza dei loro fratelli e alla ingiusta morte loro inflitta".

Ed è proprio per sostenere il grido di pace della società civile congolese che 250 pacifisti europei, quasi tutti di nazionalità italiana, sono pronti a partire alla volta della città di Kisangani (capoluogo della Provincia Orientale, nella R.D.C.) con l'azione internazionale nonviolenta "Anch'io a Kisangani".

L'azione si svolgerà dal 22 al 27 maggio. I partecipanti, provenienti da 55 città, con diverse età (dai 18 ai 76 anni di Mons. Luigi Bettazzi, già Vescovo di Ivrea e presidente di Pax Christi) e professioni (studenti, pensionati, casalinghe, operai, consulenti informatici, missionari, disoccupati, pubblicitari e agricoltori), rappresenteranno ben 7 nazionalità e si prepareranno alla partenza con un week-end di formazione nonviolenta a Bologna l'11-12 maggio.

L'iniziativa, richiesta dalla società civile e dall'Arcidiocesi di Kisangani e promossa da un cartello di associazioni (Beati i Costruttori di Pace, Break the Silence, Chiama l'Africa, Agesci, Emmaus, Gavci, Pax Christi, Missionari/e Comboniani, Dehoniani, Saveriani, Consolata, Pime), prevede l'arrivo dei pacifisti a Kisangani, città emblema della guerra congolese, la mattina del 23 maggio, incontri fra gruppi europei e africani impegnati su varie tematiche (donne, studenti, gruppi ecumenici, insegnanti, infermieri e medici dei centri sanitari, ong per lo sviluppo, ong per i diritti umani, sindacati, giornalisti), due giorni di lavoro del Simposio Internazionale per la Pace in Africa (con relazioni di personalità e semplici cittadini), momenti di festa, una preghiera interreligiosa e la marcia della pace per le strade della città. Il 26 maggio la città ospiterà anche l'epilogo della maratona "Vivicittà", organizzata dalla Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti) con Libera, l'associazione di don Luigi Ciotti, che ha coinvolto molte città europee e africane (da Sarajevo a Nairobi).

Il Comitato promotore della città di Kisangani - composto da rappresentanti dell'Arcidiocesi locale, delle parrocchie, delle congregazioni missionarie, della società civile, di alcune Ong attive nel campo dei diritti umani e delle chiese protestanti, kimbaguista e dai rappresentanti della comunità musulmana - considera questa azione di pace unitaria fra europei e africani "una grande occasione, un'iniziativa della città tutta intera". Se sarà un progetto veramente concepito e portato avanti dalla popolazione, secondo gli organizzatori africani "c'è la speranza che il Simposio sulla pace che si terrà in quei giorni cambi il nostro modo di impegnarci per la pace. La popolazione di Butembo, nel Nord Kivu, infatti ha più consapevolezza ed energia nel lavorare per la pace, dopo la condivisione delle loro speranze con i 300 europei che l'anno scorso hanno lì partecipato alla prima edizione del Simposio Internazionale per la Pace in Africa".



Padova, 22 aprile  2002













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Comunicato stampa Kis  22 aprile

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