[viator-buone-notizie] Don Tonino ci introduce nello spirito di Assisi



Approssimandosi la data del 24 Gennaio, in cui il Papa ad Assisi ci
regalera' ancora il sogno di un'Ecumene riconciliata - sogno fragile ma
reale, come il bimbo di Betlemme che muove ora i primi passi... segno
contradditorio di fragilita' e impotenza, ma pietra di inciampo per i
potenti "confusi nei pensieri dei loro cuori" - ci lasciamo guidare dalla
riflessione di don Tonino, certi che, ora piu' che allora, sara' Lui a
presentare la nostra preghiera al cospetto del Padre di tutti.

Alberto Vitali

(Il testo e' presente nella sezione dedicata all'evento di Assisi sul sito
web di Pax Christi Italia: www.peacelink.it/users/paxchristi/religprece.htm
( www.peacelink.it/users/paxchristi/tonino-assisi.htm )

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Assisi, monte delle Beatitudini,
della Pace, con amore di fratelli, oltre che di figli

ASSISI, 27 OTTOBRE 1986



Carissimo,

c'è da pensare che nel calendario perpetuo del Cielo, a partire da
quest'anno, il ventisette di ottobre sarà sempre ricordato come la "festa
del Padre".
Sì, perché al Signore nostro Dio non era forse mai capitato di vedere i
suoi figli sulla terra che, pur chiamandolo con nomi diversi, gli si
fossero rivolti tutti insieme per chiedergli qualcosa.
Aveva sempre dovuto ascoltarli in "separata sede".
Spesso, con una stretta al cuore.
Non di rado, nascondendo agli uni gli appuntamenti segreti avuti con gli
altri, per non suscitare gelosie. E non è infondato il sospetto che, se
alle richieste dei figli (compresa quella della pace) non ha risposto con
la generosità che gli è congeniale, forse è perché l'ha trattenuto il
pudore del padre che vuole essere giusto con tutti, ma che teme di essere
accusato di particolarità verso qualcuno.
Ora, finalmente, per la prima volta nella storia, se li vede arrivare tutti
insieme. Si son messi "d'accordo" almeno su una cosa: chiedere al padre che
sia lui a metterli "d'accordo".
Ed ecco che, accogliendo l'iniziativa del Papa, saliranno ad Assisi per
pregare, in rappresentanza di tutti gli uomini della terra, non solo i capi
delle confessioni cristiane, ma anche i "leaders" delle grandi e piccole
religioni: dagli ebrei ai musulmani, dai confuciani agli shintoisti, dagli
induisti ai seguaci di Budda.
Gli scettici coglieranno solo la dimensione scenografica dell'avvenimento,
giudicandolo semmai come un bel "colpo d'occhio". Ma chi crede in Dio non
mancherà di avvertire il bel "colpo di schiena" con cui l'umanità, stesa a
terra da oscuri presentimenti, tenta di disarcionare, "in extremis", la
paura della catastrofe planetaria.
Quale preghiera risuonerà ad Assisi?
Nella liturgia cattolica, ce ne sarebbe una molto bella che dice così:
"Donaci, o Padre, il possesso dei beni eterni nei quali crediamo e speriamo
con amore di figli".
Temo, però, che Dio, alla richiesta degli uomini, possa replicare press'a
poco così: "Senz'altro, questi beni eterni, di cui la pace costituisce la
sintesi, ve li concedo fin da ora. Ma non basta credere e sperare in essi
con amore di figli. Dovete credere e sperare anche con amore di fratelli!".
Ecco il punto. Ed ecco il senso di questa salita ad Assisi, divenuto monte
delle beatitudini: occorre credere e sperare nella pace con amore di
fratelli, oltre che di figli.
Il Padre non è disposto a parcellizzare il suo asse ereditario seguendo i
muri perimetrali delle nostre divisioni. La pace non si divide. Non si
lottizza. Non si frantuma. È come un disco la cui musica non si può far
godere da più, persone rompendolo in più parti.
Non c'è una pace rossa e una pace bianca. Non c'è una pace cattolica e una
pace anglicana. Non c'è una pace ortodossa e una pace musulmana. C'è una
sola pace: quella del Padre. E chi, per accaparrarsela, colloca i
recipienti di carta stagnola delle sue ideologie o delle sue divisioni,
compie un sacrilegio.
La pace è un valore senza frontiere. Lo ha detto più volte Giovanni Paolo
II. Anche senza frontiere religiose, naturalmente. Queste, anzi, devono
essere le prime a cadere.
E non solo nell'atto della implorazione.
Non basta, cioè, fare una tregua nel momento in cui si implora la pace,
come il minuto di silenzio che a volte si osserva negli stadi, prima che
esplodano le rivalità.
È urgente che tutti quelli che invocano la pace sulla "montagna" siano
disposti a porre segni di pace tra di loro nella "pianura" della vita
quotidiana.
Solo allora avranno senso le scale della preghiera per la pace, quando i
figli tenteranno di consolidare i ponti di sagge convergenze religiose,
economiche, politiche e sociali.
Ma c'è un'altra urgenza. Quella che coloro i quali invocano la pace
riscoprano atteggiamenti penitenziali comuni. Intuiscano insieme le vie
della riparazione per la complicità di tanti peccaminosi silenzi.
Percorrano di comune accordo itinerari di giustizia, e pongano veramente
l'uomo come principio architettonico del loro impegno nello spazio e nella
storia. Con grande coraggio profetico!
Un coraggio che denunci i guasti degli egoismi corporativi, le
sperequazioni economiche, l'idolatria del profitto, lo sterminio per fame
tollerato se non provocato dai ricchi ai danni di tutti i Sud della terra,
la crescente produzione di armi e il loro commercio clandestino, la
militarizzazione del territorio e dello spazio, le discriminazioni
razziali, la tragica esposizione debitoria dei poveri del Terzo Mondo, il
"business" di certi ipocriti aiuti economici, l'imperialismo culturale
veicolato dai mass-media...
È su questo principio di solidarietà delle religioni tra loro e delle
religioni con l'uomo che esse si giocano oggi la propria vocazione planetaria.
Ed è forse da queste "cospirazioni" sulla prassi della pace, più che dalle
tante accademie intellettuali, che nascerà una nuova temperie di comunione
tra i popoli del mondo.
È questa la nube della speranza, dalla quale ci auguriamo tutti di essere
avvolti.
Ed è anche l'unica "iniziativa di difesa strategica di cui oggi la terra ha
veramente bisogno.

26 ottobre 1986

+ don TONINO, Vescovo



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