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pc: legge marziale mondiale
- Subject: pc: legge marziale mondiale
- From: "Arianna Editrice" <arianed at tin.it>
- Date: Fri, 16 Nov 2001 10:21:29 +0100
Legge marziale mondiale Bush istituisce i tribunali militari per i terroristi. E per il pianeta il manifesto del15 novembre 2001 Il presidente dgli Stati uniti George W. Bush ha firmato l'ordine esecutivo che istituisce le corti marziali per gli stranieri sospettati di terrorismo. Si tratta di tribunali militari speciali che possono essere chiamati a giudicare persone che vengono arrestate dagli Stati uniti per terrorismo. Le corti speciali potranno entrare in azione in ogni luogo e in ogni momento. I processi militari possono essere tenuti in tutto o in parte segreti. Lo ha reso noto ieri uno dei consiglieri della Casa bianca. Secondo il consigliere, Al Gonzales, in sostanza l'ordine esecutivo incarica il ministro della difesa - il falco Donald Rumsfeld - della creazione di questi organi giudiziari. Lo schema, che ufficialmente non si applica ai cittadini americani, si basa su due passaggi preliminari: andrebbe accertata in modo indipendente l'eventuale appartenenza di un arrestato a organizzazioni terroristiche (come al esempio Al Qaeda, la rete clandestina che fa capo a Osama bin Laden) e valutata la corrispondenza agli interessi nazionali degli Stati uniti del fatto di assoggettare l'arrestato a un processo normale. Dopo l'arresto, l'accertamento "indipendente" e la dichiarazione di contrarietà all'interesse nazionale nei confronti di un processo con le regole consuete, il presunto terrorista sarà messo a disposizione del ministero della difesa e delle sue corti marziali per "alien", per stranieri. Ufficialmente, le corti marziali speciali sono la soluzione giuridica che Washington ha escogitato per liberarsi di bin Laden e dei suoi uomini, una volta catturati - e non lo sono ancora. La segretezza dei processi toglie un palcoscenico all'imputato, limita gli strumenti della difesa e soprattutto serve più che altro a condannare a morte. Le sentenze sono inappellabili, e tra la condanna e la sua applicazione (cioè l'esecuzione) passa pochissimo tempo, al massimo qualche settimana, invece degli anni e anni che i vari appelli garantiscono ai condannati dai tribunali civili. E' un provvedimento tagliato su misura per Al Qaeda, ma come tutti i provvedimenti giudiziari assume un valore generale. Potrebbe cioè essere usato per qualsiasi organizzazione venga definita terrorista, e l'elenco è lungo e in continua evoluzione. L'ultimo, stilato dopo le Due Torri, comprende una settantina di sigle e contiene tra l'altro le brigate di Al Aqsa (di Al Fatah), il Fronte popolare di liberazione della Palestina, Hezbollah, Hamas, le Farc, il Pkk kurdo, il Fronte Moro musulmano delle Filippine... E' un tribunale la cui giurisdizione è il pianeta e il cui presidente della corte è, in definitiva, il Pentagono. E che divide gli imputati in serie A (americani) e serie B (resto del mondo). Maccartismo mondiale Revocato lo stato di diritto negli Stati uniti, cancellate le garanzie costituzionali: chiunque sarà sospettato di terrorismo, potrà essere giudicato da un tribunale militare, il cui giudizio è inappellabile. La direttiva firmata da Bush riguarda soprattutto gli stranieri, ma può essere estesa anche ai cittadini americani MARCO D'ERAMO - INVIATO A NEW YORK Con un tratto di penna, George W. Bush ha revocato lo stato di diritto negli Stati uniti, cancellato le garanzie costituzionali e si è dato il diritto di uccidere chiunque in ogni angolo della terra, a discrezione. E' la devastante conclusione che si trae dalla lettura dell'intero testo del decreto presidenziale che, a prima vista, stabilisce "solo" che gli stranieri sospettati di terrorismo possano essere detenuti, processati e giudicati da tribunali militari sia sul territorio americano che all'estero. Ma una lettura più attenta mostra 1) che la direttiva si applica non solo a sospetti terroristi o fiancheggiatori, ma anche a chiunque "a cui sia interesse degli Stati uniti applicare questo decreto", cioè a chi gli pare; 2) che il precedente legale invocato per giustificare quest'ordine è stato applicato anche a cittadini americani, e quindi il decreto permette di processare anche un cittadino Usa non in un tribunale civile ma in una corte marziale. E' chiaro che quest'ordine abolisce la distinzione tra potere esecutivo e potere giudiziario, poiché i membri della corte marziale giudicante saranno nominati dal ministro della difesa che avrà anche la facoltà di stabilire i criteri secondo cui alcune prove a carico saranno ammissibili e altre no (per "ragioni di sicurezza").E' chiaro che abolisce le garanzie costituzionali perché, in un processo militare, i diritti della difesa sono indeboliti, gli accusati possono essere condannati in base a puri indizi, non servono più le prove. E poi, una sentenza marziale è inappellabile. E' chiaro infine che si tratta di una di licenza di uccidere: i tribunali militari servono soprattutto a condannare a morte. *** A prima vista sembra un decreto tagliato e cucito su bin Laden: infatti appiana in un colpo solo tutti guai che avrebbe creato un processo civile al capo di Al Qaeda: gli avrebbe fornito un pulpito planetario da cui lanciare i suoi proclami anti-americani. Ma, soprattutto, gli Stati uniti avrebbero dovuto esibire prove convincenti che l'autore degli attentati dell'11 settembre è proprio bin Laden, prove che - è ormai un segreto di Pulcinella - non sono state ottenute: forti indizi sì, prove no. E infine gli Usa avrebbero dovuto fronteggiare la possibilità di un ricorso in appello da parte di bin Laden. La corte marziale è un rimedio miracoloso, poiché può processare l'imputato a porte chiuse, non ha bisogno di prove per condannarlo, e la sentenza è inappellabile. Ma, come per tutte le leggi ad hoc (ricordate il riassetto televisivo approvato come "legge Berlusconi"), anche questo "decreto bin Laden" finisce per diventare regola generale. E' così un altro tassello nella legislazione d'emergenza che sta consolidandosi dall'11 settembre, quando Bush dichiarò lo stato di assedio. Il suo effetto è di rendere permanente questo stato d'assedio. Il precedente costituzionale più citato riguarda un decreto presidenziale emanato da Franklin Delano Roosevelt durante la seconda guerra mondiale, per far giudicare da un tribunale militare Robert Quirin e altri sette sabotatori arrestati dall'Fbi a Chicago e a New York: sette erano tedeschi sbarcati da un sommergibile, ma uno, Herbert Haupt, aveva la cittadinanza americana. Interpellata, la Corte suprema sentenziò nel giugno 1942 che "la cittadinanza statunitense di un nemico belligerante non lo solleva dalle conseguenze dei suoi atti belligeranti in violazione della legge di guerra". Gli otto furono impiccati. Questo precedente mostra come l'ordine presidenziale possa applicarsi anche a cittadini americani, checché ne dica la Casa bianca. Un altro precedente è costituito dalla corte marziale istituita dal generale Douglas McArthur per processare il generale giapponese Yamashita Tomoyuki che fu impiccato nelle Filippine il 23 febbraio 1946, due settimane dopo che la Corte suprema Usa aveva sentenziato che i tribunali militari non sono tenuti a rispettare il Quinto emendamento e altre protezioni costituzionali. *** Ambedue questi precedenti riguardano però uno stato di guerra, in cui il Congresso degli Stati uniti aveva ufficialmente dichiarato guerra a Germania e Giappone. Nel caso attuale, nessuno ha ufficialmente dichiarato guerra all'Afghanistan; dal punto di vista giuridico non è in corso nessuna guerra, anche se fin dall'11 settembre Bush non fa altro che blaterare di "guerra mondiale al terrorismo" (ma parla anche di una più metafisica e indefinibile "guerra al male"). Quindi Bush sta varando una legislazione di guerra in una situazione di pace: ecco perché lo stato d'assedio rischia di diventare la regola negli Stati uniti. Basti pensare a un'altra misura adottata la settimana scorsa, che consente alle autorità d'intercettare le conversazioni tra gli avvocati difensori e i loro clienti sospettati di terrorismo. Per ora, il permesso si applica solo al terrorismo, ma lede in modo letale le prerogative della difesa e un diritto fondamentale degli accusati, di avere conversazioni confidenziali: sapendo di essere registrato, quale imputato si deciderà a fornire all'avvocato dettagli che magari sarebbero decisivi per la sua difesa? Già si sono levate molte voci contro questo decreto presidenziale, con la notevole eccezione di tutti i maggiori quotidiani Usa, nessuno dei quali, nemmeno il più liberal, ha ritenuto opportuno pubblicare un commento su questo tema: né il Wall Street Journal, né il Los Angeles Times, né il Washington Post, né il New York Times.Si è pronunciata invece la direttrice dell'ufficio di Washington dell'American Civil Liberties Union. Rispondendo all'argomento invocato dalla Casa bianca, secondo cui un tribunale civile non garantirebbe un processo sufficientemente rapido, Laura Murphy ha detto: "In primo luogo il presidente deve dimostrare che il sistema giudiziario attuale non consente di perseguire in tempo gli accusati di terrorismo. In assenza di una tale cogente giustificazione, questo decreto è profondamente increscioso (disturbing) e fornisce ulteriore evidenza che quest'amministrazione ha la più totale volontà di infrangere e non rispettare la bilancia di poteri e contropoteri che è così centrale per la nostra democrazia". "Abbiamo serie preoccupazioni per un uso eccessivo della magistratura militare che potrebbe derivarne. Il precedente costituito dal caso Quirin (del 1942) dà praticamente carta bianca, a quanto ci è dato di vedere" ha commentato Bruce Broomhall, direttore del programma giustizia del Comitato Avvocati per i Diritti Umani. Ma la minaccia peggiore pende sugli immigrati provenienti dal Medio Oriente o da paesi islamici. Il ministero della giustizia ha chiesto a tutti i colleges, scuole e atenei americani di fornire indicazioni sui loro studenti provenienti da questi paesi: dove abitano, che film vedono, che libri e giornali leggono, cosa mangiano, in quali ristoranti, quali pratiche religiose. L'altroieri poi, in base ai dati del servizio immigrazione il ministero della giustizia ha tracciato una lista di 5.000 maschi, in età tra i 18 e i 33 anni, giunti negli Stati uniti dopo il primo gennaio 2001 da una serie di paesi islamici e medio-orientali, per interrogarli. MacCarthy è di ritorno. DIRITTO INTERNAZIONALE Quel tribunale molto speciale DOMENICO GALLO Il Tribunale militare speciale creato con un "ordine" del Presidente Bush e destinato a giudicare i fatti di terrorismo commessi da imputati non americani assomiglia molto di più al Tribunale Speciale per la difesa del Fascismo che ad un organo di giustizia di una società democratica di tipo occidentale. Nella comunità internazionale è unanime il riconoscimento che la coercizione penale debba essere sottoposta ad una serie di regole, poiché il potere di punire di ciascuno Stato incontra il limite del rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo, fra i quali un posto privilegiato spetta al diritto ad un giusto processo da parte di un giudice imparziale. Nel diritto ad un giusto processo rientra l'interdizione di ogni discriminazione che sia basata sul sesso, sulla razza o sull'origine nazionale, come prevede l'art. 26 del Patto Internazionale Onu sui diritti civili e politici del 1966. Istituire un "Tribunale speciale" riservato ai non cittadini, costituisce una patente violazione del principio di non discriminazione poiché introduce una tutela (e quindi una coercizione) penale differenziata per i cittadini e gli stranieri in aperta violazione dei principi di civiltà giuridica affermati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e resi cogenti dal Patto Internazionale sui diritti civili e politici. E' vero che gli Stati Uniti, pur avendolo firmato, non hanno mai ratificato il Patto, come non hanno mai ratificato tutte le altre Convenzioni internazionali sui diritti umani, in virtù di una concezione della loro sovranità nazionale che si ammanta di assolutezza e non accetta i vincoli del diritto. Tuttavia non si può ignorare che esistono degli standard legali in ordine alla giurisdizione che vengono generalmente riconosciuti dalla comunità delle Nazioni, e che il Tribunale speciale di Bush fallisce di adeguarsi a tali standars. E' ben vero che nell'ordine di istituzione del Tribunale è specificato che tutti gli arrestati dovranno essere trattati umanamente, senza alcuna discriminazione che sia basata sul sesso, la razza, il colore della pelle, la nascita, la salute eccetera, ma tale rivendicazione di eguaglianza non ha altro valore che non sia di beffa, dal momento che la massima discriminazione è avvenuta a monte attraverso l'istituzione stessa di un Tribunale penale speciale, riservato agli stranieri, dalla cui giurisdizione e procedura i cittadini americani sono indenni. Si inaugura in questo modo uno sciagurato diritto duale che addirittura formalizza il doppio standard in tema di diritti umani che i paesi del terzo mondo rimproverano, non senza motivo, all'occidente. Qui ci troviamo di fronte più che a una struttura giudiziaria, ad uno strumento per la prosecuzione della guerra con altri mezzi: una sorta di attrezzatura legale che consente all'apparato di continuare l'azione offensiva intrapresa con i bombardamenti. Non è un caso infatti che un siffatto Tribunale fu istituito negli Stati uniti nel corso della II Guerra mondiale per corrispondere ad esigenze di sicurezza funzionali allo svolgimento della guerra. In questa condizione di difetto strutturale di imparzialità, è facile prevedere che le condizioni del fair trial difficilmente sarebbero rispettate, a partire dal divieto del ricorso alla tortura, per finire ai metodi di acquisizione e validazione delle prove. Insomma ci troviamo di fronte ad un mostro giudiziario ed è sin troppo facile il raffronto con quella Corte Internazionale di giustizia, alla quale gli Stati uniti si sono sempre opposti, che appare in confronto come un faro di civiltà, oltre ad essere l'unica soluzione decente e a portata di mano per la repressione dei crimini contro l'umanità, come quello commesso l'11 settembre a New York. E' poi appena il caso di osservare che nel nostro ordinamento costituzionale un Tribunale militare speciale per gli stranieri non sarebbe neanche lontanamente concepibile. Esso infatti contravverrebbe al divieto di istituire giudici speciali che i costituenti saggiamente hanno introdotto (art. 102 cost.) per evitare si potesse ripetere, sia pure in mutate condizioni storiche, l'esperienza del Tribunale speciale e contravverrebbe il diritto alla (eguale) tutela giurisdizionale di cui all'art. 24 della Costituzione, che la Corte Costituzionale ha ripetutamente qualificato come diritto fondamentale ed inviolabile dell'individuo, che deve essere assicurato a tutti, senza distinzioni di cittadinanza. L'USA PATRIOT ACT 2001, ritorno al maccartismo STEFANO SENSI John Ashcroft, ministro della giustizia, fiero sostenitore della pena di morte e antiabortista militante, ancora fresco della vittoria ottenuta in questi giorni per il pieno successo nel passaggio dell'Usa patriot act (Upa, il pacchetto legislativo in materia di terrorismo), annunciava gongolante che la legge sarebbe stata posta in atto un minuto dopo la firma presidenziale. Si apre dunque il fronte interno. Indubbiamente sporadici ma significativi episodi degli ultimi giorni avallano l'ipotesi che ci si trovi davanti a un rapido cambio di clima politico. Una studentessa quindicenne dello stato del West Virginia è stata espulsa da scuola perchè indossava una maglietta contro la guerra e per di più intendeva formare un circolo anarchico. A una dirigente dei verdi americani è stata impedito di imbarcarsi su un volo nazionale, perché al momento del check-in il computer ha segnalato il nome come possibile "problema", fatto che ha causato l'immediato intervento dei militari della guardia nazionale, presenza oramai costante negli aereoporti. Con il passaggio dell'Upa passiamo dunque a quella che molti temono possa rivelarsi una triste rivisitazione della stagione maccartista. Congresso e Senato si sono piegati all'isteria repressiva di Bush, concedendo praticamente tutto, fatta eccezione per la sunset provision (la postilla che pone un limite di 4 anni alle normative e ne permetterà una revisione o abrogazione fra 4 anni). Un'analisi in dettaglio dell'Upa autorizza un assai scarso ottimismo. In termini di principi generali della legge spiccano, infatti, la totale discrezionalità delle attività investigative e il sostanziale azzeramento, soprattutto per gli immigrati, delle garanzie sancite dal primo e quarto emendamento della costituzione americana. Di fatto, l'Upa reintroduce il diabolico guilty by association, la punibilità, cioè, in base alla semplice associazione (in questo caso a organizzazioni terroriste), che ha falciato la vita di migliaia di americani negli anni della guerra fredda. Fatto ancora più grave, la legge mantiene un'incredibile vaghezza nella definizione delle organizzazioni "terroriste". L'etichetta di "terrorista" viene infatti applicata, a qualsiasi gruppo che faccia, abbia fatto, o solo propagandato l'uso di pratiche violente che portino o possano portare a danneggiamento di beni materiali. Una semplice azione di disobbedienza civile diventa, in linea teorica punibile come atto terrorista, laddove essa comporti il danneggiamento di proprietà privata. La scure (per il momento solo metaforica) cade con incredibile sproporzione sugli immigrati, per i quali la semplice militanza e/o sostegno finanziario a gruppi o associazioni identificati come "terroristi" (tipo Greenpeace o l'Fmln) diventa passibile di carcerazione e deportazione immediata. Passibile di deportazione e arresto è anche l'immigrato che dia supporto materiale, non importa se consapevolmente o no, a gruppi o persone sospettati di "terrorismo". Di fatto la legislazione appena approvata segna un ulteriore salto di qualità delle politiche statunitensi nei confronti degli immigrati. E' bene ricordare che già le norme contenute nell'Illegal immigration reform and immigrant responsibility act approvato da Clinton nel 1996 avevano concesso al governo americano la possibilità di deportazione immediata nei confronti di immigrati condannati per reati criminali. Con l'Upa, arresto e deportazione possono ora avvenire in maniera assolutamente discrezionale, solo per il semplice "sospetto di reato". Nessun bisogno, dunque, di reato passato in giudicato. In base alla nuova legge, infatti, senza necessità di alcuna autorizzazione da parte del magistrato, un immigrato ritenuto "a buona ragione" responsabile di atti terroristici può essere sottoposto a 7 giorni di arresto, da commutarsi eventualmente in ulteriore detenzione o deportazione. Detenzione che si può transformare, in alcuni casi, in carcerazione illimitata. Qualora la nazione d'origine rifiuti il rimpatrio (o nel caso in cui questo non sia possibile per la mancanza di relazioni diplomatiche con gli Usa) il soggetto viene detenuto in maniera indeterminata da parte dell'Ins (l'Immigration and naturalization service, il servizio di immigrazione). Che si tratti di una terrificante ma non troppo surreale possibilità è dimostrato dal precedente dei 3.700 immigrati oggi in regime di custodia illimitata dell'Ins in quanto non "deportabili". Si noti anche che la detenzione può essere rivalutata ogni sei mesi in maniera ancora una volta del tutto discrezionale. Per prorogare l'incarcerazione, la legge non specifica la necessità nè di processo nè di prove a carico. In termini teorici, un cittadino straniero caduto in questa diabolico e kafkiano meccanismo potrebbe, in base a una semplice valutazione "discrezionale" di pericolosità, essere detenuto a vita senza mai arrivare a vedere un tribunale. Sempre per gli immigrati, pesantissime si fanno anche le limitazioni della libertà d'espressione. Si consideri, per esempio, il caso di un immigrato di ritorno negli Usa che all'estero si sia abbandonato a dichiarazioni "incendiarie" (concetto assai aleatorio) nei confronti del governo americano. L'Upa prevede la possibilità di negare il rientro nel paese e l'immediata deportazione. Azzeramento, infine, per stranieri e non, delle garanzie offerte dal quarto emendamento della costituzione americana, che prevede la necessità di convalida da parte del magistrato delle attività investigative. Con l'Upa tutto ciò viene a cadere. Agenzie come l'Fbi sono ora autorizzate a perquisire (e sorvegliare) sulla base di nessun indizio e senza mandato. Adducendo i soli motivi di "terrorismo" qualsiasi agenzia federale investigativa è autorizzata di fatto a perquisizioni e sorveglianze telematiche illimitate. Ancora più allarmante è la piena comunicazione del materiale investigativo fra le agenzie. Con l'imposizione da parte dell'Upa di un nuovo clima di piena collaborazione, su base "informale" e "discrezionale", le agenzie federali, Fbi, Ins, Cia, vengono messe reciprocamente a disposizione di un flusso continuo di informazioni di natura medica, lavorativa, finanziaria su chiunque possa essere considerato un potenziale terrorista. Dati che vanno dalla composizione del Dna del "sospetto" fino agli ultimi videotapes che ha noleggiati. Si viene a creare di fatto la possibilità di un controllo capillare su qualsiasi cittadino, immigrato e non, che viva negli Usa. Il messaggio ripetuto a iosa dal Big brother orwelliano di 1984 era profeticamente "War is peace, freedom is slavery, ignorance is strength" ("La guerra è pace, la liberta è schiavitù, l'ignoranza è forza"). Considerando gli scenari prossimi e venturi, viene da sospettare che il buon vecchio George non abbia alla fin fine sbagliato di soli pochi anni. Università della California
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