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Legge marziale mondiale
Bush istituisce i tribunali militari per i terroristi. E per il pianeta
il manifesto del15 novembre 2001

Il presidente dgli Stati uniti George W. Bush ha firmato l'ordine esecutivo
che istituisce le corti marziali per gli stranieri sospettati di terrorismo.
Si tratta di tribunali militari speciali che possono essere chiamati a
giudicare persone che vengono arrestate dagli Stati uniti per terrorismo. Le
corti speciali potranno entrare in azione in ogni luogo e in ogni momento. I
processi militari possono essere tenuti in tutto o in parte segreti. Lo ha
reso noto ieri uno dei consiglieri della Casa bianca.
Secondo il consigliere, Al Gonzales, in sostanza l'ordine esecutivo incarica
il ministro della difesa - il falco Donald Rumsfeld - della creazione di
questi organi giudiziari. Lo schema, che ufficialmente non si applica ai
cittadini americani, si basa su due passaggi preliminari: andrebbe accertata
in modo indipendente l'eventuale appartenenza di un arrestato a
organizzazioni terroristiche (come al esempio Al Qaeda, la rete clandestina
che fa capo a Osama bin Laden) e valutata la corrispondenza agli interessi
nazionali degli Stati uniti del fatto di assoggettare l'arrestato a un
processo normale. Dopo l'arresto, l'accertamento "indipendente" e la
dichiarazione di contrarietà all'interesse nazionale nei confronti di un
processo con le regole consuete, il presunto terrorista sarà messo a
disposizione del ministero della difesa e delle sue corti marziali per
"alien", per stranieri.
Ufficialmente, le corti marziali speciali sono la soluzione giuridica che
Washington ha escogitato per liberarsi di bin Laden e dei suoi uomini, una
volta catturati - e non lo sono ancora. La segretezza dei processi toglie un
palcoscenico all'imputato, limita gli strumenti della difesa e soprattutto
serve più che altro a condannare a morte. Le sentenze sono inappellabili, e
tra la condanna e la sua applicazione (cioè l'esecuzione) passa pochissimo
tempo, al massimo qualche settimana, invece degli anni e anni che i vari
appelli garantiscono ai condannati dai tribunali civili.
E' un provvedimento tagliato su misura per Al Qaeda, ma come tutti i
provvedimenti giudiziari assume un valore generale. Potrebbe cioè essere
usato per qualsiasi organizzazione venga definita terrorista, e l'elenco è
lungo e in continua evoluzione. L'ultimo, stilato dopo le Due Torri,
comprende una settantina di sigle e contiene tra l'altro le brigate di Al
Aqsa (di Al Fatah), il Fronte popolare di liberazione della Palestina,
Hezbollah, Hamas, le Farc, il Pkk kurdo, il Fronte Moro musulmano delle
Filippine...
E' un tribunale la cui giurisdizione è il pianeta e il cui presidente della
corte è, in definitiva, il Pentagono. E che divide gli imputati in serie A
(americani) e serie B (resto del mondo).

Maccartismo mondiale
Revocato lo stato di diritto negli Stati uniti, cancellate le garanzie
costituzionali: chiunque sarà sospettato di terrorismo, potrà essere
giudicato da un tribunale militare, il cui giudizio è inappellabile. La
direttiva firmata da Bush riguarda soprattutto gli stranieri, ma può essere
estesa anche ai cittadini americani
MARCO D'ERAMO - INVIATO A NEW YORK

Con un tratto di penna, George W. Bush ha revocato lo stato di diritto negli
Stati uniti, cancellato le garanzie costituzionali e si è dato il diritto di
uccidere chiunque in ogni angolo della terra, a discrezione. E' la
devastante conclusione che si trae dalla lettura dell'intero testo del
decreto presidenziale che, a prima vista, stabilisce "solo" che gli
stranieri sospettati di terrorismo possano essere detenuti, processati e
giudicati da tribunali militari sia sul territorio americano che all'estero.
Ma una lettura più attenta mostra 1) che la direttiva si applica non solo a
sospetti terroristi o fiancheggiatori, ma anche a chiunque "a cui sia
interesse degli Stati uniti applicare questo decreto", cioè a chi gli pare;
2) che il precedente legale invocato per giustificare quest'ordine è stato
applicato anche a cittadini americani, e quindi il decreto permette di
processare anche un cittadino Usa non in un tribunale civile ma in una
corte marziale.
E' chiaro che quest'ordine abolisce la distinzione tra potere esecutivo e
potere giudiziario, poiché i membri della corte marziale giudicante saranno
nominati dal ministro della difesa che avrà anche la facoltà di stabilire i
criteri secondo cui alcune prove a carico saranno ammissibili e altre no
(per "ragioni di sicurezza").E' chiaro che abolisce le garanzie
costituzionali perché, in un processo militare, i diritti della difesa sono
indeboliti, gli accusati possono essere condannati in base a puri indizi,
non servono più le prove. E poi, una sentenza marziale è inappellabile. E'
chiaro infine che si tratta di una di licenza di uccidere: i tribunali
militari servono soprattutto a condannare a morte.

***

A prima vista sembra un decreto tagliato e cucito su bin Laden: infatti
appiana in un colpo solo tutti guai che avrebbe creato un processo civile al
capo di Al Qaeda: gli avrebbe fornito un pulpito planetario da cui lanciare
i suoi proclami anti-americani. Ma, soprattutto, gli Stati uniti avrebbero
dovuto esibire prove convincenti che l'autore degli attentati dell'11
settembre è proprio bin Laden, prove che - è ormai un segreto di
Pulcinella - non sono state ottenute: forti indizi sì, prove no. E infine
gli Usa avrebbero dovuto fronteggiare la possibilità di un ricorso in
appello da parte di bin Laden. La corte marziale è un rimedio miracoloso,
poiché può processare l'imputato a porte chiuse, non ha bisogno di prove per
condannarlo, e la sentenza è inappellabile.
Ma, come per tutte le leggi ad hoc (ricordate il riassetto televisivo
approvato come "legge Berlusconi"), anche questo "decreto bin Laden" finisce
per diventare regola generale. E' così un altro tassello nella legislazione
d'emergenza che sta consolidandosi dall'11 settembre, quando Bush dichiarò
lo stato di assedio. Il suo effetto è di rendere permanente questo stato
d'assedio.
Il precedente costituzionale più citato riguarda un decreto presidenziale
emanato da Franklin Delano Roosevelt durante la seconda guerra mondiale, per
far giudicare da un tribunale militare Robert Quirin e altri sette
sabotatori arrestati dall'Fbi a Chicago e a New York: sette erano tedeschi
sbarcati da un sommergibile, ma uno, Herbert Haupt, aveva la cittadinanza
americana. Interpellata, la Corte suprema sentenziò nel giugno 1942 che "la
cittadinanza statunitense di un nemico belligerante non lo solleva dalle
conseguenze dei suoi atti belligeranti in violazione della legge di guerra".
Gli otto furono impiccati. Questo precedente mostra come l'ordine
presidenziale possa applicarsi anche a cittadini americani, checché ne dica
la Casa bianca.
Un altro precedente è costituito dalla corte marziale istituita dal generale
Douglas McArthur per processare il generale giapponese Yamashita Tomoyuki
che fu impiccato nelle Filippine il 23 febbraio 1946, due settimane dopo che
la Corte suprema Usa aveva sentenziato che i tribunali militari non sono
tenuti a rispettare il Quinto emendamento e altre protezioni costituzionali.

***

Ambedue questi precedenti riguardano però uno stato di guerra, in cui il
Congresso degli Stati uniti aveva ufficialmente dichiarato guerra a Germania
e Giappone. Nel caso attuale, nessuno ha ufficialmente dichiarato guerra
all'Afghanistan; dal punto di vista giuridico non è in corso nessuna guerra,
anche se fin dall'11 settembre Bush non fa altro che blaterare di "guerra
mondiale al terrorismo" (ma parla anche di una più metafisica e indefinibile
"guerra al male"). Quindi Bush sta varando una legislazione di guerra in una
situazione di pace: ecco perché lo stato d'assedio rischia di diventare la
regola negli Stati uniti. Basti pensare a un'altra misura adottata la
settimana scorsa, che consente alle autorità d'intercettare le conversazioni
tra gli avvocati difensori e i loro clienti sospettati di terrorismo. Per
ora, il permesso si applica solo al terrorismo, ma lede in modo letale le
prerogative della difesa e un diritto fondamentale degli accusati, di avere
conversazioni confidenziali: sapendo di essere registrato, quale imputato si
deciderà a fornire all'avvocato dettagli che magari sarebbero decisivi per
la sua difesa?
Già si sono levate molte voci contro questo decreto presidenziale, con la
notevole eccezione di tutti i maggiori quotidiani Usa, nessuno dei quali,
nemmeno il più liberal, ha ritenuto opportuno pubblicare un commento su
questo tema: né il Wall Street Journal, né il Los Angeles Times, né il
Washington Post, né il New York Times.Si è pronunciata invece la direttrice
dell'ufficio di Washington dell'American Civil Liberties Union. Rispondendo
all'argomento invocato dalla Casa bianca, secondo cui un tribunale civile
non garantirebbe un processo sufficientemente rapido, Laura Murphy ha detto:
"In primo luogo il presidente deve dimostrare che il sistema giudiziario
attuale non consente di perseguire in tempo gli accusati di terrorismo. In
assenza di una tale cogente giustificazione, questo decreto è profondamente
increscioso (disturbing) e fornisce ulteriore evidenza che
quest'amministrazione ha la più totale volontà di infrangere e non
rispettare la bilancia di poteri e contropoteri che è così centrale per la
nostra democrazia".
"Abbiamo serie preoccupazioni per un uso eccessivo della magistratura
militare che potrebbe derivarne. Il precedente costituito dal caso Quirin
(del 1942) dà praticamente carta bianca, a quanto ci è dato di vedere" ha
commentato Bruce Broomhall, direttore del programma giustizia del Comitato
Avvocati per i Diritti Umani.
Ma la minaccia peggiore pende sugli immigrati provenienti dal Medio Oriente
o da paesi islamici. Il ministero della giustizia ha chiesto a tutti i
colleges, scuole e atenei americani di fornire indicazioni sui loro studenti
provenienti da questi paesi: dove abitano, che film vedono, che libri e
giornali leggono, cosa mangiano, in quali ristoranti, quali pratiche
religiose. L'altroieri poi, in base ai dati del servizio immigrazione il
ministero della giustizia ha tracciato una lista di 5.000 maschi, in età tra
i 18 e i 33 anni, giunti negli Stati uniti dopo il primo gennaio 2001 da una
serie di paesi islamici e medio-orientali, per interrogarli. MacCarthy è di
ritorno.


DIRITTO INTERNAZIONALE
Quel tribunale molto speciale
DOMENICO GALLO




Il Tribunale militare speciale creato con un "ordine" del Presidente Bush e
destinato a giudicare i fatti di terrorismo commessi da imputati non
americani assomiglia molto di più al Tribunale Speciale per la difesa del
Fascismo che ad un organo di giustizia di una società democratica di tipo
occidentale.
Nella comunità internazionale è unanime il riconoscimento che la coercizione
penale debba essere sottoposta ad una serie di regole, poiché il potere di
punire di ciascuno Stato incontra il limite del rispetto dei diritti
fondamentali dell'individuo, fra i quali un posto privilegiato spetta al
diritto ad un giusto processo da parte di un giudice imparziale. Nel diritto
ad un giusto processo rientra l'interdizione di ogni discriminazione che sia
basata sul sesso, sulla razza o sull'origine nazionale, come prevede l'art.
26 del Patto Internazionale Onu sui diritti civili e politici del 1966.
Istituire un "Tribunale speciale" riservato ai non cittadini, costituisce
una patente violazione del principio di non discriminazione poiché introduce
una tutela (e quindi una coercizione) penale differenziata per i cittadini e
gli stranieri in aperta violazione dei principi di civiltà giuridica
affermati dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e resi
cogenti dal Patto Internazionale sui diritti civili e politici.
E' vero che gli Stati Uniti, pur avendolo firmato, non hanno mai ratificato
il Patto, come non hanno mai ratificato tutte le altre Convenzioni
internazionali sui diritti umani, in virtù di una concezione della loro
sovranità nazionale che si ammanta di assolutezza e non accetta i vincoli
del diritto. Tuttavia non si può ignorare che esistono degli standard legali
in ordine alla giurisdizione che vengono generalmente riconosciuti dalla
comunità delle Nazioni, e che il Tribunale speciale di Bush fallisce di
adeguarsi a tali standars. E' ben vero che nell'ordine di istituzione del
Tribunale è specificato che tutti gli arrestati dovranno essere trattati
umanamente, senza alcuna discriminazione che sia basata sul sesso, la razza,
il colore della pelle, la nascita, la salute eccetera, ma tale
rivendicazione di eguaglianza non ha altro valore che non sia di beffa, dal
momento che la massima discriminazione è avvenuta a monte attraverso
l'istituzione stessa di un Tribunale penale speciale, riservato agli
stranieri, dalla cui giurisdizione e procedura i cittadini americani sono
indenni. Si inaugura in questo modo uno sciagurato diritto duale che
addirittura formalizza il doppio standard in tema di diritti umani che i
paesi del terzo mondo rimproverano, non senza motivo, all'occidente.
Qui ci troviamo di fronte più che a una struttura giudiziaria, ad uno
strumento per la prosecuzione della guerra con altri mezzi: una sorta di
attrezzatura legale che consente all'apparato di continuare l'azione
offensiva intrapresa con i bombardamenti. Non è un caso infatti che un
siffatto Tribunale fu istituito negli Stati uniti nel corso della II Guerra
mondiale per corrispondere ad esigenze di sicurezza funzionali allo
svolgimento della guerra. In questa condizione di difetto strutturale di
imparzialità, è facile prevedere che le condizioni del fair trial
difficilmente sarebbero rispettate, a partire dal divieto del ricorso alla
tortura, per finire ai metodi di acquisizione e validazione delle prove.
Insomma ci troviamo di fronte ad un mostro giudiziario ed è sin troppo
facile il raffronto con quella Corte Internazionale di giustizia, alla quale
gli Stati uniti si sono sempre opposti, che appare in confronto come un faro
di civiltà, oltre ad essere l'unica soluzione decente e a portata di mano
per la repressione dei crimini contro l'umanità, come quello commesso l'11
settembre a New York. E' poi appena il caso di osservare che nel nostro
ordinamento costituzionale un Tribunale militare speciale per gli stranieri
non sarebbe neanche lontanamente concepibile. Esso infatti contravverrebbe
al divieto di istituire giudici speciali che i costituenti saggiamente hanno
introdotto (art. 102 cost.) per evitare si potesse ripetere, sia pure in
mutate condizioni storiche, l'esperienza del Tribunale speciale e
contravverrebbe il diritto alla (eguale) tutela giurisdizionale di cui
all'art. 24 della Costituzione, che la Corte Costituzionale ha ripetutamente
qualificato come diritto fondamentale ed inviolabile dell'individuo, che
deve essere assicurato a tutti, senza distinzioni di cittadinanza.


L'USA PATRIOT ACT
2001, ritorno al maccartismo
STEFANO SENSI




John Ashcroft, ministro della giustizia, fiero sostenitore della pena di
morte e antiabortista militante, ancora fresco della vittoria ottenuta in
questi giorni per il pieno successo nel passaggio dell'Usa patriot act (Upa,
il pacchetto legislativo in materia di terrorismo), annunciava gongolante
che la legge sarebbe stata posta in atto un minuto dopo la firma
presidenziale. Si apre dunque il fronte interno. Indubbiamente sporadici ma
significativi episodi degli ultimi giorni avallano l'ipotesi che ci si trovi
davanti a un rapido cambio di clima politico. Una studentessa quindicenne
dello stato del West Virginia è stata espulsa da scuola perchè indossava una
maglietta contro la guerra e per di più intendeva formare un circolo
anarchico. A una dirigente dei verdi americani è stata impedito di
imbarcarsi su un volo nazionale, perché al momento del check-in il computer
ha segnalato il nome come possibile "problema", fatto che ha causato
l'immediato intervento dei militari della guardia nazionale, presenza oramai
costante negli aereoporti.
Con il passaggio dell'Upa passiamo dunque a quella che molti temono possa
rivelarsi una triste rivisitazione della stagione maccartista. Congresso e
Senato si sono piegati all'isteria repressiva di Bush, concedendo
praticamente tutto, fatta eccezione per la sunset provision (la postilla che
pone un limite di 4 anni alle normative e ne permetterà una revisione o
abrogazione fra 4 anni).
Un'analisi in dettaglio dell'Upa autorizza un assai scarso ottimismo. In
termini di principi generali della legge spiccano, infatti, la totale
discrezionalità delle attività investigative e il sostanziale azzeramento,
soprattutto per gli immigrati, delle garanzie sancite dal primo e quarto
emendamento della costituzione americana.
Di fatto, l'Upa reintroduce il diabolico guilty by association, la
punibilità, cioè, in base alla semplice associazione (in questo caso a
organizzazioni terroriste), che ha falciato la vita di migliaia di americani
negli anni della guerra fredda. Fatto ancora più grave, la legge mantiene
un'incredibile vaghezza nella definizione delle organizzazioni "terroriste".
L'etichetta di "terrorista" viene infatti applicata, a qualsiasi gruppo che
faccia, abbia fatto, o solo propagandato l'uso di pratiche violente che
portino o possano portare a danneggiamento di beni materiali. Una semplice
azione di disobbedienza civile diventa, in linea teorica punibile come atto
terrorista, laddove essa comporti il danneggiamento di proprietà privata. La
scure (per il momento solo metaforica) cade con incredibile sproporzione
sugli immigrati, per i quali la semplice militanza e/o sostegno finanziario
a gruppi o associazioni identificati come "terroristi" (tipo Greenpeace o
l'Fmln) diventa passibile di carcerazione e deportazione immediata.
Passibile di deportazione e arresto è anche l'immigrato che dia supporto
materiale, non importa se consapevolmente o no, a gruppi o persone
sospettati di "terrorismo".
Di fatto la legislazione appena approvata segna un ulteriore salto di
qualità delle politiche statunitensi nei confronti degli immigrati. E' bene
ricordare che già le norme contenute nell'Illegal immigration reform and
immigrant responsibility act approvato da Clinton nel 1996 avevano concesso
al governo americano la possibilità di deportazione immediata nei confronti
di immigrati condannati per reati criminali. Con l'Upa, arresto e
deportazione possono ora avvenire in maniera assolutamente discrezionale,
solo per il semplice "sospetto di reato". Nessun bisogno, dunque, di reato
passato in giudicato. In base alla nuova legge, infatti, senza necessità di
alcuna autorizzazione da parte del magistrato, un immigrato ritenuto "a
buona ragione" responsabile di atti terroristici può essere sottoposto a 7
giorni di arresto, da commutarsi eventualmente in ulteriore detenzione o
deportazione. Detenzione che si può transformare, in alcuni casi, in
carcerazione illimitata. Qualora la nazione d'origine rifiuti il rimpatrio
(o nel caso in cui questo non sia possibile per la mancanza di relazioni
diplomatiche con gli Usa) il soggetto viene detenuto in maniera
indeterminata da parte dell'Ins (l'Immigration and naturalization service,
il servizio di immigrazione). Che si tratti di una terrificante ma non
troppo surreale possibilità è dimostrato dal precedente dei 3.700 immigrati
oggi in regime di custodia illimitata dell'Ins in quanto non "deportabili".
Si noti anche che la detenzione può essere rivalutata ogni sei mesi in
maniera ancora una volta del tutto discrezionale. Per prorogare
l'incarcerazione, la legge non specifica la necessità nè di processo nè di
prove a carico. In termini teorici, un cittadino straniero caduto in questa
diabolico e kafkiano meccanismo potrebbe, in base a una semplice valutazione
"discrezionale" di pericolosità, essere detenuto a vita senza mai arrivare a
vedere un tribunale.
Sempre per gli immigrati, pesantissime si fanno anche le limitazioni della
libertà d'espressione. Si consideri, per esempio, il caso di un immigrato di
ritorno negli Usa che all'estero si sia abbandonato a dichiarazioni
"incendiarie" (concetto assai aleatorio) nei confronti del governo
americano. L'Upa prevede la possibilità di negare il rientro nel paese e
l'immediata deportazione.
Azzeramento, infine, per stranieri e non, delle garanzie offerte dal quarto
emendamento della costituzione americana, che prevede la necessità di
convalida da parte del magistrato delle attività investigative. Con l'Upa
tutto ciò viene a cadere. Agenzie come l'Fbi sono ora autorizzate a
perquisire (e sorvegliare) sulla base di nessun indizio e senza mandato.
Adducendo i soli motivi di "terrorismo" qualsiasi agenzia federale
investigativa è autorizzata di fatto a perquisizioni e sorveglianze
telematiche illimitate. Ancora più allarmante è la piena comunicazione del
materiale investigativo fra le agenzie. Con l'imposizione da parte dell'Upa
di un nuovo clima di piena collaborazione, su base "informale" e
"discrezionale", le agenzie federali, Fbi, Ins, Cia, vengono messe
reciprocamente a disposizione di un flusso continuo di informazioni di
natura medica, lavorativa, finanziaria su chiunque possa essere considerato
un potenziale terrorista. Dati che vanno dalla composizione del Dna del
"sospetto" fino agli ultimi videotapes che ha noleggiati. Si viene a creare
di fatto la possibilità di un controllo capillare su qualsiasi cittadino,
immigrato e non, che viva negli Usa.
Il messaggio ripetuto a iosa dal Big brother orwelliano di 1984 era
profeticamente "War is peace, freedom is slavery, ignorance is strength"
("La guerra è pace, la liberta è schiavitù, l'ignoranza è forza").
Considerando gli scenari prossimi e venturi, viene da sospettare che il buon
vecchio George non abbia alla fin fine sbagliato di soli pochi anni.

Università della California