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La nonviolenza e' in cammino. 280
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 280
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 6 Nov 2001 06:21:41 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 280 del 6 novembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini, disarmare gli assassini 2. Alessandro Marescotti, collegare in rete i volontari contro la guerra 3. Stefano Guffanti, appello ai gruppi nonviolenti ed antimilitaristi 4. Tonio Dell'Olio: no alla guerra, no alla partecipazione italiana 5. Davide Melodia, due pensieri 6. Beati i costruttori di pace e Pax Christi: un digiuno per la pace 7. Appello ecumenico per una giornata del dialogo cristianoislamico 8. Giuliana Sgrena, orfani di guerra 9. Johan Galtung, le regole gandhiane del conflitto 10. Letture: AA. VV., "Uomini usciti di pianto in ragione". Saggi su Franco Fortini 11. Letture: Laura Boella, Hannah Arendt 12. Letture: Renate Siebert, Le donne, la mafia 13. Martedi 6 novembre a Viterbo 14. Martedi 6 novembre a Roma 15. Una conferenza stampa a Milano il 7 novembre 16. L'8 novembre a Foggia 17. Chiara Schiavinotto, corso di formazione su microimpresa e microfinanza dal 3 al 7 dicembre a Padova 18. Riletture. Paolo Jachia, Introduzione a Bachtin 19. Riletture. Rigoberta Menchu' (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta Menchu' 20. Riletture: George Woodcock, L'anarchia 21. Per studiare la globalizzazione: da Luciano Violante a Daniel Vogelmann 22. La "Carta" del Movimento Nonviolento 23. Per saperne di piu' 1. IL PUNTO. PEPPE SINI: DISARMARE GLI ASSASSINI Tutte le armi e tutti gli eserciti servono a uccidere. E tutte le guerre consistono di omicidi di massa. E' folle pensare che si possa contrastare il terrorismo con atti di terrorismo ancora piu' grandi. E' folle pensare che si possa contrastare la violenza commettendo violenze sempre piu' grandi. E' folle pensare che si possa ristabilire la vigenza del diritto commettendo mostruosi atti di barbarie. E' folle fare una guerra quando tutti sappiamo che essa puo' provocare la catastrofe della civilta' umana. E dunque per contrastare il terrorismo la prima indispensabile cosa che occorre fare e' fermare la guerra. E' un dovere morale, giuridico e politico di tutti: di tutte le persone di volonta' buona, e di tutte le istituzioni intese a promuovere il diritto alla vita e alla dignita' degli esseri umani, la civile convivenza, il bene comune. Occorre fermare la guerra, occorre fermare le stragi, occorre fermare la regressione nella barbarie e il pericolo di una conflagrazione di dimensioni planetarie. Io che scrivo queste righe sono un cittadino italiano: alcune settimane fa il governo, il parlamento ed il presidente della Repubblica Italiana hanno avallato la guerra illegale e stragista in corso, hanno dato il loro sostegno ai massacri in corso; e tra poche ore il parlamento si appresta, su proposta del governo, a confermare e intensificare questa volonta' criminale: voglio sperare che non lo faccia; e voglio sperare che il capo dello Stato non ratifichi questa decisione scellerata che somma crimine a crimine, alto tradimento ad alto tradimento. Lo voglio sperare, ma non mi illudo. E poiche' non mi illudo devo trarre delle conseguenze che riguardano la mia responsabilita', il mio dovere di cittadino italiano: governo, parlamento e capo dello Stato hanno gia' tradito la legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, quella che fonda e garantisce le nostre comuni liberta', la nostra civile convivenza, il nostro stato di diritto; essi si apprestano ad aggiungere un atto fuorilegge ad un atto fuorilegge gia' commesso. Governo, parlamento e capo dello Stato si sono collocati fuori della legalita', si sono fatti complici di una guerra illegale e criminale. La Costituzione ci chiama, noi cittadini, noi popolo italiano, a difendere il nostro ordinamento giuridico; il senso di umanita' ci chiama, noi esseri umani tutti, a difendere le vite umane e la civilta' umana in pericolo; ognuno di noi deve fare qualcosa per la pace e la legalita', per la vita e la dignita' umana. E quello che io ritengo di dover fare e' questo: 1. denunciare le massime autorita' politiche dello Stato per aver violato la Costituzione, per aver coinvolto il nostro paese in una guerra illegale e criminale, per aver avallato le stragi in corso, per aver omesso di impegnarsi per la pace e il diritto internazionale, ed infine anche per aver esposto anche il nostro paese e il popolo italiano a divenire bersaglio di atti di guerra; il 3 novembre ho sottoscritto e promosso un esposto alla magistratura: chiedo che intervenga con la massima tempestivita' per far cessare questo crimine, questo atto sciagurato di eversione dall'alto, questo vero e proprio colpo di stato. 2. Promuovere la lotta nonviolenta, rigorosamente nonviolenta, esclusivamente nonviolenta, contro la guerra, i suoi apparati, i suoi strumenti, le strutture e gli interessi suoi complici; promuovere la lotta nonviolenta, rigorosamente nonviolenta, esclusivamente nonviolenta, in difesa della legaita' costituzionale e del diritto internazionale, in difesa delle vite umane in pericolo. 3. Esortare tutti all'azione diretta nonviolenta, alla disobbedienza civile, allo sciopero generale: come forma di opposizione alla guerra e al terrorismo; come atto di fedelta' alla Costituzione della Repubblica Italiana. 4. Promuovere iniziative di solidarieta' con le vittime del terrorismo e della guerra, sapendo che la prima e piu' importante forma di solidarieta' e' fermare la guerra, opporsi al terrorismo, ripristinare la legalita', difendere il diritto alla vita di ogni essere umano. 2. INIZIATIVE. ALESSANDRO MARESCOTTI: COLLEGARE IN RETE I VOLONTARI CONTRO LA GUERRA [Alessandro Marescotti e' presidente di Peacelink, la piu' importante rete telematica pacifista italiana (www.peacelink.it). Per contatti: a.marescotti at peacelink.it] Cliccate su http://db.peacelink.org/volontari/search.php e troverete la cartina dell'Italia e un database per la ricerca dei volontari piu' vicini a voi. L'Italia sta per entrare in guerra: e' il momento per raddoppiare il nostro impegno. Uniamoci per moltiplicare le iniziative di pace, citta' per citta'. Cari amici, stampate, diffondete informazioni, tutti dobbiamo essere molto piu' visibili di prima. La maggioranza dell'opinione pubblica e' per lo stop ai bombardamenti e ogni iniziativa di pace sensata e oculata raccogliera' consensi. 3. UN APPELLO. STEFANO GUFFANTI: APPELLO AI GRUPPI NONVIOLENTI ED ANTIMILITARISTI [Stefano Guffanti e' impegnato nella Lega Obiettori di Coscienza e nel Movimento Nonviolento. Per contatti: locvr at sis.it] * Premessa Il movimento per una diversa globalizzazione (Rete Lilliput e Social Forum), e' nato sulla centralita' dei problemi economici ed ambientali. Anche nella Rete Lilliput, dove si e' operata la scelta nonviolenta, il tema della pace e del disarmo e' stato collocato in una posizione secondaria rispetto ad altri aspetti e tematiche (debito del terzo mondo, impronta ecologica, boicottaggi vari, etc). Nel tavolo intercampagne non e' rappresentata nessuna delle campagne antimilitariste e/o nonviolente. Durante l'assemblea della Rete Lilliput, tenutasi a Marina di Massa nell'ottobre 2000, il tema della pace venne relegato in un gruppo di lavoro insieme al tema dei migranti. Evidentemente i piu' pensavano che il problema del militarismo fosse un problema ormai superato; i rischi di guerra, in una situazione di pace, si potevano scongiurare semplicemente lottando per una societa' (nazionale ed internazionale) piu' giusta. Lo specifico della lotta al militarismo rimase una questione per pochi addetti ai lavori. Poche attenzioni in piu' ottenne la tematica della pace nel corso della mobilitazione di Genova. La presenza di Bush, promotore dell'idea di Scudo stellare, richiamo' la necessita' del disarmo, principalmente per evitare che ingenti risorse venissero spostate da politiche di sviluppo a politiche di guerra. L'enormita' delle spese militari e' denunciata principalmente per sottolineare la pochezza di risorse destinate allo sviluppo, piu' che per condannare l'espansione del settore bellico. Anche il primo appello di convocazione per la Marcia Perugia-Assisi (iniziativa storicamente legata al tema della pace e della nonviolenza), ha focalizzato l'attenzione su cibo, acqua e lavoro per tutti, come se la necessita' di disarmare il mondo e smilitarizzare le coscienze fosse ormai superata e il conflitto si giocasse tutto ed esclusivamente sul piano economico. Oggi, alla vigilia della prima entrata in guerra ufficiale dello Stato italiano, dalla fine della seconda guerra mondiale, diviene ancora piu' urgente riportare il tema della pace e del disarmo al centro dell'agenda politica del movimento italiano, dimostratosi finora abbastanza impreparato sul piano della proposta. Da un lato il movimento non ha ancora sviluppato grandi elaborazioni su come avviare politiche di disarmo e di opposizione concreta alla guerra, rimanendo ancora legato alla logica del "corteo" contro la guerra. Dall'altro i gruppi dell'area nonviolenta ed antimilitarista non sono stati in grado, almeno fino ad ora, di fare proposte a tutto il movimento, affinche' le esperienze specifiche maturate in questi anni, diventino patrimonio comune. * Antimilitaristi e nonviolenti: in ordine sparso La responsabilita' di questo ritardo ad elaborare una strategia pacifista non e' completamente ed esclusivamente attribuibile a chi ha dato vita al movimento. Possiamo pretendere che chi proviene da un impegno centrato su temi economici o ecologici ponga come centrale il tema del disarmo e le pratiche di disobbedienza civile nonviolente? E' evidente che la responsabilita' politica di rappresentare queste istanze spetterebbe ai "militanti" dell'area antimilitarista nonviolenta, i quali, in realta', o sdegnano di impegnarsi nel movimento o, sebbene coinvolti in esso, partecipano a livello personale, finendo cosi' per perdere di vista la specificita' di provenienza e disperdendo il loro bagaglio esperienziale. Altre aree del movimento hanno una propria vitalita', una propria elaborazione politica, una autonomia organizzativa che arricchiscono il movimento e che questo assume come proprie. Questo e' possibile solo perche' le associazioni presenti in queste altre aree (per esempio quella antirazzista) hanno sviluppato da tempo la capacita' di dialogare in rete tra loro. Il ritardo dell'area pacifista, da questo punto di vista, e' spaventoso: molte microassociazioni incapaci di relazionarsi non solo tra di loro, ma nemmeno al loro interno. Il rischio e' che cosi' facendo si disperdano anni di riflessioni, di esperienze e di pratiche politiche nonviolente ed antimilitariste, che il movimento si trovi a dover ripartire da zero, come se in tutti questi anni non vi fosse stato nulla, nessun tipo di elaborazione, nessuna proposta concreta, nessuna campagna. Non e' cosi'. Il movimento antimilitarista e nonviolento, in questi ultimi decenni, ha prodotto molto e, in considerazione delle piccole forze a sua disposizione, ottenuto anche dei risultati interessanti (si pensi alla legge sull'obiezione di coscienza oppure alla legge che mette al bando delle mine). E' da questa esperienza che dobbiamo ripartire. * Confrontarsi e organizzarsi Negli anni scorsi MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) e Movimento Nonviolento parlavano di una federazione nonviolenta: l'idea, per quanto interessante, non ha avuto seguito; credo che prima di arrivare effettivamente ad una federazione (con tutti i cavilli burocratici ad essa legati) sarebbe opportuno avviare un percorso di collaborazione pratica su alcuni punti condivisi, per esempio un documento dell'area pacifista da proporre a tutto il movimento. Sono rimasto abbastanza stupito che non sia stato ancora tentato un tentativo serio di riunire intorno ad un tavolo tutta l'area antimilitarista e nonviolenta italiana, per cercare di produrre un documento di tal genere. Credo pero' che non si possa piu' rinviare. La situazione esterno ce lo impone. * Cosa proporre? Credo che si dovrebbe riuscire a stilare una piattaforma il cui obiettivo sia quello di indicare una percorso pratico e comune di opposizione alla guerra. In questi anni ognuno ha sviluppato metodologie importanti, ma che sono sempre state praticate da un numero di persone minimo, non si e' riusciti ad andare al di la' della pura testimonianza. Oggi ci troviamo in una situazione in cui (almeno sul piano teorico) potremmo coinvolgere decine di migliaia di persone nelle nostre iniziative. La nostra piattaforma dovrebbe raccogliere le proposte maturate grazie all'esperienza di ogni gruppo e presentare una quadro abbastanza ampio di possibilita', da cui ogni gruppo locale (dei Social Forum e/o della Rete Lilliput e/o altri soggetti), potrebbe trarre suggerimento per attuare iniziative, sulla base delle competenze, specificita', affinita' di ogni realta' locale. Di seguito propongo un ipotetico testo dell'appello al movimento, ovviamente si tratta solo di uno spunto ed e' completamente emendabile. * Appello al movimento: per opporsi concretamente alla guerra Carissimi, la voglia di opporsi alla guerra e' sempre piu' diffusa, i dubbi sulla efficacia di questo strumento assurdo si vanno sempre piu' diffondendo nell'opinione pubblica. Il movimento deve superare una impostazione completamente centrata sugli aspetti economici e accogliere il tema del disarmo e della smilitarizzazione delle coscienze e del territorio come uno degli elementi prioritari della propria esistenza. Sia ora, che siamo in guerra, sia domani (si spera) quando i soldati avranno cessato di scagliare le loro bombe suoi villaggi afghani, irakeni e palestinesi. Per questo il movimento deve proporre a tutti i propri aderenti, militanti e simpatizzanti di diventare operatori di pace, collaborando con le associazioni nonviolente ed antimilitariste nella diffusione di pratiche tese a contrastare la prosecuzione della guerra. Non vogliamo dilungarci in analisi economiche, politiche e sociali; ognuno avra' la sua lettura dei fatti di questi mesi; ognuna con la sua parte di verita' legittima. Vogliamo invece proporre al movimento di assumere una prassi, frutto dell'esperienza maturata in questi ultimi decenni dalle associazioni dell'area nonviolenta ed antimilitariste. Cosa proponiamo? Di informare e chiedere a tutti di aderire ai seguenti punti: - l'obiezione di coscienza al servizio militare, insistendo sulla consapevolezza e sul senso politico di questa scelta, quale opposizione alla collaborazione attiva all'apparato bellico; - l'obiezione di coscienza alle spese militari, quale opposizione al sostegno finanziario (estorto mediante le tasse), alle forze armate; - azioni dirette nonviolente per intralciare l'operativita' delle Forze Amate; - iniziative dei Caschi bianchi, quale forma di prevenzione e risoluzione nonviolenta dei conflitti, la cui finalita' e' la costituzione di un Corpo civile di pace; - sostegno ai gruppi antimilitaristi e nonviolenti locali, nonche' agli obiettori di coscienza e disertori degli eserciti coinvolti nel conflitto; - sostegno alle iniziative di solidarieta' alle vittime della guerra; - di opporsi, nei luoghi di lavoro, alle produzioni belliche e chiedere la riconversione dell'industria bellica; - di sostenere le campagne di monitoraggio e denuncia sulla spesa bellica dello stato italiano; - di sviluppare forme creative per manifestare pubblicamente il dissenso diffuso alla guerra. Ovviamente questa lista e' espandibile e ogni gruppo pacifista e' invitato ad arricchirla con le proprie esperienze e pratiche politiche. 4. RIFLESSIONE. TONIO DELL'OLIO: NO ALLA GUERRA, NO ALLA PARTECIPAZIONE ITALIANA [Tonio Dell'Olio e' segretario di Pax Christi. Per contatti: tonio at paxchristi.it] In questo momento in cui con maggiore evidenza si affacciano alla nostra coscienza tutti i motivi retorici e nefasti della guerra non possiamo restare in silenzio. Vogliamo esprimere la nostra grave preoccupazione per la scelta del governo italiano di offrire uomini e mezzi del nostro Paese per il prosieguo della guerra in territorio afghano. La nostra contrarieta', oltre che ispirata dal Vangelo della Pace in cui fermamente crediamo, deriva dal dettato costituzionale che all'art. 11 "ripudia la guerra" come strumento per la risoluzione di qualsiasi controversia. Proprio in questi giorni il Capo dello Stato ha impegnato la sua parola a difesa dei valori della Costituzione. Vorremmo che, coerentemente, se ne traessero tutte le conseguenze. D'altra parte anche i conflitti piu' recenti (Iraq, Kosovo...) hanno ampiamente dimostrato quanto la guerra non risolve i problemi ma li trascina nel tempo o li aggrava. Tanto piu' questo conflitto sembra concedere nuovi argomenti, consensi e spazi d'azione al terrorismo che dice di voler debellare. In questo caso poi, ci sembra che continuino ad essere ignorate le Organizzazioni internazionali, che restano la strada maestra indicata dai padri che sottoscrissero la Carta delle Nazioni Unite e che papa Giovanni XXIII ha letto come uno dei segni dei tempi. Il conferimento del Premio Nobel all'ONU e al suo Segretario Generale indica che andrebbe valorizzato e sostenuto il ruolo di un governo mondiale democratico e vigile. Infine rinnoviamo il nostro disappunto per la decisione del governo, in quanto tale decisione avviene nel momento in cui il conflitto ha ampiamente e tristemente dimostrato di non riuscire a risparmiare la vita dei civili che abitano l'Afghanistan e che subiscono cosi' un doppio conflitto. Ne' l'uso delle armi sembra accompagnarsi ad una fattiva ricerca per la rimozione delle cause remote dei conflitti. Rivolgiamo pertanto un ultimo e accorato appello a tutte le persone che siedono in Parlamento affinche' interpretino l'anelito alla pace delle donne e degli uomini che li hanno eletti, esprimendo il voto negativo all'intervento delle truppe e dei mezzi militari italiani nella guerra in Afghanistan. 5. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: DUE PENSIERI [Davide Melodia, quacchero, amico della nonviolenza, e' uno dei protagonisti storici dell'impegno per la pace e la nonviolenza in Italia. Per contatti: melody at libero.it] Un granello di sabbia L' umanita', rispetto all'universo infinito, e' meno di un granello di sabbia. Ogni creatura umana, rispetto all'umanita', e' come un granello di sabbia. Ma l'una e l'altra sono capaci di sviluppare un mare di violenza. Se non troveranno la via della nonviolenza, sara' il caso che cambino nome. * Cittadinanza Se l'italico parlamento approvera' l'entrata in guerra contro il terrorismo, invece di trovare altri modi, civili, economici, giuridici, razionali, per ridurlo all'impotenza, propongo ai nonviolenti di chiedere la cittadinanza ad un Paese occidentale che la guerra la rifiuta. A partire dalla Repubblica di San Marino, se non accetta anch'esso di partecipare al massacro indiscriminato. Idealmente, il nonviolento e' "cittadino del mondo", ma finche' ha una carta di identita' e un passaporto rilasciato da un Paese X o Y, e' cittadino di quel Paese. 6. PROPOSTE. BEATI I COSTRUTTORI DI PACE E PAX CHRISTI: UN DIGIUNO PER LA PACE [Diffondiamo questo appello promosso da "Beati i costruttori di pace" e "Pax Christi"] Con termini e toni identici i tristi protagonisti della guerra hanno dichiarato che saranno "determinati e pazienti" nel portare avanti la distruzione dell'altro, il male personificato. Siamo "all'indurimento del cuore" non solo di Bush e di Ben Laden, ma di popoli interi. I governi all'unanimita' hanno accettato la guerra come unica risoluzione possibile del conflitto, senza tener conto del retroterra e della complessita' di quanto sta avvenendo. Cosi' in ogni parte del mondo stanno aumentando l'insicurezza e la paura nei confronti di un terrorismo imprevedibile, potente e altamente tecnologicizzato. Gli unici risultati della guerra, vietata all'informazione, sono tantissime vittime innocenti (quale giustizia per le vittime statunitensi?), la previsione di un vero olocausto e la distruzione dell'Afghanistan. Stiamo accumulando rancore e odio per generazioni. Tutti affermano che non c'e' scontro fra cristianesimo e islam, di fatto quasi tutti evocano la religione dell'altro per giustificare lo scontro. Chi si appella all'Onu e alla legalita' internazionale per prospettare un'alternativa realisticamente piu' equa ed efficace viene tacciato di buonismo e di altruismo irrazionale. Siamo in difficolta', sia nel comunicare con la societa', che nel proporre iniziative pubbliche. Riconciliazione e perdonosono parole e proposte desuete anche per personalita' della Chiesa che fanno opinione pubblica. Perfino il papa e' stato isolato. E pensare che proprio per la Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio 2001 e' stato scelto il tema: "Senza perdono non c'e' pace". Per questo abbiamo bisogno di andare nel profondo della nostra umanita'. Per questo proponiamo un digiuno a rotazione per tutti i giorni della guerra. Scegliamo il digiuno per: - motivare la nostra persona ad essere determinata e paziente per la pace fin nello spirito; - rimanere svegli e non rassegnarci alla "normalita'" della situazione; - approfondire la nonviolenza, rivolgendoci sempre con fiducia e speranza a tutta la societa', sapendo che siamo della stessa umanita' delle vittime e dei terroristi, degli schiavisti e degli impoveriti; - condividere con il digiuno la situazione di bisogno di chi manca del necessario; - rivolgerci agli altri con l'atteggiamento di chi ha bisogno di aiuto nella sua piccolezza e fragilita'; - trovare il tempo e lo spazio per comunicare quello che viviamo. Operativamente: chiediamo alle persone di notificare la propria disponibilita' a digiunare in modo da poter coprire materialmente tutte le giornate. Facciamo un invito pressante perche' durante il tempo del pranzo e della cena ciascuno cerchi di scrivere i suoi sentimenti e un suo messaggio di impegno per la pace. Si potrebbe pensare di scrivere una lettera al proprio vescovo chiedendo che prenda posizione in maniera piu' decisa e netta per la fine delle violenze, oppure chiedere ai propri rappresentanti al Comune di adottare una delibera di presa di distanza dalla guerra, oppure predisporre un volantino da distribuire in piazza o davanti alle chiese o nelle scuole... Insomma sarebbe bello che dalla profondita' del digiuno si alzasse una voce - per quanto flebile - in favore di tutte le vittime. Sui siti delle nostre organizzazioni: http://www.beati.org http://www.paxchristi.it http://www.peacelink.it/users/paxchristi/ abbiamo predisposto uno spazio nel quale ognuno singolarmente e a gruppi, potra' annunciare la propria adesione al digiuno e comunicare il proprio messaggio. Nello stesso tempo sarebbe utile per tutti far circolare le riflessioni e gli impegni assunti, i materiali elaborati e le date del digiuno in una lista di discussione appositamente creata e alla quale ci si puo' iscrivere: digiunoperlapace at yahoogroups.com Chi non dispone di internet e' invitato a spedire il tutto tramite fax (0498070699 o 0803953450) o posta ordinaria (indirizzata a Pax Christi, via Petronelli 6, 70052 Bisceglie 4BA) oppure a Beati i Costruttori di Pace, via Antonio da Tempo 2, 35131 Padova). Si tratta di un'azione di resistenza spirituale al terrorismo e alla guerra. 7. DOCUMENTI. APPELLO ECUMENICO PER UNA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO [Da Brunetto Salvarani, coordinatore degli Incontro cristiano-musulmani di Modena, riceviamo e diffondiamo. Per contatti: b.salvarani at carpi.nettuno.it] Presentazione dell'appello Di fronte al terribile evento dell'11 settembre 2001 anche il mondo del dialogo ecumenico e interreligioso e' stato scosso alle fondamenta, fino ad essere messo radicalmente in discussione. Il dibattito che ne sta seguendo, del resto, e' stato sostanzialmente monopolizzato da politologi, sociologi e teorici dello "scontro di civilta'", che hanno cercato di mettere a fuoco ripetutamente i caratteri specifici dell'islam e dei musulmani. Si e' spesso evidenziato, in tale panorama, che l'islam e' oggi la seconda confessione religiosa in molti stati europei fra cui l'Italia, dimenticando pero' che da anni - in parallelo a questo processo - e' cominciato anche nel nostro paese un itinerario, difficile e complesso, di reciproca conoscenza fra cristiani, laici e musulmani, a partire dalle problematiche della vita quotidiana e sociale. Che da tempo non pochi gruppi, associazioni, movimenti, chiese locali e semplici credenti operano con umilta' e passione in tale direzione, incontrando non "l'islam" in se', bensi' donne e uomini musulmani, in grandissima parte per nulla fondamentalisti e alla ricerca solo di un decente tenore di vita, di un lavoro, di una casa, di essere cioe' accettati in una societa' pluralista e laica come quella italiana. Un simile dialogo va oggi, alla luce di quanto e' accaduto negli Stati Uniti e sta accadendo in Afghanistan e Pakistan, intensificato e rafforzato, al fine di produrre anticorpi positivi nei confronti di qualsiasi demenziale appello allo "scontro di civilta'", ma anche di inverare compiutamente le profetiche indicazioni provenienti dal Concilio Vaticano II, dal magistero di Giovanni Paolo II e dalle principali Assemblee delle chiese europee, da Basilea (1989) a Graz (1997) sino alla proclamazione, avvenuta a Strasburgo nell'aprile 2001, della "Charta Oecumenica", che invita i cristiani del vecchio continente "ad incontrare i musulmani con un atteggiamento di stima" e "ad operare insieme ai musulmani su temi di comune interesse". Eppure, l'atteggiamento piu' diffuso nei loro confronti resta fortemente impregnato di antichi pregiudizi, interpretazioni stereotipate e chiusure mentali. E' in questo contesto che e' nato l'appello ecumenico che in questi giorni credenti, teologi, educatori alla pace e all'intercultura e personalita' impegnate da anni nel cammino del dialogo ecumenico e interreligioso - cristiani di diverse confessioni e laici - hanno scelto di inviare ai leader delle chiese italiane perche' il dialogo cristianoislamico prosegua e venga percepito come un "caso serio" dell'attuale stagione, suggerendo ad esempio l'istituzione di una "Giornata del dialogo cristianoislamico". Primo obiettivo dell'appello e', peraltro, di sollevare un dibattito il piu' possibile ampio nelle comunita' e nelle chiese sulla necessita' che il dialogo interreligioso esca dall'ambito dei temi per specialisti e addetti ai lavori per diventare materia fondamentale di formazione cristiana, di informazione e di studio, nello spirito dell'affermazione di Paolo VI a partire dalla quale oggi le chiese cristiane sono convocate a "farsi dialogo", fiere della propria identita' ma anche senza paura di sporcarsi le mani, e forti del coraggio che deriva loro dall'adesione al Vangelo di Gesu' Cristo. * Appello ecumenico per una giornata del dialogo cristianoislamico Noi, cristiane e cristiani di diverse confessioni e laici, impegnati da anni nel faticoso cammino del dialogo coi musulmani italiani o in un lavoro culturale sull'islam, crediamo che l'orrendo attentato di New York e Washington costituisca una sfida non solo contro l'occidente ma anche contro quell'islam, largamente maggioritario in tutto il mondo, che si fonda sui valori della pace, della giustizia e della convivenza civile. Pensiamo che quanto e' accaduto non debba in alcun modo mettere in discussione o rallentare l'itinerario del dialogo. Anzi, riteniamo che proprio i commenti e gli avvenimenti succeduti a quel tragico evento ci chiamino ad accelerare il processo di reciproca conoscenza, senza il quale ci sembra difficile ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in particolare con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una societa' pluralista, accogliente, rispettosa dei diritti umani e dei valori democratici. Per questo, chiediamo alle chiese italiane e ai loro responsabili di prendere in considerazione (nello spirito del documento conciliare "Nostra Aetate", della "Charta Oecumenica", delle visite di Giovanni Paolo II a Casablanca e Damasco e del recente incontro di Sarajevo fra i leader delle comunita' cristiane e dei musulmani d'Europa) la creazione di una "Giornata del dialogo cristianoislamico". Siamo ben consapevoli che l'istituzione di una simile Giornata non risolvera' certo ogni problema, e che potrebbe - come in altre situazioni simili - risolversi in una sterile celebrazione rituale: siamo convinti, peraltro, che si tratti di un piccolo segnale nella direzione di un incontro che, in ogni caso, sta nella forza delle cose. Con un augurio sincero di shalom - salaam - pace. * Primi firmatari (4 novembre 2001) - Maurizio Abba', pastore valdese, Alessandria - Gianpaolo Anderlini, redattore di "Qol", Fiorano Modenese (Mo) - Giovanni Anziani, pastore metodista, Milano - don Liborio Asciutto, presidente del Centro ecumenico "La Palma", Cefalu' (Pa) - Franca Ciccolo Fabris, segretaria dell'Associazione Italiana "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", Milano - Agnese Cini, presidentessa dell'Associazione laica di cultura biblica "Biblia", Firenze - Giancarla Codrignani, filosofa, Bologna - don Valentino Cottini, biblista e islamologo, Verona - Paolo De Benedetti, Facolta' Teologica dell'Italia Settentrionale, Milano - don Tonio Dell'Olio, coordinatore nazionale di "Pax Christi" e direttore di "Mosaico di Pace", Bisceglie (Ba) - Padre Arnaldo De Vidi, direttore di "CEM Mondialita'", Brescia - fra Marcello Di Tora o.p., direttore del Centro di Studi per il Dialogo con l'Islam, Palermo - mons. Antonio Forte, vescovo della diocesi di Avellino, Avellino - Davide Frasnelli, giornalista e scrittore, Roma - Lidia Maggi, pastora battista, Cinisello Balsamo (Mi) - Raffaele Mantegazza, Universita' di Milano-Bicocca, Monza (Mi) - Domenico Manaresi, casalingo, Bologna - Elena Milazzo Covini, presidentessa del SAE (Segretariato Attivita' Ecumeniche), Milano - don Carlo Molari, teologo, Roma - Antonio Nanni, responsabile Ufficio Studi ACLI nazionali, Roma - Paolo Naso, direttore di "Confronti" e di "Protestantesimo", Roma - Enrico Peyretti, redattore de "Il foglio", Torino - Brunetto Salvarani, coordinatore degli Incontro cristiano-musulmani di Modena, Carpi (Mo) - Giovanni Sarubbi, giornalista, direttore de "Il dialogo", Monteforte Irpino (Av) - don Ermis Segatti, Facolta' Teologica di Torino, Torino - Maria Vingiani, fondatrice del SAE (Segretariato Attivita' Ecumeniche) Per ulteriori informazioni e per firmare l'appello: tel. 3355638950, e-mail: b.salvarani at carpi.nettuno.it, oppure: redazione at ildialogo.org 8. TESTIMONIANZE. GIULIANA SGRENA: ORFANI DI GUERRA [Giuliana Sgrena, giornalista e saggista, si trova in Pakistan e pubblica un denso ed illuminante "diario di guerra" sul quotidiano "Il manifesto". Questo articolo e' apparso sul quotidiano il primo novembre] Jehlum si trova nel Punjab pakistano, a poco piu' di cento chilometri da Islamabad, in direzione di Lahore. Una cittadina caotica: mandrie di mucche che si scontrano con le improvvisate esposizioni di prodotti artigianali, tra la polvere delle strade sterrate dove abbondano bancarelle di frutta. Qui si trova anche uno degli orfanotrofi gestiti da Rawa (Revolutionary association of women of Afghanistan). In un edificio basso con un giardino disadorno vivono quaranta orfani, trenta femmine e dieci maschi. Sono ragazzi tra i sei e i diciotto anni, orfani di entrambi o di uno dei genitori. Vittime della guerra che sta martoriando l'Afghanistan da oltre vent'anni. C'e' anche una bambina di sei anni, appena arrivata dall'Afghanistan, vittima dell'ultima guerra in corso, quella dei bombardamenti americani. Colpisce l'atteggiamento degli ospiti dell'orfanatrofio, la loro sofferenza, la perdita dei loro cari non si traduce, come abbiamo visto in molti altri luoghi dove si affollano gli orfani di guerre atroci, in un atteggiamento di prostrazione e abbandono, dove la mancanza di affetto diventa ossessionante necessita' di contatto fisico con il mondo esterno. Un atteggiamento verso il dolore, anche quando scoppia in un dirompente pianto liberatorio - lacerante per chi assiste -, che denuncia una grande capacita' di elaborazione collettiva corroborata dall'affetto che circonda gli orfani. Il merito va riconosciuto alle donne di Rawa, l'organizzazione fondata nel 1977 da Meena, una femminista di idee socialiste che si batteva per i diritti delle donne e per la liberta' del suo popolo. Dopo essersi battuta contro l'invasione sovietica ha lottato contro il fondamentalismo dei mujahidin, della cui violenza e' rimasta vittima. Assassinata insieme ad altre militanti dell'organizzazione nel 1987 e' diventata la martire delle donne di Rawa. E anche delle giovani ospiti dell'orfanotrofio che accolgono con grande capacita' di coinvolgimento la delegazione (25 persone) appena arrivata dall'Italia, coordinata dall'europarlamentare Luisa Morgantini, e che comprende deputate (Laura Zanella, verde, Elettra Deiana e Titti De Simone di Rifondazione comunista e Marina Sereni dei Ds), oltre a giornaliste e Donne in nero. L'accoglienza, con poesie, interventi, teatro, non lascia quasi mai spazio alla retorica - inevitabile in casi come questi - e offre con grande semplicita' la loro visione della realta' afghana. "Persino la quasi mitizzazione della loro leader serve a far si' che anche queste ragazze abbiano delle radici per costruire un ordine simbolico contro la violenza dell'ordine maschile. Cosi' la sofferenza non si traduce in depressione ma in progetto", commenta la deputata verde Luana Zanella. Donne soggetto di cambiamento attraverso la loro determinazione contro il fondamentalismo, contro il terrorismo ma anche contro i bombardamenti in corso. E come potrebbero non esserlo loro che hanno perso i genitori a causa della guerra. Yasmina ha 17 anni, e' arrivata qui sette anni fa. Suo padre era sparito a Kabul, "l'abbiamo aspettato per anni non rassegnandoci alla perdita, ma poi ci siamo resi conto che non sarebbe tornato. La sua colpa? Quella di essere insegnante. Cosi' mia madre, medico, mi ha affidata a Rawa. Lei e' rimasta a Kabul con mio fratello, malato di mente. Non ho piu' sue notizie, ma qui ho trovato tante sorelle". La storia di Sahar, ora quindicenne, e' altrettanto drammatica: "Avevo due anni quando mio padre e' stato ucciso davanti ai miei occhi. E' stato mio zio a prendersi cura di me, finche' a Kandahar sono arrivati i taleban e hanno ucciso anche mio zio. Mia madre era malata di nervi e cosi' sono stata affidata a Rawa". L'apprezzamento per le donne che le hanno accolte non e' rituale in queste ragazze che parlano con spontaneita' e dignita' davanti a questo pubblico di donne venute da lontano per conoscere la loro realta'. "Siamo qui innanzitutto per capire e per conoscere da vicino questa realta'. Con queste donne, con le quali abbiamo avuto rapporti da anni, condividiamo il loro rifiuto del fondamentalismo e del terrorismo frutto della guerra e dei bombardamenti", sostiene Luisa Morgantini. E aggiunge: "vogliamo costruire una politica internazionale alternativa basata sulla relazione tra donne". E sono proprio donne come le rivoluzionarie (e lo sono sicuramente delle femministe sotto il regime dei taleban) di Rawa a rappresentare quel "cuore pensante della baracca" che ha dato il titolo all'appello sul quale si e' formata questa delegazione di donne che e' arrivata ieri in Pakistan, dove si trovano oltre tre milioni di profughi afghani. Nei prossimi giorni la delegazione visitera' i campi profughi e incontrera' associazioni afghane e pacifisti pakistani, oltre alle agenzie dell'Onu che si occupano di rifugiati e di aiuti ai profughi. 9. MATERIALI. JOHAN GALTUNG: LE REGOLE GANDHIANE DEL CONFLITTO [Dal libro di Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1987, riportiamo questa scheda su "Le regole del comportamento conflittuale secondo Gandhi" (li' alle pp. 120-121, e commentata dettagliatamente - e criticamente - nelle pagine successive). Ovviamente vale per questa sintesi e per le opinioni qui espresse l'avvertenza di valore generale che nulla va assunto dogmaticamente, ma tutto va sottoposto a riflessione critica] 1. I fini e il conflitto Regola 1.1. Nei conflitti agisci - Agisci subito - Agisci qui - Agisci per il tuo gruppo - Agisci per identificazione - Agisci per convinzione Regola 1.2. Delimita bene il conflitto - Definisci i tuoi fini chiaramente - Cerca di capire i fini del tuo avversario - Metti in evidenza i fini comuni e compatibili - Descrivi i fatti rilevanti del conflitto in modo obiettivo Regola 1.3. Adotta un approccio positivo al conflitto - Dai al conflitto un'accentuazione positiva - Considera il conflitto come occasione per incontrare l'avversario - Considera il conflitto come occasione per trasformare la societa' - Considera il conflitto come occasione per trasformare te stesso 2. La lotta conflittuale Regola 2.1. Agisci in modo nonviolento nei conflitti - Non offendere o ferire con azioni - Non offendere o ferire con parole - Non offendere o ferire con pensieri - Non danneggiare le proprietà dell'avversario - Preferisci la violenza alla codardia - Fai del bene anche a chi fa il male Regola 2.2. Agisci in maniera conforme al fine - Includi sempre un elemento costruttivo - Usa forme di lotta che ne rivelino il fine - Agisci apertamente, non segretamente - Dirigi la lotta verso l'obiettivo corretto Regola 2.3. Non collaborare con il male - Non collaborare con una struttura malvagia - Non collaborare con un ruolo sociale ingiusto - Non collaborare con un'azione malvagia - Non collaborare con quelli che collaborano con il male Regola 2.4. Sii disposto a sacrificarti - Non fuggire davanti alle punizioni - Sii disposto a morire se necessario Regola 2.5. Non polarizzare il conflitto - Distingui tra antagonismo e antagonista - Distingui tra persona e ruolo sociale - mantieni il contatto - Immedesimati nella posizione del tuo avversario - Sii flessibile nel delimitare le parti in causa e le loro posizioni Regola 2.6. Non provocare escalation nel conflitto - Rimani il piu' leale possibile - Non provocare e non lasciarti provocare - Non umiliare e non farti umiliare - Non ampliare i termini del conflitto - Usa le forme di condotta più miti possibili durante il conflitto 3. La risoluzione del conflitto Regola 3.1. Risolvi i conflitti - Non continuare la lotta conflittuale per sempre - Cerca sempre di negoziare con l'avversario - Cerca di ottenere trasformazioni sociali positive - Cerca di trasformare gli esseri umani ((te stesso; l'avversario) Regola 3.2. Insisti sulle cose essenziali, non su quelle marginali - Non barattare le cose essenziali - Sii disposto ai compromessi per le cose non essenziali Regola 3.3. Consìderati fallibile - Ricordati che puoi essere nel torto - Ammetti apertamente i tuoi errori - La coerenza nel tempo non e' molto importante Regola 3.4. Sii generoso nei confronti dell'avversario - Non sfruttare la debolezza dell'avversario - Non giudicare l'avversario più severamente di te stesso - Abbi fiducia nel tuo avversario Regola 3.5. Conversione, non coercizione - Cerca sempre soluzioni che siano accettabili (per te stesso; per l'avversario) - Non forzare mai l'avversario - Converti l'avversario in un sostenitore della causa. 10. LETTURE. AA. VV.: "UOMINI USCITI DI PIANTO IN RAGIONE". SAGGI SU FRANCO FORTINI AA. VV., "Uomini usciti di pianto in ragione". Saggi su Franco Fortini, Manifestolibri, Roma 1996, pp. 200, lire 22.000. Nove saggi e tre testimonianze su Fortini, con un'appendice che comprende un'intervista, due inediti e due testi poco noti del grande poeta, moralista, militante, maestro indimenticabile. 11. LETTURE. LAURA BOELLA: HANNAH ARENDT Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995, pp. 240, lire 28.000. Laura Boella che legge ed interpreta e racconta Hannah Arendt: cosa si puo' chiedere di piu' da un libro? 12. LETTURE. RENATE SIEBERT: LE DONNE, LA MAFIA Renate Siebert, Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994, 1997, pp. 464, lire 18.000. L'intelligenza e la finezza di Renate Siebert, sociologa e donna impegnata contro la mafia e per la dignita' umana, in una ricerca ed una riflessione di grande sensibilita' e profondita': un saggio sociologico; un accostamento a vite, esperienze, persone concrete; una interpretazione di situazioni e temi terribili e cruciali; uno strumento di lavoro utilissimo per tutte le persone impegnate contro la mafia. 13. MARTEDI 6 NOVEMBRE A VITERBO Si svolgera' martedi 6 novembre, con inizio alle ore 21, a Viterbo, presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul", un incontro della "Rete no global" viterbese di formazione alla nonviolenza coordinato dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Nel corso dell'incontro si sperimentera' la tecnica della scrittura collettiva nella predisposizione di un testo da diffondere l'indomani, mercoledi 7 novembre, nel corso di una manifestazione pubblica contro la guerra. 14. INCONTRI. MARTEDI 6 NOVEMBRE A ROMA [Diffondiamo questo comunicato dell'associazione Satyagraha (per contatti: onlus.satyagraha at tiscalinet.it] Per chi fosse interessato, vi ricordiamo il secondo appuntamento della "Scuola di educazione alla pace" organizzato dalla Caritas Diocesana di Roma - Settore Educazione alla Pace ed alla Mondialita' - insieme all'associazione "Satyagraha - la forza della verita'". Il tema del corso e' "Un'economia in-debita". Il secondo incontro e' previsto per martedi 6 novembre nei locali della parrocchia Gesu' Divin Maestro, via Vittorio Montiglio 18 (zona Pineta Sacchetti), Roma, alle ore 20,30. L'incontro avra' per tema "Il nodo dello sviluppo, la globalizzazione e il debito estero: ruolo delle istituzioni e ruolo dei cittadini". Intervento di Riccardo Moro (Comitato ecclesiale Italiano per la riduzione del debito estero dei paesi piu' poveri). Potete trovare il calendario completo sul sito www.caritasroma.it o telefonare allo 0669886383. 15. INCONTRI. UNA CONFERENZA STAMPA A MILANO IL 7 NOVEMBRE [Diffondiamo questo comunicato emesso da "Lila - Centro studi per i diritti umani e la salute pubblica" (per contatti: esias at lila.it)] "Lila - Centro studi per i diritti umani e la salute pubblica", invita i giornalisti in occasione dell'avvicinarsi del vertice dell'Organizzazione Mondiale del Commercio - World Trade Organisation a Doha (9-13 novembre 2001). Globalizzazione dei diritti e globalizzazione del diritto alla salute: a Doha uno dei temi fondamentali del vertice sara' quello dell'accesso ai farmaci e ai servizi sanitari. Molti Paesi, di tutto il mondo, stanno facendo precise richieste in merito ai Trips del WTO. Dopo il processo del Sudafrica e gli sviluppi della vicenda in quel Paese e anche sulla scorta del caso Cipro che sta coinvolgendo gli Stati Uniti in queste ultime settimane. "Lila - Centro studi per i diritti umani e la salute pubblica" diffonde aggiornati temi e contenuti della lotta per il diritto alla salute in relazione al vertice di Doha e alle politiche dell'Unione Europea. Saranno presenti: Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico; Claudia Sala, responsabile area diritti. Milano, mercoledi 7 novembre, ore 12, presso Lila - Centro Studi, via Rogoredo 41. Per informazioni: Emanuela Sias, ufficio stampa tel. 02510023, cell. 3483861340. 16. INCONTRI. L'8 NOVEMBRE A FOGGIA [Diffondiamo questo comunicato della Rete Radie' Resch di Foggia. Per contatti: rrrfoggia at libero.it] Siamo lieti di segnalarvi che giovedi 8 novembre sara' a Foggia Marcelo Barros, benedettino, priore del Monastero dell'Annunciazione del Signore nella citta' di Goias (Brasile) consacrato all'Ecumenismo, assessore della Commissione Pastorale della Terra, teologo e biblista, che ha fondato con Carlos Mesters il Centro Ecumenico di Studi Biblici. Alle ore 19,30 presso l'Opera San Michele, in piazza San Murialdo 1, Marcelo Barros terra' un incontro sul seguente tema: "Per una cultura della pace: dalla paura... all'accoglienza delle diversita'". Per informazioni: Rete radie' Resch, associazione di solidarieta' internazionale, Casa della Speranza, Gruppo di Foggia. Ref. Giuseppe Padovano, tel. 0881662982, fax: 0881330336, e-mail: rrrfoggia at libero.it, sito: www.bengodi.org/rete.htm 17. INCONTRI. CHIARA SCHIAVINOTTO: CORSO DI FORMAZIONE SU MICROIMPRESA E MICROFINANZA DAL 3 AL 7 DICEMBRE A PADOVA [Dal consorzio Etimos (etimos at etimos.it) riceviamo e diffondiamo] Come si diventa banchieri dei poveri? A Padova il secondo corso di formazione su microimpresa e microfinanza promosso da Consorzio Etimos e Fondazione Choros. Si terra' a Padova, presso il Cuamm, dal 3 al 7 dicembre, il secondo corso di formazione su microimpresa e microfinanza, promosso dal Consorzio Etimos e dalla Fondazione Choros. Il ruolo e l'importanza del microcredito nell'ambito della cooperazione internazionale saranno al centro delle lezioni, articolate in cinque unita' formative e in un seminario conclusivo dedicato ai rapporti tra cooperazione non governativa e programmi di microcredito. Il corso ha un carattere introduttivo e si rivolge anche a chi non ha una particolare esperienza nel settore. Per iscriversi c'e' tempo fino al 23 novembre. Saranno comunque valutate eventuali adesioni anche oltre la data di scadenza. Ulteriori informazioni e iscrizioni presso Consorzio Etimos (0498755116, www.etimos.it) e Fondazione Choros (049654191, www.choros.it). 18. RILETTURE. PAOLO JACHIA: INTRODUZIONE A BACHTIN Paolo Jachia, Introduzione a Bachtin, Laterza, Roma-Bari 1992, pp. 172, lire 18.000. Una delle migliori monografie su Michail Bachtin, il grande pensatore dialogico, teorico, storico e critico della letteratura e della cultura. 19. RILETTURE. RIGOBERTA MENCHU' (CON ELISABETH BURGOS): MI CHIAMO RIGOBERTA MENCHU' Rigoberta Menchu' (con Elisabeth Burgos), Mi chiamo Rigoberta Menchu', Giunti, Firenze 1987, pp. 328, lire 15.000 (ma ve ne sono edizioni piu' recenti). Il libro che, pubblicato in spagnolo e francese nel 1983, ha fatto conoscere al mondo Rigoberta, la sua testimonianza, la sua lotta. 20. GEORGE WOODCOCK: L'ANARCHIA George Woodcock, L'anarchia, Feltrinelli, Milano 1966, 1976, pp. 448. Una introduzione alla "storia delle idee e dei movimenti libertari" che ci sembra continui ad essere una lettura assai utile per tutte le persone di volonta' buona. 21. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA LUCIANO VIOLANTE A DANIEL VOGELMANN * LUCIANO VIOLANTE Profilo: magistrato, parlamentare, già presidente della commissione parlamentare antimafia (che sotto la sua presidenza diede un contributo notevole alla lotta contro i poteri criminali), e gia' presidente della Camera dei Deputati. Opere di Luciano Violante: La mafia dell'eroina, Editori Riuniti, Roma; sua è la relazione della Commissione parlamentare antimafia su Mafia e politica, Laterza, Roma-Bari; I corleonesi, L'Unità, Roma; Non è la piovra, Einaudi, Torino (un testo sintetico e di grandissima utilità); ha curato i tre rapporti annuali sulla mafia: Mafia e antimafia. Rapporto '96; Mafia e società italiana. Rapporto '97; I soldi della mafia. Rapporto '98; sua la cura del ponderoso volume su La criminalità, volume 12 degli Annali della Storia d'Italia, Einaudi, Torino. * PAUL VIRILIO Profilo: pensatore francese contemporaneo. * ALDO VISALBERGHI Profilo: nato a Trieste nel 1919, ha contribuito agli studi pedagogici sia con l'elaborazione teorica, sia con ricerche sperimentali e indagini sul campo anche di dimensione internazionale. Opere di Aldo Visalberghi: tra i suoi lavori più noti: Esperienza e valutazione; Scuola aperta; problemi della ricerca pedagogica. Qui in particolare segnaliamo: Pedagogia e scienze dell'educazione, Mondadori, Milano 1978, 1985; Scuola e cultura di pace (a cura di Aldo Visalberghi), La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1985. * GIULIO VITTORANGELI Profilo: nato a Tuscania (VT) il 18/12/1953, impegnato nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarietà internazionale. E' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio, ed è impegnato in alcuni progetti di solidarietà concreta. Opere di Giulio Vittorangeli: suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni da lui stesso promossi: tra i più recenti di tali convegni di cui sono stati pubblicati i materiali segnaliamo quello su Primo Levi, testimone della dignità umana, tenutosi a Bolsena nel maggio 1998; quello su La solidarietà nell'era della globalizzazione, tenutosi a Celleno nel luglio 1998; quello su I movimenti ecopacifisti e della solidarietà da soggetto culturale a soggetto politico, tenutosi a Viterbo nell'ottobre 1998; quello su Rosa Luxemburg, tenutosi a Viterbo nel maggio 1999. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarietà sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarietà". Indirizzi utili: Associazione Italia-Nicaragua, via Petrella 18, 01017 Tuscania (VT), e-mail: giulio.vittorangeli at tin.it * ELIO VITTORINI Profilo: scrittore italiano (Siracusa 1908 - Milano 1966), prese parte alla Resistenza; promotore di cultura, consulente editoriale, fondò la rivista "Il politecnico" e con Italo Calvino "Il menabò", animatore di una cultura democratica intesa come impegno civile. Opere di Elio Vittorini: si leggano almeno i romanzi Conversazione in Sicilia, e Uomini e no; la celebre e travagliata antologia Americana; per la saggistica cfr. il Diario in pubblico; ed ovviamente la collezione de "Il politecnico". Opere su Elio Vittorini: Sandro Briosi, Elio Vittorini, La Nuova Italia, Firenze; Sergio Pautasso, Guida a Vittorini, Rizzoli, Milano. * ITALA VIVAN Profilo: studiosa e docente universitaria di letteratura, ha dedicato particolare attenzione alle letturature africane. Opere di Itala Vivan: Interpreti rituali, Dedalo, Bari 1978. * DANIEL VOGELMANN Profilo: editore, traduttore, studioso. Attraverso la sua casa editrice, La Giuntina di Firenze, ha particolarmente contribuito a tener viva la memoria della shoah. Ha pubblicato libri di grande valore, tra gli altri di Anders, Jankélévitch, Wiesel. Indirizzi utili: Edizioni La Giuntina, via Ricasoli 26, 50122 Firenze, sito: www.giuntina.it 22. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 23. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 280 del 6 novembre 2001
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