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Lettera aperta alle organizzazioni sindacali bresciane
- Subject: Lettera aperta alle organizzazioni sindacali bresciane
- From: CUCCHINI Roberto <roberto.cucchini at itglobalvalue.com>
- Date: Thu, 11 Oct 2001 10:12:32 +0200
Lettera aperta alle organizzazioni sindacali bresciane Siamo un gruppo di lavoratori e lavoratrici (metalmeccanici, scuola, ospedalieri, comunali, università...) iscritte e non alle organizzazioni sindacali bresciane. Alcuni/e di noi, il giorno dopo il crimine compiuto negli Stati Uniti, hanno aderito all'iniziativa indetta dalle Confederazioni in Piazza Loggia. Altri/e no, perché non ritenevano adeguata la forma del "tutti a casa" (sciopero a fine turno) davanti ad un avvenimento che per la sua enormità chiedeva un momento di confronto, riflessione ed approfondimento razionale, di là dalla pur giustificata risposta emotiva che sentivamo di esprimere come persone, individualmente. Chi ha partecipato a sit-in sindacale ha ascoltato parole generose e solenni impegni nel caso che... Ora siamo in guerra! Così ci è stato detto da Bush, Bin Laden e Berlusconi. E con le parole non si scherza. I governi occidentali hanno deciso, a nome nostro, ma non ci hanno chiesto se siamo d'accordo. Era ed è un nostro diritto dire di sì o di no. Ma tant'è. L'unica cosa evidente, a questo punto, è che ci sono già le vittime civili: migliaia di uomini, donne e bambini fuggiti dal loro Paese e che per l'Alto commissariato per i rifugiati delle NU già rappresentano una vera e propria "catastrofica emergenza umanitaria". A questi vanno aggiunte le prime decine di morti causate dai missili statunitensi ed inglesi; loro unica colpa è di essere afghani e di trovarsi nel luogo giusto (nelle loro case, botteghe ed ospedali) al momento sbagliato (i bombardamenti "chirurgici"). Come in altre occasioni (Golfo ex Jugoslavia, Kosovo), alle condivisibili dichiarazioni o ai documenti ufficiali, anche in questa occasione le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, non hanno fatto seguire la scelta più semplice, umana, politicamente coerente con tali impegnative premesse: dichiarare uno sciopero, e non tanto per dimostrare che il mondo del lavoro è contro la guerra, qualsiasi guerra, ma soprattutto per testimoniare che per noi non ci sono né potranno mai esserci vittime di prima e seconda categoria; che la morte, ogni morte, pesa come un macigno sulla coscienza di tutta l'umanità, e che davanti a ciò ognuno di noi è più povero ("ogni morte mi diminuisce" diceva il poeta) perché privato della prossimità dell'Altro, dovunque esso viva, lavori, riposi. La sofferenza e la morte di innocenti per mano di terroristi o sotto le bombe, non hanno confini, bandiere, lingue, culture: si manifesta sempre nella sua oscena rappresentazione di distruzione, di annullamento. La si esibisca con parossistica ed insistita frequenza mass-mediatica, come nel caso delle due Torri, o la si nasconda dietro agli asettici bagliori di un notturno bombardamento "intelligente", resta e rimane tale: la morte non di una moltitudine indistinta, ma quella di singoli esseri umani, ognuno dei quali aveva un nome ed un cognome, abitava in un casa, commerciava sulla piazza del suo paese o svolgeva un "lavoro immateriale" in un ufficio nel centro di New York. Ce ne sono state fin troppe di queste morti: 33 milioni nel secolo appena trascorso, e 875 mila solo negli ultimi dieci anni. Vittime dimenticate, taciute, rimosse dalla nostra coscienza di "gente civile". Per quanto tempo ancora dovremo assistere a questa infinita "strage degli innocenti"? Quello che chiediamo allora, è uno "sciopero umanitario", che se non potrà fermare la guerra, per lo meno servirà, forse, a riconciliare ognuno di noi con una certa idea di dignità personale e di giustizia. Ed i sindacati con un pratica di coerenza politica. Tutto il resto sono parole. Grazie dell'ospitalità. R. Assettini, M. Bertocchi, G. Bettini, M. Bracchi, R. Cagni, F. Carrari, G. Chittò, M.T. Cobelli, M. Cortese, R. Cucchini, C. De Benedetto, L. Dicaro, C. Edalini, G. Faglia, C. Ferrari Aggradi, M. Fredi, V. Lancellotti, R. Luterotti, D. Maccarone, A. Martina, I. Mazzola, M. Mora, M. Moretti, M. Palamenghi, E. Pasotti, F. Piazza, M. Ravelli, M. Renzi, M. Ruzzenenti, C. Santoro, W. Saresini, C. Siboni, A. Simoni, M. Taborelli, F. Tedoldi, E. Tonioli, Brescia,10.10. 2001
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