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La ricetta di Di Pietro contro Bin Laden
- Subject: La ricetta di Di Pietro contro Bin Laden
- From: Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>
- Date: Sat, 29 Sep 2001 16:20:21 +0200
NEWSLETTER DIPIETRO2001 28 settembre 2001 ************************************** ECCO COME DAREI LA CACCIA A BIN LADEN! ************************************** Caro amici, Come fermare Osama Bin Laden e la sua rete terroristica internazionale? E' la domanda che ci assilla tutti. Combattendolo su piu' fronti ovviamente, come ha di recente ammonito il Presidente americano Bush: quello giudiziario, militare, politico, culturale, religioso, economico, finanziario. Ecco, vorrei soffermarmi su quest'ultimo aspetto che e' poi, a mio avviso, un punto nodale per la lotta al terrorismo. Solo prosciugando le fonti di approvvigionamento e interrompendo i finanziamenti, si possono sterilizzare le azioni dei terroristi. Bin Laden ha potuto agire grazie a ai suoi soldi. Soldi che non tiene certo a Kabul o nascosti nelle montagne o nelle grotte afgane. Li tiene - depositati o investiti - nelle banche dei soliti paradisi fiscali: Cipro, Panama Isole Cayman ma soprattutto a Vaduz nel Liechtestein, a Nassau nelle Bahamas ed a Riad in Arabia Saudita. Si pensi a quanto denaro e' stato necessario per realizzare gli attentati dell'11 settembre negli Usa: decine, forse centinaia di terroristi e fiancheggiatori da mantenere per mesi, e forse per anni, nel territorio americano, piloti da addestrare, famiglie da accudire (anche dopo la morte dei kamikaze), spionaggio e coperture da attivare, coordinamento logistico da sincronizzare e cosi' via. IL TERRORISMO COSTA Insomma anche il terrorismo costa. Siccome a pagare sembra che ci pensi (e nel caso di New York ci abbia pensato) Bin Laden, bisogna scovare, sequestrare e bloccare le sue risorse finanziarie per renderlo impotente. Come fare? Indagando su di lui, ovviamente e su chi gli e' stato e gli sta piu' vicino. Bisogna ricostruire la sua vita, individuare i suoi legami, ripercorrere i luoghi che ha frequentato, individuare i suoi amici, analizzare le sue attivita'. Sembrano cose scontate ma spesso e' proprio su queste bucce di banane che inciampano gli investigatori ed il guaio e' che ci inciampano non tanto per difetto (di investigazione, intendo dire) quanto per eccesso, immaginando, prima di averne le prove, soluzioni fantascientifiche e poi perdendo tempo e risorse per dimostrare l'indimostrabile (per rendercene conto basti pensare alla tragedia del mostro di Firenze trasformata in una telenovela o al sequestro di Aldo Moro che secondo alcuni bisognava scoprire ricorrendo alla cartomante). Ecco, cominciamo allora con il "ripulire" la storia personale di Ben Laden dal "romanzo" che se ne e' fatto. Egli non e' figlio del demonio, con possibilita' infinite di replicarsi e di farsi gioco di tutte le polizie del mondo. Se ha scelto l'America ed alcuni paesi europei come suoi principali obiettivi e' perche' li conosce bene per averci vissuto e lavorato e per aver intrecciato in quei paesi pericolose relazioni di connivenza e collaborazione. Negli anni ottanta, infatti, egli e!= stato un alleato degli USA che di lui e dei suoi uomini si sono serviti, anche armando le loro mani e insegnando loro a fare la guerra, per fermare i sovietici in Afghanistan. LA FAMIGLIA E GLI AMICI IN ARABIA SAUDITA Di piu'. L'intera famiglia Bin Laden ha fatto fortuna proprio in America (ironia della sorte in alcuni casi proprio facendo affari con la famiglia Bush). In particolare, il fratello Salem ha fondato nel '73 ad Austin, nel Texas, la compagnia aerea Bin Laden Aviation ed il suo miglior amico Kheld Bin Manfuz e' stato l'uomo chiave dell' affaire BCCI (uno scandalo americano di proporzioni enormi riguardanti finanziamenti occulti e iregolari a formazioni guerrigliere in America Latina ed in Medio Oriente con denaro anche proveniente dalla droga). Bin Laden viene comunemente descritto come un miliardario ma in realta' sulla sua reale posizione patrimoniale si hanno poche notizie. Certamente viene da una ricca famiglia molto ben introdotta in Arabia Saudita. I suoi parenti (ha quattro mogli, diversi figli, circa 50 tra fratelli e sorelle) sono titolari di un vero e proprio impero economico, il Saudi Bin Ladin Group (SBG) con interessi petroliferi e nelle costruzioni. Molti di essi lo hanno rinnegato e Osama Bin Laden e' pure stato scacciato dal suo paese per aver criticato la monarchia saudita allorche' questa fece entrare nel suo territorio truppe statunitensi ("gli infedeli") per pianificare la Guerra del Golfo contro Saddam Hussein. Egli pero' sicuramente puo' contare ancora sui parenti e amici piu' stretti. Da questi e su questi bisogna allora cominciare le indagini bancarie e finanziarie, per trovare il patrimonio di Bin Laden e non tanto su lui personalmente (egli sapendo di essere ricercato da anni dalle migliori polizie internazionali, si sara' guardato bene dall'agire con il proprio nome). Insomma, appunterei le prime indagini - cosa che sicuramente gli 007 statunitensi, inglesi e israeliani stanno facendo - proprio in Arabia Saudita. E' questo un paese davvero strano, con potentati finanziari e governanti reali che vanno a braccetto con gli Stati Uniti ma con l'integralismo islamico nel cuore. Probabilmente e' proprio da li' oltre che dall'Iraq di Saddam Hussein - che partono i finanziamenti piu' cospicui e piu' occulti a favore dei terroristi, magari sotto forma di donazioni ed elargizioni umanitarie e di beneficenza. In Arabia Saudita, la maggior parte del denaro proveniente dall'aumento del prezzo del petrolio (da 4 mila a 8 mila miliardi di dollari sostengono gli analisti) si e' letteralmente volatilizzato andando ad alimentare l'extrabudget e soprattutto la corruzione. L'APERTURA DEI FORZIERI NEI PARADISI FISCALI Purtroppo manca una qualsiasi normativa in materia di controllo dei flussi di miliardi che entrano ed escono da quel paese. Non esiste, come in quasi tutti i paesi del Medio Oriente peraltro, una legge contro il riciclaggio. Eppure le connessioni saudite tribali e familiari di Bin Laden sono l'inizio della catena dell'indagine da cui non si puo' prescindere. Anche a costo di imporre con la forza della persuasione (politica, diplomatica, economica e militare) ai regnanti sauditi di rivedere e rendere piu' trasparente la propria legislazione societaria, bancaria e finanziaria interna. Cosa questa che solo gli Stati Uniti hanno la forza e la possibilita' di fare. Il canale terminale della rete finanziaria di Bin Laden va invece ricercato in alcuni specifici paradisi fiscali, in particolare delle Bahamas e del Liectesthein, ove vanno cercati i suoi collegamenti con esponenti della mafia russa (gia' proprio di quella Russia tanto odiata e combattuta da Osama). A Vaduz ed a Nassau ancora oggi esistono e prolificano alcuni studi legali e fiduciari di comodo conosciuti e conoscibilissimi per chi e' del mestiere e conosce un po' la storia delle transazioni finanziarie internazionali (anch'io ho avuto modo di individuarli ai tempi di Mani Pulite) che fanno da schermo impenetrabile alle piu' smaccate operazioni di riciclaggio del denaro provenente dalla droga e destinato al commercio delle armi. Perche' bisognerebbe indagare su costoro? Ma perche' Bin Laden deve tutti i giorni comprare armi e munizioni ed in Afganistan l'unica cosa che ha a disposizione per farvi fronte e' l'oppio e l'eroina. E perche' la mafia russa? Perche' e' l'unica organizzazione "vicina" territorialmente all'Afganistan in grado di fornire ogni tipo di armi a Bin Laden (piu' dell'Iraq, piu' del Sudan che pure sono suoi abituali fornitori ma le cui operazioni sono sotto il costante controllo degli USA). Che fare allora, in concreto? Bisogna setacciare ed acquisire ogni documentazione esistente presso gli studi legali e finanziari sospetti con sede nei predetti paradisi fiscali, con operazioni non giudiziarie ma dei servizi segreti. Non e' possibile, infatti, ricorrere alla Magistratura di quei paesi per avere regolari mandati perche' e' troppo ingessata da una legislazione di favore e di copertura, dovuta al fatto che quei paradisi fiscali si mantengono e ingrassano proprio e solo per questo particolare tipo di economia. Lo so, i "puristi" del diritto inorridiranno di fronte a questa proposta ed anche a me, da ex magistrato, ripugna ma, come ha detto il Presidente degli Stati Uniti, siamo in guerra e questa guerra va combattuta anche con "armi non convenzionali". Tra queste puo' e deve rientrarci l'apertura anche forzata ed occulta ? dei forzieri e dei documenti depositati nei paradisi fiscali, al di la' e al di fuori dei >=conniventi? vincoli di legge di quei paesi. Non a caso, d'altronde, il Governo statunitense, pochi giorni dopo l'attentato alle Torri Gemelle ha istituito un apposito organismo investigativo, il Foreign Terrorist Asset Tracking Center (FTATC), alle dipendenze del Ministero del Tesoro ( ed anche questo la dice lunga) con lo specifico scopo di dirigere e coordinare il lavoro di intelligence nazionale ed internazionale per rintracciare banche, finanziarie e fiduciari che in qualche modo forniscono sostegno ai criminali. Probabilmente questo organismo dovra' "saltare" le procedure delle "rogatorie" se vuole che il suo lavoro abbia successo ma, d'altronde, trattasi ? per stessa ammissione di Bush ? di una "guerra sporca" e individuare e sequestrare la contabilita!= occulta degli "gnomi" (cosi' vengono chiamati in gergo i fiduciari che operano nei paradisi fiscali) e' un atto necessitato per tagliare le vie di rifornimento economico ai terroristi. I RAPPORTI CON GLI STATI "CANAGLIA" Un altro cordone ombelicale che consente a Bin Laden ed ai suoi seguaci di armarsi e guerreggiare e' il rapporto di sangue che lo lega ad alcuni rais e dittatori che ancora spadroneggiano in Medio Oriente (Saddam Hussein in particolare). Insomma ci sono in Medio Oriente nazioni, produttori di petrolio, che sponsorizzano e foraggiano il terrorismo. Sono i cosiddetti "Stati canaglia" (ad esempio Iran, Iraq, Libia, Siria, Sudan) che aggirano gli embarghi e le sanzioni dell'ONU con triangolazioni di comodo al fine di fare soldi e di destinarne una parte a favore di quei terroristi disponibili ad azioni criminali nei confronti di quei paesi occidentali che hanno decretato l'embargo. Come avvengono le triangolazioni illegali ? Ad esempio, in Iraq, l'ONU ha autorizzato Baghdad ad esportare 90 mila barili di greggio al giorno in Giordania in cambio di cibo e medicine. Nell'oleodotto che collega i due paesi, pero' transitano oltre 150 mila barili al giorno di petrolio ed allora Damasco tiene per se' il petrolio iracheno ed esporta il proprio. C'e' da scommettere che Saddam utilizzi il maggior denaro incassato per attivita' del tutto diverse da quelle umanitarie. Ecco, l'Occidente deve smetterla di tollerare simili furbizie e richiamare Stati amici e moderati come la Giordania a non fare i "furbi, a non fare il "doppio gioco". Certo per farlo, molti paesi occidentali (Italia compresa) devono darsi una "regolata" anche loro e non fare i furbi a propria volta. Che senso ha, ad esempio, decretare l'embargo del petrolio dall'Iraq e poi acconsentire e incentivare la presenza in quel paese di primarie compagnie petrolifere come l'Elf, l'Agip, la Mobil per estrarre maggior petrolio? E che dire delle laute commesse per infrastrutture che vengono commissionate e realizzate da multinazionali occidentali proprio negli "Stati canaglia"? L'IPOCRISIA DELL'OCCIDENTE Insomma, fino ad oggi vi e' stata, in Occidente, anche tanta ipocrisia nella lotta ai paesi finanziatori del terrorismo: a parole molte condanne, nei fatti parecchi affari. Ed allora ritorna il dilemma di sempre: ma chi comanda nei paesi occidentali? Il Governo reale corrisponde al governo reale? Non e' che nella realta' le lobby economiche e finanziarie condizionano le attivita' e le decisioni politiche? Ma questa e' un'altra storia ed e' bene tornare alla nostra virtuale caccia al tesoro di Bin Laden. Per esempio, con una indagine mirata sulla compravendita in borsa di alcuni titoli a rischio nei giorni a cavallo della strage di New York (azioni di compagnie aeree e di societa' assicurative). Si sa che qualcuno ha speculato su questi titoli con il sistema dei "future", vale a dire "vendendo oggi quel che si paga al prezzo di domani". Ad esempio comprando un'azione delle United Airlanes (la compagnia aerea proprietaria dei velivoli abbattuti) che il giorno prima della strage poteva valere (mettiamo) 1000, il giorno dopo valeva 100. Cio' vuol dire che solo chi conosceva in anticipo cosa sarebbe successo di li' a poco poteva arrischiarsi a commerciare in simili tipi di "future", speculando in borsa. Cose queste che potevano sapere solo i fiancheggiatori, i finanziatori e i mandanti dei terroristi che hanno agito. Un'indagine mirata su queste speculazioni potrebbe portare a scoprire il "terzo livello" dell'organizzazione ( e magari ed e' probabile che cosi' sia individuando insospettabili magnati dell'odiato Occidente in combutta con i fondamentalisti islamici di Bin Laden). Come si puo' notare, i filoni di indagine da coltivare possono essere tanti e quelli descritti sono solo alcuni. E nemmeno i piu' sofisticati. Ma lssciamo ai specialisti fare il loro mestiere e non anticipiamo i tempi, anche per non disperdere il vantaggio del "fattore sorpresa". ANTONIO DI PIETRO
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