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La nonviolenza e' in cammino. 242
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 242
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 28 Sep 2001 19:51:05 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 242 del 28 settembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Alessandro Marescotti, database per la chiamata alla pace 2. Un appello che chiediamo di sottoscrivere ed inviare alle rappresentanze istituzionali 3. Un repertorio di strumenti e criteri per contrastare la guerra con la nonviolenza 4. Tutto quello che c'e' da sapere per l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui contrastare i decolli dei bombardieri 5. Paola Lucchesi, appendiamo in giro cartelli "zona libera dall'odio" 6. Enrico Peyretti: Berlusconi, il G8, la guerra 7. Danis Tanovic, che su Kabul piovano pane e libri 8. Carlo Gubitosa, da Perugia ad Assisi con il coraggio della nonviolenza 9. Giulio VIttorangeli, un Nobel senza pace 10. Antonio D'Amico, a proposito di nonviolenza 11. Andrea Baglioni, contro le ideologie sacrificali 12. Giobbe Santabarbara, per una definizione aperta e pluridimensionale della nonviolenza 13. Letture: Laura Boella, Cuori pensanti 14. Letture: Laura Boella,Le imperdonabili 15. Letture: Andrea Molesini, Nero latte dell'alba 16. Namir: abroghiamo il razzismo 17. Il nuovo numero di "Mosaico di pace" 18. Per studiare la globalizzazione: da Paolo Rumiz a Bertrand Russell 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento 20. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. ALESSANDRO MARESCOTTI: DATABASE PER LA CHIAMATA ALLA PACE [Da Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink (e-mail: a.marescotti at peacelink.it; sito: www.peacelink.it) riceviamo e diffondiamo, chiedendo a tutti gli amici della nonviolenza di aderire] Sei un pacifista telematico? Inserisci i tuoi dati nel database dei pacifisti impegnati in azioni antiguerra, citta' per citta': http://db.peacelink.it/volontari (Database volontari nonviolenti antiguerra). Avete costituito nella vostra citta' un comitato contro la guerra? Inserisci i dati nel database delle associazioni e dei comitati antiguerra: http://db.peacelink.it (PeaceLink Database). E' pronto un database - realizzato da Francesco Iannuzzelli (francesco at href.it) - in cui inserire i nostri nomi per iniziative di pace e per farci referenti nelle nostre citta': http://db.peacelink.it/volontari Permettera' di effettuare delle ricerche, citta' per citta', provincia per provincia, dei pacifisti collegati ad Internet con cui realizzare iniziative assieme. Nel database dei volontari cliccare su "antiguerra". Invito chi vuole ad aderire a questa "chiamata alla pace". Attenzione: questo database serve a segnalare le persone singole, mentre per la segnalazione delle associazioni, dei gruppi e dei comitati antiguerra c'e' il PeaceLink Database: http://db.peacelink.it che ha lo specifico compito di compiere un censimento associativo. L'unico discrimine per l'inserimento dei dati e' l'adesione all'opzione nonviolenta. I gruppi che stanno promuovendo le azioni antiguerra saranno classificati nella categoria "antiguerra" che si aggiunge a quella "pace" gia' presente. Il database ora permette l'input dei dati direttamente da web. Chi vuole puo' inserire i propri dati gia' da ora. Per ogni chiarimento tecnico: francesco at href.it Per ogni altro chiarimento: a.marescotti at peacelink.it Diffondi questo messaggio e invialo a tutti i tuoi amici interessati alla mobilitazione per la pace e contro il terrorismo. PeaceLink e' contro il terrorismo ed e' a favore di un'azione di polizia internazionale. PeaceLink non vuole che la lotta al terrorismo divenga una guerra che aggiunga nuove vittime innocenti alle gia' troppe vittime innocenti della barbarie e del fanatismo. 2. UN APPELLO CHE CHIEDIAMO DI SOTTOSCRIVERE ED INVIARE ALLE RAPPRESENTANZE ISTITUZIONALI * Premessa Il seguente appello e' gia' stato inviato, sottoscritto dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, alle massime autorita' dello Stato, a molti mezzi d'informazione e, tra alcune migliaia di altri destinatari, a tutte le questure d'Italia. Sottoponendolo nuovamente all'attenzione di tutti i nostri interlocutori, e particolarmente a tutte le persone interessate che condividano la scelta della nonviolenza come passo fondamentale per opporsi limpidamente alla guerra e al terrorismo e per difendere la Costituzione della Repubblica Italiana ancora una volta minacciata, proponiamo che lo sottoscrivano e lo inviino: al Presidente della Repubblica (presidenza.repubblica at quirinale.it), alle istituzioni ed ai rappresentanti istituzionali cui riterranno opportuno rivolgersi (dal Parlamento ai Comuni), ai mezzi d'informazione, alle altre strutture, associazioni e persone che riterranno interessate. La caratteristica di questo appello rispetto a molti altri che circolano in questi giorni e' che qui non si propone una mera dissociazione individuale dalla guerra, ma un'assunzione di responsabilita' personale e collettiva nel cercare di impedirla; che qui non si supplicano potenti sordi, ma si fa presente a chi volesse sciaguratamente violare la legalita' costituzionale la nostra volonta' di lottare nonviolentemente per difendere la legge fondamentale del nostro ordinamento; e' un atto di responsabilita', un impegno e un invito all'azione per salvare vite umane e difendere la legalita', lo stato di diritto, la democrazia sia formale che sostanziale. Fin d'ora ringraziamo, davvero dal profondo del cuore, tutti coloro che vorranno aderire a questo appello e diffonderlo ulteriormente. * Appello Al Presidente della Repubblica e ad altri interlocutori Egregi signori, con la presente vorremmo sottoporre alla vostra attenzione quanto segue: 1. il diritto internazionale non contempla il diritto di uno stato di scatenare una guerra contro un altro stato o piu' stati adducendo a pretesto il fatto che sul suo o loro territorio si trovino gruppi criminali. Secondo tale ragionamento essendoci in Italia organizzazioni mafiose qualunque stato potrebbe aggredire il nostro paese. 2. La Costituzione della Repubblica Italiana non consente al nostro paese di partecipare a una guerra di aggressione. La partecipazione o il sostegno italiano a una guerra di aggressione e' quindi impossibile, ed un governo che tale partecipazione o sostegno disponesse si collocherebbe fuori della legalita', ed un Presidente della Repubblica che tale partecipazione o sostegno avallasse commetterebbe il delitto di alto tradimento. 3. Scatenando una guerra condotta attraverso uccisioni di massa (ed ogni guerra contemporanea costitutivamente e' cosi') si riprodurrebbe l'azione dei terroristi e si favoreggerebbe e proseguirebbe il loro disegno criminale e disumano. Chi promuovesse o prendesse parte a una tale guerra si farebbe complice e seguace dei terroristi, si farebbe terrorista a sua volta. 4. Pertanto siamo a richiedervi di rispettare la legge fondamentale del nostro ordinamento, cui avete giurato fedelta', e di esprimere l'opposizione assoluta del nostro paese ad ogni eventuale azione di guerra. Nella sciagurata ipotesi che una guerra venisse scatenata, che il governo italiano decidesse la partecipazione ad essa del nostro paese, che il Parlamento italiano non la respingesse, e che il Presidente della Repubblica Italiana non la impedisse, a fronte di questa condotta illegale e criminale, ed effettualmente golpista, il cui esito sarebbe di contribuire a provocare stragi e la violazione della legalita' nel suo fondamento costituzionale, ebbene, fin d'ora vi dichiariamo che: a) ci opporremo alla guerra e ci impegneremo sia per salvare delle vite umane innocenti in pericolo, sia in difesa della Costituzione della Repubblica Italiana, dello stato di diritto, della legalita' e della democrazia; b) chiameremo l'intero popolo italiano ad opporsi alla guerra illegale e criminale; c) agiremo contro la guerra, contro il terrorismo, ed in favore della legalita' e dei diritti umani, unicamente secondo modalita' rigorosamente nonviolente, del tutto opposte ad ogni forma di violenza fisica, psicologica ed anche solo verbale; col massimo impegno intellettuale e morale per ricondurre tutti alla ragione e al rispetto del diritto e della legalita', col massimo impegno concreto per contrastare operativamente la guerra e per ottenere il ripristino della legalita' costituzionale. Ed in particolare agiremo: I. Con l'azione diretta nonviolenta: per opporci alla guerra ed ai suoi apparati, cercando di mettere le strutture militari e tutte le attivita' connesse alle armi (produzione, commercio, uso) in condizioni di non poter agire, e quindi in condizioni di non nuocere all'incolumita' e alla vita di esseri umani; II. Con la disobbedienza civile di massa: chiamando tutti i cittadini, ed in primo luogo tutti i pubblici dipendenti e gli operatori di servizi di pubblica utilita', a noncollaborare con la guerra, ad opporsi alla violazione della legalita', a negare il consenso a una decisione golpista e stragista; III. Con lo sciopero generale: per bloccare l'economia, la macchina amministrativa e il paese, e costringere quel governo, quel Parlamento e quel Presidente della Repubblica che avessero violato la legalita' costituzionale a prendere atto dell'opposizione popolare ad una decisione illegale e criminale, a recedere dalla loro decisione. Tanto vi annunciamo fin d'ora, come e' proprio della tradizione delle lotte nonviolente, affinche' voi fin d'ora sappiate quale sia la nostra opinione, la nostra determinazione, la nostra azione nel caso che la guerra venisse scatenata e che l'Italia vi prendesse parte. Sperando che la guerra non scoppi, sperando che siate cosi' ragionevoli da non volervi precipitare l'Italia, sperando che sappiate condividere la nostra volonta' di rispettare e difendere la Costituzione della Repubblica Italiana, lo stato di diritto, la legalita', la democrazia, il diritto di ogni essere umano alla vita, distintamente vi salutiamo, augurandovi una cosciente riflessione e un buon lavoro nell'interesse del paese e dell'umanita', per la pace e per la legalita', contro ogni forma di terrorismo e di criminalita', contro ogni violazione dei diritti umani. Nome, cognome, eventuale qualifica, indirizzo completo 3. MATERIALI. UN REPERTORIO DI STRUMENTI E CRITERI PER CONTRASTARE LA GUERRA CON LA NONVIOLENZA E' disponibile nella rete telematica alla pagina web www.peacelink.it/users/crp/nonviolenza/ un ampio lavoro su "La nonviolenza contro la guerra" che raccoglie documenti e materiali di riflessione e di lavoro utilizzati nell'azione nonviolenza di opposizione alla guerra dei Balcani nel 1999. 4. MATERIALI. TUTTO QUELLO CHE C'E' DA SAPERE PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DELLE MONGOLFIERE PER LA PACE CON CUI CONTRASTARE I DECOLLI DEI BOMBARDIERI E' disponibile nella rete telematica una esauriente "documentazione sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace", in due parti: parte prima: www.peacelink.it/webgate/pace/msg00745.html , e parte seconda: www.peacelink.it/webgate/pace/msg00744.html 5. INIZIATIVE. PAOLA LUCCHESI: APPENDIAMO IN GIRO CARTELLI "ZONA LIBERA DALL'ODIO" [Paola Lucchesi e' impegnata in iniziative di pace e di solidarieta', per contatti: paola.lucchesi at mail.inet.it] In un articolo del 22 settembre, a firma Federico Rampini, sulle proteste antimilitariste in California, ho trovato questa notizia: "In tutte le universita' californiane, le piu' multietniche del mondo, uno dei timori e' che si crei un clima di sospetto indiscriminato contro arabi e musulmani. L'organizzazione terzomondista Global Exchange di San Francisco sta distribuendo dei manifesti gialli con su scritto "Hate Free Zone", zona libera dall'odio: da regalare ai negozianti di origine mediorientale perche' li appendano alle vetrine, contro atti di vandalismo o di ostilita'". Mi sembra un'idea eccellente, per questo motivo: oggi la gente non ha tempo. I bellissimi appelli, riflessioni, dibattiti, analisi che vedo circolare su tanti forum, purtroppo toccano soprattutto chi e' gia' convinto (del "no" alla guerra). Sono convinta che un problema fondamentale del "fare qualcosa" che possa incidere veramente e' la mancanza di tempo delle persone. Ci sto sbattendo la testa su da quando ero bambina. La gente, anche di buona volonta', e' travolta dagli impegni della sua vita quotidiana. Ci lamentiamo che si pensa poco: e' vero, per pensare ci vuole tempo. Il tempo e' diventato un lusso. Lo spazio vuoto viene riempito da chi sa creare slogan facili, veloci, rapidamente digeribili. Gli slogan guerrafondai sono cosi', le ragioni pacifiste sono spesso lunghe e complicate (la piu' geniale descrizione che io abbia mai letto di questo fenomeno risale al 1954, sta in "Farheneit 451", di Ray Bradbury, storia, apparentemente di fantascienza, su un'America dove i pompieri bruciano i libri, che sono divenuti fuorilegge. Chi ha voglia di farsi venire i brividi giu' per la schiena se lo legga: ci trovera' il nostro oggi, descritto, appunto, nel 1954. E' il libro alter ego di "1984" di George Orwell: guarda caso, anche qui i libri sono fuorilegge). Hate Free Zone, zona libera dall'odio. Un bell'adesivone giallo shocking, da appiccicare dappertutto, in quantita' industriali. Questa e' una cosa facile e rapida, difficile rifiutare con la scusa "non ho tempo", perche' ad attaccare un adesivo (sull'auto, sullo zaino di scuola...), piazzare un cartello in vetrina, bastano pochi secondi. E' banale, superficiale, schifosamente societa' dei consumi - quindi forse puo' funzionare. Chi si butta? Ovviamente l'idea vale anche per un possibile slogan che vada sul concetto "no alla guerra" (non in questa forma, e' troppo banale: c'e' qualcuno bravo a inventare slogan, da queste parti?). 6. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: BERLUSCONI, IL G8, LA GUERRA [Enrico Peyretti e' una delle figure di riferimento della cultura della pace in Italia. Per contatti: peyretti at tiscalinet.it] Ho capito bene? Berlusconi a Berlino - GR1 delle 13 di mercoled 26 - ha insinuato una "strana coincidenza" tra i contestatori dei G8, che "colpevolizzano l'Occidente dall'interno" criticando il mondo ricco, e i terroristi mondiali. Insomma, la quinta colonna del famoso Bin Laden. Si', ho capito bene, perche' ho riascoltato le sue parole al GR3 delle 13,45. Questo minaccioso terrorismo-anti-terrorismo dice tutta la qualita' dell'uomo, che e' a livello degli "inconvenienti" (che sarebbero la fame nel mondo e le terribili diseguaglianze tra i popoli) di cui parlo' a Genova pochi minuti dopo la morte di Carlo Giuliani. Allora, noi diciamo a Berlusconi: la critica non e' un crimine, ma un contributo, mentre il crimine dei terroristi non e' una critica, ma una imitazione delle gravi violenze strutturali che ci sono nel mondo, causa di ben piu' vaste stragi taciute e occultate, non visibili come l'attacco alle torri di New York. Poi Berlusconi si e' detto certo della "superiorita' della nostra civilta'". Quale? Quella della ricchezza e del consumo debordante come obiettivo di vita? Oppure quella dell'umanesimo, della tolleranza positiva che stima i valori delle altre civilta', quella del primato della cultura e della politica sull'economia, quella dei diritti umani di tutti, che escludono schiavitu', sfruttamento, diseguaglianze offensive? Quale dei due volti dell'Occidente egli vanta? La certezza della propria superiorita' e il rifiuto della critica sono una forma di totalitarismo - noi abbiamo tutto! - che e' una dichiarazione di guerra culturale. Allora, noi diciamo ancora a Berlusconi: abbiamo sofferto forse piu' di lui le stragi negli Usa e soffriamo certamente piu' di lui l'ipotesi di una guerra che non sara' "chirurgica" ma fomentatrice di nuovo odio, dolore, distruzione, pericolo. Infatti, noi nonviolenti, alla scuola di Gandhi, Capitini, King, Badshah Khan (il Gandhi musulmano), e delle reali esperienze storiche ispirate da loro, escludiamo dall'orizzonte umano tanto la violenza diretta - come le stragi di stato (la guerra) e le stragi del terrorismo privato - quanto la violenza strutturale (il dominio economico) e la violenza culturale (civilta' superbe e arroganti). Il dialogo tra tutti gli stati, i popoli, le civilta', le religioni e' l'unica via d'uscita, per togliere pretesti e manodopera disperata ai manovratori di terroristi, chiunque essi siano, per qualunque obiettivo. Odiare non si deve, mai. E neppure farsi odiare. La guerra e' impotenza, incapacita' politica, somma incivilta', scimmiottatura senza alcuna creativita', scorciatoia stolta, semplificazione assurda di nodi molto complessi, cecita' folle e disastrosa, sommo crimine. E' sempre ingiusta, mai risolutiva. 7. RIFLESSIONE. DANIS TANOVIC: CHE SU KABUL PIOVANO PANE E LIBRI [Dal sito di "Nonluoghi" (www.nonluoghi.it) riprendiamo questo intervento del regista di "No man's land"] "Chiedo che su Kabul piovano bombe fatte di pane e libri". Cosi' il regista Danis Tanovic, a Roma per presentare il suo film "No man's land", dedicata al dramma della guerra in Bosnia, commenta la reazione occidentale agli attentati negli Usa. "Chiedo - dice Tanovic - che la cultura e gli aiuti umanitari siano le vere armi con cui combattere una battaglia importante ma che non puo' essere vendetta, che non puo' precipitare nella spirale senza fondo degli odi e delle rappresaglie. Sono cresciuto a Sarajevo tra le bombe e l'odio, ho fatto in tempo a vedere come puo' essere una societa' multirazziale e capace di vivere in pace, so quanto e' importante che le idee possano circolare liberamente e che le piccole isole di pace del mondo irradino la loro aura benefica su un pianeta in cui la meta' degli uomini non sa nemmeno come e' fatto un telefono e il 90% rischia ancora la fame. E' evidente che al dolore per le morti innocenti va data risposta ma e' altrettanto evidente che il mondo ha bisogno di tutto salvo che di nuove guerre. Ho dedicato il mio film a questo tema e ho cercato di farlo con il massimo rispetto per la gente di cui parlavo ma anche con il tono paradossale che deve essere tipico del mio tipo di lavoro. Chi fa cinema deve interpretare la realta' e assumersi il peso delle proprie idee, deve dormire con il libro dell'etica sotto il cuscino ma deve anche sapere che racconta delle storie e che l'informazione ha altre leggi e altri tempi". 8. INIZIATIVE. CARLO GUBITOSA: DA PERUGIA AD ASSISI CON IL CORAGGIO DELLA NONVIOLENZA [Il seguente articolo verra' pubblicato sul numero di ottobre della rivista "Altreconomia", che qui si ringrazia (per contatti: www.altreconomia.it). Carlo Gubitosa e' impegnato nell'esperienza di Peacelink, per contatti: c.gubitosa at peacelink.it] Il prossimo 14 ottobre la "Marcia della Pace", legata alla tradizione del Movimento Nonviolento italiano e alla figura storica di Aldo Capitini, sara' una grande opportunita' per dare voce al pensiero "non allineato" che rifiuta la logica della guerra e quella del terrorismo con la stessa fermezza. Ma i "falchi" pronti ad aggredire e strumentalizzare le "colombe" sono molti e ben determinati. Esattamente 40 anni fa, il 24 settembre 1961, Aldo Capitini, il "padre" della cultura nonviolenta italiana, apriva la strada che da Perugia porta verso Assisi in nome della Pace, quella scritta con la maiuscola e ben diversa da una semplice assenza di guerra. Racconta Capitini in un suo scritto autobiografico: "Avevo visto, nei dopoguerra della mia vita, le domeniche nella campagna frotte di donne vestite a lutto per causa delle guerre, sapevo di tanti giovani ignoranti ed ignari mandati ad uccidere e a morire da un immediato comando dall'alto, e volevo fare in modo che questo piu' non avvenisse, almeno per la gente della terra a me piu' vicina. Come avrei potuto diffondere la notizia che la pace e' in pericolo, come avrei potuto destare la consapevolezza della gente piu' periferica, se non ricorrendo all'aiuto di altri e impostando una manifestazione elementare come e' una marcia?". Nelle intenzioni del suo fondatore i caratteri distintivi della marcia dovevano essere l'indipendenza dai partiti e il pacifismo integrale degli organizzatori, il coinvolgimento delle persone piu' lontane dall'informazione e dalla politica, la presentazione del metodo nonviolento alle persone lontane o avverse e il legame della Marcia con Francesco d'Assisi, definito da Capitini come "il santo italiano della nonviolenza". Un'altra caratteristica della prima edizione della marcia era l'assenza di bandiere o simboli di partito, richiesta fortemente dallo stesso Capitini, quasi a presagire i numerosi tentativi di strumentalizzazione politica del movimento nonviolento che si sono puntualmente verificate negli anni successivi, fino alle piu' recenti edizioni della Marcia, dove uno spavaldo Massimo D'Alema ha fatto una fugace apparizione nel 1999 a poche settimane di distanza dai bombardamenti contro la Repubblica Federale di Jugoslavia, suscitando lo sdegno dei sostenitori del "pacifismo integrale" richiesto da Capitini. Dopo quell'episodio sembrava che il cammino fosse ormai in discesa, ma i tragici avvenimenti relativi all'attentato negli Stati Uniti hanno reso ancora piu' difficile il compito di chi vuole camminare a testa alta combattendo contemporaneamente il terrorismo e la guerra come due facce di un'unica violenza che non da' soluzioni, ma aggiunge solo nuovi orrori. Oggi la situazione e' piu' che mai complessa, e la "Tavola della Pace", il cartello di associazioni promotrici della marcia, ha davanti a se' uno scenario ricco di grandi opportunita' ma costellato di altrettanti rischi. Il primo rischio e' quello rappresentato dalla violenza di molti mezzi di informazione, sempre pronti ad interpretare in chiave sensazionalistica qualunque dichiarazione, un atteggiamento che contiene in se' il rischio di una autocensura o di un eccesso di prudenza da parte di chi dovrebbe sostenere con coraggio posizioni "scomode" come il ripudio della guerra, la condanna delle rappresaglie militari o la necessaria distinzione tra gli interventi di polizia internazionale condotti dai Caschi Blu Onu a nome dell'umanita' e le azioni di guerra della Nato realizzate per conto di un'alleanza militare regionale che rappresenta meno di una ventina di stati, posizioni rese ancora piu' impopolari dai venti di guerra che a partire dall'11 settembre hanno attraversato il nostro Paese e il mondo intero. Un altro rischio e' quello rappresentato dalla formula targata Bush "chi non e' con noi e' con i terroristi", che ha costretto tutti i movimenti per la pace a camminare in bilico tra la violenza della guerra e quella del terrorismo, rischiando di essere additati come fiancheggiatori dell'integralismo islamico armato solo per aver rifiutato il terribile sillogismo "bisogna fare qualcosa, la guerra e' qualcosa, bisogna fare la guerra". E' per questo che oggi per dire no alla violenza armata degli stati come risposta a quella dei gruppi estremisti occorre una dose supplementare di coraggio, il coraggio di rischiare posizioni impopolari che possono allontanare dal pacifismo una classe politica troppo prudente, diplomatica e acritica, un'opinione pubblica che non ha ancora avuto gli strumenti per approfondire le alternative all'opzione militare, un senso comune smarrito che oggi recita come un mantra la parola d'ordine "guerra, guerra, guerra". Il 14 ottobre la marcia ci dimostrera' se e' ancora possibile essere pacifisti rifiutando la "realpolitik" dell'intervento armato in nome di una lotta al terrorismo davvero efficace, condotta ad esempio attraverso l'eliminazione dei paradisi fiscali e del segreto bancario sui flussi di denaro transnazionali, se si puo' essere solidali con le vittime degli attentati senza solidarizzare con la cultura dell'interventismo militare, se si possono ricordare ancora, umilmente e rispettosamente, tutte le stragi silenziose compiute dalla violenza strutturale di un modello di sviluppo che ogni anno sacrifica sull'altare del progresso un numero di vittime ben superiore a quelle del terrorismo, se si puo' chiedere ai nostri parlamentari di non votare l'aumento del 15% alle spese militari previsto dalla prossima finanziaria, che probabilmente sara' decisivo per fare bella figura all'interno dell'Alleanza Atlantica, ma che con altrettanta probabilita' non cambiera' di una virgola le carte sul tavolo della lotta al terrorismo, dove i giochi si decidono altrove e non sul campo di battaglia. Questo aumento non indispensabile e' una piccola voce nel bilancio dello stato, che potrebbe essere impiegata con piu' efficacia per una lotta ad un altro tipo di "terrorismo", quello che costringe sei milioni di italiani a vivere al di sotto della soglia di poverta'. Per la Tavola della Pace la vera sfida da giocare nei 25 chilometri che uniscono Perugia ad Assisi sara' quella di aggregare un gruppo di associazioni e di enti locali, che per ovvie necessita' lavorano quotidianamente a contatto con il mondo della politica e dei partiti, hanno legami e collegamenti con le istituzioni, sono costrette ad interagire con la cultura del potere, e a volte vivono anche grazie a contributi pubblici, cercando il coraggio necessario per risvegliare la coscienza del potere, dei partiti e delle istituzioni, per superare la politica del palazzo ed i suoi limiti con una proposta nuova, onesta, efficace e piu' forte, che nasce dal basso. Il contesto di Perugia e di Assisi sara' la cornice ideale in cui la societa' civile avra' l'occasione di sfidare le regole apparentemente ineluttabili della politica internazionale con una prospettiva in cui la pace non e' un "optional" o un interesse "di categoria", ma una necessita' irrinunciabile per la sicurezza e il diritto alla vita di tutti, una concreta alternativa alla logica militare, per sostenere una lotta al terrorismo che non e' la bandiera di un'azione armata, ma un impegno concreto per combattere i flussi criminali di denaro sporco, il narcotraffico, il disagio sociale della droga, i paradisi fiscali di cui non beneficiano solo i terroristi ma anche molti capi di stato e di governo, e che colpiscono le popolazioni e i paesi piu' poveri, da cui provengono molti degli invitati all'"Assemblea dell'Onu dei Popoli" che si svolgera' nei giorni che precedono la marcia. Un altro ambizioso obiettivo da raggiungere in occasione della Perugia-Assisi sara' quello di costringere i politici che faranno la loro apparizione in occasione della marcia o dell'assemblea dell'Onu dei popoli ad un confronto rispettoso, ma serrato ed implacabile, sui contenuti e sulle concrete proposte politiche contenute nell'"appello" lanciato in occasione della Marcia, senza lasciare il benche' minimo spiraglio a chi vuole raccogliere l'invito al dialogo solo per strumentalizzare questo appuntamento forte della societa' civile, trasformandolo in una semplice "passerella" politica dove fare sfoggio delle proprie capacita' oratorie con alte dichiarazioni di principio, completamente slegate dal voto nelle aule del parlamento. Indubbiamente tutte queste questioni ancora aperte costituiscono un grosso fattore di rischio per le associazioni della "Tavola", ma la grandezza della posta in gioco (la costruzione della pace a partire dall'Italia), lo spessore delle iniziative "dal basso" proposte dalla societa' civile mondiale nell'"Onu dei popoli" e le grandi speranze condivise da tutti quelli che marceranno da Perugia ad Assisi, ci fanno dire che vale davvero la pena di provarci, dimenticandosi per una volta dei propri interessi particolari per cercare davvero di camminare insieme verso il bene comune. 9. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UN NOBEL SENZA PACE [Giulio Vittorangeli e' tra le figure piu' lucide e vivide della solidarieta' internazionale. Per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it] Ha scritto Eduardo Galeano ("Il manifesto" del 20 settembre): "L'11 settembre 1973, esattamente 28 anni prima delle odierne fiammate, era bruciato il palazzo presidenziale in Cile. Kissinger aveva anticipato l'epitaffio di Salvador Allende e della democrazia cilena, commentando il risultato delle elezioni "Non dobbiamo mica accettare che un paese diventi marxista per l'irresponsabilita' del suo popolo" (...) Henry Kissinger e' stato fra i primi a reagire di fronte alla recente tragedia. "Sono colpevoli come i terroristi coloro che gli offrono appoggio, finanziamento e ispirazione", ha sentenziato con le parole che il presidente Bush ha ripetuto ore dopo. Se e' cosi', bisognerebbe incominciare col bombardare Kissinger. Verrebbe fuori che lui e' colpevole di molti piu' crimini di quelli commessi da Bin Laden e da tutti i terroristi che ci sono nel mondo, in molti paesi, che agivano al servizio dei vari governi nordamericani, e a cui diede "appoggio, finanziamenti e ispirazione": al terrore di stato in Indonesia, Cambogia, Cipro, Filippine, Sudafrica, Iran, Bangladesh, e nei paesi sudamericani, che subirono la guerra sporca del Piano Condor" (il famigerato progetto "Piano Condor" che sostenne i regimi militari del Cono Sud dell'America Latina -ndr). A Henry Kissinger (ironia della sorte) fu dato il premio Nobel per la Pace nel 1973, assieme a Le Duc Tho per la negoziazione del cessate il fuoco in Vietnam. Le battaglie in quel Paese, pero', continuarono fino alla conquista di Saigon nel 1975. Nel piu' "strano" silenzio e nella piu' assoluta reticenza diffusa e' stata lanciata una campagna internazionale per la revoca del Premio Nobel a Kissinger; in Italia promossa in particolare - all'inizio del 2001 - da "Peacelink" (in rete: www.peacelink.it/tematiche/latina/nobel): "Adesso che risulta chiara la responsabilita' degli Stati Uniti nelle dittature sudamericane e il ruolo influente che ebbe Henry Kissinger, si pone una questione etica e morale sulla vittoria del suo Nobel per la Pace. Ha senso continuare a tenere scritto il suo nome insieme a coloro che hanno realmente combattuto per una pace vera, come Rigoberta Menchu', per fare un esempio? Viste le sue gravi responsabilita' per i crimini del Cile e dell'Argentina e non solo quelli, il suo il Nobel dovrebbe essere revocato, per una questione di serieta', coerenza e giustizia nei confronti delle vittime di quei giorni". Quella del Cile fu una vicenda che coinvolse direttamente l'Italia dei primi anni '70 (erano gli anni dell'Italicus e delle stragi di stato, dei servizi deviati e diretti da fanatici fascisti), non solo per le scelte che avrebbe fatto il Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer, ma perche' una giovane, giovanissima, generazione si affacciava alla politica partendo dalla scelta della solidarieta' concreta con il popolo cileno. Dal Cile cominciarono subito ad arrivare i primi rifugiati, con le poesie di Pablo Neruda, le canzoni di Violeta Parra e Victor Jara (chi non ha amato, ed ama, "Te recuerdo Amanda"), la musica andina degli Inti-Illimani (chi non ha cantato, insieme a tanti altri, "el pueblo unido jamas sera vencido"), ecc. Tanto per ricordare, Victor Jara - figlio di contadini - fu immediatamente catturato dopo il golpe, portato insieme a migliaia di persone nello stadio di Santiago (lo stesso dove solo un anno prima aveva tenuto un felicissimo concerto) e dopo giorni di torture e di terrore, fu trucidato dopo avergli maciullato le mani. Anni dopo, avremmo finalmente ascoltato anche l'ultimo discorso di Salvador Allende trasmesso da Radio Magallanes: "Di fronte a questi eventi posso solo dire ai lavoratori: io non rinuncero'. Collocato in un passaggio storico paghero' con la mia vita la lealta' al popolo. E vi dico che ho la certezza che il seme che consegnammo alla coscienza degna di migliaia e migliaia di cileni, non potra' essere distrutto definitivamente. Hanno la forza, potranno asservirci, ma non si arrestano i processi sociali ne' con il crimine ne' con la forza. La storia e' nostra e la fanno i popoli". Dal Cile imparammo, anche, che c'e' un rapporto tra democrazia e mercato, che ha dato vita (e continua a dare vita) a una coppia fortemente squilibrata. Per cui la signora democrazia suole essere abbastanza fedele al signor mercato, anche se talvolta interferisce nel suo funzionamento. Viceversa il signor mercato, quando qualcosa non lo soddisfa nella democrazia, si mette d'accordo con il Pinochet di turno per sposarsi con una dittatura o con un altro sistema autoritario. Il 9 settembre di quest'anno, durante la trasmissione "60 minutes" della tv "CBS" (in onda a Washington), il figlio del generale Rene' Scheider ha accusato direttamente il segretario di stato (durante la presidenza Nixon) Henry Kissinger, di essere stato "il mandante dell'attentato che costo' la vita al padre, che aveva giurato fedelta' al presidente Salvador Allende". Naturalmente Kissinger si e' ben guardato dal partecipare alla trasmissione. La storia non e' nuova, si pensi all'ampia documentazione contenuta nel libro di Christopher Hitchens "The Trial of Henry Kissinger"; dove Kissinger e' accusato (con una quantita' impressionante di documenti finalmente resi disponibili), proprio di crimini di guerra, crimini contro l'umanita', reati contro il diritto comune, il diritto consuetudinario e il diritto internazionale. Un riassunto delle sue tesi il giornalista americano l'ha pubblicato sulla rivista "Harper's Magazine", che in Italia e' stato tradotto sul settimanale "Internazionale" (n. 378 del 23 marzo 2001, pp. 20-33; Il testo integrale dell'articolo di Harper's Magazine, in inglese, e numerosi link sul dibattito sono disponibili su The Cristopher Hitchens web: www.enteract.com/-peterk), senza suscitare la curiosita' dei tanti commentatori che hanno fatto a gara a scrivere sulla soddisfazione per l'arresto dell'ex-presidente della Jugoslavia, Milosevic, accusato fin dal maggio del 1999 di crimini contro l'umanita' dal Tribunale internazionale dell'Aja; arresto fortemente voluto dal Procuratore Capo di quel Tribunale, il magistrato svizzero Carla Del Ponte. Ma viene anche da pensare al silenzio che l'Occidente ha volutamente tenuto, sul piano diplomatico e giuridico internazionale, nei confronti dei crimini commessi dai governi russi di Eltsin prima e di Putin poi, in Cecenia. A dimostrazione di una politica di due pesi e due misure che fa decidere di volta in volta l'opportunita' o meno di adoperare la "questione dei diritti" come strumento di una battaglia internazionale che continua a essere, nella quasi totalita' dei casi, una lotta di potenza, per la supremazia geopolitica e per la salvaguardia dei propri interessi economici, strategici, commerciali. Non e' un caso che l'America di Bush, il cui ricatto sul prestito alla Serbia ha certamente accelerato l'arresto di Milosevic, sia contraria all'istituzione di un Tribunale permanente per i crimini contro l'umanita', in nome di una difesa degli interessi nazionali dall'intromissione di una giurisdizione sopranazionale. 10. DIBATTITO. ANTONIO D'AMICO: A PROPOSITO DI NONVIOLENZA [Ringraziamo di cuore Antonio D'Amico per questo intervento; per contatti: rosalbadam at tiscalinet.it] Dopo i fatti di Genova e New York, soprattutto in ambienti pacifisti, si sente parlare spesso (anche se non abbastanza) di nonviolenza. Tutti diciamo di trovarci d'accordo nell'adottare una strategia nonviolenta. Prima pero' di dire di essere d'accordo e' necessario trovarsi d'accordo sul significato stesso dellla parola nonviolenza. Non voglio fare una dissertazione sulla nonviolenza (anche perche' non sono sicuramente la persona adatta), ma vista la confusione che c'e' attorno a questa parola penso che sia giusto chiarirsi. La nonviolenza e' innanzittutto un percorso individuale. Vuol dire eliminare la violenza che c'e' in ognuno di noi: nei comportamenti, negli atteggiamenti, nei pensieri. Ricordiamoci che tutti i sistemi oppressivi e ingiusti, incluso quello attuale che noi contestiamo, si fondano sulla collaborazione (consapevole o meno) degli oppressi. Anche noi siamo quindi complici con il nostro lavoro, con le cose che acquistiamo, con i servizi che utilizziamo, ecc. Solo dopo aver intrapreso quindi un percorso di "autopurificazione", solo allora la nonviolenza puo' essere assunta come mezzo di lotta collettivo, di massa. Ma su questo penso che siamo tutti d'accordo. Il punto cruciale da chiarire e', invece, sul significato vero della nonviolenza ovvero: non opporre violenza (di nessun tipo) a chi compie a sua volta una ingiustizia o una violenza. Vuol dire cioe' che il nonviolento deve lottare, con tutte le sue forze, contro il male e le cause che lo hanno scatenato, ma mai colpire, punire, o "semplicemente" odiare chi commette l'azione. Per questo motivo non capisco perche' autorevoli personalita' della nonviolenza attuale, (che io stimo e continuero' a stimare per l'importante lavoro che fanno), continuano a dire che sia giusto punire (anche se con tribunali internazionali) e che sia giusto avere truppe (anche se sotto il comando ONU). In una societa' nonviolenta non c'e' posto per nessun corpo armato: sia esso esercito, polizia, carabinieri, etc., non c'e' spazio neanche per le carceri e i tribunali (nazionali o internazionali che siano). Il principio della non resistenza al male con la violenza (senza nessuna limitazione) e' secondo me il principio cardine della nonviolenza, cosi' come l'ho intesa dagli uomini che da tutti vengono considerati i padri della nonviolenza (Gesu', Tolstoj, Gandhi, solo per citarne alcuni). Poi si puo' essere d'accordo o meno con la nonviolenza. Ma questo e' un altro discorso. Se poi mi si dice che per nonviolenza si intende anche quell'altra, vorra' dire che cerchero' un altro termine per indicare il concetto. Personalmente credo che la nonviolenza sia l'unica vera via che puo' portare ad una soluzione definitiva di qualsiasi conflitto o problema. Qualsiasi altra via portera' sempre a soluzioni parziali (anche se in tempi piu' brevi): perche' ci saranno sempre dei vincitori e degli sconfitti (i quali si organizzeranno e quando si sentiranno forti, attaccheranno i vincitori e cosi' via in una catena senza fine), mentre con la nonviolenza si esce tutti vincitori. In questi anni i movimenti nonviolenti sono stati forse poco presenti nella vita pratica, mentre e' andato crescendo sempre piu' il movimento dei contestatori della globalizzazione, movimento che si e' sempre piu' riempito di contenuti e di proposte concrete. Penso che oggi sia importante che queste due anime si fondano insieme a formare un unico movimento che persegue con tenacia la giustizia (non quella dei tribunali e delle carceri) e lotti contro ogni ingiustizia utilizzando, al contempo, la nonviolenza come unico mezzo. Saremo pronti a questo? Se dobbiamo attraversare un fiume e' inutile che ci spostiamo sulla riva: l'unica cosa da fare e' costruire una barca e attraversarlo, senza aver paura di lasciare tutto da questa parte. 11. DIBATTITO. ANDREA BAGLIONI: CONTRO LE IDEOLOGIE SACRIFICALI [Andrea Baglioni e' impegnato per la pace e la nonviolenza. Per contatti: a.baglioni at katamail.com] Mi sento, in franca amicizia, di dissentire dalla ripetuta sottolineatura della purificazione, limpidezza, separazione dall'errore, esclusivita', denuncia dei falsi profeti. Temo infatti una "sottrazione religiosa" alla politica e alla nonviolenza. Se c'e' infatti una cosa che non posso credere ci torni utile del pensiero religioso, e del pensiero religioso ebraico-cristiano-islamico segnatamente, e' proprio quell'anelito alla (e quella malcelata convinzione di essere nella) purezza, che fa da premessa al sacrificio. Proprio o altrui: per una parte del pensiero religioso in fondo non fa grande differenza, sempre di violenza purificatrice si tratta. Per non parlare della connotazione misogina che si porta dietro questa storia della purezza, e della paura che tradisce dell'esser mescolati, bastardi, plurali. Quali - graziaddio - siamo. Serve veramente la purezza per praticare la nonviolenza? Ma ammettiamo che serva: serve proclamarla "preliminarmente e intransigentemente"? Per dirne una : "Coi nostri corpi sulle rotaie noi li abbiam fermati i nostri sfruttator", cantavano e facevano le mondine, senza aver fatto nessun (volontario) digiuno preliminare. La pratica nonviolenta viene assunta da chi meno ce l'aspetteremmo. Mi sembra lo dicano anche i "sacri testi". Se poi vogliamo separarci da compagni di strada dei quali sospettiamo l'affidabilita' politica, l'onesta' culturale e dei quali temiamo la scaltrezza, il disincanto e l'agilita', la collusione con un certo tipo d'informazione o quant'altro... bene, parliamone. Accusarli di accelerare la fine dei tempi non mi sembra comunque un argomento ammissibile. Se la sitazione fosse grave la meta' di quanto andiamo dicendo non mi sembrerebbe in ogni caso il momento di rivendicare a se stessi il compito di salvatori dell'umanita' o dispensatori di vita e giustizie infinite o eterne: una compagnia eterogenea ed affollata dalla quale mi tengo quanto piu' possibile alla larga. "La nonviolenza e' in cammino" si va riempiendo di proposte fattive, e sono certo del fatto che arriverano anche momenti di assunzione collettiva di alcune di queste proposte come progetti per l'azione. E' sull'adesione a pratiche concrete che si misura il cammino, e l'adesione puo' essere parziale e perfino strumentale, restando capace di trasformare effettivamente la vita delle persone. 12. DIBATTITO. GIOBBE SANTABARBARA: PER UNA DEFINIZIONE APERTA E PLURIDIMENSIONALE DELLA NONVIOLENZA [Giobbe Santabarbara e' uno degli animatori del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] La nonviolenza e' un campo di riflessioni, esperienze e ricerche assai vasto, a piu' dimensioni, che consente e sollecita approcci diversi e contributi originali. Si puo' essere "amici della nonviolenza" (e' la locuzione proposta da Aldo Capitini; definirsi "nonviolenti" tout court sarebbe ad un tempo ridicolmente presuntuoso, effettualmente provocatorio e semplicemente dereistico) muovendo da presupposti religiosi cosi' come da ragionamenti integralmente laici. In un recente scritto del "Centro di ricerca per la pace" si propone questa definizione: * Per una definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza 1. Il termine "nonviolenza", distinto dalla locuzione "non violenza" La parola "nonviolenza" e' stata coniata dal filosofo ed educatore italiano Aldo Capitini (1899-1968) e traduce i due termini creati da Mohandas Gandhi (1869-1948) per definire la sua proposta teorico-pratica: "ahimsa" e "satyagraha". La parola "nonviolenza" designa un concetto del tutto distinto dalla semplice locuzione "non violenza" o "non-violenza"; la locuzione "non violenza" infatti indica la mera astensione dalla violenza (ed in quanto tale puo' comprendere anche la passivita', la fuga, la rassegnazione, la vilta', l'indifferenza, la complicita', l'omissione di soccorso); il concetto di "nonviolenza" afferma invece l'opposizione alla violenza come impegno attivo e affermazione di responsabilita'. Infatti i due termini usati da Gandhi, che il termine capitiniano di "nonviolenza" unifica e traduce, hanno un campo semantico ampio ma molto forte e ben caratterizzato: "ahimsa" significa "contrario della violenza", "negazione assoluta della violenza", quindi "opposizione alla violenza fino alla radice di essa"; "satyagraha" significa "adesione al vero, contatto con il bene, forza della verita', vicinanza all'essere, coesione essenziale". 2. La nonviolenza non e' un'ideologia La "nonviolenza" quindi e' un concetto che indica la scelta e l'mpegno di un intervento attivo contro la violenza, la sopraffazione, l'ingiustizia (non solo quella dispiegata e flagrante, ma anche quella cristallizzata e camuffata, quella acuta e quella cronica, quella immediata e quella strutturale). La nonviolenza non e' un'ideologia ne' una fede: ci si puo' accostare alla nonviolenza a partire da diverse ideologie e da diverse fedi religiose e naturalmente mantenendo quei convincimenti. Ad esempio nel corso dello scorso secolo vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a fedi diverse: induista, cristiana, buddhista, islamica, ebraica, altre ancora, o anche non aderendo ad alcuna fede. Ugualmente vi sono stati uomini e donne che si sono accostati alla nonviolenza aderendo a ideologie diverse: liberali, socialiste (nelle varie articolazioni di questo concetto teorico e movimento storico), patriottiche, internazionaliste, democratiche in senso lato. 3. La nonviolenza e' una teoria-prassi sperimentale e aperta La nonviolenza infatti e' una teoria-prassi, ovvero un insieme di riflessioni ed esperienze, creativa, sperimentale, aperta. Non dogmatica, non autoritaria, ma che invita alla responsabilita' personale nel riflettere e nell'agire. 4. La nonviolenza e' un concetto pluridimensionale Molti equivoci intorno alla nonviolenza nascono dal fatto che essa e' un concetto a molte dimensioni, cosicche' talvolta chi si appropria di una sola di queste dimensioni qualifica la sua collocazione e il suo agire come "nonviolenti", in realta' commettendo un errore e una mistificazione, poiche' si da' nonviolenza solo nella compresenza delle varie sue dimensioni (ovviamente, e' comunque positivo che soggetti diversi conoscano e accolgano anche soltanto alcuni aspetti della nonviolenza, ma questo non li autorizza a dichiarare di praticare la nonviolenza). Proviamo a indicare alcune delle dimensioni fondamentali della nonviolenza: - la nonviolenza e' un insieme di ragionamenti e valori morali; - la nonviolenza e' un insieme di tecniche comunicative, relazionali, deliberative, organizzative e di azione; - la nonviolenza e' un insieme di strategie di intervento sociale e di gestione dei conflitti; - la nonviolenza e' un progetto sociale di convivenza affermatrice della dignita' di tutti gli esseri umani; - la nonviolenza e' un insieme di analisi e proposte logiche, psicologiche, sociologiche, economiche, politiche ed antropologiche. Come si vede, lo studio della nonviolenza implica la coscienza della pluridimensionalita' di essa, delle sue articolazioni, delle sue implicazioni. Ed anche del fatto che essa implica saldezza sui principi ed insieme un atteggamento ricettivo, critico, sperimentale, aperto; che non ha soluzioni preconfezionate ma richiede ogni volta nella situazione concreta un riflettere e un agire contestuale, critico e creativo. * Un tentativo di approfondimento ulteriore e' nella "piccola introduzione alla nonviolenza" che il direttore di questo notiziario dovrebbe decidersi a tirar fuori dal frigorifero e pubblicare su queste pagine. 13. LETTURE. LAURA BOELLA: CUORI PENSANTI Laura Boella, Cuori pensanti, Tre Lune, Mantova 1998, pp. 136, lire 22.000. Una delle piu' limpide pensatrici contemporanee presenta Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano. Per contattare la casa editrice: tel. 0376368278. 14. LETTURE. LAURA BOELLA: LE IMPERDONABILI Laura Boella, Le imperdonabili, Tre Lune, Mantova 2000, pp. 148, lire 22.000. L'illustre docente di filosofia morale presenta Etty Hillesum, Cristina Campo, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva. 15. LETTURE. ANDREA MOLESINI: NERO LATTE DELL'ALBA Andrea Molesini, Nero latte dell'alba, Mondadori, Milano, 1993, 2001, pp. 168, lire 12.000. Una serie di schede bibliografiche ragionate di libri che raccontano la Shoah. Rivolto soprattutto agli insegnanti di scuola media e del biennio. 16. UN APPELLO. NAMIR: ABROGHIAMO IL RAZZISMO [Da "Namir" (namirnamir at genie.it) riceviamo e diffondiamo] La nuova legge sull'immigrazione, che modifica la gia' discutibile legge 40/98, meglio conosciuta come Turco-Napolitano, sta per avere il suo battesimo definitivo in Parlamento. A meno di clamorosi colpi di scena (es.: approvazione di emendamenti proposti dall'opposizione), l'Italia sara' dotata della legge piu' liberticida e razzista d'Europa in materia di immigrazione. L'immigrato perde la sua naturale condizione di essere umano per diventare solo un ingranaggio usa-e-getta nel mondo del lavoro, nel disprezzo totale delle regole piu' elementari di umanita' e di diritto. Proprio ora che il mondo ha piu' che mai bisogno dei valori legati alla pace e alla solidarieta' tra i popoli, il governo Berlusconi lancia la sua sfida a questi valori. Noi la raccogliamo, mobilitandoci per una grande iniziativa volta alla proposizione di un referendum popolare per l'abrogazione della nuova legge. In attesa della pubblicazione del testo definitivo, vorremmo conoscere la vostra opinione su questa proposta. La redazione di "Namir" richiama - per un impegno civile - a firmare questo testo, inviandoci una e-mail ad artenamir at genie.it con scritto in oggetto "No al razzismo". Tutte le email e le vostre opinioni saranno pubblicate all'nterno della pagina del nostro giornale - http://web.genie.it/utenti/n/namirdue/ e inviate successivamente a chi di dovere invitando i parlamentari a prenderne atto. 17. RIVISTE. IL NUOVO NUMERO DI "MOSAICO DI PACE" [Volentieri diffondiamo] E' in distribuzione in questi giorni il nuovo numero di "Mosaico di pace", la rivista mensile promossa da Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace. La novita' principale di questo numero, firmato come sempre da padre Alex Zanotelli, missionario comboniano gia' direttore di "Nigrizia", e' la rinnovata veste grafica che, anche grazie a quattro pagine in piu', contribuisce a offrire una rivista piu' gradevole e piu' facile da leggere a quanti hanno a cuore i problemi della pace, della giustizia internazionale, della salvaguardia del pianeta, del dialogo tra le chiese in un momento in cui il mondo sembra essere sull'orlo del baratro. La copertina e l'intero numero sono dedicati all'"altra-Genova". Il riferimento e' ovviamente al vertice del G8 di luglio, ma soprattutto al movimento anti-global che la' si e' dato appuntamento e "che ha proposto, pregato, pensato e contestato senza violenza e che oggi si interroga". A cominciare dall'editoriale-lettera aperta di Tonio Dell'Olio al Presidente Berlusconi perche' "chieda scusa ai manifestanti pacifici che costituiscono la stragrande maggioranza del GSF" per le affermazioni fatte il 22 luglio parlando di "collusione del Genoa Social Forum con gli elementi violenti che hanno turbato lo svolgimento delle manifestazioni". Berlusconi, infatti, "non ha atteso la conclusione delle indagini (peraltro ancora in corso), non ha ascoltato il diverso parere dei rappresentanti del GSF e ha sbrigativamente emesso la sua sentenza". E per finire, ancora una richiesta di scuse: "Delle ipocrisie dei Capi di Governo dei Paesi che figurano nei primi posti delle classifiche per la vendita di armi e per l'inquinamento ambientale, vorremmo chiedesse scusa non solo a noi ma soprattutto ai piu' poveri del mondo". Il dossier cerca infine di focalizzare l'attenzione sul dopo-Genova e sulle sfide che si pongono ai pacifisti: da "Globalizzazione, crisi del capitalismo" di Walden Bello all'agenda futura del senatore-verde Francesco Martone, dal contributo dell'ex senatore Stefano Semenzato sul progetto di scudo spaziale a un'intervista al prof. Antonio Papisca sui diritti umani e sul ruolo dell'Onu, senza dimenticare le risposte di Brunetto Salvarani alla domanda "E i cattolici da che parte stanno?". Per avere il testo completo dell'editoriale, o per ricevere una copia della rivista, rivolgersi alla segreteria di redazione: "Mosaico di Pace", via Petronelli 6, 70052 Bisceglie (Bari), tel. 080.395.35.07, fax: 080.395.34.50, e-mail: mosaicodipace at paxchristi.it, sito: www.paxchristi.it o anche: www.peacelink.it/users/paxchristi/. Abbonamenti: annuale (11 numeri) lire 45.000; con adesione a Pax Christi: lire 80.000; sostenitore lire 110.000. Versamento su c.c.p. n. 16281503 intestato a Pax Christi Italia, via Petronelli, 6 - 70052 Bisceglie (BA). 18. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA PAOLO RUMIZ A BERTRAND RUSSELL * PAOLO RUMIZ Profilo: giornalista, inviato ed editorialista del quotidiano "La Repubblica", a lungo inviato speciale del quotidiano triestino "Il Piccolo" , dal 1986 segue gli eventi dell'area balcanico-danubiana. Opere di Paolo Rumiz: Maschere per un massacro; La linea dei mirtilli; La secessione leggera; tutti presso gli Editori Riuniti. * GUIDO RUOTOLO Profilo: nato a Napoli nel 1955, giornalista. Opere di Guido Ruotolo: La quarta mafia, Pironti, Napoli 1994. * GIAN ENRICO RUSCONI Profilo: docente di Scienza della politica all'Università di Torino. Opere di Gian Enrico Rusconi: tra i suoi libri recenti Se cessiamo di essere una nazione; Resistenza e postfascismo; Patria e repubblica; tutti presso Il Mulino. * SALMAN RUSHDIE Profilo: nato a Bombay nel 1947, vive in Gran Bretagna. Romanziere, nel 1989 è stato condannato a morte dal fondamentalismo islamico per aver pubblicato un libro (il romanzo I versi satanici) ritenuto offensivo per quella religione, da allora vive praticamente in clandestinità ed in costante pericolo di vita. Opere di Salman Rushdie: segnaliamo particolarmente la raccolta di brevi saggi Patrie immaginarie, Mondadori. Opere su Salman Rushdie: AA. VV. (a cura di Federico Tibone), Salman Rushdie: il silenzio dell'occidente, Sonda. * SERGIO RUSICH DE MOSCATI Profilo: partecipa alla lotta contro i nazisti, deportato a Flossenburg, testimone della Shoah. Opere di Sergio Rusich de Moscati: Il mio diario, ECP, S. Domenico di Fiesole (FI) 1992. * BERTRAND RUSSELL Profilo: Russell è una figura pressoché leggendaria, nato nel 1872 da Lord e Lady Amberley e deceduto quasi un secolo dopo nel 1970 dopo una vita straordinariamente intensa, civilmente impegnata e intellettualmente feconda. Filosofo, scrittore, ha subito la prigione per il suo impegno pacifista ed ha avuto il Premio Nobel per la letteratura; ha promosso iniziative contro la guerra e per il disarmo, per i diritti civili e il progresso sociale; tra tante altre iniziative: quelle per l'obiezione di coscienza, la dichiarazione Einstein-Russell, la lettera "ai potenti della terra", la fondazione del movimento Pugwash, la campagna per il disarmo nucleare, la costituzione del Tribunale internazionale per i crimini di guerra nel Vietnam. Opere di Bertrand Russell: la bibliografia di Russell è sconfinata, per i temi che maggiormente ci interessano sono particolarmente utili la monumentale Autobiografia, edita da Longanesi, ed i numerosissimi saggi di argomento pacifista, politico ed etico. Una utile antologia essenziale con specifici riferimenti bibliografici è nel volume di Mario Alcaro, Bertrand Russell, che citiamo di seguito. Opere su Bertrand Russell: specifico su Russell pacifista e impegnato per i diritti umani è il libro di Mario Alcaro, Bertrand Russell, ECP, S. Domenico di Fiesole 1990; più centrati sugli aspetti filosofici sono i libri di Alfred J. Ayer, Russell, Mondadori, Milano 1992; Michele Di Francesco, Introduzione a Russell, Laterza, Roma-Bari 1990; Alberto Granese, Che cosa ha veramente detto Russell, Ubaldini, Roma 1971. 19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 20. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 242 del 28 settembre 2001
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