Arrivo a Genova



Genova, mercoledi' 18 luglio

Arrivando a Genova la prima impressione e' quella di un immenso coprifuoco: la stazione deserta, presidiata da un numero imprecisato di poliziotti (ne abbiamo contati almeno 30) e' rivestita di un alone surreale.

In questo momento mi trovo in una cella di un convento, che in questi giorni ospitera' alcuni membri e simpatizzantti della comunita' Papa Giovanni XXIiI di Rimini, che hanno deciso di trascorrere a Genova una settimana per far sentire anche la loro voce nel coro delle critiche al G8, partecipando ai forum e alle azioni dirette nonviolente con il loro stile fatto di preghiera, riflessione, condivisione, vita comunitaria.

Sentendo questi ragazzi discutere, confrontarsi e pregare insieme ho avuto la netta sensazione di essere capitato in uno dei cuori pulsanti dell'antiglobalizzazione "sana", quella che critica le ingiustizie del mondo con il cuore e con intelligenza, un cuore pulsante che non sara' mai abbastanza sensazionale per meritare le prime pagine dei giornali di domani. Nonostante tutto, sono questi ragazzi (e migliaia di altri come loro) che costruiscono la storia del nostro tempo e fanno fare un passo avanti alla nostra civilta', anche se i libri di storia e i mezzi di informazione preferiranno ricordare i potenti e i bombaroli. Ma ormai siamo tutti abbastanza grandi per capire che la storia di un'epoca va letta anche e soprattutto tra le righe e nei fatti minimali, e anch'io, subito prima di andare a dormire, mi illudo di costruire un pezzetto minuscolo di storia raccontandovi di un gruppo di ragazzi che in piena era del "capitale globale" si prendono per mano e recitano il padre nostro.

Carlo Gubitosa