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Meloni (rete di Lilliput): "Non scambiamo lucciole per lanterne"

GENOVA - Invita alla cautela Maurizio Meloni (Rete di
Lilliput) nel guardare ai successi della mobilitazione
in vista del G8; il rischio è quello di confondere i
pur importanti risultati del Genoa Social Forum (primo
fra tutti la visibilità mediatica) "con una reale
crisi del capitalismo globale e della cultura ad esso
sottesa, che in realtà è sempre più egemone". Al
movimento vanno riconosciuti sia meriti che limiti:
tacere gli uni o gli altri sarebbe ingiusto e
scorretto. Fra i meriti c'è innanzitutto quello di
aver reso politico ciò che prima era solo tecnico;
sigle come Wto, Banca Mondiale e Fondo Monetario, poco
fa sconosciute ai più, ora fanno parte del bagaglio
dell'opinione pubblica. Il secondo merito è quello di
aver ridato corpo alla partecipazione politica "perché
la gente ora sente di poter modificare i grandi
processi mondiali"; ultimo merito di questo movimento
"è quello di essere diverso da tutti gli altri
movimenti del `900, il cui obiettivo primario era la
presa di potere". Questo movimento invita a partire da
se stessi, non ha gerarchie ma si sviluppa in rete e
soprattutto riguarda gli stili di vita di ciascuno.
Ma non meno importanti sono i limiti: a partire da
Seattle questo movimento è imbrigliato nell'evento
mediatico che rischia esso stesso ditrasformarsi in
logo; il sistema infatti ingloba velocemente anche
esperienze di questo tipo per poi venderle rendendole
esse stesse merce. In secondo luogo esiste una forte
distanza tra il movimento e le reali vittime della
globalizzazione, in primo luogo gli oppressi e i
movimenti sindacali delle maquilladoras,
fondamentalmente perché questo è un movimento epico.
In terzo luogo un altro limite del movimento è il
problema della rappresentanza "a nome di chi
parliamo".
"Il sistema esiste da cinque secoli ed ha radici anche
dentro di noi" è la conclusione di Meloni "dobbiamo
tenere conto che anche questo è e rimarrà un movimento
globalizzato". (pr)

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