Che aria tira a Genova



Altrinformazione - "Diario della settimana" - sintesi di lunedì 16 luglio

C¹è tensione a Genova? No, non ancora. Il clima tra chi partecipa al Public
Forum è disteso, la macchina organizzativa incomincia a girare a grandi
volumi. La busta bomba del primo mattino certo preoccupa ma davvero non
c¹entra con quello che avviene qui. Nel pomeriggio Isa gira per tre ore nel
centro storico di Genova, palazzo Ducale compreso. La presenza di polizia,
carabinieri e guardia di finanza è massiccia, ma nessuno la ferma, nessun
controllo dei documenti (neppure, appunto, per entrare nell¹atrio di palazzo
Ducale: ti fanno solo aprire lo zaino per un controllo veloce).
Ripetiamo l¹esperienza la sera: dalle 20 alle 22, in quattro, facciamo un
vero e proprio sopralluogo nella zona rossa. Zaini in spalla e abbigliamento
informale potremmo essere le avanguardie di quelli che tenteranno di dare
l¹assalto al centro. Anche qui nessuno ci ferma, nessun controllo, solo a
Davide viene controllata la carta d¹identità a Palazzo Ducale.
A differenza di quello che si legge unanimemente sui giornali di oggi
(martedì 17) la tensione non si taglia con il coltello.
Su ³Repubblica² di martedì c¹è una splendida vignetta di ElleKappa: ³Sale la
tensione a Genova² dice uno e l¹altro risponde ³Lo sponsor vuole così².
Già, il gioco della drammatizzazione di quel che si muove attorno a Genova
va avanti da settimane. Alzare la tensione significa attirare giornalisti e
tv come api sul miele. Ma è una strategia che rischia di costare cara.

Chiaro che il centro storico è area militarizzata. Camionette di carabinieri
a ogni incrocio, volanti e gazzelle ovunque. E questa notte si stanno
montando le reti anti-scalata alte quasi 4 metri: ancora un giorno di lavoro
e tutti i varchi della zona rossa saranno blindati. Questo sì fa
impressione: da lontano le reti (si chiamano ³New Jersey²) sembrano
strutture leggere e innocue, da vicino ti accorgi che sono di ferro temprato
e pesantissime. Le montano su barriere di cemento che chiudono il passaggio
alle auto o, nei vicoli più stretti, le ancorano direttamente ai muri. Un
lavoro enorme: i passaggi da chiudere sono davvero tanti e tutti vengono
chiusi. Tra poco la zona rossa smetterà di essere un disegno su una carta
topografica della città e diventerà paradossalmente reale.

L¹altra cosa che colpisce sono i rumori. Il centro è quasi deserto, i
semafori inutili  per regolare un traffico inesistente. I martelli degli
operai che battono sulle reti blindate risuonano a molti incroci. E restano
nella testa. Davvero qui si preparano a vivere un assedio. Da settimane i
tombini sono già stati saldati (per evitare che qualcuno li usi per mettere
bombe), e li vedi, tutti segnati con una pennellata di colore. E decine di
falegnami e artigiani sono all¹opera, ancora questa sera, per coprire
insegne e vetrine dei negozi con pannelli di legno, alcuni addirittura con
fogli e lastre di acciaio. Conclusa l¹opera, impossibile riconoscere quel
che c¹è lì sotto, e non c¹è distinzione tra negozi grandi e piccoli, tra
banche e mercerie, tra McDonald¹s e focaccerie.
Che tristezza! Che tristezza aver costretto una parte della città a
blindarsi così, per paura, e ne hanno ben ragione. Per gli ³sfasciavetrine
organizzati² non è ancora stagione di saldi.