"Un anno dopo" (di Olgica Andric, la giornalista jugoslava)



Pubblichiamo questo contributo di Olgica Andric, giornalista e studentessa
jugoslava mi ha mandato un suo pezzo.
  
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Un anno dopo

Un ricordo di una studentessa jugoslava 

E' passato un anno. Cosi' rapido. Da questo punto di vista non
posso credere che tutto sia successo proprio qui, in questo paese.
A volte mi chiedo come la gente jugoslava possa resistere e
continuare la vita, normale, direi, se si puo' vivere
normalmente dopo la guerra, che alcuni chiamavano con
un'eufemismo "Gli interventi umanitari".
Forse a qualcuno potrebbe interessare leggere la mia storia.
Anch'io ho sofferto, non tanto, la paura era un'ospite ordinaria
anche in casa mia.
Ricordo quel 24 di marzo del 1999 come se fosse ieri. Ricordo la
voce della mia mamma che mi ordinava di abbandonare Belgrado
immediatamente.Era un mattino pieno di sole e nessuno si aspettava
che sarebbe accaduto la sera stessa. Comunque, lasciai Belgrado, erano
le 12, mezzogiorno. La stazione degli autobus era piena di
gente. Tutti volevano scappare, studenti, bambini, vecchi.
Grazie a Dio, avevamo un luogo dove scappare. Non credevo che
sarebbero cominciati i bombardamenti. Arrivai a Gornji
Milanovac, la mia citta' natale. Era una giornata uguale alle
altre. Non volevo notare quei sussurri che circondavano la
citta'. Fingevo di non vedere niente. Un'allarme falso, pensavo,
come quell'ottobre del 1998. Le mie illusioni si ruppero poche
ore dopo. Mentre guardavamo una stupida telenovela in un attimo
perdemmo il segnale televisivo. Ho cambiato il canale.
Una striscia con le ultime notizie confermavano i nostri timori.
Cominciarono i bombardamenti. L'aeroporto di Pristina era il
primo bersaglio. Alcuni minuti dopo sentii una detonazione.
Era l'aeroporto di Kraljevo. Sentii il suono degli aerei,
maledicendoli tutti. Ero sicura. Comincio' la guerra.

  


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