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l'obbedienza a Bill Gates e' una virtu'?
- Subject: l'obbedienza a Bill Gates e' una virtu'?
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Fri, 07 Apr 2000 11:10:39 +0200
L'obbedienza (alla Microsoft) non è più una virtù Può un pacifista usare gli stessi programmi per computer di un generale della Nato? Immaginiamoci la scena: tutti e due che stanno usando Word per scrivere articoli e Outlook per scambiare posta elettronica. Non c'è nessuna differenza nei mezzi, cambiano solo le parole. Si potrebbe pensare che finalmente un pacifista ha accesso alla tecnologia dei militari e che può andare orgoglioso di gareggiare ad "armi pari" (ovviamente parliamo di armi non violente e digitali). Stiamo aprendo di colpo una potenziale discussione che non può essere contenuta e semplificata in uno spazio ristretto. Ma l'occasione ci è data dalla condanna per monopolio che Bill Gates - fondatore e presidente della Microsoft - si è beccato di recente. L'uomo più ricco del mondo, che è sgradito agli stessi capitalisti perché "monopolista", può essere gradito a noi che leggiamo Mosaico di Pace? Possiamo preferire i suoi software? Ci sono insomma tutti gli ingredienti per scelte di "consumo critico" alternative, aggiungendo un nuovo capitolo all'ottima "Guida al consumo critico" realizzata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo. Ma Bill Gates - dopo la condanna - si appella ora proprio ai consumatori per ottenere la rivincita: "Sarebbe bello - afferma - poter chiedere a ogni consumatore del mondo se, in ultima analisi, programmi come Windows o Internet Explorer hanno davvero apportato dei benefici e se hanno effettivamente reso più facile l'utilizzo di Internet. Se la risposta collettiva, come credo, fosse sì, questo basterebbe a rendere giustizia di quanto fatto finora dalla nostra azienza". Facciamo un passo indietro. Bill Gates aveva tentato di tagliare la strada ad Internet creando a metà degli anni novanta un network telematico privato, Microsoft Network. Il progetto aveva dalla sua parte la forza di un 90% di computer già potenzialmente predisposti in quanto dotati di Windows. Ma non ce la fece a sradicare gli utenti da Internet e a dirottarli verso la sua rete privata. Ora accampa il merito di aver fatto crescere Internet: "Credo che i nostri sforzi per sviluppare versioni innovative del sistema operativo Windows e di altre nuove tecnologie abbiano contribuito alla crescita di Internet (…) La causa del governo americano si basa sul presupposto che Microsoft non debba avere la possibilità di sviluppare versioni di Windows con funzionalità Internet". Bill Gates rivendica "il diritto di integrare funzionalità Internet in Windows a vantaggio dei consumatori". Il punto è che - dopo aver fallito nel progetto di sostituire Internet con un proprio network privato - Bill Gates cerca ora di dominare "dentro Internet" con una serie di astuzie tecniche (basate su copyright) che possono portare al suo monopolio sulla rete. Questo sarebbe la fine della caratteristica originaria e libertaria della telematica, che è nata su standard tecnici non privati (basati su copyright) ma pubblici. Ed ecco la risposta alla domanda iniziale: noi pacifisti possiamo usare i programmi che vogliamo, ma alla fine dobbiamo scambiarci informazioni e files basati su standard pubblici e non privati. Non possiamo tollerare che le nostre informazioni possano essere lette sono da chi ha i programmi di Bill Gates. Troppo spesso invece ci scambiamo file Word imponendo agli altri di usare (o comprare…) l'ultima versione di Microsoft Word o messaggi Outlook impostati graficamente in modo tale che sono di difficile lettura per chi non usa Outlook (della Microsoft). Troppo spesso noi utenti e consumatori facciamo le scelte tecniche gradite a Bill Gates ma dannose per il futuro dell'informatica intesa come spazio pubblico e non privato. Perché non avviare una guida al consumo critico anche nelle nostre scelte informatiche? Ad esempio dovremmo imparare a salvare i nostri file di testo anche in RTF (Rich Text Format, formato universale non legato ad alcuna multinazionale) per scambiarli con chi ha programmi diversi dal nostro. Basta imparare a cliccare con il mouse in modo diverso dal solito. Occorre imparare ad essere divergenti anche nell'uso del mouse. Abbiamo lasciato alle spalle - nella scuola - la cultura umanistica senza radicarla in quella tecnica. Nella scuola non si insegna più informatica ma si imparano ad usare i programmi della Microsoft, come se quella fosse la cultura del futuro. Come se la scienza informatica e una multinazionale fossero la stessa cosa. E' il pensiero unico spostato dall'economia alla tastiera. Ma un futuro di libertà deriva anche da come clicchiamo con il mouse, da come costruiamo alternative tecniche e non solo dalle parole che scriviamo con l'unica tecnologia. Sull'eco di don Milani oggi possiamo aggiungere: l'obbedienza alla Microsoft non è più una virtù. Alessandro Marescotti a.marescotti at peacelink.it Questo articolo apparira' su "Mosaico di Pace". Per abbonarsi a Mosaico di Pace: L.45.000 sul ccp 16281503 intestato a Pax Christi Italia, via Petronelli 6, Bisceglie (BA) Tutte le citazioni di Bill Gates sono tratte dal suo "editoriale", scritto per "la Repubblica" di oggi e privo di ogni contro-editoriale, replica o commento.
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