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AIUTATECI A OTTENERE LA LIBERTA' DI ALBA LUCIA



AIUTACI A OTTENERE LA LIBERTA' DI ALBA LUCIA!

APPOGGIA LA CAMPAGNA

"POR EL DRECHO AL DERECHO, ALBA LUCIA LIBRE"




La Rete colombiana di donne per i diritti sessuali e
riproduttivi, organizzazione nazionale del movimento
sociale delle donne, da quattro anni porta avanti la
campagna a favore della libertà di Alba Lucía
Rodríguez Cardona, condannata a 42 anni e 5 mesi di
prigione per un delitto che non ha commesso e che è
stata vittima di tutte le forme di violenza che la
società e la cultura patriarcale colombiana riservano
alle donne.


Alba Lucía è rimasta incinta dopo una violazine subita
nel municipio di Itaguí a metà dell'anno 1995, quando
aveva appena 18 anni. Per timore della reazione dei
genitori, del giudizio della gente del villaggio, non
denuncia l'abuso sessuale subito e vive nel silenzio
la gravidanza.


Il 4 aprile del 1996 avviene il parto nel bagno della
sua casa, nel villaggio di Pantanonegro, municipio di
Abejorral, dipartamento di Antioquia, Colombia. Senza
nessuna assistenza medica, né alcun tipo di assistenza
nasce una bambina, che subito muore.


Da allora, Alba Lucía vive in prigione, accusata di
"omicidio aggravato". Il processo penale che ha subito
si è concluso senza che lei potesse contare su una
adeguata difesa tecnica ed è stato segnato da
moltiplici irregolarità, primo fra tutti la violazione
al diritto a un debito processo. La condanna é stata
confermata in appello.


Alba Lucía è stata vittima di discriminazione per il
fatto di essere donna, contadina e povera ed ha
ricevuto la condanna piú alta che si conosca nella
storia della giustizia colombiana, che si caratterizza
per l'impunità di fronte a delitti atroci come i
massacri e la 'sprarizione forzata'. Le violazioni nel
caso di Alba Lucía sono solo la punta di un iceberg di
tutte le forme di violenza quotidiana che si
commettono sui corpi delle donne colombiane.


"Por el derecho al derecho, Alba Lucía Libre" ("Per il
diritto al diritto, Alba Lucía libera") è una campagna
iniziata nell'anno 1997, con il fine di offrire ad
Alba Lucía e alla sua famiglia appoggio,
accompagnamento e rappresentanza legale davanti alla
Corte suprema di giustizia.


Sono già passati 3 anni e sette mesi dalla
presentazione del ricorso in Cassazione senza che si
sia ancora giunti ad una sentenza. Le uniche
dichiarazioni rilasciate sono state che il processo
starebbe in lista di attesa e che 'dovrà aspettare il
suo turno'. Dato che il ritardo all'interno di questo
organo è di 5 anni, é presumibile che il caso di Alba
Lucía riposerà ancora per molto senza essere
analizzato e preso in considerazione. Ció costituisce
un elemento in piú nella catena di violazioni di cui
Alba Lucía è stata vittima, dal momento che
rappresenta una violazione al diritto di rapiditá
nell'amministrazione della giustizia, consacrata nella
Constituzione politica di Colombia.


La Rete Colombiana delle Donne per i diritti sessuali
e riproduttivi ha presentato numerose denunce per
portare a conoscenza il caso presso l'opinione
pubblica nazionale e internazionale. In questo quadro,
con il 'Centro Internacional por la Justicia y el
derecho' (CEJIL) ha portato il caso di fronte la
Commisione Interamericana dei Diritti Umani della OEA,
organismo che ha iniziato il procedimento,
sollecitando il governo colombiano a inviare tutte le
informazioni sul processo.


Il 14 luglio prossimo, donne colombiane di diverse
città 'marceranno' verso ad Avejorral per manifestare
solidarietà ad Alba, rafforzare la denuncia e tornare
a sensibilizzare l'opinione pubblica.


Se vuoi appoggiare questa campagna e la lotta per la
libertá di Alba Lucía puoi:


Contribuire alla diffusione di questo documento,
inviandolo ad amici/he


Copiare la lettera che segue in un altro messaggio,
aggiungere la tua firma al fondo e reinviarla al
nostro indirizzo (albalucia_libre@hotmail.com). Sará
ricevuta dalla "Rete colombiana di Donne per i Diritti
Sessuali e Riproduttivi", che provvederá a reinviarlo
con tutte le firme alle seguenti istituzioni:


Corte Suprema di Giustizia di Bogotá - Sala Penale,


Ministero delle Relazioni Esteriori di Colombia


Presidente della Repubblica di Colombia


"Primera Dama" della Nazione


"Consejería de Equidad de género"


"Defensoría del Pueblo della Nazione"




Puoi contribuire alla tutela dei diritti delle donne
colombiane e

di tutte le donne !




Grazie per la tua solidarietà


Rete delle Donne Colombiane per i Diritti Sessuali e
Riproduttivi,

Medellìn, 18 giugno 2001




Segue LETTERA da sottoscrivere e inviare




A la Atención de:


Corte Suprema de Justicia -Sala de casación Penal


Ministerio de Relaciones Exteriores de Colombia

Presidente de la República de Colombia

Primera Dama de la Nación


Consejería de equidad de género.


Defensoría de Pueblo de Nación


Con respeto al caso del Alba Lucia Rodriguéz Cardona,
ciudadana de Colombia, vecina de la vereda de
Pantanonegro, municipio de Avejorral, departamento de
Antioquia, Colombia, detenida en la cárcel desde hace
cinco años y condenada a 42 años y cinco meses,
acusada de 'homicidio agravado'(delito que no
cometió), queremos sumar nuestro respaldo a la
solicitud que la Defensoría del Pueblo de la nación ha
presentado frente a la Corte Suprema de Justicia para
que, por razones humanitarias se pronuncie sobre su
caso, que se encuentra hoy en día en turno.


Alba Lucía, quedó embarazada fruto de una violación
sexual ocurrida en el municipio de Itaguí a mediados
del año 1995, cuando tenía apenas 18 años. Por temor
al sufrimiento que ocasionaría a sus padres, a la
discriminación de sus vecin@s, a los juicios y
señalamientos de quienes la rodeaban, la joven Alba
Lucía vivió en silencio su embarazo y no denunció la
violación. El 4 de abril de 1996 ocurrió el parto en
el baño de su casa y, sin ninguna asistencia médica,
ni algún tipo de acompañamiento, nació la bebé y murió
de inmediato.


Desde entonces, Alba Lucía ha vivido en prisión,
acusada de "Homicidio agravado", proceso penal que se
llevó a cabo sin que ésta mujer contara con una
oportuna y adecuada defensa técnica, además de las
múltiples irregularidades y la violación al debido
proceso que enmarcaron la condena, siendo
posteriormente ratificada por el tribunal superior de
Antioquia.


Han corrido ya 3 años y 7 meses de interpuesto el
recurso de casación, sin que la corte suprema de
justicia se haya pronunciado. Sus informaciones al
respecto han sido para sustentar que el proceso se
encuentra en turno y no será seguido hasta cuando le
corresponda.


Solicitamos que se respete el derecho de celeridad
para la administración de justicia, consagrado en la
Constitución política de Colombia; apoyamos la campaña
POR EL DERECHO AL DERECHO, ALBA LUCÍA LIBRE, que
adelanta la Red Colombiana de Mujeres por los Derechos
Sexuales y Reproductivos; manifestamos nuestra
solidaridad y sororidad a Alba y a todas las mujeres
colombianas que el 14 de Julio estarán en "Ruta por la
libertad de Alba Lucìa"; demandamos, en fin, que la
sala de casación penal de la corte suprema de justicia
se comprometa con el respectivo tramite que en derecho
exige el caso de Alba Lucía Rodríguez Cardona.




Atentamente,


Firmas:


Gloria Estella Hernández Torres (profesora, Medellín,
Colombia)

Judith Botero Escobar (trabajadora social, Medellín,
Colombia)

Edgar Velásquez Toro (trabajadora social, Medellín,
Colombia)

Betty Pedraza Lozano (promotora social, Medellín,
Colombia)

Maria Doris Usma Gutiérrez (trabajadora social,
Medellín, Colombia)

Ada Trifiró (sociologa, cooperante italiana en
Colombia)

Antonio Mazzeo (profesor, cooperante italiano en
Colombia)








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