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Juantorena
"I paesi ricchi dello sport
non ci sfrutteranno più"
Cuba e il no alla Montalvo: durissimo Juantoreña
Con l'handicap in pedana
MADRID - Cuba ultima barriera al colonialismo dei paesi ricchi, lo ha
rivendicato orgogliosamente Alberto Juantorena, campione olimpico dei
400 e 800 a Montreal, e ora presidente della federazione cubana di
atletica leggera. "Noi siamo in presenza di un grande crimine. I
paesi ricchi vogliono assorbire, così come già fanno economicamente,
i talenti del Terzo Mondo". Da qui la ferma posizione cubana di
rifiutare a ogni atleta cubano naturalizzato il nulla osta a
gareggiare per il nuovo paese, prima del termine dei tre anni, il
periodo prescritto dall'articolo 46 della Carta Olimpica.
Ninente Olimpiadi quindi per Niurka Montalvo, ancora lontana dalla
scadenza dei tre anni, e neanche per il pallanotista Juan Perez,
anche lui ora spagnolo, nè per la velocista Liliana Allen, ora
messicana (questo non è l'esempio migliore, di fronte alle risorse
modeste del paese centroamericano la teoria del "furto" un po'
scricchiola). Ma ribadisce Juantorena, che ha tenuto una conferenza
stampa nell'ambasciata cubana di Madrid: "L'esistenza di questo
articolo nasce proprio per evitare i fatti di cui siamo testimoni: la
fuga degli atleti del Terzo Mondo verso i paesi che li attraggono con
i soldi".
I cubani sono particolarmente incattiviti contro la Montalvo, da loro
considerata una traditrice. "Il suo matrimonio con uno spagnolo è
stato organizzato" è la denuncia dei cubani. Che ricordano anche come
la Montalvo abbandonò il ritiro della nazionale prima dei mondiali
del '97 ad Atene e prima del matrimonio, per cominciare a
"costruirsi" la carriera di futura saltatrice sotto la bandiera
spagnola. "E poi anche Ana Fidelia Quirot ha sposato uno straniero,
un italiano, però è rimasta cubana. Perchè non ha fatto così anche la
Montalvo?". Insomma, l'amore, il matrimonio, eccetera, sarebbero
stati solo dei trucchi finalizzati al rapimento di un'atleta che poi
l'organizzazione sportiva spagnola avrebbe portato alla vittoria
nella finale di Siviglia dei Mondiali '99 davanti a Fiona May, con un
ultimo salto contestato e dato per buono.
I cubani hanno già affermato come la loro posizione sia "etica": nei
confronti del proprio paese (dove anche gli atleti contribuiscono con
le loro vittporie a tenere su la povera economia cubana), nei
confronti di tutti gli altri paesi poveri che non si possono
difendere (e che appoggiano la presa di posizione cubana) e degli
stessi ideali del movimento sportivo. "Il popolo cubano non
comprenderebbe perché un'atleta completamente formatasi a Cuba, che
ha passato 16 anni nelle nostre nazionali usufruendo delle sue
infrastrutture, possa difendere i colori di un altro paese". E non
solo: che le autorità le concedano anche il nulla osta. "Ecco perchè
su questa questione non faremo nè eccezioni nè concessioni".