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Democrazia, dittatura o democratura?



Innanzi tutto sono felice che a livello di discussione si stia muovendo
qualcosa. Il mio appello alla discussione non e' stato vano.
Venendo all'argomento, vorrei prima stabilire che cos'e' la DEMOCRAZIA,
prima di tentare di fare il "giochetto estivo" di Nello, e allo stesso
tempo tentare di riprendere il discorso di Gennaro in risposta a Pier Luigi.

  COS'E' LA    D E M O C R A Z I A ?

Secondo il dizionario Zingarelli per democrazia si intende:"forma di
governo in cui la sovranità risiede nel popolo che la esercita per mezzo
delle persone e degli organi che elegge per rappresentarlo".Vi sono varie
forme di democrazia:"si dice democrazia diretta quando il popolo esercita
direttamente i suoi poteri sovrani;indiretta, rappresentativa,
parlamentare,quando il popolo esercita i suoi poteri sovrani attraverso
rappresentanti"; si chiama democrazia "costituzionale quando una
costituzione rigida e modificabile solo con particolari procedure limita il
potere della maggioranza"; infine esiste la "democrazia socialista,quando i
mezzi di produzione appartengono al popolo".

Naturalmente il concetto greco di "democrazia", ha oggi perso il suo valore
primordiale, e al popolo viene concesso solamente un esercizio ginnico ogni
quattro o cinque anni, che serve a decidere quale oligarchia predominera'
sull'altra.

A tal riguardi Carlos Fuente, noto scrittore messicano, elenca un decalogo
della democrazia, che sebbene a mio avviso non sia il vero concetto per
come io lo intendo, allo stesso tempo devo dire che e' molto superiore,
concettualmente parlando, a quello attuale:
1)vera alternanza del potere
2)organismo elettorale indipendente
3)regole per il finanziamento dei partiti e loro accesso all'informazione
4)reale federalismo
5)vera divisione dei poteri
6)riforma dei mass-media affinchè non siano la cassa di risonanza del governo
7)rispetto dei diritti umani
8)rispetto della società civile e delle sue organizzazioni 
9)riforma degli organismi deputati alla sicurezza
10)economia di mercato con una dimensione sociale con equilibrio tra settore
	privato e pubblico.

Io per esempio non concordo sul primo e terzo punto: non sono convinto che
sia necessaria un'alternanza di potere (nel senso di pluripartitismo) come
condizione "sine qua non" dato che, secondo me, il pluripartitismo, COSI'
COME E' CONCEPITO, e' ingannevole. Infatti prima di tutto bisogna stabilire
chi detiene il POTERE e dopo di che parlare di "vera alternanza". Poiche'
il potere e' detenuto da gruppi economici (piu' o meno sempre gli stessi) e
non da gruppi politici, mi domando come si possa parlare di "vera
alternanza di potere". Il primato dell'economia sulla politica mette in
crisi il gia' agonizzante conceto di democrazia. E, passando poi al terzo
punto, mi chiedo: perche' parlare di "finanziamento e accesso
all'informazione" quando tali gruppi politici sono lontani anni luce
dall'esigenze delle masse? E' possibile che un tale concetto si regga solo
sul fatto che un tal gruppo politico abbia ottenuto il 40% di consensi (per
esempio)?! Naturalmente il 40% di consensi di coloro che hanno partecipato
alle lezioni e non in assoluto, non considerando l'astensionismo che per
esempio in Guatemala ha toccato bel l'80% nell'anno di Arzu'. 

La parlamentarizzazione della società è la risposta alla impraticabilità
della democrazia diretta nei grandi Stati evoluti economicamente e
culturalmente,per avere un contatto stretto e costante con la volontà
popolare: così si dissolve il concetto di un parlamento, unico depositario
della sovranità popolare, il cui carattere fittizio lo condanna
all'isolamento dalla società reale. I parlamentari invece di essere
rapresentanti del popolo, diventano personaggi di una rappresentazione
teatrale che il popolo contempla quando non ha uno spettacolo più attrattivo.

La democrazia rappresentativa è un'impostura mentre nel parlamento il
grande assente e' il popolo; i partiti dividono la società in una lotta
quasi tribale e lo scollamento tra i partiti e le persone e' tale da
indurre all'astensionismo anche un paese come l'Italia, dove la
partecipazione elettorale e' sempre stata molto alta. 

Prendendo gli Stati Uniti come esempio, dato che da molti (per me da
troppi) sono considerati il massimo esempio della democrazia, ci
accorgeremo di molte contraddizioni:
negli Stati Uniti ci sono 434 rappresentanti e 100 senatori per
amministrare 270 milioni di persone, delle quali per lo meno la meta' non
vota (per problemi sia amministrativi-statali, che per sfiducia nelle
istituzioni). In tal modo, questa elite parlamentare, si arroga il diritto
di decidere sul destino di tutti (senza entrare in merito del "come" e
"perche'" vengono eletti, e senza discutere delle campagne miliardarie per
la pubblicita' dei vari candidati). Rousseau disse che un sistema basato
sulla diseguaglianza serve solo per mantenere il povero nella sua miseria e
il ricco nella sua usurpazione, dove le leggi sono utili a quelli che
possiedono e pregiudicano a quelli che non hanno niente. Il sistema attuale
si allontana sempre più dalla sua fonte di sostentamento, cioè il popolo,
quanto più è intensa e rapida la mercantilizzazione del sistema.

Il problema, appunto, risiede anche nel concetto di democrazia:il pubblico
ha infatti solo il diritto di ratificare i programmi economici e per
conseguenza politici e non di discuterne o proporne di propri, altrimenti
non si avrà "democrazia", ma "crisi della democrazia" che in qualche modo
dovrebbe essere poi risolta. Di fatto la politica degli USA si riduce ad
una interazione tra gruppi di investitori in concorrenza tra loro per il
controllo dello Stato. E questo viene imposto come modello non solo
all'occidente ma anche ai paesi neo-colonizzati.

Io credo che democrazia e sviluppo sono inscindibili: non è possibile avere
democrazia se non esiste lo sviluppo globale e non solo quello ecnomico ma
anche sociale, culturale, religioso, ecc. In America latina, per esempio
continua ad essere una chimera la democrazia in quanto lo sviluppo non
esiste, a meno che per sviluppo non si intenda l'aumento del P.I.L. o il
salario pro-capite (senza badare ad altri parametri di sviluppo umani - mi
riferisco a "Lo sviluppo Umano" dell'O.N.U., parametro "ISU" cioe' Indice
di Svilupopo Umano, o I.D.H. in spagnolo). Oltre a ciò, questo continente
tiene la caratteristica  di aver sempre privilegiato lo Stato centralizzato
a discapito del governo locale, creando così un divario tra le esigenze dei
cittadini e il potere centrale, perdendo anche quelle spinte dal basso
verso la ricerca di un modello nazionale di democrazia proprio e non frutto
di un'imitazione del sistema "occidentale" (si pensi a riguardo le
caratteristiche del concetto di democrazia tra le etnie di discendenza Maya
per l'America centrale, o Garifuna, o Miskito, ecc).

I popoli stanno assumendo un atteggiamento di rifiuto della politica dopo
tante illusioni e delusioni;questo atteggiamento anti-partitico (ma non
anti-politico) ha danneggiato le elezioni nazionali, lasciando uno spazio
di manovra troppo grande ai fautori del qualunquismo, dell'individualismo e
del conseguente impoverimento culturale ed economico di enormi strati di
popolazione.

Con tutto cio' non voglio dire che viviamo in un mondo dove il sistema
predominante e' la dittatura: fortunatamente per molti paesi questo e' solo
un tremendo ricordo, sebbene ogni tanto dia segni di vita, dato che la
dittatura e'sempre stata la risposta del capitalismo ad una situazione che
lo vedeva compromesso, oppure in crisi, oppure in via di riforma.

E' chiaro che un avvicinamento al concetto di democrazia (almeno apparente)
c'e' stato, ma credo che tutto cio' di cui beneficiamo altro non e' che un
concesso che le lobby economiche hanno dovuto fare in conseguenza alle
lotte delle masse, ora "addomesticate" o "anestetizzate" dai partiti. Nel
caso in cui si verifichino condizioni di crisi economica (e io sono sicuro
che prima di dieci anni ne avremo una molto grossa a livello
borsistico-speculativo) o di rimessa in  discussione del capitalismo e del
libero mercato, le lobby economiche non esiteranno a fare pressione sui
governi per reprimere (sia con guerre vere e proprie, che con
incarceramenti vari con le piu' disparate motivazioni), e cio' dimostra il
carattere fittizio e apparente della democrazia attuale (basti pensare la
guerra contro la Jugoslavia).

Credo che il "mercato" (cioe' i potentati economici) se lasciato troppo
libero, ci portera' inevitabilmente ad una forma nuova di fascismo (o se a
qualcuno disturba l'uso di questa parola, sostituiamola con perdita di
diritti civili, umani ed economici).

A proposito di liberta', guerra, cultura, ecc. cito Orwell:
Libertà è schiavitù.Guerra è pace.Ignoranza è forza.

Per il concetto di democrazia rappresentativa invece cito B.Brecht:
Non sarebbe più sepmlice che il governo dissolvesse il popolo e ne
eleggesse un altro? 

Gianni