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Diario dal Chiapas 6
>Date: Wed, 19 Jul 2000 13:53:39 -0700
>From: "maria nina posadinu"
<posamina@lycos.com>
martedi 18 luglio 2000
Ogni giorno che passa, un turbine di avvenimenti, di incontri, di nuove
conoscenze, di nuove possibilità.
Con gli argentini, ci scambiamo i contatti e a volte scopriamo curiosi
intrecci.
Oggi li ho fatti incontrare con Gianni Proiettis e Pablo Romo, loro con i
responsabili di Melel. Gianni ha poi insistito perché andassimo tutti a
mangiare a casa sua ed abbiamo passato ore di conversazione
interessantissima e ricca di scambi di informazioni di prima mano. Pablo
Romo, domenicano che normalmente vive a Roma, è responsabile
internazionale dell'organizzazione domenicana per la difesa dei diritti
umani "Giustizia e Pace". Di passaggio in Chiapas, è di ritorno
da una missione in Brasile. Ci ha informato delle azioni del movimento
dei "Sem Terra", facendoci un quadro di una dimensione di abusi
e prepotenze da parte di grossi proprietari che per noi sono quasi
impossibili da capire. Questo discorso merita un capitolo a parte e spero
di poterlo riprendere in seguito. E' risultato dalla conversazione che
Pablo Romo è il padrino di Sandra, un'argentina che ospita Violeta e
Jorque, sposata con il nipote di Don Samuel Ruiz.
Melel è un'agenzia di informazione che da Pistoia ho regolarmente
consultato per oltre sei mesi. E' un'associazione che offre un servizio
informativo del popolo indigeno e per il popolo indigeno, attiva da tre
anni e fondata dai domenicani. Per me è stata un'emozione conoscere
personalmente e fare amicizia con le ragazze che ogni giorno pubblicano
su Internet la rassegna stampa dei giornali messicani che parlano del
conflitto in Chiapas.
Dal loro computer ho mostrato i miei messaggi su Peacelink, sito che non
conoscevano, ed ora hanno messo tra i preferiti. Si sono offerte di
aiutarmi a spedire le foto, ma ancora non ho trovato uno scanner, non mi
fido di un posto pubblico. Se ricevete dei messaggi col mittente Melel
Xojobal, sappiate che sono le foto.
Non vi voglio intasare il computer, per cui non le manderò tutte a tutti,
ma solo alcune, le altre potrete vederle su
www.peacelink.it.
Aspetto indicazioni da Sabrina per sapere se le devo mandare a lei o
direttamente a Peacelink.
Santo Domingo
Oggi, per conto di Melel, che non sapevo si occupasse anche di bambini di
strada o comunità locali di profughi, abbiamo fatto due rappresentazioni
di marionette e mimi. Non che partecipi anch'io allo spettacolo, ma mi
occupo di radunare i bambini, aiutare a montare il teatrino, trasportare
le cose, riparare i costumi. Al mattino siamo stati con i bambini di
strada di Santo Domingo. Il pubblico era formato da qualche passante
casuale, ma principalmente da bambini di strada dai quattro-cinque anni,
agli undici-dodici.
Piccoli lustrascarpe che vanno in giro con un panchettino ed una scatola
con gli strumenti, altri che vendono oggettini di artigianato, o gomme da
masticare, o sigarette, o soltanto qualche caramella. Un mondo di estrema
miseria e povertà che si ingegna per raccimolare pochi pesos al giorno
per poter sbarcare il lunario. Con i vestiti stracciati, anche in
tenerissima età, percorrono le zone affollate del centro o i mercati
frequentati dai turisti inventando la loro soppravvivenza quotidiana. Il
tutto con una dignità impressionante. Nessuno chiede l'elemosina.
E' stata una gioia vederli fermarsi almeno un'oretta, affollare una
specie di gazebo in muratura al centro dei giardinetti a fianco della
Chiesa di Santo Domingo. Li ho fotografati mentre ridevano di gusto, con
l'ingenuità di ogni bambino del mondo.
Oggi pioveva, ha cominciato ieri sera. Qui quando piove è torrenziale,
tutte le strade diventano come torrenti in piena e la temperatura già
frizzantina cala ulteriormente. Loro, con gli stessi vestitini poveri di
tutti i giorni, non un golfino o una maglia pesante più del solito.
Riempiva il cuore vederli scoppiare a ridere ed erano così contenti che
alla fine è stato faticoso convincerli che non dovevano pagare niente.
Volevano offrire quei pochi pesos che erano tutta la loro ricchezza. Ci
sono venute quasi le lacrime agli occhi. Nel guardarli, alla fine,
disperdersi fra la folla nel loro girovagare di sempre ho sperato che
quella effimera felicità che avevamo loro offerto avesse potuto
riscaldare i loro cuori per un tempo molto più lungo dello spettacolo
stesso.
Il pomeriggio siamo andati con un taxi a far sorridere altri bambini che
vivono in un centro profughi fuori della città. C'era molto fango a causa
della pioggia e per quanto ormai dovremmo esserci abituati, non smettiamo
mai di stupirci dell'estrema povertà di cui siamo testimoni.
A questo spettacolo ha partecipato anche un gruppo di donne,
giovanissime, poco più che bambine, ma già con i figli in collo o
attaccati la petto. Arrivano timidamente, nascondendosi dietro gli
scialli che non abbandonano mai, occhi bassi, timorose. Sono poi
scoppiate a ridere anche loro, seppure cercando di nascondersi la bocca e
guardandosi intorno nel timore di farsi notare troppo. Questa è la
condizione delle donne qui, ombre che non devono fare rumore, avvolte
nello scialle colorato, perennemente con un bambino legato addosso, da
bambine un fratellino e ben presto il loro figlio, immerse nei fumi del
fuoco a legna della loro cucina. Escono principalemente per andare a
prendere l'acqua. Siamo contenti di aver regalato loro questa uscita
insolitamente piacevole. Il movimento zapatista ha iniziato un cammino in
difesa dei diritti delle donne, ma la strada è ancora lunga.
Fra uno spettacolo e l'altro non mancano le riunioni, gli incontri, le
presentazioni nuove. Ogni persona che incontri ti mette in contatto con
un'altra e la solidarietà che si respira nell'aria e le storie che senti
ti rinfrancano, come tante tante dosi di fiducia che si accumulano e ti
danno la forza di andare avanti. Così scorre la vita qui, continuando a
destreggiarsi fra la miriade di associazioni che sostengono la causa
indigena.
Le conversazioni si intrecciano, fra l'aggiornamento del conflitto
chiapaneco, il movimento dei sem terra, l'acquisto della Patagonia da
parte di Benetton.
Lo sapevate? Benetton ha comprato la Patagonia!
Tutti gli argentini hanno sempre creduto che la Patagonia fosse del
governo argentino, solo di recente hanno scoperto che era degli inglesi,
quando questi la hanno venduta a Benetton. Questo capitolo andrebbe
approfondito e prego Padre Alberto di informare Gesualdi, meriterebbe una
campagna contro.
Per ora cerco di riassumere brevemente le storia. Si parla di vastissimi
territori che sulla cartina sono compresi tra il deserto e la cordigliera
Andino/Patagonica, le provincie di Chubut e Santa Cruz. Sono le terre
migliori di una vastissima zona, che contengono le preziosissime riserve
d'acqua, scarsissima nelle zone circostanti.
I Benetton hanno comprato tutto in blocco, senza tenere conto che vi
vivevano persone, i braccianti dei proprietari precedenti, che ora sono
senza casa e senza terra da lavorare. Benetton infatti ha recintato tutto
e scacciato gli indigeni. Nessuno se ne sarebbe accorto se non fosse
arrivata alla cronaca nazionale la notizia di una protesta per il
problema delle acque.
Perché ci possiamo rendere conto delle dimensioni delle proprietà in
questi paesi sconfinati, Pablo Romo ci ha raccontato un episodio recente
in Brasile. Un grosso proprietario ha comprato cinque milioni di ettari
nella zona sud, solo vedendoli nella carta geografica, compresi villaggi
e abitanti, su cui poi, come tanti altri come lui funge da padrone
feudale. Il fatto è arrivato alla pubblica conoscenza perché, dopo
l'acquisto, il nuovo proprietario ha fatto un giro con il suo aereo
personale ed ha scoperto che insieme al terreno aveva comprato anche una
caserma di soldati. Contrariato, rivoleva i soldi indietro: l'altro non
ne voleva sapera, così la storia è finita in tribunale. Ci meravigliamo?
Avete presente i cartelli stradali nelle nostre zone rurali che indicano
"Attenzione - Attraversamento di animali"? Ebbene Pablo Romo ci
ha mostrato una foto scattata poche settimane fa nel sud del Brasile che
indicava " Attenzione - Attraversamento di indigeni". Se posso
ve la mando.
Per oggi è tutto
Un caldo abbraccio
Maria Nina
Sabrina ti ringrazio per le tue parole, cosi come Yykari, Cristina,
Stella ecc.
Mamma so che mi stai leggendo e ne sono contenta.
ciao ciao ciao
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