Fw: latinoamerica
- Subject: Fw: latinoamerica
- From: "Nello peacelink" <n.margiotta at peacelink.it>
- Date: Sat, 11 Jun 2005 06:27:56 +0200
Ciao a tutti,
in allegato le notizie Latinoamericane di giugno 2005.
Come sempre è un lungo documento con varie notizie che
giungono da paesi dell'America latina.
Un documento da stampare e leggere con calma durante questo
mese.
Buona lettura
Giorgio Trucchi
Notizie
Latinoamericane giugno 2005
Bolivia 9 Giugno 2005Il minatore, Carlos Coro Mayta, è stato assassinato oggi da un sparo di arma da fuoco effettuato da un militare, cosa che rende ancora più tesa e difficile la situazione in Bolivia. Nella repressione prodottasi
nelle vicinanze di Salancachi (Yotala), ubicata approssimativamente a 15
chilometri da questa città, attorno alle 14.30, sono stati anche feriti quattro
manifestanti che viaggiavano verso questa città con l'unico obiettivo di
ostacolare l'elezione di Hormando Vaca Diez, come prossimo Presidente della
Bolivia.
Sucre, la Capitale della
Repubblica, dalle prime ore di oggi si è svegliata virtualmente militarizzata
con Polizia e militari nelle strade, nell’aeroporto e nella piazza 25 Maggio e con centinaia, forse
migliaia di boliviani e boliviane
per le strade.
Mentre i presidenti delle
Brigate Parlamentari, in questo momento (16.15) si riuniscono ancora col
presidente del Senato Nazionale,
Vaca Diez, senza giungere ad un accordo,
i manifestanti, conoscendo
il decesso del minatore, hanno
detto che radicalizzeranno le loro misure di pressione. Wilbert Ramos, il principale
dirigente contadino di Chuquisaca, ha affermato che Vaca Diez abbandonerà Sucre
solo "squartato."
Non solo in questa città
esiste incertezza ma si sa dai differenti angoli del territorio nazionale
che tutte le misure di pressione
si mantengono inalterate fino a che Vaca Diez e Mario Cossío rinuncino e
permettano che attraverso la successione presidenziale, il presidente della
Corte Suprema di Giustizia, Eduardo Rodríguez, assuma la Presidenza della
Repubblica.
Alla difficile situazione,
si sommano sempre di più le voci della possibilità di uno stato d’emergenza e
perfino d'un colpo di Stato. Questa mattina, nella sede
del governo, i membri dell’Alto Comando, vestiti in uniformi da combattimento,
hanno letto un comunicato che chiede a tutti i settori sociali e politici di fare sforzi per pacificare il paese,
benché chiarissero che rispetteranno le decisioni del Congresso Nazionale. Dal comunicato emerge che
"la crisi dell’aprile del 2002 ha segnato l’inizio di una profonda crisi della
democrazia, mostrando la fragilità del sistema politico, provocando caos,
anarchia e ingovernabilità
caratteristici di questo periodo che ha portato la Bolivia ad una situazione di
imprevedibili conseguenze che vanno dalla tesi di un intervento sullo Stato fino
ad un processo di sedizione
all'interno dello stesso, e questo non verrà accettato, perché su tutti i
criteri ed interessi c’è il presente ed il futuro della Patria riconoscendo le
sue differenze."
I militari segnalano che
esiste solo una strada per uscire da questa situazione: "il dialogo tra
boliviani, un nuovo patto sociale tra cittadini con gli stessi diritti ed
obblighi."
La Conferenza Episcopale
Boliviana, dopo avere realizzato consultazioni con i differenti settori sociali
del paese, considera che la maggior parte di loro hanno coinciso nel fatto che è
necessario anticipare le elezioni per
trovare un nuovo equilibrio politico e democratico nel paese. L'assassinio del minatore si
è diffuso come una miccia in tutto il territorio nazionale e a Sucre, che ora è motivo di attenzione a livello
internazionale, si è saputo che i dirigenti di movimenti sociali incolpano
Hormando Vaca Diez come il responsabile della prima morte di questi
conflitti.
Alle differenti
mobilitazioni nelle strade e viali delle principali città ed il blocco di
strade, si sommano nelle ultime ore, l'installazione di picchetti di sciopero
della fame a La Paz, Cochabamba e Sucre. In questa città, il sindaco
Aydeé Nava Andrade, ha annunciato l'inizio di uno sciopero di digiuno volontario
nel Comune Municipale, ed ha chiesto ai parlamentari che agiscano con
patriottismo in beneficio della
maggioranza della popolazione boliviana e non dei piccoli gruppi di
potere. ALAI-AMLATINA Alex Contreras Baspineiro. Bolivia Ha rinunciato Mesa, i problemi aumentano e continuano
La rinuncia presidenziale
non ha risolto la difficile congiuntura in cui si dibatte il paese, ma si
radicalizza, perché la maggioranza del parlamento di tendenza neoliberista si
difende con il mandato costituzionale e non vuole agire con distacco, con
"patriottismo" e nemmeno dare una lettura adeguata alla situazione per risolvere
le richieste della maggioranza della gente: Assemblea Costituente e
Nazionalizzazione degli Idrocarburi.
Di fronte alla rinuncia di Carlos Mesa chi dovrebbe assumere la carica di Capo dello Stato in Bolivia è il senatore Hormando Vaca Diez (MIR), presidente del Senato Nazionale o al suo posto, Mario Cossío (MNR), presidente della Camera di Deputati; entrambi i personaggi furono fedeli alleati del tiranno Gonzalo Sánchez di Lozada (Goni), dimessosi durante la "guerra del gas” nell’ottobre del 2003. In questo senso, dai quattro
punti cardinali di questo paese che da tre settimane si mantiene ancora con
blocchi per le strade, mobilitazioni e scioperi, è incominciato a sorgere il
clamore popolare: "Che vadano via tutti!”
Rappresentanti di vari settori sociali mobilitati, non solo a La Paz bensì in tutto il paese, hanno visto che se assume la presidenza Hormando Vaca Diez o Mario Cossío si potrebbe produrre una guerra civile con imprevedibili conseguenze; la popolazione boliviana vuole che il presidente della Corte Suprema di Giustizia, Eduardo Rodríguez, assuma la Presidenza della Repubblica affinché convochi a nuove elezioni generali. “Fino a qui posso arrivare,
è per questo che la mia decisione è presentare la mia rinuncia dalla carica di
Presidente della Repubblica. Una rinuncia che ha un solo obiettivo: quello che
la società boliviana prenda coscienza che il mio distacco deve essere genuino, che il
calcolo personale deve rimanere a
un lato e la soluzione dei nostri problemi deve basarsi sull’interesse di
tutti. Questo implica la necessità
che il Congresso Nazionale possa riunirsi. Io voglio chiedere ed esortare
veemente a chi ha posizioni dure, posizioni poco transigenti, che non blocchi la
possibilità che il congresso si riunisca nel più breve tempo possibile, per
discutere esclusivamente questo tema e per dare una viabilità al futuro del
paese", ha detto Mesa nel suo Messaggio Presidenziale. Ha confessato che non andrà
a Miami né a Washington. “Chiedo perdono alla patria per non averla governata
adeguatamente."
Ore prima della rinuncia
presidenziale, le fondamenta di La Paz sono state scosse dalla mobilitazione più
grande e combattiva della storia democratica di questo paese. Migliaia di boliviani e boliviane, si concentrarono sulla storica piazza San Francisco per chiedere al governo soluzione alle loro richieste: Nazionalizzazione degli Idrocarburi, Assemblea Costituente e processo contro l'ex presidente Gonzalo Sánchez di Lozada ed i suoi ministri. Orgogliosi i manifestanti
che indossavano il loro abbigliamento di mille colori, con ponchos, ll'uchus,
sandali e chicotes, facevano ondeggiare i loro wiphalas o bandiere di
liberazione e gridavano con foglie di coca nella bocca, camminando per le
principali strade verso la sede del
governo per reclamare risposte strutturali, non più toppe. Lo slogan diffuso di "El
Alto in piedi, mai in ginocchio" in forma intermittente fu intercalata con
"Mamanis in piedi, mai in ginocchio".
Mamani, come Quispe, Choque,
Huanca ed altri nell'ovest come Guasabe, Ticuasu, Moy, Nuni ed altri
nell'oriente, sono cognomi diffusi in tutta la nazione. Nella massiccia
mobilitazione, vari settori si sono pronunciati affinché se ne vadano via tutti,
perché non si può lasciare nelle mani dei parlamentari neoliberisti una
soluzione strutturale ai problemi
del paese. Quella maggioranza indomita
e silenziosa quando si sveglia non è solo capace di sconfiggere politiche
economiche e di abbattere governi, ma anche di elaborare proposte che ora sono
centrate nell'Assemblea Costituente.
Benché le élite oligarchiche
lo neghino e perfino abbiano organizzato gruppi giovanili razzisti e fascisti
per aggredire i propri fratelli, la Bolivia si riconosce come a maggioranza
indigena. Secondo dati dell'ultimo
Censimento Nazionale (INE 2001), il 62 per cento dei boliviani e boliviane dai
15 in su, si identifica con qualche
popolo originario: il 31 per cento si considera quechua, il 25 per cento aymara ed il 6
per cento si identifica con altre etnie.
La rinuncia di Mesa non ha
risolto ancora i conflitti in Bolivia, forse li ha accresciuti: seguono intatti
più di 90 punti di blocchi nel territorio nazionali, vari settori mantengono le
loro misure di pressione ed una gran quantità di manifestanti rimangono a La
Paz. Il confronto non è tra
oriente ed ovest come diffondono alcuni mezzi di comunicazione commerciali,
bensì la lotta è tra un piccolo gruppo di oligarchi, latifondisti, proprietari
terrieri e impresari che hanno
l'appoggio delle multinazionali e l’ambasciata nordamericana contro la
maggioranza della popolazione boliviana.
I gruppi di potere esigono
la realizzazione di un referendum sulle autonomie dipartimentali; i movimenti
sociali chiedono l'Assemblea Costituente e la Nazionalizzazione degli
Idrocarburi. Il recupero degli
idrocarburi è una domanda che si deve compiere con questo governo o col
prossimo. Ma la soluzione strutturale
in democrazia gira intorno all'Assemblea Costituente che sia Sovrana, Partecipativa, Includente, come
unica garanzia per risolvere in forma strutturale i conflitti sociali. L'Assemblea Costituente,
dalla visione del paese boliviano, deve essere: "di tutti, con tutti e per
tutti." La Costituente deve essere
sovrana perché è depositaria della volontà popolare; deve essere autonoma
rispetto ai poteri costituiti e deve agire liberamente, senza subordinazioni
né condizionamenti; deve essere
partecipativa perché solo la partecipazione sociale garantisce un'assemblea
utile, feconda, integratrice nella sua visione di paese e capace di riflettere
la realtà nazionale e deve essere includente perché è aperta a tutti i settori
sociali. Vari settori sociali, come per esempio le organizzazioni di contadini, indigeni, senza terra, colonizzatori e donne agrarie del paese agglutinati nel Patto di Unità, hanno denunciato che la cospirazione oligarchica
pretende che ogni dipartimento "disponga liberamente delle sue risorse
finanziarie e naturali mediante il referendum autonomistico espresso in quel
carattere vincolante e separatista che si pretende imporre”. Il modello di autonomia esposto dall'oligarchia va oltre questo modello di altri Stati Federali, come per esempio Argentina e Brasile dove la legislazione che norma le risorse naturali strategiche sta integralmente nelle mani degli organi legislativi nazionali. Secondo i movimenti sociali,
"la pretesa delle élite cruceñas, è incostituzionale, antidemocratica e colpisce
l'unità e sovranità nazionale. Il carattere a livello dipartimentale vincolante
che gli ha voluto dare al referendum, significherebbe che la votazione
maggioritaria in un solo dipartimento si imporrebbe contro la volontà
maggioritaria del resto del paese. Pertanto, esiste il pericolo della
frammentazione della Bolivia; più ancora, se si considera che le imprese
multinazionali, industrie petrolifere che formano parte di quel gruppo
imprenditoriale cruceño, hanno un'ampia esperienza di intervenire in temi
interni dei paesi, di dividere paesi e
provocare guerre."
La Costituzione Politica
dello Stato, CPE, non riconosce il referendum come procedimento né come organo
atto a riformare la costituzione; inoltre, nessuno dei settori sociali che si sono mobilitati si oppone a
discutere la domanda autonomistica, ma si deve dare nel contesto dell'Assemblea Costituente. ALAI-AMLATINA Alex Contreras Baspineiro è giornalista e scrittore boliviano. Uruguay La sinistra si confronta sul
tema dei desaparecidos
Decine di migliaia di
persone manifesteranno per le strade di Montevideo, come tutti i 20 di maggio
dal 1996, reclamando giustizia per i desaparecidos uruguayani durante la
dittatura, ma questa decima edizione della "Marcia del Silenzio" avviene in un
contesto politico completamente innovativo. “Tra i desaparecidos non ci
sono innocenti.
Tutti furono colpevoli di
volere un mondo migliore”. Le Marce del Silenzio hanno
congregato fino ad ora tra le 40.000 e le 70.000 persone che, sotto un unico
striscione che anno dopo anno elabora l'Associazione delle Madri e Familiari di
Uruguayani Arrestati Scomparsi, camminano senza gridare nessuno slogan lungo il
viale 18 de Julio, il principale di Montevideo. In questa occasione, si
produce in un clima di aspettativa maggiore, dato che il fiammante governo di
sinistra, inaugurato il 1 di marzo, ha proclamato la sua intenzione di indagare
a fondo sul destino dei desaparecidos uruguayani durante l'ultima dittatura
civil-militare (1973 – 1985) e ha dato alcuni passi in questa direzione. In realtà, per la prima
volta da quando nel 1996 la manifestazione cominciò a realizzarsi tutti gli
anni, un Presidente della repubblica in esercizio, il socialista Tabaré Vázquez,
la condividerà insieme a buona parte del suo Gabinetto. Tra le novità delle ultime
settimane, c’è anche da sottolineare l'entrata di una squadra di universitari
(antropologi archeologi, geologi) nella caserma del Battaglione 13
dell'Esercito, dove, secondo coincidenti denunce, sarebbero stati seppelliti
alcuni oppositori scomparsi negli anni settanta. Questa settimana il Pubblico
Ministero Mirtha Guianze ha inoltre chiesto l’arresto dell'ex presidente Juan
María Bordaberry e dell'ex Ministro degli esteri Juan Carlos Bianco. Ad entrambi
imputa il delitto di "omicidio aggravato” per la loro responsabilità
nell'assassinio, il 20 maggio del 1976 a Buenos Aires, degli ex legislatori
uruguayani Zelmar Michelini e Héctor Gutiérrez Ruiz. È precisamente in ricordo di
quella data - in cui oltre agli ex parlamentari furono assassinati due
uruguayani esiliati in Argentina e vincolati a movimenti guerriglieri, Rosario
Barredo e William Whitelaw, che su iniziativa dell'attuale senatore di sinistra
Rafael Michelini, figlio di Zelmar, cominciarono a realizzarsi nel 1996 le Marce
del Silenzio tutti i 20 di maggio.
Il settimanale La Brecha ha
intervistato uno dei testimoni delle esecuzioni sommarie e la ragione di avere
aspettato quasi trenta anni per effettuare le denunce è che "ora si può", in
allusione al nuovo scenario politico esistente nel paese. Il presidente Vázquez ha
manifestato fino ad ora un atteggiamento molto più deciso nei confronti delle
Forze Armate rispetto ai governi conservatori precedenti dal 1985 ad oggi. Il totale di uruguayani
rapiti e posteriormente scomparsi negli anni settanta e inizio degli ottanta
supera i 210, ma la gran maggioranza furono fermati in Argentina, all’interno di
operazioni di coordinazione repressiva tra le dittature del Cono Meridionale
dell'America Latina (Plan Condor). A dispetto dei progressi in
termini di chiarimenti sulla violazione dei diritti umani da quando è arrivato
al potere il Encuentro Progresista-Frente Amplio, all’interno della sinistra si
sono create delle discrepanze che si riassumono nel fatto di aspettarsi o meno
sanzioni nei confronti dei responsabili di queste
aberrazioni. Tabaré Vázquez ha già detto
che si limiterà a compiere la totalità della legge di Scadenza della Pretesa
Punitiva dello Stato, che nel 1986 eliminò qualunque possibilità di sanzione
penale contro militari e poliziotti accusati di avere commesso assassini,
sparizioni e torture tra il giugno del 1973, data del colpo di Stato, e il marzo
del 1985. Un articolo di quello testo, il quarto, prevede comunque la
realizzazione di indagini per conoscere "la verità" sui casi di sparizioni. Nel 1989, quella legge fu
sottomessa a plebiscito revocatorio, promosso da organizzazioni umanitarie, ma
venne ratificata. Il Segretariato di Diritti
umani della centrale sindacale unica PIT-CNT sostiene invece, che l'Uruguay ha
sottoscritto accordi internazionali "che hanno supremazia" sulla legislazione
nazionale e che definiscono le sparizioni come "delitti permanenti", cioè che
abilitano la possibilità del giudizio e la punizione. Tra dirigenti di alcuni
gruppi di sinistra e militanti di organizzazioni umanitarie esistono sospetti
che l'attuale governo voglia "liquidare" rapidamente il "tema desaparecidos" per
"voltare definitivamente pagina" e che non desidera complicarsi con indagini che
potrebbero durare molto tempo.
Le Marce del Silenzio non
sono rimaste fuori da queste polemiche. Nei suoi primi anni, gli slogan facevano
sempre riferimento alla richiesta di Verità ("Verità, memoria e mai più", nel
1996, "Vogliamo la verità", dodici mesi più tardi, "La verità ci farà liberi",
nel 1998, “Cosa manca alla nostra democrazia? Verità", nel 99, ma nelle edizioni
posteriori all'anno 2000 si notava già un'inflessione. "All’inizio - segnala lo
storiografo Aldo Marchesi - si assumeva l'impossibilità della “giustizia” come
conseguenza della ratifica popolare della legge del 1986. Tuttavia, negli ultimi
20 maggio, incominciano a sorgere altri slogan che contraddicono in una certa
misura il senso originale degli organizzatori. “La verità la sappiamo già,
vogliamo giustizia”, asseriscono gruppi giovanili sfidando il consensuale
silenzio." Daniel Gatti© Rel-UITA Brasile
Violenza segna la Marcia dei
Sem Tierra
Una multitudinaria marcia di
contadini del Movimiento de los Trabajadores Rurales sin Tierra (MST) del
Brasile in richiamo a un'accelerazione della riforma agraria e cambiamenti nella
politica economica del Governo è terminata con incidenti che hanno provocato più
di 50 feriti.
I corpi speciali della Polizia si sono scagliati contro i manifestanti alla fine della manifestazione, molti dei quali trasportavano bastoni. Circa 30 militanti del MST e
circa 20 poliziotti hanno sofferto contusioni e fratture quando i manifestanti
assoggettarono un cordone della Polizia vicino al Congresso, nella protesta più
violenta nella capitale brasiliana in vari anni. Gli incidenti si sono prodotti dopo che i leader del MST avevano avuto un colloquio col presidente Luiz Inácio Lula dà Silva che ha ricevuto le loro petizioni, tra esse quella di usare parte del denaro per pagare il debito pubblico investendolo in educazione e salute. Il MST ha minacciato di
intensificare le occupazioni di terra ed ha adottato un tono confrontativo dopo
l'incontro col Presidente.
"Con l'energia di questa marcia dobbiamo aumentare le occupazioni, con questa energia dobbiamo attaccare la politica economica", ha arringato la folla il leader del MST, Joao Pedro Stedile. Prima di arrivare alla casa di governo, i manifestanti hanno lanciato spazzatura di fronte all'Ambasciata dagli Stati Uniti e si sono diretti alla sede del Ministero del tesoro e delle finanze, che considerano come il responsabile di una politica economica che qualificano neoliberista. Guatemala
Comunicato della URNG di fronte all’ondata repressiva Recentemente il movimento
sociale guatemalteco ha chiuso una delle sue pagine più gloriose mostrando il
suo rifiuto all'imposizione del Trattato di libero commercio tra Repubblica
Dominicana, America Centrale e gli Stati Uniti (Cafta). Queste lotte ha ricevuto
la repressione come unica risposta da parte del governo di Óscar Berger. La politica repressiva del governo ha portato una serie di violazioni ai diritti umani dove si lamenta, ripudia e respinge la violazione al diritto alla vita e per i feriti in Colotenango, Huehuetenango, senza che il sistema di giustizia abbia dato segni di volontà politica e capacità d’indagine ed applicazione della legge, riproducendo così il sistema repressivo e l'impunità del passato. A partire dal 8 maggio 2005,
il movimento sociale è oggetto di azioni d’intimidazione e persecuzione,
camuffate come opera della delinquenza comune. Sono già molte le
organizzazioni sociali che da quel giorno sono state vittime di attacchi, come
la Coordinadora Nacional de las Organizaciones Campesinas (CNOC), la Coordiadora de Unidad
Sindical de Guatemala (CUSG), la Central General de Trabajadores de Guatemala
(CGTG), l’organizzazione Mesa Global; l'Instituto de Estudios Comparados en
Ciencias Penales, per la seconda occasione la Asociación Hijos; la perquisizione
nella casa del cittadino Byron Garoz, del Programa de Desarrollo Rural di
CONGCOOP. Come denuncia il Movimiento Indigena, Campesino, Sindical y Popular,
nell'anno 2004 ha sofferto 122 attacchi e 54 durante i primi mesi del
2005. La URNG, denunciando
pubblicamente questi fatti, responsabilizza il governo di Óscar Berger per la
scalata repressiva contro il movimento sociale. Questa responsabilità ricade sul
governo finché non si chiariranno i
fatti e si metterà in mano ai tribunali competenti i
responsabili. La URNG invoca la comunità
internazionale, specialmente le istituzioni patrocinatrici dei Diritti Umani,
affinché si solidarizzino con il movimento sociale guatemalteco ed a sua volta
facciano valere questa solidarietà davanti al governo del Guatemala e agli spazi
di azione che esistono nel mondo in materia di diritti umani. COMITATO ESECUTIVO NAZIONALE URNGHonduras
DENUNCIA PUBBLICA
SULL’OMICIDIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA REGIONALE “EL PROGRESSO” DELLA
CENTRAL NACIONAL DE TRABAJADORES DEL CAMPO (CNTC) Il Comitato Centrale del
Partido de los Trabajadores alla sua militanza, alle organizzazioni operaie, contadine
e popolari dell’Honduras, al paese Honduregno in generale, alle autorità civili,
militari e mezzi di comunicazione, con questo mezzo presenta formale Denuncia
Pubblica per l’omicidio del compagno EDICKSON LEMUS, segretario generale della
CNTC regionale “Il Progresso” e membro del Partido de los Trabajadores: 1. Alle 11:30 del giorno 24 maggio del 2005 è stato assassinato nella Colonia Bendeck del Progreso, Yoro, con quattro spari alla testa il compagno EDICKSON LEMUS, mentre si trovava a bordo dell'autobus che copre il percorso urbano Corocol - Bendeck.
2. Il compagno LEMUS si
dirigeva a visitare il gruppo contadino “RENACER” sgomberato dall'autorità pubblica
dalla proprietà che occupavano nel settore di Pajuiles del Progreso il giorno
giovedì 19 maggio scorso.
3. Le caratteristiche con le
quali è stato portato a termine il crimine indicano l’esistenza nel Progreso di un
commando di assassini a pagamento con gli stessi metodi degli squadroni della morte
degli anni 80.
4. Responsabilizziamo i
funzionari della Polizia, gli organi giudiziari e del Pubblico Ministero locali
come la delegazione regionale dell'Istituto Nazionale Agrario per aver agito con
negligenza davanti al conflitto agrario e per facilitare per azione od
omissione, l'assassinio del compagno EDICKSON LEMUS. Per questo il
Partido de los Trabajadores esige:
1.
la formazione di una
Commissione di Alto Livello con partecipazione delle organizzazioni popolari con pieni
poteri per indagare sul crimine. 2. Prigione e punizione per gli Autori Materiali ed i Responsabili Intellettuali di questo crimine di lesa umanità. 3. Destituzione delle autorità locali, regionali e nazionali che per negligenza, omissione o aperta complicità non hanno agito con giustizia per prevenire, indagare e catturare gli assassini. 4.
Chiediamo a tutte le
organizzazioni a fare fronte comune per chiarire questo crimine ed evitare che la scalata
repressiva che esiste in Honduras continui
avanzando. Nicaragua
Terre Indigene verranno legalizzateCome uno storico "atto di
giustizia per il paese della Costa dei Caraibi nicaraguensi”, Brooklyn Rivera,
dirigente di Yatama, ha definito la consegna di titoli a cinque territori
indigeni della Riserva di Bosawás, che beneficeranno in forma diretta circa 35
mila persone che conformano 85 comunità della zona. Ha spiegato che i titoli che si consegneranno alle comunità indigene differiscono da quelli che si concedono nel Pacifico, perché sono comunali, poiché il concetto di terra nell'Atlantico ha "profondi criteri filosofici" che vanno oltre lo sfruttamento, per essere più spirituali, perché la qualificano come la "madre terra" ed è vincolata ai loro avi. Delle cinque comunità
beneficiate, tre territori sono dell'etnia miskita e due mayagnas o sumus. Con la consegna dei titoli
comunali, cosa ampiamente consultata con i diversi settori della popolazione
beneficiata, segnalano che si stabilisce un avvicinamento nelle relazioni dello
Stato con le popolazioni indigene..
"Significa un strumento di
sicurezza giuridica per la protezione di quelle terre, il loro territorio e le
loro risorse, in un momento in cui le condizioni sono molto più difficili per
conservare la terra, la cultura, le forme di vita, la cosmovisione della nostra
comunità, ci serve come un meccanismo di protezione", ha sottolineato
Rivera.
Ha aggiunto che aiuterà
anche a mettere le basi per il futuro mediante l'implementazione della memoria
storica dei loro popoli, affinché serva come inizio del miglioramento delle
condizioni sociali ed economiche, attraverso un sviluppo autosostenible ed un
meccanismo di governo proprio per le comunità. Ignacio Patrono,
rappresentante dei mayagnas, ha ricordato che il suo popolo ha mantenuto una
lotta continua per riuscire ad avere il titolo delle sue terre, per questo
sperano che si concretizzi titolando fino all'ultimo territorio indigeno. Carlos Hurtado, delegato del
Governo centrale nelle Regioni dell'Atlantico, ha detto che il lavoro realizzato
insieme alla Commissione Nazionale di Demarcazione e Titoli (Conadeti), ha
permesso che si identificassero le priorità e le necessità da articolare da
parte del Governo, per la sua politica diretta alle comunità indigene. "È l'essenza per lo sviluppo, per l'ordinamento della proprietà, non si riconosce solo il diritto storico delle comunità alla terra, ma si fa un passo in più nell'ordinamento che incida sul miglioramento della governabilità e sul mettere basi solide per lo sviluppo". Hurtado ha smentito che la
titolazione delle terre comunali nella Riserva di Bosawás, possa incrementare i
problemi relazionati allo sfruttamento indiscriminato delle risorse, soprattutto
in un'area protetta, esistendo già piani di utilizzo elaborati. Ha ricordato che la zona è stata sotto una pressione molto forte, per la richiesta di utilizzarla per l'agricoltura o per lo sfruttamento del legname. "Allora questo permette, delimitando chiaramente la proprietà in quei territori, di difenderlo come tale, e secondo di facilitare l'applicazione dei piani di utilizzo esistenti perché si contempla di lavorare in una maniera molto più articolata, effettiva, tra il Governo ed le comunità, in difesa di quell'ecosistema". Ciril Omier, anche lui della
commissione che ha lavorato nel processo di legalizzazione delle terre indigene,
ha ricordato che la consegna dei titoli comunitari è una richiesta storica,
dalla propria incorporazione de La Mosquitia, alla fine del secolo XIX "È per questo motivo che ci
sentiamo orgogliosi che ora un Governo si è preoccupato per compiere le
richieste storiche dei popoli indigeni e delle comunità etniche e così compiere
anche trattati internazionali. Guatemala Attacchi Grupo de Apoyo Mutuo,
GAM L'anno scorso ci sono stati
122 attacchi contro difensori dei diritti umani, di questi 12 furono
perquisizioni e 15 omicidi. Intorno al 40 per cento di questi attacchi hanno
un'origine nello scontro con un
potere locale. Il resto ha le caratteristiche proprie di operazioni di indagine
di apparati militari.
Questa caratteristica è
simile a quanto successo tra il 2000 ed il 2003 dove si sono registrati 387
attacchi, dei quali 119 avevano indizi di partecipazione di apparati clandestini
di sicurezza. Durante il governo di Alfonso Portillo si registrarono 68
perquisizioni in quattro anni, una media di 17 attacchi all'anno. La cosa si aggrava questo
anno, fino al 12 di maggio stavamo registrando 65 attacchi, dei quali 15 sono
perquisizioni. Di queste, 8 sono state fatte tra il sabato 7 ed il giovedì 12
maggio. Il 6 maggio un tentativo di sequestro a Francisco Sánchez, membro
dell’organizzazione HIJOS per l'Identità e
la Giustizia contro la Dimenticanza ed il Silenzio, fatto effettuato da
due uomini armati che guidavano un taxi. La sera del sabato 7, perquisizione
nell'ufficio della Coordinadora Nacional de Organizaciones Campesinas (CNOC).
Tra il 8 e 9, perquisizioni
contro la sede del Movimento Nazionale dei Diritti umani a Santa Rosa ed nella
sede della Federazione di Chiese Luterana nel Petén. Il 10 e 11, tentativi di
perquisizione alla Central de Union de Sindicatos de Guatemala (CUSG), Istituto
Penale di Scienze Comparate (ICCPG) e Central General de los Trabajadores
de Guatemala (CGTG). L’11,
perquisizione di un'abitazione privata di un membro della Mesa Global e della
Coordinadora delle ONG e Cooperative (CONGECOP) e della coordinatrice di Acompañamiento de Austria. Mentre
il 11 e 12 è stato perquisito l'ufficio di HIJOS per la seconda volta in una
settimana. La scalata delle
perquisizioni chiama alla riflessione ed azione da parte della comunità
nazionale ed internazionale. Il modello di attacchi che oggi vediamo non si era
mai visto prima. Sebbene è certo che
durante i cinque anni anteriori ci sono stati momenti di attacchi, il
modello attuale è che varie organizzazioni stanno ora subendo questo tipo di
cose continuamente.
Nel caso di organizzazioni
come CNOC e HIJOS, gli obiettivi sono conoscere lo stato della loro contabilità
e poter scoprire le loro debolezze.
Gli attacchi ad entrambe le
organizzazioni si vincolano al MICSP (Movimento Indigeno, Contadino, Sindacale e
Popolare), che si è opposto all'approvazione del Trattato di Libero Commercio
con gli Stati Uniti (CAFTA) ed alla
Legge di Concessioni.
La CNOC per essere la sede
operativa del MICSP e HIJOS e per essere attivi e stare in prima fila nelle
manifestazioni. Il caso di HIJOS incomincia a preoccupare poiché somiglia al
modello usato per CEIBAS tra il
2000 ed il 2001 che portò alla scomparsa dell’organizzazione. Le perquisizioni avvengono
nello stesso modo. Gli ipotetici ladri si portarono via gli hard disk dei
computer, nonostante sul posto ci siano soldi e altre apparecchiature che non
vengono toccate.
Campagna Continentale contro
l’ALCA
Proponiamo la disintegrazione dell'attuale équipe che non negozierà niente in beneficio degli ecuadoriani, rendere trasparente quanto negoziato fino ad ora dai negoziatori imprenditori designati da Lucio Gutiérrez nelle nove ronde anteriori, rendere conto al paese ecuadoriano di come hanno difeso l'interesse del paese, e disconoscere la legittimità del Congresso Nazionale per dare l'avallo per la firma di questo trattato che deve essere sottomesso alla volontà popolare. Intimiamo alla Sinistra Democratica (ID) ed al suo vicepresidente nazionale, Oswaldo Molestina, capo negoziatore del TLC e Ministro del Commercio Esterno, di opporsi alla firma di detto trattato in base alla posizione fissata dalla sua organizzazione politica, (ID), assunta e resa pubblica il 4 gennaio del 2005 da Guillermo Landázuri, presidente nazionale di ID e dall’attuale presidente del Congresso Nazionale, Wilfredo Lucero. La Campagna contro l'Alca ed
il TLC nota che l'attuale governo sta permettendo che agiscano nelle
negoziazioni di Guayaquil tra il 6
ed il 10 di giugno, gli stessi negoziatori designati da Lucio Gutiérrez, come
Cristian Espinosa ed altri cittadini che promuovono la vendita del paese. Le organizzazioni della Campagna contro l'Alca-TLC parteciperanno attivamente a tutte le giornate di riflessione, fori, seminari, incontri, carovane ed altre azioni previste per protestare contro il TLC, a Guayaquil. Salutiamo la presenza di
numerosi fratelli delegati del Venezuela, Colombia, Perù, Bolivia ed altri
paesi, membri di campagne simili nella regione Andina e nel continente per
respingere l'Alca, i TLC e l'OMC. Benvenuti a progettare una agenda urgente per
analizzare tutte le alternative di integrazione solidale come l'Alternativa
Bolivariana per le Americhe (Alba) ed altre che ci permettano costruire un
futuro possibile per gli ecuadoriani e i latinoamericani. Miguel
Guatemal Dirigente de Fortalecimiento
y Organización de la CONAIE, Secretaría Operativa Campaña
Continental contra el ALCA y el TLC http://movimientos.org/noalca/ Promoción de la Campaña
Continental contra el ALCA http://movimientos.org/noalca/ Prepotenza imprenditoriale Nestlè provoca la reazione della società organizzataPochi minuti fa, circondati
da militari e sotto un forte acquazzone, più di 200 dirigenti di base
aspettavano intorno alla fabbrica della Nestlé l'uscita di una commissione che
si era presentata per consegnare un documento con rivendicazioni. Con il
sostegno del Foro Sociale della Regione (SITRACODAL) reclama la reintegrazione
dei lavoratori ingiustamente licenziati ed il rispetto dei diritti
lavorativi.
Intervistato telefonicamente da SIREL, il rappresentante del Foro Sociale Alternativo l'avvocato Víctor Batista ha raccontato la situazione. "Come membri del Foro
Sociale Alternativo siamo qui di fronte alla fabbrica della Nestlé-Codal, nel
municipio di San Francisco di Macorís, Repubblica Dominicana. Siamo decine di
organizzazioni di quartiere, educative, sindacali, professionisti, per
manifestare in virtù del fatto che hanno licenziato decine di lavoratori e
contro l'atteggiamento repressivo dei gerarchi dell'impresa. In questo momento siamo più
di 200 dirigenti sociali che proveniamo da decine di organizzazioni di base e
siamo circondati da forze militari che, come sempre, sono stati inviati dalle
autorità locali teoricamente per garantire l'ordine. Noi stiamo solidarizzandoci
con la lotta del sindacato SITRACODAL, manifestando in maniera pacifica, civica,
rispettando la Costituzione e le leggi del nostro paese. E’ appena entrata nella fabbrica una commissione per consegnare ai gerarchi una nota con le nostre richieste che sono le stesse del sindacato: il reintegro dei lavoratori licenziati - alcuni con più di 15 anni di anzianità - ed il rispetto al Codice di Lavoro che fa parte dell'ordinamento legale dominicano. Questi diritti lavorativi vengono violati sistematicamente dal direttore, Carlos Pappalardo, di origine argentina, che ha avuto un comportamento repressivo e prepotente contro i lavoratori. Speriamo che possa generarsi un'istanza di dialogo." Che importanza ha questa fabbrica?Questa fabbrica ha una gran
importanza per la quantità di lavoratori che impiega, circa 200 persone tra
operai ed impiegati, ed anche perché assorbe buona parte della produzione di latte della
regione per trasformarlo in latte condensato e latte in polvere, budino di latte
e budino di cocco.
Quali saranno i prossimi passi di questa coordinazione?Questo pomeriggio era
programmata una riunione tra le parti nella Segreteria del Lavoro per tentare un
accordo, ma ci hanno informati che è stata sospesa. Il Comitato di Appoggio alla
lotta di SITRACODAL si manterrà in sessione permanente, come il Foro Sociale
Alternativo. Martedì 14 giugno alle
16 ore realizzeremo una gran marcia popolare nel municipio di Macorís per
esprimere con maggiore forza la nostra preoccupazione e solidarietà con questa
lotta. Da parte sua, Bernabel
Matos, segretario esecutivo della Federazione Nazionale dei Lavoratori
dell'Industria dell'Alimentazione, Hotel, Bevande e Tabacco (FENTIAHBETA),
manifestò a SIREL che la carovana che ha marciato dalla città di San Francisco
fino alla Nestlè è stata costantemente circondata dai militari, e che nel
momento di realizzare questa intervista l’attività di protesta era finita e che
i manifestanti stavano tornando a casa senza incidenti. Carlos Amorín ©
Rel-UITA Chiapas - Messico ALLA SOCIETÀ CIVILE
NAZIONALE ED INTERNAZIONALE, AI MEZZI DI COMUNICAZIONE Da questa Junta de Buen
Gobierno Corazón Céntrico de los Zapatistas, Davanti al Mondo, ubicata nella
zona Altos de Chiapas, Messico, insieme con le autorità del municipio autonomo
ribelle zapatista San Pedro Polhó, vogliamo denunciare i seguenti fatti di
ingiustizia: Il giorno 17 di aprile 2005,
i compagni base di appoggio Librado López
Hernández e Juan Pérez Gómez, i due sono autisti di trasporto pubblico,
sono stati contrattati nel municipio di Pantelhó da due comandanti della polizia
municipale per andare in un viaggio a Chimix, ubicata a 4 chilometri dal capoluogo
municipale. Insieme ai comandanti andava anche una ragazza di Cancuc che è scesa
con loro a Chimix. I comandanti e la ragazza sono usciti e andati in un prato ed
hanno chiesto agli autisti di aspettarli un momento perché avevano pagato 100
pesos per il viaggio. Dopo un momento, i comandanti e la ragazza sono risaliti
sulla macchina e sono tornati a Pantelhó. Fino a lì sembrava non ci fossero
problemi. Ma il giorno 18 aprile la polizia municipale di Pantelhó ha fermato il
compagno Librado López Hernández che stava lavorando in quel municipio ed il
giorno 19 aprile anche l'altro compagno Juan Pérez Gómez è stato fermato dalla polizia municipale. I due compagni
furono accusati di avere violentato la ragazza che aveva viaggiato nel viaggio
menzionato, e li hanno portati in primo luogo alla procura di San Cristobal de
Las Casas e dopo tre giorni li misero nel Cereso numero 5, dove si trovano
ancora. Ma i compagni accusati non
stanno affrontando solo la falsa accusa di violazione, ma il giudice municipale
di Pantelhó, Pedro Cortès López, sta commettendo altre ingiustizie. Il
giudice municipale non ha
nemmeno raccolto le dichiarazioni dei compagni accusati, non ha fatto indagini e
li ha messi in prigione senza cercare le prove e senza avere testimoni. Inoltre,
ora questo stesso giudice sta mentendo dicendo che i compagni sono stati fermati
a San Cristobal, mentre sono stati fermati a Pantelhó. Per questi fatti che
spieghiamo, esigiamo che si liberino immediatamente i due compagni base di
appoggio zapatistas, perché è un mese e mezzo che sono incarcerati
ingiustamente, senza un’indagine e per ordine di un giudice che non compie il
suo lavoro né agisce con onestà. Come autorità autonoma zapatistas chiediamo che
le autorità ufficiali corrispondenti facciano il loro lavoro in maniera onesta e
liberino questi compagni, perché non c'è ragione alcuna affinché continuino in
prigione. GIUNTA DEL BUON GOVERNO CUORE CENTRICO DEGLI ZAPATISTIJONÁS HERNÁNDEZ CRUZ MOISÉS PÉREZ RUIZ MARIO RUIZ ARIANE CENAIDA LUNA LÓPEZ SUSANA ARIANO HERNÁNDEZ MUNICIPIO AUTONOMO RIBELLE
ZAPATISTA SAN PEDRO POLHÓ ANRÉS GUZMÁN PÉREZ,
PRESIDENTE AUTONOMO
AGUSTÍN PÉREZ SÁNTIZ,
GIUDICE AUTONOMO |
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