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America Latina - Cina e Russia entrano in scena
- Subject: America Latina - Cina e Russia entrano in scena
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- Date: Fri, 3 Dec 2004 15:53:58 +0100
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*** Comunicato Stampa: analisi continentale *****
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:: L'OPINIONE dal VENEZUELA ::
AMERICA LATINA: CINA e RUSSIA ENTRANO in SCENA
<x-tad-smaller>Di Tito Pulsinelli *
Caracas, 30 Novembre 2004 -
</x-tad-smaller>In questo finale di novembre, l’America latina ha ospitato, quasi contemporaneamente, tre importanti vertici internazionali.
In Costa Rica si è svolto il summit Ibero-americano, l’appuntamento annuale in cui la Spagna tira le fila della sua influenza storica, i latino-americani –invece- lo usano come contrapeso per limitare l’esorbitante influenza degli Stati Uniti. Alla fine, però, si tratta di una scadenza utile per molteplici -e contemporanei- incontri bi-laterali di alto livello.
A Santiago del Cile, invece, ha avuto luogo il vertice dell’APEC, massimo conclave del libero commercio delle sponde del Pacifico, cui partecipano l’Australia, le nazioni asiatiche ed americane.
La capitale cilena è stata animata da energiche manifestazioni di ripudio al libero commercio –e alla presenza di Bush- come non accadeva da oltre 20 anni. La repressione poliziesca è stata condotta con mano dura, facendo registrare centinania di arresti e feriti.
La presenza del Presidente della Cina ha in un certo modo appannato il primo viaggio di Bush in Sudamerica.
Il Presidente Hu Jintao aveva preventivamente fatto scalo in Argentina e in Brasile, dove ha annunciato che la Cina investirà 100 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.
Questo considerevole investimento è destinato a progetti di lungo periodo nel settore agricolo, costruzione, ferroviario, minerario e petrolifero.
L’ultima tappa del Presidente cinese è stata Cuba, dove sono stati formalizzati accordi per l’utilizzazione della bauxite cubana e per lo sviluppo della farmaceutica.
Contemporanenamente, a Brasilia è arrivato il Presidente della Federazione russa Putin.
Lula ha annunciato che i russi aiuteranno nella costruzione di centrali nucleari. La coperazione russo-brasiliana si estende anche al settore aerospaziale, dove si prevede il lancio in orbita di satelliti.
Questa straordinaria e frenetica attività internazionale, si è chiusa a Quito-Ecuador, con il vertice dei ministri della Difesa dei 34 paesi americani. Qui gli Stati Uniti erano rappresentati addirittura da Rumsfeld, ma per loro è stato uno scacco.
Il Pentagono, attraverso la Colombia, aveva richiesto l’approvazione di una lista delle organizzazioni terroriste del continente, contro cui combattere congiuntamente, ma è stata respinta senza appello.
Rumsfeld ha caldeggiato un vecchio sogno del Pentagono: formare un contingente militare multi-nazionale da spedire in Colombia a combattere contro le varie guerriglie. Anche questa esortazione è stata bocciata perchè “il conflitto interno colombiano è un problema che possono e devono risolvere solo i colombiani. Non è un problema internazionale, è un problema locale”.
In particolare, Brasile, Venezuela ed Argentina hanno dato una risposta chiara alla dottrina anti-terrorista; “...la stabilità si difende meglio applicando politiche che favoriscano lo sviluppo, l’educazione, la salute e i diritti sociali”.
Su questa base, i tre paesi principali del blocco sudamericano, hanno raccolto i consensi della maggioranza degli eserciti del continente, compreso quello del Canada.
Questa notizia è stata completamente ignorata da tutta la stampa degli Stati Uniti, salvo due giornali di provincia come quelli di Denver e Akron. L’isolamento di Rumsfeld è passato sotto silenzio anche da tutte le agenzie di maggior spicco, meno la IPS che ha fornito anche una rassegna stampa sul trattamento informativo riservato al summit della Difesa di Quito.
Non vi è dubbio che si è trattato di una sconfitta senza precedenti degli Stati Uniti e dell’ intento di subordinare le forze armate sudamericane, riducendole al rango di polizia imperiale da coinvolgere nell’annosa guerra civile colombiana. Ha prevalso il principio dell’inviolabilità della sovranità nazionale.
In questo scorcio finale di novembre, questi sorprendenti eventi hanno messo in risalto l’accresciuta autonomia -e la maggiore coesione- che sta raggiungendo il polo sudamericano.
Quel “cortile di casa” che finora era controllato come una riserva di caccia dalla Casa Bianca, nell’attualità gli sta sgusciando dalle mani e, per la prima volta, arriva addirittura la Cina.
Lula ha definito le relazioni con i cinesi come “...una alleanza strategica, modello esemplare dei rapporti tra i paesi del sud”.
D’altronde i cinesi parlano di affari ed investimenti –in condizioni molto più favorevoli di quelle che impone il FMI- mentre Bush sta parlando sempre e solo di guerra alla droga e al terrorismo, ma non offre nulla di costruttivo perchè ha la borsa vuota.
Gli unici investimenti che ha annunciato per il Sudamerica, sono quelli colossali destinati al riarmo della Colombia, finalizzati a trasformarla in una specie di Israele tropicale, da usare come un ariete contro il Venezuela e per cercare di scippare l’Amazzonia brasilana.
Però la visita in Brasile di Putin, e il viaggio di Chavez a Mosca appena concluso, stanno a dimostrare che in Russia si può trovare quanto è necessario per ristabilire il minacciato equilibrio strategico.
Il secondo mandato imperiale di Bush si inaugura con la penetrazione del gigante economico asiatico nella propria immediata area di influenza, e con l’ingombrante presenza della Russia nel momento della sua risorta potenza militare.
Pochi giorni fa, infatti, Putin ha annunciato al mondo che la Russia dispone di un nuovo sistema d’arma missilistica –che sviluppa velocità impensabili e traiettorie variabili- che renderebbe inutile il costruendo scudo spaziale di Bush (1).
L’unipolarismo dei falchi di Washington, il miraggio della Nuova Roma dei “neocons”, si avvia ad essere un sogno sfuggente, della breve durata di quattro anni. Molto meno del bipolarismo.
(1) vedi www.giuliettochiesa.it
<x-tad-smaller>* Collaboratore di Radio Onda d'URTO di Brescia, ha pubblicato numerose analisi sulla geopolitica latinoamericana per l'Osservatorio Indipendente Selvas.org.
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(Il presente articolo è utilizzabile con la citazione dell'autore e di Selvas.org.)
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