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principi e metodi della nonviolenza (A.Capitini)
PRINCIPI E METODI DELLA NONVIOLENZA
Testi di Aldo Capitini
La nonviolenza risulta dall'insoddisfazione verso cio' che,
nella natura, nella societa', nell'umanita', si costituisce o si
e' costituito con la violenza; e dall'impegno a stabilire dal
nostro intimo, unita' amore con gli esseri umani e non umani,
vicini e lontani. La manifestazione piu' concreta ed anche piu'
evidente di questa unita' amore e' l'atto di non uccidere questi
esseri e di non operare su di loro mediante l'oppressione e la
tortura. Questo impegno non e' che un punto di partenza (come
nessuno nella poesia, nella musica, puo' pretendere di esaurirle),
e le imperfezioni del nostro atto di unita' amore non possono
essere compensate che dal proposito di essere attivissimi in essa,
nel _tu_ che diciamo agli esseri nella loro singola
individualita', mai dicendo che basta. La nonviolenza non e'
l'esecuzione di un ordine, ma e' una persuasione che pervade
mente, cuore ed agire, ed e' un centro aperto; il che significa
che ognuno prende l'iniziativa di unita' senza aspettare che prima
tutti si innamorino, e la concreta in modi particolari che egli
decide con sincerita', e con dolore per ogni limite e impedimento
che lo stato attuale della realta'-societa'-umanita' ancora mette
a sviluppare pienamente questa unita' con tutti.
Vi sono dunque, tanti gradi e tante espressioni della
nonviolenza, ma, al punto in cui siamo, esse si concentrano in un
modo fondamentale, che e' di non uccidere esseri umani. Mentre si
sta stabilendo, oggi piu' che mai, anche economicamente e
politicamente culturalmente, l'unita' mondiale dell'umanita',
l'atto di affetto all'esistenza di ogni essere umano ci porta al
punto di questa unita' umana. Verso gli altri esseri viventi ma
non umani, come gli animali e le piante, tutto cio' che e' fatto
nell'affetto e rispetto alla loro esistenza, apre l'unita' amore
anche a loro e abitua a sentire, di riflesso, il valore del non
uccidere esseri piu' complessi e piu' simili a noi, come sono gli
uomini. La prassi del vegetarianesimo ha percio' grande
importanza.
La nonviolenza non e' soltanto contro la violenza del presente,
ma anche contro quelle del passato; e percio' tende a un
rinnovamento della realta' dove il pesce grande mangia il pesce
piccolo, della sociaet' dove esiste l'oppressione e lo
sfruttamento, dell'umanita' nella sua chiusura egoistica e nelle
sue abitudini conformistiche e gusto della potenza. Ma finche'
diamo col pensiero e con l'atto la morte, non possiamo protestare
contro la realta' che da' la morte. E perche' la societa' non
torni sempre oppressiva sotto un nome od un altro, deve cambiare
l'uomo e il suo modo di sentire il rapporto con gli altri: la
nonviolenza e' impegno alla trasformazione piu' profonda, dalla
quale derivano tutte le altre; e percio' non si colloca nella
realta' pensando che tutto resti com'e', ma sentendo che tutto
puo' cambiare, e che com'e stata finora la realta' societa'
umanita' non era che un tentativo secondo i modi della potenza e
della distruzione, e che vien dato un nuovo corso alla vita con i
modi dell'unita' amore e della compresenza di tutti.
La nonviolenza e' in continua lotta, con le tendenze dell'animo
e del corpo e dell'istinto e la paura e la difesa, con la realta'
dura, insensibile, crudele, con la societa', con l'umanita' nelle
sue attuali abitudini psichiche: non puo' fare compromessi con
questo mondo cosi' com'e', e percio' il sio amore e' profondo, ma
severo; ama svegliando alla liberazione e sveglia alla liberazione
amando; quindi distingue nettamente tra le persone e gli esseri
tutti che unisce nell'amore, tutti avviati alla liberazione, e le
loro azioni, delitti, peccati, stoltezze, assumendo il compito di
aiutare questi esseri ad accorgersi del male, e, se proprio non e'
possibile altro, contribuendo a liberarli dando, piu' che e'
possibile, il bene.
La nonviolenza e' attivissima, per conoscere gli aspetti della
violenza e smascherarli impavidamente; per supplire all'efficacia
dei mezzi violenti col moltiplicare i mezzi nonviolenti, facendo
percio' come le bestie piccole che sono piu' prolifiche delle
grandi; per vincere l'accusa e il pericolo intimo che essa sia
scelta perche' meno faticosa e meno rischiosa; per dare
effettivamente un contributo alla societa', che ci da', in altri
modi, altri contributi. Proprio per questo la nonviolenza ha il
suo preciso posto nell'indicare una svolta decisiva e
nell'inserire il fatto nuovo. Che non si veda un altro impero
romano e un altro impero barbarico, e sempre oppressioni e
rivolte, nascere e uccidere e morire, e l'uomo dolorante e
illusoriamente lieto, perche' ancora non ha imparato a fondo
quanto dinamismo rinnovatore hanno l'interiorita', la liberta',
l'amore. Proprio appassionandoci per l'esistenza degli esseri
viventi, rispettandoli piu' che si puo', e dolendoci della loro
morte, noi impariamo a sentire immortali i morti e uniti
nell'intima presenza.
Chi e' nonviolento e' portato ad avere simpatia particolare con
le vittime della realta' attuale, i colpiti dalle ingiustizie,
dalle malattie, dalla morte, gli umiliati, gli offesi, gli
storpiati, i miti e i silenziosi, e percio' tende a compensare
queste persone ed esseri (anche il gatto malato e fuggito) con
maggiore attenzione e affetto, contro la falsa armonia del mondo
ottenuta buttando via le vittime.
La nonviolenza e' impegnata a parlare apertamente su cio' che e'
male, costi quel che costi, non cedendo mai su questa liberta', e
rivendicandola per tutti; e a non associarsi mai a compiere cio'
che ritiene il male. Contro imperialismo, tirannia, sfruttamento,
invasione, il metodo della nonviolenza e' di non collaborare al
male; e di creare difficolta' all'esplicazione di quei modi, senza
sospendere mai l'amore per le singole persone, anche autrici di
quei mali, ma non esaurentesi in essi; cosi' si riconosce di avere
un alleato alla solidarieta' che si stabilisce tra gli oppressi,
nell'intimo stesso degli oppressori.
Chi e' persuaso della nonviolenza tende alla comunita' aperta, e
percio' a mettere in comune il piu' largamente le sue iniziative
di lavoro, la proprieta', non sfruttatrice, che egli possiede, la
cultura (partecipando e celebrando i valori culturali con altre
persone), la liberta' (favorendola con altri in assemblee
nonviolente per il controllo e lo sviluppo amministrativo della
vita).
[ Principi elaborati per il Centro di Perugia per la Nonviolenza
costituito nel 1952 ]