MONI OVADIA
in
IL REGISTRO DEI
PECCATI
19-20-21 Ottobre
2010
TEATRO
LIBERO
via Savona, 10 -
Milano
IL REGISTRO DEI
PECCATI
Rapsodia lieve per
racconti, melopee, narrazioni e storielle
Recital-reading sul mondo
khassidico
Ideato ed interpretato da Moni Ovadia
Il mondo raccontato da Marc Chagall nei
suoi celeberrimi dipinti e disegni è una creazione della sua straordinaria
fantasia di genio artistico o è esistito realmente? Il mondo e l’umanità che
Chagall ha trasfigurato nella sua arte suprema è autenticamente esistito. Fu un
mondo vero pulsante, fatto di esseri umani troppo umani e per questo inadatti ad
un pianeta posseduto dai demoni della violenza, del razzismo, del delirio
nazionalista.
La spritualità di quella gente della diaspora ebraica che
vestiva in bianco e nero era davvero coloratissima, lo era con i colori
del fervore estatico eppure quotidiano. Il linguaggio più autentico con
cui si espressero quegli ebrei fu quello del khassidismo germinato sul crinale
di un crocevia dove il pensiero spirituale più estremo e abissale si coniuga con
la semplicità profonda di una pietas irrinunciabile per la più insignificante
delle manifestazioni dell’esistente. Il khassidismo è la celebrazione della
fragilità umana e della sua bellezza, in quella celebrazione si riconosce la
maestà ineffabile del divino che non si vede, il cui nome è impronunciabile, e
ciò nonostante con quel divino si intrattengono relazioni di familiarità e
persino di prossimità irriverente, senza che questa contraddizione trascorra mai
nella blasfemia. Il divino nella visione khassidica accoglie come figlio
prediletto colui che osa polemizzare con il Santo Benedetto e perfino chi
pretende di sottoporlo a processo per i mali del Mondo. Quel divino viene
celebrato sì con la preghiera e con lo studio, ma anche con il canto, la danza,
la narrazione e predilige l’umorismo il cui esprìt era sommamente stimato dai
grandi maestri del khassidismo che ne apprezzavano il potere anti idolatrico.
Moni Ovadia conduce per mano lo spettatore verso un mondo straordinario che
è stato estirpato dal nostro paesaggio umano e spirituale dalla brutalità
dell’odio, ma che ci parla e ci ammaestra anche dalla sua assenza attraverso
un’energia che pulsa in chi la sa ascoltare ed accogliere perché sente di potere
costruire in sé, per sé e per l’altro, un essere umano migliore, più degno e più
consapevole del proprio statuto spirituale. Il grande teologo cattolico Teillard
de Chardin ha scritto:”noi non siamo esseri materiali che vivono un’esperienza
spirituale, noi siamo esseri spirituali che fanno un’esperienza materiale”. Gli
ebrei del khassidismo come forse nessun altro nella terra d’Europa hanno
letteralmente incarnato nel loro modo di vivere concreto e mistico la
straordinaria intuizione del grande teologo francese. Incontrare quel mondo
anche solo nel riverbero delle sue iridescenze percepire i profumi della sua
anima e ascoltarne la voce è un esperienza indimenticabile che trascende la
hybris dei religiosi, spiazza ogni ortodossia clericale e smaschera la miseria
dei
baciapile.