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la spirale del caldo artificiale
- Subject: la spirale del caldo artificiale
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 16 Jun 2004 07:17:24 +0200
da ecodallecittà.it
Grande Caldo
Il libro di Antonio Cianciullo
Battute, aneddoti, leggende sull'acqua, aforismi, preghiere per la pioggia e
contro la pioggia. Il "Grande caldo" (edito da Ponte alle Grazie, 171
pagine, 12,50 euro) di Antonio Cianciullo, inviato di Repubblica
specializzato da oltre vent'anni in temi ambientali, più che un libro sul
clima che verrà è una narrazione sui cambiamenti che già ci toccano da
vicino: dall'impatto sull'agricoltura alle città dominate dai
condizionatori, dall'aria che si consuma a pagamento ai meteorologi
superstar, dalla possibilità di una guerra condotta usando il tempo come
arma alle conseguenze delle guerre per il petrolio.
Un racconto che segue un filo e una tesi: un'alternativa è possibile ed è
anche piacevole: dalle case bioclimatiche all'uso degli alberi e alla cura
dell'acqua si può scoprire una maniera per conciliare pubblico e privato. La
condizione è cambiare il punto di vista sulla natura: passare dalla
richiesta di un ambiente rigorosamente sintonizzato sui tempi della
produzione e del riposo (ugualmente importante dal punto di vista produttivo
complessivo) all'accettazione di un rapporto empatico con la natura.
La spirale del caldo artificiale - Dall'introduzione di "Grande Caldo"
"...ci sarebbe la possibilità di frenare l'afa utilizzando le forze della
natura, senza aggiungere nuovi danni a quelli che si sono già andati
accumulando. Ma qui entra in gioco un'altra radice del problema climatico, l
'abitudine a pensare la natura come un meccanismo da regolare sul modello
della fabbrica: si costruiscono le case sui letti dei fiumi perché ci sono
gli argini e se cresce la piena basta alzarli; s'inventano skilift dove
nevica poco perché le piste si possono coprire con la neve artificiale.
Abbiamo piegato il pianeta alle nostre esigenze, perché non dovremmo piegare
l'atmosfera? Che il clima sfugga al guinzaglio tecnologico appare una
provocazione. E dunque la crescita di alluvioni, uragani, siccità non viene
interpretata nel modo più logico, cioè come un segnale di intossicazione
grave da carbonio, come un invito a correggere l'alimentazione dell'
atmosfera che da due secoli ingrassiamo con riserve di combustibili fossili
rimaste sotterrate per centinaia di milioni di anni. L'instabilità climatica
è considerata una bizzarria della natura a cui occorre rispondere
rafforzando ulteriormente lo scudo del mondo artificiale.
Se il cielo si ribella ai nostri desideri, se l'estate perde la sua
moderazione, se la canicola s'incattivisce trasformando le città in
trappole, allora scatta la psicologia di guerra. Il caldo diventa il nemico
da sconfiggere subito, con i soli mezzi di cui disponiamo, gli stessi che
hanno generato il problema. Gli anni Cinquanta hanno portato il frigorifero
in ogni casa italiana, gli anni Sessanta l'automobile per tutti, il nuovo
millennio sta debuttando con un accessorio considerato assolutamente
indispensabile: il condizionatore. In assenza di alternative, bloccate da un
sistema produttivo arroccato in difesa del petrolio, milioni di italiani
installano o progettano d'installare apparecchi elettrici per creare tra le
mura domestiche un clima finto, una forma di benessere termico artificiale.
Fra la trappola collettiva termica, in cui la specie sta cadendo a forza di
bruciare petrolio e deforestare, e la trappola personale, in cui tutti siamo
tentati di cadere pigiando il pulsante che ci fa entrare nel mondo dorato
del clima artificiale, c'è un filo diretto. Le piccole trappole rafforzano
la grande trappola: più crescono i consumi elettrici più crescono le
emissioni serra e più crescono le emissioni serra più aumentano le
probabilità di un riscaldamento globale catastrofico.
Esiste un modo per conciliare il pubblico con il privato? Esiste un
ecologically correct godereccio anziché penitenziale? Si può migliorare la
propria bolla climatica personale senza peggiorare quella collettiva? Sono
domande a cui questo libro vuole dare una risposta."
"Da una parte i beati immersi nel fresco: "Qui ruscelli con acqua profumata,
là altri in cui scorre latte dal gusto inalterabile, altrove ruscelli in cui
scivola il vino, delizia di palati raffinati". Dall'altra i peccatori che
"dovranno vivere per sempre nel fuoco abbeverati da un'acqua talmente
bollente che gli dilanierà le viscere". L'alternativa coranica tra gli
eletti premiati con gli zampilli odorosi e i dannati costretti ad arrostire
è stata immaginata per l'aldilà. Il rischio è di ritrovarsi, nella più
ravvicinata prospettiva terrena, un futuro simile in casa. Un fresco
spartito in base al censo anziché alla virtù: getti d'aria condizionata per
i consumatori modello, aria di scarto per chi non paga.
Di fronte a un'opzione secca di questo tipo c'è poco da scegliere. Chi non
desidererebbe un po' di fresco in ufficio, quando ha davanti otto ore di
lavoro e fuori l'asfalto si scioglie? Chi accetta volentieri di guidare
dentro un'auto arroventata, rischiando la propria vita e quella degli altri?
E se, una volta presa l'abitudine, si utilizzasse un po' di questo freddo
controllato anche in casa, magari solo per far sbollentare la camera da
letto prima di spegnere la luce, sarebbe poi così terribile?
La mutazione dell'atmosfera che ci circonda sta avvenendo così: passo dopo
passo, volontariamente, poiché in mancanza di alternative ogni singola mossa
appare in sé ragionevole. Una volta costruita la trappola dei gas serra, con
le città trasformate in forni, la gabbia del caldo diventa tanto asfissiante
che l'unica salvezza sembra sconfiggere il nemico con le sue stesse armi,
rispondere ai motori che ci infliggono caldo con il motore che dà freddo.
Certo, sarebbe meglio avere una temperatura accettabile senza doversi
sottoporre a spifferi da torcicollo, meglio evitare uno schiaffo di 15 gradi
ogni volta che si deve uscire a comprare il latte; ma, essendo l'unica
opzione a portata di mano, il condizionatore appare come un alleato prezioso
che ci regala un viaggio nel fresco spingendo un bottone. Una droga termica
straordinariamente efficace, forse troppo. Funziona al punto da creare
dipendenza: visto che il mondo si regola con un clic perché accettare una
temperatura diversa dall'ideale? Perché soffrire solo un po' meno il caldo,
tagliando la manciata di gradi consigliata, mentre il corpo chiede freddo,
più freddo? Meglio aumentare la dose: se la temperatura crescerà compreremo
un condizionatore più potente, e poi uno ancora più potente.
Qualche altra estate modello 2003 e questo scenario psicologico si affermerà
aggiungendo alla nostra vita quotidiana un nuovo accessorio assolutamente
indispensabile: una bolla di atmosfera personalizzata pronta a seguirci in
ufficio, in macchina, dal barbiere, a casa, al bar, in palestra. Sarà una
sorta di tuta gassosa virtuale, come la sottile membrana trasparente che
Flash Gordon indossava per sfidare il regno dei ghiacci. Con una piccola
differenza. L'eroe uscito dalla matita di Alex Raymond s'infilava l'
involucro trasparente di aria pura per vincere il clima ostile in cui veniva
paracadutato; il confine tra il mondo nemico e la tecnologia amica restava
sempre ben chiaro. Per i cittadini dei paesi industrializzati la tuta
gassosa virtuale, il passaggio continuo da un ambiente condizionato all'
altro, è invece al tempo stesso una difesa e una minaccia: protegge dal
caldo ma contribuisce a produrlo.
In realtà una tecnologia per dare fresco senza scombussolare l'atmosfera ci
sarebbe anche sulla Terra, senza scomodare il lontano pianeta Ming dei
fumetti di fantascienza: si chiama architettura bioclimatica e risale agli
egizi. Nel primo secolo dopo Cristo l'agronomo spagnolo Columella la
ricordava indicando una soluzione in armonia con il Corano: "Per altro a
moderar i calori estivi, ed all'amenità de luoghi giovano soprammodo le
zampillanti fontane".
Con qualche adattamento questi suggerimenti potrebbero rivelarsi utili
ancora oggi perché i clienti per le biocase non mancano, come dimostra la
ressa di domande ogni volta che esce un bando sufficientemente chiaro sui
pannelli solari. Sono i venditori che scarseggiano: molte industrie italiane
del settore (ad esempio quelle dell'eolico) sono state strangolate e
costrette a vendere dal ritardo con cui il settore pubblico ha reagito alle
sollecitazioni di Bruxelles che miravano a un rafforzamento delle fonti
rinnovabili e del risparmio energetico; altre (ad esempio Permasteelisa, un
gigante nel campo delle facciate intelligenti) lavorano soprattutto all'
estero. Così, avendo fatto fuori il mercato, le case che danno un fresco
innocente e l'energia che non inquina restano un oggetto di desiderio sempre
vicino e mai raggiungibile; l'industria italiana perde concorrenzialità
sulla frontiera dell'alta tecnologia; il quadro ambientale peggiora."