l'altro nome del cemento



da eddyburg.it
 
“Conservazione attiva del territorio”. L’altro nome del cemento
di Ferruccio Sansa

La distorsione del vocabolario al servizio dei padroni di sempre: speculazione e deregulation. In Liguria come altrove. Il Fatto Quotidiano on-line, 2 gennaio 2012 (m.p.g.)
 
“Noi siamo per la conservazione attiva del territorio”. La chiamava così Massimo Caleo, sindaco Pd di Sarzana, mentre con la giacca della Protezione Civile addosso parlava del suo Comune alluvionato per l’ennesima volta. Appena un mese fa. Che cosa il sindaco intenda è presto detto: il progetto di un mega porticciolo da quasi mille posti barca, 750 residenze, 200 esercizi commerciali, 25 stabilimenti balneari. Cemento. Una conservazione “molto attiva”, un progetto caro al centrosinistra. I maligni sottolineano che a realizzarlo è una società di cui fanno parte la “banca rossa” del Monte dei Paschi di Siena e le cooperative. Ricordano che quando l’idea fu lanciata nel consiglio di amministratore sedeva il cassiere della campagna elettorale di Claudio Burlando (Pd).

Avanti tutta, finché ci si mette di mezzo l’alluvione che un anno sì e l’altro pure fa macelli alle foci del Magra. Dove dovrebbe sorgere il porticciolo. “Conservazione attiva del territorio”, un’espressione che presto potrebbe entrare nel vocabolario (e negli incubi) degli ecologisti. O di chi semplicemente ha cura del paesaggio. Che poi significa anche turismo, cioè lavoro e anche sicurezza. Quindi vita.

In Liguria a tredici mesi dalla grande alluvione, tanti sembrano essersene dimenticati: le ruspe della cementificazione non hanno smesso di lavorare. Nella vicina Monterosso intanto i cantieri hanno continuato a scavare anche mentre si cercavano i morti del 2011. Le ha fermate la Procura della Spezia che ha sequestrato il cantiere per un maxi-parcheggio per 300 auto all’ingresso del paese, a 4 metri da un rio: dove le norme imponevano, salvo studi aggiuntivi qui assenti, una distanza di 40 metri. E quando la Regione, dopo l’alluvione, ha stoppato il cantiere, il Comune ha acconsentito che proseguisse. Il sindaco Angelo Maria Betta (Pdl, fedele dell’onorevole Luigi Grillo che qui ha casa) ha dichiarato: “Quella non è una zona alluvionata”. Chissà. Di sicuro a pochi metri c’è scappato il morto.

Stessa scena in val di Magra, sequestrato il cantiere per un centro commerciale. A pochi chilometri c’è anche il progetto per il mega outlet di Brugnato, che vede coinvolte figure vicine ai vertici del centrosinistra. L’assessore regionale all’Ambiente, Renata Briano, dopo l’alluvione 2011 dichiarava: “Intendiamo salvaguardare la zona con l’inedificabilità assoluta”. Nella stanza accanto la sua collega all’Urbanistica Marylin Fusco (Idv, poi dimessasi perché travolta da scandali e inchieste) rispondeva: “L’area di costruzione non è vicina a zone esondabili”. Per capire quale fosse davvero la situazione basta guardare le fotografie dell’alluvione 2011 in val di Vara, con i suoi morti.Ma anche l’outlet ha sponsor molti forti.
Un altro esempio di “conservazione attiva del territorio”. In attesa della prossima alluvione.