il gioco duro delle compagnie di assicurazioni : bella polizza col trucco



  il manifesto - 23 Settembre 2005  LORIS CAMPETTI

Bella polizza. Col trucco

Un mercato nuovo Le compagnie di assicurazioni hanno scelto il gioco duro.
In vista del lancio della previdenza intregrativa si sono messe a vendere
polizze «sicure» per fare concorrenza ai fondi pensione. Ecco qualche
esempio delle Mediolanum da sfondamento
PAOLO ANDRUCCIOLI

Se un giorno arrivasse il vostro promotore finanziario di fiducia, o un
qualche consulente in materia di risparmio, e vi proponessero una polizza
più o meno previdenziale o più o meno «vita», «sicura al cento per cento»,
voi che cosa pensereste? E' ovvio che tutto dipende sempre dalle risorse a
disposizione e dalla conoscenza della situazione (quanto avremo di pensione
pubblica, che cosa sono i fondi, che differenza c'è tra un fondo chiuso e
una polizza e via dicendo). Ma dando per scontata una vostra scelta
iniziale motivata e consapevole, è ovvio che se un promotore vi proponesse
una polizza che può solo rivalutarsi e che non perderà nulla del capitale
versato, la tentazione diventerebbe forte. E' l'unica via «razionale» che
si può scegliere per spiegare le scelte di molti risparmiatori, non certo
ricchi di famiglia, che negli ultimi anni si sono fatti letteralmente
fregare dai promotori finanziari. Molti di questi in odore di conflitto di
interessi o arruolati da compagnie in conflitto di interessi. Qualche
esempio triste di questo andazzo lo abbiamo trovato girando per i vari siti
elettronici che si occupano di investimenti finanziari e per le rubriche
delle pubblicazioni specializzate. Sul sito dell'Aduc, un'associazione dei
consumatori con sede e Firenze, si possono leggere per esempio moltissime
lettere di risparmiatori che chiedono agli esperti dell'Aduc (
www.aduc.it),
come rimediare alle scelte di investimento sbagliate. «Mi hanno proposto un
pac (piano di accumulo) che non costa nulla - scrive Marco da Padova - e ho
saputo che anche qualche banca e le poste propongono prodotti simili. Che
cosa mi consigliate?».

Sul sito «investire informati» dell'Aduc, di cui è responsabile Alessandro
Pedone, consulente finanziario indipendente, l'esperto (in questo caso
Giuseppe d'Orta) risponde: «Non dire con precisione cosa si cerca di
vendere è già indicatore di scarsissima serietà. Affermare, poi, che un
prodotto non ha costi toglie ogni dubbio su quale razza di piazzista ha
incrociato. Se un prodotto non ha costi cosa ci guadagnano loro?». E' ovvio
che chi parla così nasconde sempre una qualche cosa. L'esperto, poi, entra
anche più nel merito dei prodotti in vendita. «Dalle cifre che riporta -
scrive ancora sul sito dell'Aduc - e anche dalla politica di vendita
Mediolanum, credo che si tratti delle polizze Europension/My Pension, tra i
più costosi prodotti venduti in Italia e quindi da evitare».

Un'altra lettera sui prodotti Mediolanum è firmata da un padre di 64 anni,
che cerca di pensare all'avvenire dei suoi due figli nati nel 1973 e nel
1977. L'uomo dice di essersi rivolto ad alcuni esperti di Mediolanum per
cercare la soluzione migliori. E gli esperti di Mediolanum, guarda caso,
gli hanno proposto un prodotto che si chiama Europension. Ecco che cosa
risponde l'esperto finanziario dell'Aduc. «I dubbi sui prodotti Mediolanum
sono comprensibili. In particolare il prodotto Europension è assolutamente
inefficiente. Lo scopo che si è prefisso (costruire una pensione per i
figli) è condivisibile, il mezzo con cui raggiungerlo non è adeguato
rispetto ad altre forme alternative di investimento».

Ma i guai arrivano proprio quando si fanno degli errori, anche perché
spesso, per la fretta o per mancanza di capacità tecniche, chi sottoscrive
contratti di questo tipo non legge bene tutte le clausole. Essendo
Europension un prodotto assicurativo, è chiaro che non è soggetto alle
tutele stabilite dal Testo Unico della Finanza e regolamenti attuativi
collegati. Per questo, spiega l'esperto, «recuperare il maltolto è ipotesi
praticamente impossibile». In positivo, l'esperto conclude con un consiglio
che può essere traquillamente generalizzato: «Per raggiungere lo scopo
della rendita ai suoi figli (non a quelli del promotore finananziario...),
le consiglio di valutare preventivi di più compagnie assicurative e farsi
assistere da un professionista per la scelta finale».

Sempre per rimanere su un certo tipo di prodotti (non perché siamo
prevenuti nei confronti della famiglia Berlusconi che li vende), citiamo
anche il caso ci chi - stanco di una determinata soluzione - cerca di
liberarsene per fare altre scelte. «Io ho un contratto Tax Benefit con
Banca Mediolanum - scrive Stefano da Reggio Emilia - l'importo iniziale
versato era stato nel 2001 di lire 2.500.000 e per l'anno successivo non ho
dovuto versare niente. Ho poi scoperto che questi soldi iniziali sono
andati tutti in spese». Stefano ha poi continuato a versare e però ha
chiesto al suo promotore come fare per cambiare, non essendo più «contento»
della scelta. Ebbene il promotore gli ha consigliato di versare ancora per
un anno cosicché si possa arrivare a cinque anni per avere il bonus. Questo
«bonus», alla fine, non sarà altro che l'importo iniziale versato. «Devo
chiedergli?», si chiede il risparmiatore. «I decreti attuativi che andranno
in vigore dal prossimo gennaio - gli risponde l'esperto dell'Aduc -
disciplineranno anche queste situazioni, facilitando il passaggio da un
prodotto all'altro e rendendo inefficaci le clausole utilizzate dai
prodotti come Europension, che caricano di enormi costi».

Di queste lettere, sul sito dell'Aduc, ma anche su altri siti e riviste, se
ne possono leggere ormai a decine. Sarebbe anche utile cominciare a dare
un'informazione giornalistica dettagliata sul nuovo mercato della
previdenza e del risparmio individuale più in generale. Un'informazione che
in parte già esiste, ma che è a tutt'oggi relegata nei recinti
specialistici. I grandi quotidiani cominciano in ogni caso a puntare
qualche riflettore sul problema.

Nel numero del 5 settembre dell'inserto «Tuttosoldi» de La Stampa, per
esempio, è stato pubblicato un ampio servizio sul «sogno infranto» delle
polizze «unit linked». Si tratta di uno dei prodotti che le compagnie di
assicurazioni hanno cominciato a vendere in risposta alla crisi delle borse
e quindi al crollo dei rendimenti degli investimenti puramente azionari.
Anche in questo caso si vendono appunto «sogni», o comunque si vendono
prodotti un po' camuffati per accalappiare il risparmiatore diventato ormai
molto diffidente, ma in ogni caso sprovvisto dii strumenti critici.

Le cosidette polizze «index linked» vengono proposte come investimento
sicuro. Si beneficia dei rialzi della Borsa, ma non si subiscono perdite.
Tuttavia, spiega il servizio del La Stampa, basta andare a vedere i siti
delle compagnie di assicurazione che hanno venduto questi prodotti per
rendersi conto che le emissioni sicure sono in realtà in perdita. Il trucco
sta nei termini. Quando si dice che il capitale è garantito si commette
spesso una piccola (o grande) scorrettezza. In realtà, dal punto di vista
tecnico, questo tipo di polizze hanno un capitale «protetto» e non
garantito. Il capitale investito con le polizze «index linked» non è
neppure assicurato, nel senso che non è la compagnia che si fa carico di
garantirlo come si potrebbe immaginare. Si parla di capitale protetto
quando la forma di investimento scelta permette la restituzione del
capitale stesso, come nel caso dei titoli obbligazionari che alla scadenza
rimborsano il capitale nominale. Ma dietro questo equivoco si nasconde una
realtà magmatica e i «clienti», ovvero i semplici risparmiatori scoprono
solo troppo tardi che queste soluzioni arrivano anche a costare il 10% del
prodotto complessivo.

Dal punto di vista di questo «nuovo mercato» c'è anche da dire che i
prodotti sono abbastanza trasversali. C'è Mediolanum che ci prova, ma ci
sono anche tante altre compagnie, tra le più prestigiose. Il consiglio:
attenti alle fregature.