ecco a voi il cinghiale cangurato



da unità di mercoledi 28 settembre 2005

Ecco a voi il cinghiale cangurato
di Beppe Grillo

Ma cos’è un organismo transgenico, una cosa che si mangia? Siiiiì! Dicono
alcuni. Fossi matto! dicono altri. Io faccio fatica a capire, c’è
confusione. Voglio documentarmi. Ho chiesto a un mio amico professore come
stanno le cose. Mi ha detto che un transgenico è un organismo ottenuto in
laboratorio dagli ingegneri molecolari. Prendono una cellula di canguro, di
lumaca o di carciofo, tirano fuori certi pezzi di certe molecole e le
sparano in una cellula di patata, di pettirosso o di cinghiale.
Poi cercano di farla crescere. Quasi sempre la cellula muore, vorrei vedere
voi se vi cangurassero il Dna, anche solo un pochettino... Però una su
mille di queste cellule di pettirossocarciofate sopravvive. Se è sfigata si
sviluppa e diventa un esserino. Il risultato è un organismo transgenico. La
natura da sola non lo farebbe nemmeno in miliardi di anni. Loro lo fanno in
tre mesi. Sono vere e proprie creazioni. Siamo passati dai creatori di moda
alla Armani, alla moda della creazione alla Monsanto. A volte gli ingegneri
molecolari cercano di fare cose che sembrano sensate. Sembrano. Per esempio
un riso transgenico con vitamina A, quella che normalmente sta nelle carote
e nei pomodori. Ma non è più semplice farsi un bel risotto con le carote o
i pomodori, piuttosto che un riso in bianco con la vitamina A incorporata
dagli ingegneri? E non ci avrà i suoi buoni motivi il riso per non avere la
vitamina A? Il buon motivo degli ingegneri è che mentre gli indonesiani il
riso e le carote naturali ce li hanno già, le sementi artificiali del riso
vitaminizzato dovrebbero comprarle ogni anno dagli ingegneri statunitensi.
Ma poi durerà? Hanno inventato eucalipti transgenici con il legno fatto su
misura per le cartiere. Peccato che sono così smidollati che non stanno più
in piedi da soli e sono così deboli che se li pappano le formiche. Altro
che le cartiere! Insomma se la natura ottimizza un organismo in milioni di
anni, siamo sicuri di fare meglio noi in tre mesi? Gli ingegneri potrebbero
anche accontentarsi di poco. Dai, un trapiantino di due genietti da una
carota a una rapa... non si nega a nessuno. No, si vuole strafare. Geni di
antigelo di merluzzo nei pomodori, per coltivare i Sanmarzano sull’Adamello.
Geni di lucciola nel tabacco, per trovare le sigarette anche al buio.
Insomma ci siamo un po’ montati la testa. E se uno di questi scarraffoni
gli scappa? Se è un cinghiale cangurato è facile beccarlo. Boing, boing,
boing.... Pum! Ma se è un branzino viperato? Chi lo becca più? Chi fa più
il bagno? Se è un insettino, un microbino, un’amebuccia con qualche
vizietto nuovo, chi li trova più? Non ci sono limiti alla fantasia degli
ingegneri. L’unico limite è la sopravvivenza. Non tutti gli Ogm creati
sopravvivono. O la va o la spacca. Per questo è più giusto parlare di
manipolazioni che non di modificazioni genetiche. Secondo un recente studio
dell’Eurobarometro, il 95% dei consumatori europei vuole avere il diritto
di non mangiare Ogm. Ormai a queste aziende la gente non crede più nemmeno
quando dicono la verità.
Eppure molti giornali conducono una campagna militante a favore dei cibi
transgenici. Usano però argomenti che gli stessi pubblicitari delle
multinazionali transgeniche hanno abbandonato perché controproducenti.
Negli articoli a favore degli Ogm si attribuisce la diffidenza verso i cibi
transgenici alla «paura», alla «irrazionalità» e alla «fobia». Forse non ci
si rende conto che è proprio la confusione il terreno più favorevole per la
irrazionalità. A volte sono stati definiti «innocui» i cibi transgenici e
ci è stato assicurato che questi ridurranno l’uso dei pesticidi e
sfameranno il mondo. Ma come si fa ad affermare cose che gli stessi
scienziati e le stesse multinazionali transgeniche ammettono di non sapere?
Lo hanno scritto anche in Internet: nessuno - nemmeno loro - può ancora
accertare se una pianta o un cibo transgenico siano innocui oppure no. Le
due speranze «meno pesticidi» e «più cibi per gli affamati» sono già state
smontate da numerosi biologi e agronomi. E comunque non è mica solo
Greenpeace a dire queste cose. Ce lo diceva nel 1998 anche Phil Angell,
direttore della comunicazione della Monsanto: «Monsanto non dovrebbe
garantire per la sicurezza del cibo biotech. Il nostro interesse è di
venderne il più possibile. Assicurarne la sicurezza spetta alla Food and
Droug Administration».
Le stesse multinazionali sono ora più «prudenti» con questi argomenti. Ora
parlano di coesistenza e di libera scelta per i contadini di coltivare Ogm,
dimenticandosi di dire che le piante transgeniche andranno a contaminare
anche i campi biologici e convenzionali, con buona pace della libera scelta
di chi gli Ogm non li vuole ne mangiare ne coltivare.