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farmaci antitumorali e mancanza di controlli
- Subject: farmaci antitumorali e mancanza di controlli
- From: "ANDREA AGOSTINI" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 18 Sep 2005 07:51:58 +0200
da affari italiani Sabato 10.09.05
Antitumorali/ Garattini ad Affari: "L'Emea non svolge controlli adeguati" "L'European Medicines Agency (Emea) negli ultimi nove anni ha autorizzato
l'immissione sul mercato europeo di una serie di farmaci antitumorali, testati sulla base di studi di fase due, ossia su piccoli gruppi di pazienti, composti in media da un centinaio di persone, e non dopo due studi di fase tre, svolti su migliaia di persone, come, del resto, richiedono le linee guida fissate dalla stessa Emea. Questo modo di procedere ci sembra una scorciatoia pericolosa, che può mettere in pericolo la salute pubblica, portando all’approvazione di farmaci privi di una adeguata valutazione del loro reale beneficio per i pazienti", dice ad Affari Silvio Garattini, direttore dell'Istituto "Mario Negri" di Milano, che ha curato uno studio sui farmaci antitumorali approvati dall'Emea, un'organismo dell'Unione Europea, tra il 1995 e il 2004. Perchè l'Emea ha concesso delle autorizzazioni prima che la procedura prevista venisse completata? "Senza dubbio c'è una forte pressione dell'industria che preme affinchè i suoi prodotti arrivino in fretta sul mercato. Poi, entrano in gioco le speranze dei malati e delle loro famiglie che vorrebbero subito poter disporre di un farmaco, non appena negli ambienti accademici e sulla stampa se ne ipotizza una qualche efficacia". Avete mosso altre critiche all'operato dell'Emea? "In alcuni casi sono stati approvati dei prodotti, pur idonei a far regredire la malattia, senza valutare l'eventuale miglioramento dell'aspettativa di vita dei pazienti". Non crede che, a volte, possa essere importante accelerare l'arrivo sul mercato di un farmaco efficace? "Non c'è dubbio. Le esigenze da considerare sono numerose. Però, credo che non sia corretto usare prodotti sperimentati solo su pochi pazienti. In questo modo si gioca con la salute delle persone e si rischia di addossare sul Servizio Sanitario Nazionale l'onere di rimborsare farmaci che, poi, si rivelano inutili o dannosi. Piuttosto si dovrebbe cercare una via per accorciare il periodo di sperimentazione, che dura dai quattro ai cinque anni, senza pregiudicare il rigore delle analisi". In che modo? "Si potrebbe provare a unire alcuni passaggi della sperimentazione, ottenendo un test di fase 2 svolto su un campione di pazienti molto più esteso". Come va la ricerca antitumorale in Italia? "Nel nostro Paese ci sono dei buoni centri di ricerca, come l'Istituto Nazionale dei Tumori, l'Istituto Europeo Oncologico e lo stesso "Mario Negri", che danno un importante contributo alla conoscenza in campo oncologico. Tuttavia, da noi l'industria farmaceutica è ormai molto piccola, così accade che alcune importanti scoperte fatte in Italia, vengano, poi, utilizzate e commercializzate all'estero". Il biotech può essere una svolta nella realizzazione di nuovi farmaci? "Fino ad ora non mi sembra che le biotecnologie abbiano portato particolari benefici nella cura dei pazienti. Con le tecniche biotech non sono stati prodotti nuovi farmaci più efficaci rispetto a quelli ottenuti con le tecniche classiche. Insomma, i risultati non sono quelli che si aspettavano. Di certo, il biotech ha permesso di sintetizzare delle sostanze che prima non c'erano. Non escludo, però, che in futuro questo settore della ricerca possa perfezionarsi e portare dei benefici maggiori" E' favorevole all'uso degli Ogm? "Vanno valutati caso per caso, senza formulare a priori sentenze di apertura o di chiusura". Nel tempo il progresso della medicina e delle tecnologie ha permesso un allungamento della vita. Ritiene che l'organismo umano abbia dei limiti fisiologici di sopravvivenza? "Per quello che sappiamo ora non ci sono ragioni per pensare che ci siano dei limiti fisici alla sopravvivenza dell'uomo". Luca Vaglio |
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