italia e cooperazione internazionale nel 2005



da lavoceinfo
mercoledi 12 gennaio 2005


L'Italia e la Cooperazione Internazionale nel 2005
Paolo de Renzio

Visto dall'Inghilterra, il 2005 promette essere un anno pieno di eventi
importanti e di promesse per la cooperazione internazionale e gli aiuti allo
sviluppo, in particolare al continente africano.
Il governo di Tony Blair ha ripetutamente dichiarato di voler mettere il
tema della povertá e dello sviluppo dell'Africa, ("una cicatrice sulla
coscienza morale del mondo", come ha detto Blair) al centro dell'attenzione
della comunitá internazionale quando la Gran Bretagna avrá, nel 2005
appunto, la presidenza di turno dell'Unione Europea e del G8. Blair ha
creato una Commissione per l'Africa, di cui fanno parte 17 membri tra i
quali il presidente della Tanzania, il Primo Ministro etiope, e Bob Geldof
(quello di Live Aid). La Commissione dovrá, entro marzo, produrre un
documento che tracci gli interventi necessari per rompere la trappola del
sottosviluppo che continua a mantenere la maggioranza dei cittadini africani
sotto le soglie della povertá assoluta.
Altri due eventi importanti nel 2005 sono previsti per marzo e settembre. A
marzo si terrá il secondo Forum internazionale sull'Armonizzazione, in cui
paesi donatori e paesi riceventi si ritroveranno per fare il punto su ció
che é stato fatto per mantenere le promesse contenute nella Dichiarazione di
Roma del febbraio 2003. Durante il primo Forum, le basi di un nuovo modello
di cooperazione allo sviluppo, basato sulla coordinazione degli sforzi dei
donatori e sull'appoggio a strategie di riduzione della povertá formulate
dai paesi ricenventi stessi, furono poste, con una serie di impegni
reciproci da mantenere. A settembre, le Nazioni Unite riuniranno la maggior
parte dei governi del mondo per discutere sugli ulteriori sforzi necessari
per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millenno (Millennium
Development Goals, o MDGs) entro la scadenza prevista nel 2015, come ad
esempio il dimezzare i livelli di povertá assoluta nel mondo. La parola d'
ordine é raddoppiare gli aiuti internazionali, che nel corso degli anni
novanta hanno subito drastiche riduzioni. L'economista Jeffrey Sachs (ex
Harvard, ora alla Columbia University) é stato chiamato da Kofi Annan per
coordinare un'iniziativa chiamata Millennium Project, con l'obiettivo di
formulare proposte concrete. Le prime indicazioni, basate su studi
effettuati in vari paesi in via di sviluppo, valutano le risorse necessarie
a 156 miliardi di dollari annuali per il triennio 2005-2007, che salirebbero
a 188 miliardi di dollari annuali tra il 2008 e il 2015. Gordon Brown,
prevedendo quanto sará difficile convincere i paesi dell'Unione Europea e
del G8 ad aumentare in modo cosí brusco gli stanziamenti per la cooperazione
 allo sviluppo, ha lanciato una proposta chiamata International Finance
Facility, basata sul front-loading dei fondi necessari tramite emissione di
obbligazioni a livello internazionale, garantite da promesse di
finanziamenti futuri dei paesi che vi partecipano (vedi il recente
intervento di Carlo Sdralevich su lavoce.info).
Purtroppo, l'Italia e il governo italiano sono piuttosto assenti da questi
dibattiti a livello internazionale. Non solo a livello intellettuale, ma
anche nella pratica dei fatti. Il recente riassunto della valutazione (Peer
Review) delle politiche italiane di aiuti allo sviluppo fatto dal
Development Assistance Committee (DAC) dell'OCSE é abbastanza categorico:
negli ultimi anni non si é mosso quasi nulla, anzi per molti versi la
situazione é peggiorata. A Barcellona nel 2002 il governo italiano si é
impegnato a raddoppiare i fondi destinati alla cooperazione internazionale
entro il 2006, raggiungendo lo 0.33% del PIL. Nel 2003 gli stanziamenti
previsti raggiungevano soltanto lo 0.17%, e per il 2004 si prevede che siano
addirittura scesi allo 0.13%, che ci piazzerebbe all'ultimo posto tra tutti
i paesi donatori membri dell'OCSE, addirittura sotto gli USA, da sempre il
paese proporzionalmente meno generoso. Nonostante queste tendenze, il
quotidiano britannico "The Guardian" ha riportato una dichiarazione del
Ministro dell'Economia Siniscalco a favore dell'IFF, senza peró nessuna
indicazione di come il governo italiano avesse intenzione di contribuire
(1).
Anche le inefficienze della cooperazione italiana non sono migliorate. Il
livello di tied aid (la percentuale di aiuti legata a contratti con imprese
italiane) nel 2002 era del 62%, e nel 2001 addirittura del 92%, mentre la
raccomandazione del DAC é che questa pratica venga del tutto abolita. Il
cosiddetto "Sistema Italia", che vede come attori di cooperazione non
soltanto il governo centrale ma anche gli enti locali e le organizzazioni
non governative, é altamente frammentato. Malgrado il ruolo giocato dall'
Italia nell'ospitare il primo Forum sull'Armonizzazione, il governo deve
ancora sviluppare una strategia operativa e un piano d'azione per
raggiungere gli obiettivi previsti. Infine, l'organizzazione della
cooperazione governativa é altamente centralizzata e burocratica,
caratteristica che impedisce un effettivo appoggio di strategie locali di
lotta alla povertá sviluppate dai governi dei paesi in via di sviluppo, e
manca di un sistema effettivo di monitoraggio e valutazione che permetta un
uso piú efficace delle risorse spese.
Le scadenze del 2005 rappresentano un'occasione importante per fare in modo
che la comunitá internazionale mantenga gli impegni presi nel passato e
rilanci un Piano Marshall per la riduzione della povertá a livello globale.
La posizione del governo italiano, e il ruolo che vorrá giocare sia come
membro dell'Unione Europea che del G8, é per ora molto poco chiara.