FACOLTÀ DELLA MONDIALITÀ - UNIVERSITÀ DEL BENE COMUNE - Verso il Consenso dell'Avana



Cari Colleghi, Cari Amici

La Facoltà della Mondialità dell'Università del Bene Comune è lieta di invitarvi al VII Incontro Internazionale degli Economisti all'Avana (Cuba) su "Globalizzazione e Problemi dello Sviluppo" dal 7 all'11 febbraio 2005.

L'evento prevede una sessione su "Potere e Partecipazione", organizzata dalla Facoltà della Mondialità a Roskilde (coordinata da Bruno Amoroso e Andrea Gallina). Successivamente alla conferenza è anche previsto un incontro/seminario ristretto agli Amici dell'Università del Bene Comune per discutere su Mondialità, Donne e partecipazione in America Latina insieme a rappresentanti della società civile Latinoamericana sulla splendida isola "Cayo Levisa" (a due ore di macchina dall'Avana). Dal 12 al 15 febbraio. (In tal caso i posti letto sull'isola sono limitati a 30 persone).

Il gruppo di Roskilde sta organizzando gli aspetti logistici relativi al soggiorno all'Avana, partecipazione alla conferenza, soggiorno a Cayo Levisa, trasporti locali, e servizio di traduzione in italiano. Informazioni più dettagliate sulle modalità di partecipazione e costi verranno fornite quanto prima ai partecipanti.

Pertanto preghiamo a chi fosse interessato a partecipare di inviarci una email di adesione entro e non oltre il 15 dicembre.

Di seguito trovate una breve nota sulla conferenza e sulla sessione coordinata dalla Fac. della Mondialità.

Saluti cari a tutti
Bruno Amoroso e Andrea Gallina
per la Facoltà della Mondialità - Università del Bene Comune



SUL "VII INCONTRO INTERNAZIONALE DEGLI ECONOMISTI SU "GLOBALIZZAZIONE E PROBLEMI DELLO SVILUPPO"

La perla dei Caraibi non offre solo rum, salsa, belle ragazze e un po’ di romanticismo sessantottino. Cuba è diventata ormai un punto di riferimento per tutto il continente americano dove incontrarsi e discutere delle questioni economiche nell’era della gobalizzazione neoliberista. E questo non solo con gli amici di ”sinistra” tra musiche e balli colorati, ma in un contesto veramente pluralista in cui partecipano premi Nobel per l’economia, notoriamente conservatori, rappresentanti della Banca mondiale e del FMI e tanti altri che accettano di confrontarsi con la crema dell’intelligencia latino americana e nordamericana riformista e radicale, e in modo crescente da altri paesi europei e asiatici, sui temi della giustizia economica. La conferenza annuale internazionale su ”Globalizzazione e i problemi dello sviluppo” celebra a febbraio (dal 7 all’11) la sua VII edizione. Ogni anno vi partecipano circa 1500 accademici su temi sempre nuovi e di grandissima attualità in un’atmosfera che alterna i momenti topici di dibattito in plenaria con momenti di maggiore discussione e riflessione nelle sessioni parallele. Quest’anno ci sarà anche una sessione sulla mondialità organizzata dal gruppo promotore dell’Università del Bene Comune-Facoltà della Mondialità in cui si discuterà la necessità di andare oltre il discorso sulla globalizzazione (anche se dal ’basso’ o con il ’volto umano’) aprendo un confronto non pregiudizialmente definito sui temi di attualità e con l’obiettivo di costruire insieme un’agenda di lavoro culturale e politica. È anche prevista una coda alla conferenza con un’attività seminariale di quattro giorni (in una piccola isola tropicale) sui temi del potere e della partecipazione in America latina. La marcia verso il ”Consenso dell’Avana” è cominciata e chi ha interesse a partecipare o ad avere più informazioni può contattare la Facoltà della Mondialità della UBC Email: ubc at ruc.dk o Andrea Gallina +45 40755833.


PERCHÉ LA SESSIONE SU POTERE E PARTECIPAZIONE
Il dispiegarsi di vasti movimenti di opposizione alla globalizzazione ed alle ideologie da questa prodotte, sta assumendo caratteri importanti e nuovi, rispetto ad esperienze passate. Si manifesta una maggiore consapevolezza del bisogno di superamento della separazione sin qui esistente tra pratiche politiche e pratiche sociali, una rimessa in discussione e in gioco dei ruoli e del rapporto oggi esistente tra politica e istituzioni da un lato e movimenti e società civile dall’altro, una ri-valutazione e ri-lettura del problema del potere nelle nostre società, una riscoperta degli ambiti dell’organizzazione della vita materiale delle persone mediante una richiesta di maggiore radicamento locale e territoriale. All’interno di questa spinta e di questi movimenti sussistono tuttavia contributi e forze eterogenee che non riguardano solo la loro direzione di marcia verso l’alternativa, ma i contenuti e le forme stesse del rapporto con la globalizzazione. Quest’arco di forze ed aspirazioni vedono da un lato quegli orientamenti rivolti a scoprire e proporre forme dell’economia, della politica e forme di lotta diverse (altre) da quelle proposte ed imposte dalla globalizzazione in funzione della rottura dello schema e dell’egemonia dell’apartheid triadico (“un altro mondo è possibile”, la “non violenza”, “cambiare il mondo senza prendere il potere”, le “economie di pace”, ecc.); dall’altro un tentativo di polarizzazione dell’opposizione alla globalizzazione all’interno delle sue logiche di funzionamento e di potere (globalizzazione dal basso, globalizzazione alternativa, rovesciamento dei rapporti di potere per un diverso governo della macchina globale mediante le “moltitudini”). Situato al di fuori delle tracce seguite da questi percorsi, il concetto di “mondialità” identifica la pluralità e il policentrismo delle formazioni socioe-conomiche e il loro diritto di definire la propria idea di “buona società”. La mondialità rappresenta quindi una nuova narrazione rispetto a quella della globalizzazione, identificata con la forma attuale dello sfruttamento capitalista basato sull’integrazione per omologazione, standardizzazione e armonizzazione di tutte le formazioni socio-economiche e comunità nel suo “apartheid globale” e che è pertanto necessario sconfiggere tanto nella sua versione atlantica di “warfare” e “democrazia occidentale”, quanto nella sua versione europea occidentale di “democrazia globale”, “democrazia alternativa”, “globalizzazione dei diritti”, globalizzazione dal volto umano”, etc. La sessione ha l’obiettivo di creare uno spazio permanente e non pregiudizialmente definito per confrontarsi sui temi dell’oggi, per vedere come si può costruire contribuire alla definizione di un’agenda di lavoro culturale e politica. Questo emerge dal bisogno sempre più sentito di rileggere i problemi del potere nelle società contemporanee e di riscoprire la dimensione plurale della dimensione quotidiana della vita fondata sul radicamento e sulle identità territoriali.
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