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i prodotti alimentari con additivo cancerogeno - sudan -
- Subject: i prodotti alimentari con additivo cancerogeno - sudan -
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 25 Oct 2004 11:49:54 +0200
da ilsalvagente.it ottobre 2004 Pericolo Sudan [elenco prodotti] La nostra dispensa, il nostro frigorifero, ancora oggi, potrebbero contenere salumi, formaggi, sughi pronti e surgelati insaporiti dal peperoncino al Sudan, additivo cancerogeno e genotossico. Il ministero della Salute, guidato da Girolamo Sirchia, lo sa e conosce perfino i nomi e i numeri di lotto dei prodotti contaminati, eppure sceglie di non parlare e rinuncia a un intervento che tuteli la salute pubblica, rifiutandosi di avvisare i cittadini del grave rischio a cui sono sottoposti. Eppure l'emergenza, scoppiata quattordici mesi fa, è ben lontana dall'essere risolta, come ha ricostruito l'inchiesta del Salvagente. Dopo tanto tempo e con le dogane "ermeticamente chiuse" a ogni passaggio di peperoncino tossico dall'India o da paesi sospetti, nei negozi ancora "spuntano" alimenti contaminati. E non da aziendine di secondo piano, poco attente agli obblighi di legge e alla salute dei propri consumatori. A finire nell'occhio del ciclone, è stata nientemeno che la Arena una delle più grandi (e serie) industrie alimentari italiane. L'azienda, chiamata in causa dal Salvagente, non solo ha confermato punto per punto l'allarmante episodio che la sta coinvolgendo ma ha anche avviato un richiamo dei lotti coinvolti. Ma le due referenze in questione, la zuppa di pesce e il sugo alla marinara, entrambe surgelate ed entrambe firmate Mare Pronto, marchio di proprietà di Arena, sono solo la punta dell'iceberg. I cibi al peperoncino tossico ancora in circolazione sono tantissimi e spesso anche molto noti. Se si tenta di sapere quali sono, però, ci si scontra con un muro di silenzio. La Ue: informate i consumatori Lo scandalo sanitario della polvere piccante tinta con l'additivo cancerogeno scoppiato più di un anno fa in Francia, ha attraversato l'intera Europa e ha spinto l'esecutivo di Bruxelles a bandire l'importazione e il commercio della spezia tossica in tutti i paesi dell'Ue, già dal 20 giugno del 2003. In Italia l'allarme è partito in ritardo di qualche mese ed è stato gestito dalle autorità sanitarie con superficialità e lentezza. L' industria alimentare non è stata informata per tempo e in modo circostanziato del reale rischio sanitario legato a questo ingrediente e, cosa ancor più grave, i cittadini sono stati tenuti allo scuro del pericolo e nulla hanno saputo delle misure prese per fronteggiare l'emergenza, in evidente contrasto con quanto prevede la legge europea. "L'allerta sanitario pubblico in Ue è sancito dal Regolamento 178/2002", spiega al Salvagente Catherine Bunyan, della Direzione generale per la salute e la difesa dei consumatori della Commissione europea (Sanco). Che puntualizza: "L'articolo 10 di questa norma, che riguarda l'informazione alla popolazione, sostiene che quando ci sono ragionevoli fondamenti ai sospetti che un alimento possa rappresentare un rischio per la salute umana, le autorità pubbliche devono intervenire per informare la popolazione della natura del rischio, identificando quanto più è possibile il tipo di alimento, il danno che può causare e le misure che sono state prese o si intendono prendere per prevenire, ridurre o eliminare tale rischio. Questo significa che dove è possibile, per esempio nel caso dei richiami di alimenti contaminati o quando il nome e i numeri di lotto dei prodotti inquinati sono disponibili, bisogna procedere con una comunicazione pubblica". Ma le nostre autorità sanitarie non hanno peccato solo per mancanza di trasparenza. La legge italiana, infatti, impone a chi è responsabile della salute pubblica il sequestro su scala nazionale di un alimento, ogni volta che si ha anche solo un forte sospetto che rappresenti un grave rischio per l'incolumità della popolazione. Nonostante gli innumerevoli campioni risultati positivi alla prova del Sudan, eseguita da Arpa e Istituti zooprofilattici, però, in Italia i sequestri ordinati dalle Asl sono stati a "macchia di leopardo", gli allerta sanitari non hanno funzionato, sono stati tardivi e spesso, nel passaggio da una regione all'altra, si sono persi in qualche cassetto. Una rete di vigilanza con troppi buchi Il risultato è che il peperoncino al Sudan entrato nel nostro paese prima del divieto comunitario, è spesso sfuggito ai controlli ed è stato utilizzato da trasformatori, bar e ristoranti nell'indifferenza di tutti gli organi di vigilanza. L'esempio più eclatante è il caso scoperto in primavera dal corpo forestale dello Stato: 15mila chili di polvere rossa contaminata, approdati, per lo meno, in più di 1.100 quintali di alimenti surgelati Mare Pronto regolarmente messi in vendita. 500 società potrebbero essere coinvolte per aver utilizzato il peperoncino al Sudan, nonostante il divieto. L'unica di cui si conosce il nome è proprio l'Arena, tirata in ballo da un'inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Fermo, dopo che nello stabilimento di Grottammare di una sua azienda, la Nova Surgelati, sono stati adoperati circa 35 chili dell'enorme partita di spezia inquinata, per la preparazione di zuppe di mare e sughi alla marinara. Numeri alla mano, la partita di alimenti contaminati è impressionante: circa 90mila chili di zuppa, 18 lotti con scadenza fino a ottobre 2004, e 30mila chili di sugo, 6 lotti con scadenza fino a dicembre 2004. Le quantità dei prodotti recuperati e distrutti dalla polizia giudiziaria purtroppo è irrisoria. "Ai primi di agosto", racconta il comandante del Corpo Forestale provinciale di Ascoli Piceno, Benetto Domenico Ricci, "sono stati eseguiti altri sequestri a Pisa, ad Arezzo e in Romagna. Ma dall'inizio dell'indagine a oggi abbiamo trovato solo qualche quintale dei 1.130 usciti dagli stabilimenti. La maggior parte delle confezioni contaminate saranno già arrivate agli utilizzatori finali. Noi intanto proseguiamo con gli accertamenti". Arena, dal canto suo, assicura di aver già completato il ritiro degli alimenti sotto accusa. Ma Mare Pronto non è l'unico nome eccellente coinvolto. Nelle indagini in corso in tutta Italia ci risulta siano finite anche altre società note che producono insaccati, salumi e salsicce piccanti. Anche in questo caso la contaminazione potrebbe avere dimensioni macroscopiche. Ma nessuno si preoccupa, dal dicastero di Sirchia, di informare chi li ha acquistati e, magari, li ha ancora nel freezer di casa. un colorante tossico Il Sudan, in tutte le sue specie conosciute (I,II, III, IV) è un colorante utilizzato per tingere solventi, oli, cere, scarpe e detergenti per pavimenti. È considerato cancerogeno e genotossico, ovvero capace di danneggiare il Dna, e per questo è bandito dagli alimenti in tutti i paesi dell'Unione europea. Purtroppo è stato rintracciato in molte polveri di peperoncino importate dall'India ed è finito in molti prodotti alimentari commercializzati all'interno della comunità. Il pericolo di contaminazione non sussiste per i peperoncini italiani e per essere sicuri di non incappare nella polvere piccante, quando si insaporisce una pietanza è sempre meglio scegliere la spezia fresca. Elenco dei prodotti risultati positivi al Sudan KNORR Mato Mato piccante STAR Granpesto alla siciliana Tigullio; Granpesto mediterraneo Tigullio; Gransugo alla diavola; Insaporitore aglio e peperoncino; Spaghetti con broccoletti; Spaghetti alla mediterranea; CIRIO I sughi rustici all'arrabbiata DEL MONTE Hot Ketchup BARILLA Sugo all'arrabbiata (lotti: 044423, 044433, 044443, 044913, 044923, 044933, 044943, 044503); Pesto alla calabrese (lotti: 054513, 054523, 054663, 054673, 055003, 055013) MAMA SITA'S Sweet chili CONAD Vongole al pomodoro (lotto Lt 298A4); Sugo al peperoncino (lotti: LP015, LP016, LP157); Taralli al peperoncino (tutti i lotti con scadenza antecedente l'1/02/04) MARE PRONTO ARENA Zuppa di pesce surgelata 90mila chili, 18 lotti con scadenza fino a ottobre 2004 Sugo alla marinara surgelato 30mila chilI, 6 lotti con scadenza fino a dicembre 2004
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