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i metodi della speculazione finanziaria sul debito pubblico
- Subject: i metodi della speculazione finanziaria sul debito pubblico
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Mon, 20 Sep 2004 06:52:02 +0200
da il manifesto - 10 Settembre 2004 Le mani sul debito pubblico All'inizio di agosto Citigroup ha venduto 11 miliardi di euro in titoli di stato in 2 minuti per ricomprarli subito dopo. Mts, il mercato dei titoli, si ribella e contrattacca GUGLIELMO RAGOZZINO Da qualche parte, nella Roma costosa, c'è un ufficio qualsiasi, con un gran tavolo e un bel po' di computer. Davanti ai computer, con atteggiamento rilassato, un certo numero di ragazzi e ragazze. L'open market si è chiuso da poco. E' quasi sera, è giovedì 2 settembre, e il lavoro prosegue, senza punte particolari. Non lo sappiamo ancora, ma è passato giusto un mese dal «fattaccio». La sede è quella della società Mts (società per il Mercato dei Titoli di Stato); è stata una giornata tranquilla e i computer hanno registrato ordini di poco inferiori a un centinaio di miliardi di euro, come ogni giorno: come ogni giorno tranquillo, ordini ordinati, per 80 o 100 miliardi di euro sui titoli di stato: i buoni Bot di un tempo, i Btp, i Ctz. Attorno al grande tavolo, quando occorre, siedono i rappresentanti delle più potenti banche del mondo: sono loro gli azionisti della Mts. E' previsto che si riuniscano, per importanti decisioni, verso metà mese. A confermarlo è il direttore esecutivo di Mts, Ciro Pietroluongo che con divertita pazienza ci inizia ai misteri della finanza internazionale, ci racconta dei compiti, o per meglio dire della mission, di Mts e nota che nonostante tutto, anche noi del manifesto che stiamo sull'altro versante, preferiamo che il debito pubblico sia sempre sotto controllo e si riduca anche, a costi sopportabili. Perché di questo si tratta; e i rischi di un altro percorso, con il debito che si gonfia e i tassi che partono in freccia, sono elevati. Una delle super banche con il posto al gran tavolo, anzi, la più super di tutte, Citigroup, la maggiore banca del mondo, 95 miliardi di dollari di margine e 18 miliardi di dollari di utili, ha scatenato tutto il bailamme sferrando un attacco senza precedenti al sistema Mts e al mercato europeo e italiano dei titoli di stato. E' il famoso caso del 2 agosto. Quel giorno, un lunedì apparentemente tranquillo, in due minuti, letteralmente in due minuti, la banca Usa Citigroup, attraverso la sua filiale nel Regno unito (Citibank international), ha venduto titoli di stato per 11, 8 miliardi di euro, e una volta dato questo scossone, ne ha ricomprati per 4 miliardi mezz'ora dopo. Il guadagno, non dichiarato ma ufficioso, indicato dalla stampa specializzata, è stato tra 30 e 50 milioni di euro, oppure 15 milioni di sterline secondo i più prudenti conteggi del Financial Times (Ft). In ogni caso un bel pacco di soldi, anche per la prima banca del mondo. E fare prima di tutto soldi è la pratica dell'obiettivo in senso bancario. Anche i non-banchieri lo intuiscono. Ma Citigroup aveva soltanto questo scopo? Nessuno lo crede davvero. Forse l'obiettivo vero era l'Mts, che regola il mercato secondario dei titoli di stato. Citigroup avrebbe insomma mostrato alle banche sorelle come potrebbe essere attraente un mercato dei titoli pubblici non regolato, con alti e bassi fiammeggianti, enormi acquisti, attacchi al debito pubblico di qualche staterello, drammi epocali, subitanei crolli. «E noi banche a comandare». Se poi - secondo un obiettivo meno rivoluzionario - il mercato regolato dei titoli di stato dovesse essere per forza conservato, allora perché lasciarlo in mano a quei tipi lessati dell'Mts, poco più di un'associazione non-profit, che bada soltanto alla trasparenza del mercato e perfino alla riduzione dei debiti pubblici? Che spreco! Se a gestire il mercato dei titoli di stato fossimo direttamente noi banche, metteremmo a valore la nostra intermediazione (e faremmo di tutto per muovere i tassi verso l'alto e allargare gli spread). Un fiume di denaro - anche 100 miliardi di euro al giorno! - svilito, con margini operativi irrisori. E se infine noi, banche internazionali, a stelle e strisce soprattutto, tirassimo un bel colpo all'euro? Lo rendessimo, particolarmente instabile, con nostro buon guadagno? Tra l'altro tutto questo fantastiliardo di euro in titoli di stato, tenuto in buone mani, sarebbe una leva opportuna proprio per scardinare la moneta europea. Oggi invece con l'euro più forte del dollaro e i titoli in euro che rendono anche un punto di più di quelli del tesoro Usa, si assiste a un trasbordo dei fondi pensione Usa dall'una all'altra sponda dell'atlantico. E noi, banche americane, a guardare. Mentre le fantasie segrete di Citigroup erano scatenate, i tipi lessati di Mts cercavano qualche rimedio. Mts è una invenzione italiana, nata per ovviare a una situazione di debito pubblico disastroso. Ai tempi di Ciampi ministro del tesoro si è messa a punto una struttura al massimo trasparente e sicura con il compito di semplificare gli scambi e renderli poco costosi. Le banche proprietarie di Mts sono state messe di fronte alla propria responsabilità morale: il comportarsi bene aveva un premio in sestesso, il che non è molto, ma il comportarsi male si sarebbe risaputo, con una sanzione morale da parte dell'insieme del sistema bancario. E questa linea ha funzionato, più o meno, per oltre dieci anni. Insieme ha funzionato anche Mts, forse l'unica invenzione italiana dai tempi della pizza coi funghi. Al dunque, il rimedio prescelto è stato quello di avvertire dell'accaduto la Consob italiana, la Fsa inglese, la Bafin di Francoforte e altre Commissioni di europee, cioè le autorità di controllo sull'andamento dei mercati finanziari, e di rifare il giro di tutti i responsabili governativi dei debiti pubblici, rispiegando loro il pericolo di mettere il loro debito in mano alle banche, interessate soprattutto a tassi d'interesse elevati sui titoli pubblici garantiti. Insomma, belle parole. Dal punto di vista pratico, per evitare il ripetersi di analoghi attacchi una misura amministrativa apparentemente minore: la fissazione di un limite alle operazioni rapide: non più del 20% di quanto negoziato il giorno precedente. Nel mese seguito a quel 2 agosto, questa misura amministrativa ha funzionato bene. Attacchi speculativi non se ne sono più visti. Al punto che il Ft ha scritto molti articoli, sarcastici oppure di fuoco, per ottenerne la remissione. L'argomento principale è stato che se si mettono dei vincoli al mercato, a qualsiasi mercato, lo si uccide. Meglio lasciar fare alla domanda e all'offerta; e dopo ci penserà la mano invisibile. Mts ha risposto spiegando, su altri giornali, che il mercato c'era ed era proprio l'Mts. E ha fatto capire che anche la mano invisibile c'era già ed era fin troppo visibile, con gli artigli di Citigroup. Mercoledì scorso i principali giornali della finanza europea Ft e il Sole 24 ore si sono dati battaglia. Ft ha spiegato che era indispensabile una riunione a breve del consiglio di amministrazione di Mts per decidere l'immediata revoca del vincolo sulle operazioni in titoli di stato. Il Sole ha risposto con un titolone da battaglia: «Citigroup nel mirino Ocse e Ue», invitando in sostanza Ocse e Ue a fare un richiamo formale alla superbanca Usa: immaginando che un richiamo comporti una perdita di prestigio e questa sfoci in una penalizzazione di tipo economico. Il giornale inglese sostiene la posizione della megabanca che vuole un Mts diverso o al limite nessun Mts. I titoli di stato si potrebbero scambiare anche fuori dal mercato regolamentato. Il giornale italiano difende il debito pubblico nazionale e teme che le libere forze del mercato lo rispediscano molto in su, operando a proprio vantaggio. Questi i pareri in campo. Oggi si riunisce il consiglio di amministrazione di Mts.
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