i metodi della speculazione finanziaria sul debito pubblico



da il manifesto - 10 Settembre 2004

Le mani sul debito pubblico

All'inizio di agosto Citigroup ha venduto 11 miliardi di euro in titoli di
stato in 2 minuti per ricomprarli subito dopo. Mts, il mercato dei titoli,
si ribella e contrattacca
GUGLIELMO RAGOZZINO

Da qualche parte, nella Roma costosa, c'è un ufficio qualsiasi, con un gran
tavolo e un bel po' di computer. Davanti ai computer, con atteggiamento
rilassato, un certo numero di ragazzi e ragazze. L'open market si è chiuso
da poco. E' quasi sera, è giovedì 2 settembre, e il lavoro prosegue, senza
punte particolari. Non lo sappiamo ancora, ma è passato giusto un mese dal
«fattaccio». La sede è quella della società Mts (società per il Mercato dei
Titoli di Stato); è stata una giornata tranquilla e i computer hanno
registrato ordini di poco inferiori a un centinaio di miliardi di euro, come
ogni giorno: come ogni giorno tranquillo, ordini ordinati, per 80 o 100
miliardi di euro sui titoli di stato: i buoni Bot di un tempo, i Btp, i Ctz.
Attorno al grande tavolo, quando occorre, siedono i rappresentanti delle più
potenti banche del mondo: sono loro gli azionisti della Mts. E' previsto che
si riuniscano, per importanti decisioni, verso metà mese. A confermarlo è il
direttore esecutivo di Mts, Ciro Pietroluongo che con divertita pazienza ci
inizia ai misteri della finanza internazionale, ci racconta dei compiti, o
per meglio dire della mission, di Mts e nota che nonostante tutto, anche noi
del manifesto che stiamo sull'altro versante, preferiamo che il debito
pubblico sia sempre sotto controllo e si riduca anche, a costi sopportabili.
Perché di questo si tratta; e i rischi di un altro percorso, con il debito
che si gonfia e i tassi che partono in freccia, sono elevati.

Una delle super banche con il posto al gran tavolo, anzi, la più super di
tutte, Citigroup, la maggiore banca del mondo, 95 miliardi di dollari di
margine e 18 miliardi di dollari di utili, ha scatenato tutto il bailamme
sferrando un attacco senza precedenti al sistema Mts e al mercato europeo e
italiano dei titoli di stato. E' il famoso caso del 2 agosto. Quel giorno,
un lunedì apparentemente tranquillo, in due minuti, letteralmente in due
minuti, la banca Usa Citigroup, attraverso la sua filiale nel Regno unito
(Citibank international), ha venduto titoli di stato per 11, 8 miliardi di
euro, e una volta dato questo scossone, ne ha ricomprati per 4 miliardi
mezz'ora dopo. Il guadagno, non dichiarato ma ufficioso, indicato dalla
stampa specializzata, è stato tra 30 e 50 milioni di euro, oppure 15 milioni
di sterline secondo i più prudenti conteggi del Financial Times (Ft). In
ogni caso un bel pacco di soldi, anche per la prima banca del mondo. E fare
prima di tutto soldi è la pratica dell'obiettivo in senso bancario. Anche i
non-banchieri lo intuiscono. Ma Citigroup aveva soltanto questo scopo?
Nessuno lo crede davvero.

Forse l'obiettivo vero era l'Mts, che regola il mercato secondario dei
titoli di stato. Citigroup avrebbe insomma mostrato alle banche sorelle come
potrebbe essere attraente un mercato dei titoli pubblici non regolato, con
alti e bassi fiammeggianti, enormi acquisti, attacchi al debito pubblico di
qualche staterello, drammi epocali, subitanei crolli. «E noi banche a
comandare». Se poi - secondo un obiettivo meno rivoluzionario - il mercato
regolato dei titoli di stato dovesse essere per forza conservato, allora
perché lasciarlo in mano a quei tipi lessati dell'Mts, poco più di
un'associazione non-profit, che bada soltanto alla trasparenza del mercato e
perfino alla riduzione dei debiti pubblici? Che spreco! Se a gestire il
mercato dei titoli di stato fossimo direttamente noi banche, metteremmo a
valore la nostra intermediazione (e faremmo di tutto per muovere i tassi
verso l'alto e allargare gli spread). Un fiume di denaro - anche 100
miliardi di euro al giorno! - svilito, con margini operativi irrisori. E se
infine noi, banche internazionali, a stelle e strisce soprattutto, tirassimo
un bel colpo all'euro? Lo rendessimo, particolarmente instabile, con nostro
buon guadagno? Tra l'altro tutto questo fantastiliardo di euro in titoli di
stato, tenuto in buone mani, sarebbe una leva opportuna proprio per
scardinare la moneta europea. Oggi invece con l'euro più forte del dollaro e
i titoli in euro che rendono anche un punto di più di quelli del tesoro Usa,
si assiste a un trasbordo dei fondi pensione Usa dall'una all'altra sponda
dell'atlantico. E noi, banche americane, a guardare.

Mentre le fantasie segrete di Citigroup erano scatenate, i tipi lessati di
Mts cercavano qualche rimedio. Mts è una invenzione italiana, nata per
ovviare a una situazione di debito pubblico disastroso. Ai tempi di Ciampi
ministro del tesoro si è messa a punto una struttura al massimo trasparente
e sicura con il compito di semplificare gli scambi e renderli poco costosi.
Le banche proprietarie di Mts sono state messe di fronte alla propria
responsabilità morale: il comportarsi bene aveva un premio in sestesso, il
che non è molto, ma il comportarsi male si sarebbe risaputo, con una
sanzione morale da parte dell'insieme del sistema bancario. E questa linea
ha funzionato, più o meno, per oltre dieci anni. Insieme ha funzionato anche
Mts, forse l'unica invenzione italiana dai tempi della pizza coi funghi.

Al dunque, il rimedio prescelto è stato quello di avvertire dell'accaduto la
Consob italiana, la Fsa inglese, la Bafin di Francoforte e altre Commissioni
di europee, cioè le autorità di controllo sull'andamento dei mercati
finanziari, e di rifare il giro di tutti i responsabili governativi dei
debiti pubblici, rispiegando loro il pericolo di mettere il loro debito in
mano alle banche, interessate soprattutto a tassi d'interesse elevati sui
titoli pubblici garantiti. Insomma, belle parole.

Dal punto di vista pratico, per evitare il ripetersi di analoghi attacchi
una misura amministrativa apparentemente minore: la fissazione di un limite
alle operazioni rapide: non più del 20% di quanto negoziato il giorno
precedente. Nel mese seguito a quel 2 agosto, questa misura amministrativa
ha funzionato bene. Attacchi speculativi non se ne sono più visti. Al punto
che il Ft ha scritto molti articoli, sarcastici oppure di fuoco, per
ottenerne la remissione. L'argomento principale è stato che se si mettono
dei vincoli al mercato, a qualsiasi mercato, lo si uccide. Meglio lasciar
fare alla domanda e all'offerta; e dopo ci penserà la mano invisibile. Mts
ha risposto spiegando, su altri giornali, che il mercato c'era ed era
proprio l'Mts. E ha fatto capire che anche la mano invisibile c'era già ed
era fin troppo visibile, con gli artigli di Citigroup.

Mercoledì scorso i principali giornali della finanza europea Ft e il Sole 24
ore si sono dati battaglia. Ft ha spiegato che era indispensabile una
riunione a breve del consiglio di amministrazione di Mts per decidere
l'immediata revoca del vincolo sulle operazioni in titoli di stato. Il Sole
ha risposto con un titolone da battaglia: «Citigroup nel mirino Ocse e Ue»,
invitando in sostanza Ocse e Ue a fare un richiamo formale alla superbanca
Usa: immaginando che un richiamo comporti una perdita di prestigio e questa
sfoci in una penalizzazione di tipo economico. Il giornale inglese sostiene
la posizione della megabanca che vuole un Mts diverso o al limite nessun
Mts. I titoli di stato si potrebbero scambiare anche fuori dal mercato
regolamentato. Il giornale italiano difende il debito pubblico nazionale e
teme che le libere forze del mercato lo rispediscano molto in su, operando a
proprio vantaggio. Questi i pareri in campo. Oggi si riunisce il consiglio
di amministrazione di Mts.