la spesa senza marchi costa la meta



dal corriere.it

Stessi prodotti, marchi diversi: si spende la metà

ROMA - E' possibile risparmiare sulla spesa? Siamo andati in un supermarket
e abbiamo comprato 40 articoli di largo consumo: dal pane al latte, dall'
olio al sapone. Scegliendo i prodotti primo prezzo, quelli più economici ma
a volte nascosti tra gli scaffali, abbiamo speso 92 euro. Prendendo gli
stessi 40 articoli di marca il costo è salito a 162 euro. Quasi il doppio.
Per i detersivi si può risparmiare fino a un quarto, per la pasta fino a un
terzo. Spiega il nutrizionista: dal punto di vista dietetico i prodotti sono
nella maggior parte dei casi equivalenti. La differenza sta nel gusto.
Secondo il ministro dell'Economia Siniscalco il blocco dei prezzi dovrebbe
valere anche per i servizi bancari. A pagina

Agnoli e L. Salvia

E la spesa senza grandi marchi costa la metà

Un sabato pomeriggio con due carrelli: stesse scelte, ma nel primo prodotti
«firmati», nel secondo gli articoli meno cari

ROMA - Sabato pomeriggio, spesona con la famiglia al supermercato. Prendiamo
il carrello. Anzi due carrelli in cui mettiamo gli stessi 40 prodotti:
pasta, detersivo, prosciutto, zucchine, latte e tutto quello che ci serve
per tirare avanti qualche giorno. Nel primo mettiamo gli articoli della
linea «primo prezzo», quelli che vengono meno per intendersi. Nell'altro gli
stessi articoli ma senza farci tanti problemi di soldi. Anzi, scegliendo
proprio quelli più cari, perché a cena abbiamo amici e vogliamo fare la
nostra figura. Quando arriviamo alla cassa la differenza si sente: per il
primo carrello spendiamo 92 euro e 78 centesimi, per il secondo 162 euro e
59 centesimi. Quasi il doppio. Per ogni prodotto, il supermercato Gs di via
XXI Aprile, in una zona semicentrale di Roma, indica con un cartellino
quello che costa meno. Quasi sempre sono al piano più basso dello scaffale,
praticamente invisibili se c'è gente e si gira con il carrello. Nascosti, si
direbbe. Perfettamente ad altezza occhi e perfettamente a portata di mano,
invece, ci sono i prodotti di marca. La birra Heineken da 1,39 euro a
lattina non la Facter, che viene 29 centesimi e per scovarla bisogna
mettersi in ginocchio. Sono i piccoli segreti del mestiere che un direttore
di supermercato non vi confesserà nemmeno sotto tortura. Come il trucco del
sale o dello zucchero che quando li cerchi non li trovi mai. Non è un caso.
Li mettono scientificamente in zone poco visibili, così a furia di cercarli
e di girare tra gli scaffali qualcos'altro nel carrello ci finisce. Nel Gs
di via XXI Aprile il sale è in un angolo nascosto, lo zucchero dietro una
colonna in mezzo ai surgelati. Anche il reparto delle offerte, quello con
gli articoli più diversi allineati sullo stesso scaffale, non è proprio
visibile. Bisogna passarci apposta.
Cominciamo la spesa e partiamo dai pomodori pelati. Quelli Gs vengono 29
centesimi al barattolo, i Cirio 72. Più del doppio. Passiamo alla pasta: gli
spaghetti Pallante sono in confezione da un chilo a 49 centesimi. La stessa
quantità di De Cecco (due pacchi) viene un euro e 74. Più del triplo. In
tempo di guerra dei prezzi il modo per difendersi c'è. Basta perdere
(perdere?) un po' di tempo, guardare con attenzione le etichette, non
buttare nel carrello la prima busta che capita a tiro. E chiedere al palato
qualche rinuncia.
Anche perché ci sono rinunce che non sembrano così difficili. Le normali
cipolle nella retina vengono 69 centesimi al chilo, quelle biologiche dorate
2 euro. Pardon, 1 e 99. Oppure i limoni: quelli argentini vengono 99
centesimi al chilo, quelli italiani 1,39 e già questo non è così facile da
capire. Ma se proprio vogliamo esagerare ci sono i limoni sudafricani da 2
euro e 49 centesimi. Buccia chiara e granulosa. Belli non c'è dubbio, ma la
differenza si sentirà davvero?
Per l'insalata è una questione di pigrizia. La lattuga trocadero viene 89
centesimi al chilo ma va lavata e tagliata. Se vi sembra uno sforzo
esagerato potete prendere una busta di songino già pulito: un euro e 79
centesimi. Già che siamo al banco verdure prendiamo la frutta. Le mele fuji,
quella con la retina intorno che vanno tanto di moda, sono a 2 euro e 9
centesimi il chilo. Le Royal gala vengono esattamente un euro di meno. Per
il sale siamo preparati e chiediamo lumi al banco del pane. Quello fino
normale costa 11 centesimi; quello iodato, consigliato ufficialmente dal
ministero della Salute perché la nostra dieta è povera di iodio, 89
centesimi. Somma ragionevole per carità, ma possibile che ci sia una
differenza di otto volte?
Passiamo allo zucchero: Gs in busta di carta (89 centesimi) o Eridania in
cartone (un euro e 35)? Qui non è solo una questione di prezzo: buona parte
delle buste di carta perde e i granellini sono sparsi dappertutto. Prendiamo
l'Eridania allora, tanto chi se ne accorge che viene quasi 900 lire in più.
La differenza si vede tutta, invece, quando arriviamo allo scaffale dell'
olio. Possiamo scegliere tra il bottiglione Gs da 2 euro e 97 e il Terre d'
Italia da 8 e 49, bottiglia scura e slanciata dal «sapore asciutto e il
profumo appena fruttato».
Serve qualcosa da cucinare in fretta, quando si torna a casa tardi. Bisogna
scegliere tra due scuole di pensiero anche se a decidere in realtà è il
portafoglio: surgelato o liofilizzato? Minestrone Findus dal banco frigo (2
euro e 76) o il Knorr in busta da uno e 31?
Il carrello è quasi pieno, ci avviciniamo alla cassa. Ecco i prodotti per la
casa. Il detersivo per lavatrice della Gs è a 2 euro e 89 centesimi, il Dash
viene 7 e 19. Sarà perché è al profumo di marsiglia. A fianco c'è il
detersivo per i piatti. Il Gs è a 75 centesimi, lo Svelto a un euro e 89.
Anche questo è al profumo di marsiglia. Marsiglia, e pensare che il sapone
che usavano le nostre nonne è praticamente introvabile nei supermercati.
Anzi, eccolo qui. Due pezzi un euro e 49. Quasi, quasi.

Lorenzo Salvia

Il nutrizionista: tranquilli, la qualità non cambia

D'Amicis: i cibi hanno identiche proprietà, il gusto fa la differenza

ROMA - «Nella maggior parte dei casi i prodotti alimentari più economici
hanno le stesse proprietà nutritive di quelli più cari. Spesso è solo una
questione di gusto». Amleto D'Amicis è un nutrizionista dell'Inram, l'
Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti. Facciamo un esempio
pratico. Le fettine di vitello costano il doppio di quello di bovino adulto.
Vale la pena?
«Dal punto di vista dietetico assolutamente no. Anzi, il bovino adulto è
anche migliore perché ha più proteine e meno grassi».
E come è possibile che costi di meno?
«Perché viene considerato meno tenero del vitello che viene ucciso più
giovane».
Anche per l'olio la differenza di prezzo è notevole.
«Ma qui non è solo una questione di gusto. Sull'olio extra vergine d'oliva è
giusto spendere qualcosa in più: le olive raccolte a mano e spremute a
freddo producono un olio con un maggiore livello di polifenoli, che ci
aiutano a combattere l'invecchiamento cellulare».
Un litro di olio che costa 3 euro può avere queste caratteristiche?
«E' impossibile. Arriva sicuramente dall'estero ed è il risultato di un
processo industriale».
Tra il sale normale e quello iodurato c'è una differenza di prezzo pari ad
otto volte. Anche qui, vale la pena?
«Sì, perché gli italiani hanno una dieta povera di iodio e per questo il
problema del gozzo è ancora diffuso nelle zone dell'entroterra. Ma il
divario di prezzo è davvero ingiustificato: ormai il processo di iodurazione
ha costi bassissimi».
E i prodotti biologici, sempre un po' più cari di quelli tradizionali?
«Il livello nutrizionale è lo stesso, ma si è più garantiti per la
sicurezza. Un pollo bio sicuramente ha preso meno farmaci».
Per chi deve risparmiare anche l'acqua minerale è un problema.
«Va benissimo quella del rubinetto. In alcuni casi è anche meglio».

L.Sal.