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la spesa senza marchi costa la meta
- Subject: la spesa senza marchi costa la meta
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Tue, 21 Sep 2004 07:05:06 +0200
dal corriere.it Stessi prodotti, marchi diversi: si spende la metà ROMA - E' possibile risparmiare sulla spesa? Siamo andati in un supermarket e abbiamo comprato 40 articoli di largo consumo: dal pane al latte, dall' olio al sapone. Scegliendo i prodotti primo prezzo, quelli più economici ma a volte nascosti tra gli scaffali, abbiamo speso 92 euro. Prendendo gli stessi 40 articoli di marca il costo è salito a 162 euro. Quasi il doppio. Per i detersivi si può risparmiare fino a un quarto, per la pasta fino a un terzo. Spiega il nutrizionista: dal punto di vista dietetico i prodotti sono nella maggior parte dei casi equivalenti. La differenza sta nel gusto. Secondo il ministro dell'Economia Siniscalco il blocco dei prezzi dovrebbe valere anche per i servizi bancari. A pagina Agnoli e L. Salvia E la spesa senza grandi marchi costa la metà Un sabato pomeriggio con due carrelli: stesse scelte, ma nel primo prodotti «firmati», nel secondo gli articoli meno cari ROMA - Sabato pomeriggio, spesona con la famiglia al supermercato. Prendiamo il carrello. Anzi due carrelli in cui mettiamo gli stessi 40 prodotti: pasta, detersivo, prosciutto, zucchine, latte e tutto quello che ci serve per tirare avanti qualche giorno. Nel primo mettiamo gli articoli della linea «primo prezzo», quelli che vengono meno per intendersi. Nell'altro gli stessi articoli ma senza farci tanti problemi di soldi. Anzi, scegliendo proprio quelli più cari, perché a cena abbiamo amici e vogliamo fare la nostra figura. Quando arriviamo alla cassa la differenza si sente: per il primo carrello spendiamo 92 euro e 78 centesimi, per il secondo 162 euro e 59 centesimi. Quasi il doppio. Per ogni prodotto, il supermercato Gs di via XXI Aprile, in una zona semicentrale di Roma, indica con un cartellino quello che costa meno. Quasi sempre sono al piano più basso dello scaffale, praticamente invisibili se c'è gente e si gira con il carrello. Nascosti, si direbbe. Perfettamente ad altezza occhi e perfettamente a portata di mano, invece, ci sono i prodotti di marca. La birra Heineken da 1,39 euro a lattina non la Facter, che viene 29 centesimi e per scovarla bisogna mettersi in ginocchio. Sono i piccoli segreti del mestiere che un direttore di supermercato non vi confesserà nemmeno sotto tortura. Come il trucco del sale o dello zucchero che quando li cerchi non li trovi mai. Non è un caso. Li mettono scientificamente in zone poco visibili, così a furia di cercarli e di girare tra gli scaffali qualcos'altro nel carrello ci finisce. Nel Gs di via XXI Aprile il sale è in un angolo nascosto, lo zucchero dietro una colonna in mezzo ai surgelati. Anche il reparto delle offerte, quello con gli articoli più diversi allineati sullo stesso scaffale, non è proprio visibile. Bisogna passarci apposta. Cominciamo la spesa e partiamo dai pomodori pelati. Quelli Gs vengono 29 centesimi al barattolo, i Cirio 72. Più del doppio. Passiamo alla pasta: gli spaghetti Pallante sono in confezione da un chilo a 49 centesimi. La stessa quantità di De Cecco (due pacchi) viene un euro e 74. Più del triplo. In tempo di guerra dei prezzi il modo per difendersi c'è. Basta perdere (perdere?) un po' di tempo, guardare con attenzione le etichette, non buttare nel carrello la prima busta che capita a tiro. E chiedere al palato qualche rinuncia. Anche perché ci sono rinunce che non sembrano così difficili. Le normali cipolle nella retina vengono 69 centesimi al chilo, quelle biologiche dorate 2 euro. Pardon, 1 e 99. Oppure i limoni: quelli argentini vengono 99 centesimi al chilo, quelli italiani 1,39 e già questo non è così facile da capire. Ma se proprio vogliamo esagerare ci sono i limoni sudafricani da 2 euro e 49 centesimi. Buccia chiara e granulosa. Belli non c'è dubbio, ma la differenza si sentirà davvero? Per l'insalata è una questione di pigrizia. La lattuga trocadero viene 89 centesimi al chilo ma va lavata e tagliata. Se vi sembra uno sforzo esagerato potete prendere una busta di songino già pulito: un euro e 79 centesimi. Già che siamo al banco verdure prendiamo la frutta. Le mele fuji, quella con la retina intorno che vanno tanto di moda, sono a 2 euro e 9 centesimi il chilo. Le Royal gala vengono esattamente un euro di meno. Per il sale siamo preparati e chiediamo lumi al banco del pane. Quello fino normale costa 11 centesimi; quello iodato, consigliato ufficialmente dal ministero della Salute perché la nostra dieta è povera di iodio, 89 centesimi. Somma ragionevole per carità, ma possibile che ci sia una differenza di otto volte? Passiamo allo zucchero: Gs in busta di carta (89 centesimi) o Eridania in cartone (un euro e 35)? Qui non è solo una questione di prezzo: buona parte delle buste di carta perde e i granellini sono sparsi dappertutto. Prendiamo l'Eridania allora, tanto chi se ne accorge che viene quasi 900 lire in più. La differenza si vede tutta, invece, quando arriviamo allo scaffale dell' olio. Possiamo scegliere tra il bottiglione Gs da 2 euro e 97 e il Terre d' Italia da 8 e 49, bottiglia scura e slanciata dal «sapore asciutto e il profumo appena fruttato». Serve qualcosa da cucinare in fretta, quando si torna a casa tardi. Bisogna scegliere tra due scuole di pensiero anche se a decidere in realtà è il portafoglio: surgelato o liofilizzato? Minestrone Findus dal banco frigo (2 euro e 76) o il Knorr in busta da uno e 31? Il carrello è quasi pieno, ci avviciniamo alla cassa. Ecco i prodotti per la casa. Il detersivo per lavatrice della Gs è a 2 euro e 89 centesimi, il Dash viene 7 e 19. Sarà perché è al profumo di marsiglia. A fianco c'è il detersivo per i piatti. Il Gs è a 75 centesimi, lo Svelto a un euro e 89. Anche questo è al profumo di marsiglia. Marsiglia, e pensare che il sapone che usavano le nostre nonne è praticamente introvabile nei supermercati. Anzi, eccolo qui. Due pezzi un euro e 49. Quasi, quasi. Lorenzo Salvia Il nutrizionista: tranquilli, la qualità non cambia D'Amicis: i cibi hanno identiche proprietà, il gusto fa la differenza ROMA - «Nella maggior parte dei casi i prodotti alimentari più economici hanno le stesse proprietà nutritive di quelli più cari. Spesso è solo una questione di gusto». Amleto D'Amicis è un nutrizionista dell'Inram, l' Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti. Facciamo un esempio pratico. Le fettine di vitello costano il doppio di quello di bovino adulto. Vale la pena? «Dal punto di vista dietetico assolutamente no. Anzi, il bovino adulto è anche migliore perché ha più proteine e meno grassi». E come è possibile che costi di meno? «Perché viene considerato meno tenero del vitello che viene ucciso più giovane». Anche per l'olio la differenza di prezzo è notevole. «Ma qui non è solo una questione di gusto. Sull'olio extra vergine d'oliva è giusto spendere qualcosa in più: le olive raccolte a mano e spremute a freddo producono un olio con un maggiore livello di polifenoli, che ci aiutano a combattere l'invecchiamento cellulare». Un litro di olio che costa 3 euro può avere queste caratteristiche? «E' impossibile. Arriva sicuramente dall'estero ed è il risultato di un processo industriale». Tra il sale normale e quello iodurato c'è una differenza di prezzo pari ad otto volte. Anche qui, vale la pena? «Sì, perché gli italiani hanno una dieta povera di iodio e per questo il problema del gozzo è ancora diffuso nelle zone dell'entroterra. Ma il divario di prezzo è davvero ingiustificato: ormai il processo di iodurazione ha costi bassissimi». E i prodotti biologici, sempre un po' più cari di quelli tradizionali? «Il livello nutrizionale è lo stesso, ma si è più garantiti per la sicurezza. Un pollo bio sicuramente ha preso meno farmaci». Per chi deve risparmiare anche l'acqua minerale è un problema. «Va benissimo quella del rubinetto. In alcuni casi è anche meglio». L.Sal.
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