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sviluppo sostenibile definizione , principi, indicatori
- Subject: sviluppo sostenibile definizione , principi, indicatori
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 18 Sep 2004 07:49:10 +0200
Sviluppo sostenibile e ambiente Approfondimenti sulla sostenibilità locale e sugli effetti ambientali DA MIW.IT settembre 2004 DEFINIZIONE Il nostro modo di vivere, di consumare, di comportarsi, decide la velocità del degrado entropico (misura dello stato del disordine di un sistema), la velocità con cui viene dissipata l'energia utile e il periodo di sopravvivenza della specie umana. Si arriva così al concetto di sostenibilità, intesa come l'insieme di relazioni tra le attività umane la loro dinamica e la biosfera, con le sue dinamiche, generalmente più lente. Queste relazioni devono essere tali di permettere alla vita umana di continuare, agli individui di soddisfare i loro bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi, ma in modo tale che le variazioni apportate alla natura dalle attività umane stiano entro certi limiti così da non da non distruggere il contesto biofisico globale. Se riusciremo ad arrivare a un'economia da equilibrio sostenibile come indicato da Herman Daly, le future generazioni potranno avere almeno le stesse opportunità che la nostra generazione ha avuto: è un rapporto tra economia ed ecologia, in gran parte ancora da costruire, che passa dalla strada dell'equilibrio sostenibile. Giorgio Nebbia conclude il suo saggio ("Lo sviluppo sostenibile", Edizioni Cultura della Pace, Firenze 1991) con un'importante osservazione: "Occorre avviare un grande movimento di liberazione per sconfiggere le ingiustizie fra gli esseri umani e con la natura, una nuova protesta per la sopravvivenza capace di farci passare dalla ideologia della crescita a quella dello sviluppo. Nessuno ci salverà se non le nostre mani, il nostro senso di responsabilità verso le generazioni future, verso il "prossimo del futuro" di cui non conosceremo mai il volto, ma cui la vita, la cui felicità dipendono da quello che noi faremo o non faremo domani e nei decenni futuri. La costruzione di uno sviluppo sostenibile e la pace si conquistano soltanto con la giustizia nell'uso dei beni della Terra, unica nostra casa comune nello spazio, con 'una giustizia planetaria per un uomo planetario',(da Ernesto Balducci). Senza giustizia nell'uso dei beni comuni della casa comune, del pianeta Terra, non ci sarà mai pace". Fonti: pp 39-41 del testo "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?", di Enzo Tiezzi, Nadia Marchettini - Donzelli Editore, Roma, 1999 Sviluppo sostenibile e ambiente Approfondimenti sulla sostenibilità locale e sugli effetti ambientali PRINCIPI Le nuove teorie dello sviluppo sostenibile e dell'ecological economics* ci pongono davanti all'idea di un'economia non più basata su due parametri, il lavoro e il capitale, ma su un'economia ecologica che riconosce l'esistenza di tre parametri, il lavoro, il 'capitale naturale' e il 'capitale prodotto dall'uomo'. Intendendo per 'capitale naturale' l'insieme dei sistemi naturali (mari, fiumi, laghi, foreste, flora, fauna, territorio), ma anche i prodotti agricoli, i prodotti della pesca, della caccia e della raccolta e il patrimonio artistico-culturale presente nel territorio, si vede come sia fondamentale oggi investire in questa direzione. Herman Daly scrive: "Per la gestione delle risorse ci sono due ovvi principi di sviluppo sostenibile. Il primo è che la velocità del prelievo dovrebbe essere pari alla velocità di rigenerazione (rendimento sostenibile). Il secondo, che la velocità di produzione dei rifiuti dovrebbe essere uguale alle capacità naturali di assorbimento da parte degli ecosistemi in cui i rifiuti vengono emessi. Le capacità di rigenerazione e di assorbimento debbono essere trattate come capitale naturale, e il fallimento nel mantenere queste capacità deve essere considerato come consumo del capitale e perciò non sostenibile". Il tema della complessità ecologica si può così leggere attraverso le seguenti parole di Herman Daly: "Ci sono due modi di mantenere il capitale intatto. La somma del capitale naturale e di quello prodotto dall'uomo può essere tenuta ad un valore costante; oppure ciascuna componenente può essere tenuta singolarmente costante. La prima strada è ragionevole qualora si pensi che i due tipi di capitale siano sostituibili l'uno all'altro. In questa ottica è completamente accettabile il saccheggio del capitale naturale fintantoché viene prodotto dall'uomo un capitale di valore equivalente. Il secondo punto di vista è ragionevole qualora si pensi che il capitale naturale e quello prodotto dall'uomo siano complementari. Ambedue le parti devono quindi essere mantenute intatte (separatamente o congiuntamente ma con proporzioni fissate) perché la produzione dell'una dipende dalla disponibilità dell'altra. La prima strada è detta della "sostenibiltà debole" la seconda è quella della "sostenibilità forte". (...) Oggi stiamo vivendo la transizione da un'economia da 'mondo vuoto' ad un'economia da 'mondo pieno': in questa seconda fase l'unica strada possibile per la sostenibilità passa attraverso l'investimento nella risorsa più scarsa, nel fattore limitante. Sviluppo sostenibile significa quindi investire nel capitale naturale e nella ricerca scientifica sui cicli biogeochimici globali che sono la base della sostenibilità della biosfera". *Definizione del Prof. Rober Costanza, presidente dell'International Society for Ecological Economics (I.S.E.E): "l'economia ecologica è un tentativo di superare le frontiere tradizionali per sviluppare una conoscenza integrata dei legami tra sistemi ecologici ed economici. Un obiettivo chiave in questa ricerca è quello di sviluppare modelli sostenibili di sviluppo economico, distinti dalla crescita economica che non è sostenibile in un pianeta finito. Un aspetto chiave nello sviluppare modelli sostenibili di sviluppo è il ruolo dei vincoli: vincoli termodinamici, limiti biofisici, limiti di risorse naturali, limiti all'assorbimento dell'inquinamento, limiti demografici, vincoli imposti dalla 'carryng capacity'** del pianeta e, soprattutto, limiti della nostra conoscenza rispetto a ciò che questi limiti sono e come influenzano il sistema" **Per 'Carryng Capacity', definita dai vincoli biofisici del pianeta, s'intende la capacità di portare, di sostenere la popolazione e tutte le altre forme viventi di cui l'uomo e la natura hanno bisogno di sopravvivere: questa è la base della sostenibilità Fonti: pp 43-44, *pp 37, ** pp25 del testo "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?", di Enzo Tiezzi, Nadia Marchettini - Donzelli Editore, Roma, 1999 INDICATORI DI ANALISI I concetti di 'solar transformity' e 'solar emergy' sono la base per una metodologia di analisi sistemica volta a determinare le migliori alternative nell'uso delle risorse, l'impatto ambientale e le politiche a livello nazionale e internazionale per un'equilibrio più razionale tra società umane e natura. Nel seguito del testo il termine inglese 'emergy' verrà tradotto con 'emergia', mentre il termine 'transformity' verrà lasciato in inglese. (...). Per confrontare i vari tipi di energia secondo un comune denominatore, si usa la 'solar transformity' (o transformity), cioè la quantità di energia solare che è, direttamente o indirettamente necessaria per ottenere un 'joule' (unità di energia solare) del prodotto in questione. Si definisce poi la 'emergia solare' (emergia), che è la quantità di energia solare che è necessaria (direttamente o indirettamente) per ottenere un prodotto o un flusso di energia in un dato processo; la sua unità di misura è il 'solar emergy joule' (sej). La 'transformity' è quindi l'emergia di un prodotto divisa per il suo contenuto energetico. L'unità di misura della 'transformity' è il sej/J, anche se tavolta, per certi tipi di prodotto o di flusso, si usa una 'transformity' misurata in 'solar emergy joule' per grammo, per la più facile reperibilità dei dati. Più grande quindi risulta essere il flusso 'emergetico' complessivo necessario a supportare un certo processo, maggiore è la quantità di energia solare che questa consuma, ovvero maggiore è il costo ambientale presente e passato necessario a mantenerlo. Questo significa che un alto flusso di 'emergia' può essere indizio di un alto livello organizzativo di un sistema e/o di una non efficiente utilizzazione delle risorse disponibili. (...) Per realizzare un'analisi emergetica diventa necessario raccogliere la maggior quantità possibile di notizie sul funzionamento del sistema in esame, in modo da poter tradurre il sistema stesso in un diagramma per identificare i confini del sistema, i principali input, i componenti, i processi, i prodotti. (...) Sommando tutti gli input emergetici indipendenti si può , quindi, calcolare (in sej) l'emergia totale per supportare un certo processo. Dividendo poi il risultato ottenuto per ciascun outpout (in joule o in grammo) si ottiene la 'transformity' dei vari prodotti. (...). I risultati di un'analisi emergetica mostrano con più evidenza il loro potenziale se il sistema (sistema produttivo, comune, provincia, nazione, regione, ecc.) sotto studio è confrontato con altri sistemi dello stesso tipo. E' così possibile valutare lo sviluppo tecnologico, l'uso delle risorse (impatto ambientale), la sostenibiltà nel lungo periodo e l'equilibrio degli scambi commerciali con altri paesi. Per condurre una simile valutazione è utile il calcolo di alcuni indici derivanti dai flussi di 'emergia'. Per i grafici e approfondimenti sugli indicatori di sostenibilità ambientale: "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?", di Enzo Tiezzi, Nadia Marchettini - Donzelli Editore, Roma, 1999 Fonti: pp 86-90 del testo sopraindicato Fonti: pp 43-44, *pp 37, ** pp25 del testo "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?", di Enzo Tiezzi, Nadia Marchettini - Donzelli Editore, Roma, 1999
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