attenti al tfr



il manifesto - 10 Settembre 2004

ATTAC
Attenti al Tfr
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Nel mese di Settembre si svolgerà l'incontro fra governo e parti sociali
sulla riforma delle pensioni. Tra i numerosi aspetti negativi di questa
controriforma volgiamo metterne in evidenza uno di cui si parla poco sui
grandi media ma di cruciale importanza per il futuro di lavoratrici e
lavoratori: Il meccanismo del silenzio assenso per il conferimento del Tfr,
il trattamento di fine rapporto, ai Fondi Pensione. Questo trasferimento,
come del resto lo stesso ricorso ai Fondi Pensione, viene giustificato con
la tesi secondo la quale nel lungo periodo i rendimenti dei mercati
finanziari dovrebbero essere tali da compensare la riduzione della pensione
pubblica. Questa tesi, però, non è sostenuta da nessun tipo di prova, anzi,
come si può evincere da un'analisi condotta da ricercatori dell'università
della California i mercati azionari dei diversi paesi, tra il 1921 ed il
1996, nel 50% dei casi, hanno offerto rendimenti reali, al netto dei
dividendi, inferiori allo 0,8%. I Fondi Pensione italiani nel triennio
2000 - 2002, hanno avuto un rendimento medio prossimo allo 0%, contro un 14%
offerto dal Tfr.

Del resto, sostenere che il mercato azionario nel lungo periodo offra
rendimenti reali superiori non avrebbe in ogni caso senso a riguardo della
previdenza, trattandosi di andamenti sottoposti a forti oscillazioni, e se
il momento di entrata nello stato pensionistico avviene dopo una fase di
discesa dei prezzi, si rischia di veder compromessa seriamente la propria
rendita pensionistica. Con questa operazione, inoltre, si sottrae ai
lavoratori quella parte del salario - il Tfr appunto - accantonato per
garantire la disponibilità di una somma nei periodi tra la perdita di un
lavoro e una successiva occupazione, perdita importante vista l'assenza di
adeguati sostegni economici ai disoccupati e l'aumento della mobilità e
della precarietà nel lavoro imposte con la legge 30. I lavoratori vengono
privati di una somma certa, la cui rivalutazione è collegata all'inflazione,
per far decollare con gli esiti incerti e rischiosi propri dei mercati
finanziari, la previdenza privata.

Senza contare che per le imprese, la perdita del Tfr non potrà che essere
giustificata solo a fronte di adeguati rimborsi e, se pare saltata
l'originale proposta di decontribuzione che avrebbe impoverito ulteriormente
i bilanci dell'Inps, quali che siano le ipotesi alternative che si possono
fare è certo che uno sgravio per le imprese rappresenterà un ulteriore
aggravio per i bilanci pubblici ed un'ulteriore manovra di trasferimento dai
redditi da lavoro al capitale. Come d'altronde su tutti e tutte gravano le
defiscalizzazioni, che significano meno risorse per lo stato sociale. Vi è
inoltre il rischio che, per fare decollare i fondi pensione, si spostino su
questi, tramite il meccanismo con il quale il datore di lavoro conferisce al
fondo una quota pari a quella che conferisce il lavoratore, risorse che la
contrattazione collettiva potrebbe indirizzare ad altre parti del salario.

E' necessario quindi che si operi immediatamente per sventare il pericolo
che incombe sul futuro di lavoratrici e lavoratori, in particolare donne e
giovani, di trovarsi in futuro con pensioni da fame. Perché il futuro di
lavoratori e lavoratrici non può essere giocato alla roulette dei mercati
finanziari.

Chiediamo quindi alle Associazioni Sindacali che partecipano a tale
confronto di porre con forza la necessità di una pensione pubblica che
garantisca il livello di vita precedente e di opporsi con forza allo scippo
del Tfr a vantaggio dei Fondi Pensione e dei gruppi finanziari che
concretamente li gestiscono.

* Severo Lutrario Attac Italia
* Fabrizio Valli Attac Italia