canicola ed energie rinnovabili



Ma il mondo politico francese e i media restano sordi a tali scelte
Canicola ed energie rinnovabili
Studiare e ripensare i nostri bisogni, utilizzando intanto energie
rinnovabili, è un modo di premunirsi efficacemente contro eventuali nuove
crisi energetiche. Occorre una revisione della politica energetica:
controllo dei consumi, sobrietà, efficienza ed efficacia.
Philippe Bovet*
Fonte: Le Monde Diplomatique

23 marzo 2004
Nell'estate 2003, a causa della canicola che imperversava in Francia, il
bisogno di refrigerazione ha fatto aumentare la domanda di elettricità in
modo tale da mettere Edf in difficoltà. Per due motivi: da un lato, una
quindicina dei suoi 58 reattori nucleari erano fermi per manutenzione,
dall'altro, la produzione di energia idraulica era fortemente diminuita a
causa della siccità persistente (1). Per far fronte alla domanda, Edf ha
quindi dovuto mettere in funzione il suo parco di centrali a carbone e a
gas, facendole lavorare al massimo sia per soddisfare i bisogni nazionali
che per rispondere alle esigenze dell'esportazione.
A metà agosto, si sono cominciate a registrare temperature sempre più
elevate in alcuni reattori nucleari. Le loro torri di raffreddamento
dovevano essere bagnate con quella stessa acqua che diventava sempre più
rara, mentre Edf otteneva deroghe speciali per rilasciare nei fiumi e nei
torrenti l'acqua di raffreddamento, che in alcuni casi raggiungeva i 30
gradi, suscitando la collera delle associazioni ambientaliste. La produzione
elettrica francese, che proviene da due fonti fondamentali, il nucleare
(78%) e l'idraulico (12%), si è dunque dimostrata molto sensibile alle
incognite climatiche (2).
Creata nel 1946, l'Electricité de France (Edf) detiene quasi totalmente il
monopolio della produzione, distribuzione, importazione ed esportazione
dell'elettricità in Francia (3). Ma oggi si sa che la combustione del
petrolio, del carbone e del gas, necessaria a produrre elettricità, genera
inquinamento e gas a effetto serra. Notevoli peraltro anche i rischi legati
all'utilizzazione dell'uranio.
Dagli anni 70 e dalla prima ondata d'interesse per le energie pulite,
importanti progressi tecnologici hanno permesso di sviluppare le energie
rinnovabili (Enr) quali l'eolico, il solare, la biomassa e la geotermia. Non
inquinanti e inesauribili, queste fonti presentano l'enorme vantaggio di
offrire un'energia prodotta e utilizzabile localmente, nei centri cittadini
come in piena campagna. Tutte le grandi multinazionali del petrolio lo hanno
capito - tranne l'americana Exxon, che fa volontariamente eccezione alla
regola - e ormai possiedono filiali nel campo delle Enr, soprattutto
nell'eolico e nel fotovoltaico.
Per gli specialisti dell'energia, quest'ultimo settore sarà quello che
conoscerà il maggior sviluppo in tutto il mondo. Infatti, fa notare
l'Associazione europea dell'industria fotovoltaica, da 20 anni il prezzo del
chilowattora (kw/h) fotovoltaico diminuisce ogni anno del 5%, un calo simile
a quello avvenuto nel settore informatico e che ha democratizzato l'uso dei
computer. In Giappone e in California, nel 2010, se non addirittura nel
2005, il prezzo del kW/h solare sarà identico a quello dell'elettricità
classica.
Alcuni nostri vicini europei investono in modo massiccio nelle tecnologie
rinnovabili. Già dal 2002 si contavano 278 megawatt (Mw) d'installazioni
fotovoltaiche in Germania, contro meno di 17 in Francia. Nel corso degli
anni 2001 e 2002, la Germania ha installato 1,5 milioni di metri quadri di
pannelli solari termici contro 0,1 della Francia.
Il ritardo di quest'ultima è altrettanto desolante nel campo dell'eolico: il
nostro vicino renano possiede 12.000 Mw di eolico già dal 2002, contro i
soli 150 Mw della Francia (4). Anche altri paesi, come Austria, Danimarca o
Spagna, mostrano una forte determinazione politica in materia di energie
decentrate.
Di fronte a questi sviluppi, i media francesi hanno dato prova, nel periodo
del grande caldo, di scarsa curiosità nella messa a fuoco delle nuove scelte
energetiche. «Per i nostri media, l'energia solare continua ad essere un
tabù - spiega Marc Jedliczka, direttore dell'associazione Hespul,
specializzata nello sviluppo del fotovoltaico. Se ne parla per i satelliti,
i Dom-Tom o gli ambulatori africani. In pratica, per tutto ciò che è lontano
dalla nostra realtà quotidiana.» Il 13 agosto 2003, Michèle Pappalardo,
direttrice dell'Agence de l'environnement et la maîtrise de l'énergie
(Aderme), era tra gli invitati alla trasmissione di France-Inter «Le
téléphone sonne», dedicata quel giorno al riscaldamento del clima. La
direttrice ha spiegato che bisogna «utilizzare energie rinnovabili che non
producano anidride carbonica» il che a suo dire richiede l'apporto «della
ricerca».
Ma è proprio vero che bisogna aspettare il risultato di eventuali ricerche,
mentre le Enr sono una realtà quotidiana per i nostri vicini?
Un'altra invitata, Roselyne Bachelot, ministro de l'Ecologie et du
développement durable, ha paragonato i 3.600 Mw prodotti dalla centrale
nucleare di Chinon agli equivalenti rinnovabili: «Per sostituire Chinon,
bisognerebbe costruire 2.000 centrali eoliche di 2 Mw ciascuna.
Ma queste funzionano soltanto per un terzo del tempo. Per utilizzare il
fotovoltaico, poi, bisognerebbe avere 3.600 ettari di pannelli solari, con
un costo di fornitura elettrica cinque volte superiore (...). Inoltre, la
filiera solare (...) produce rifiuti altamente tossici». Tuttavia, volendo
apparire politicamente molto corretta, la Bachelot ha aggiunto che: «Bisogna
assolutamente promuovere le energie rinnovabili».
In quella occasione, nessuno ha ricordato che le Enr sono pensate come
sistema decentrato, che il solare propone un'energia prodotta e consumata
localmente e che l'eolico si realizza in un contesto regionale. Queste due
sorgenti di elettricità non sono pensate per essere avviate ai consumatori
da un'ampia rete nazionale di linee ad alta tensione. Uno studio
dell'Associazione europea dell'industria fotovoltaica (Epia) ha dimostrato
che inserendo pannelli fotovoltaici sul 40% delle coperture (in particolare
le tettoie piatte industriali o commerciali) e sul 15% delle facciate
(alcune parti di grandi immobili e grattacieli), un paese come la Germania
potrebbe produrre il 30% dell'elettricità (5).
Nessuno ha poi ricordato che se l'elettricità prodotta dai pannelli solari è
ancora costosa, ciò si deve, come dice l'ex ministro dell'Ambiente Yves
Cochet, al fatto che «da trent'anni il nucleare accaparra la maggior parte
delle sovvenzioni pubbliche per la ricerca e lo sviluppo energetico, mentre
alle energie rinnovabili è concesso solo il 2% dei crediti pubblici, con una
riduzione del 40% nel budget dell'Ademe 2003 (6)». A proposito degli
eventuali residui tossici del fotovoltaico, Arnaud Mine, direttore di Apex
Bp Solar, filiale della multinazionale petrolifera Bp preposta
all'elettricità solare, precisa: «Nella produzione dei pannelli fotovoltaici
vengono utilizzati, oltre al silicio, anche acidi, solventi e composti
fluorati. Tutte queste sostanze vengono riciclate e non c'è emissione di
prodotti tossici nell'ambiente.
Processi produttivi simili si riscontrano anche nell'industria elettronica,
senza che Roselyne Bachelot la colpevolizzi». Il fatto che un membro del
governo rimetta in discussione le Enr contraddice apertamente gli impegni
europei della Francia, la cui produzione interna di elettricità, entro il
2010, dovrà essere costituita per il 21% da energie rinnovabili, inclusa
quella idraulica.
L'energia solare è solo all'inizio del suo sviluppo e nessun paese può
quindi pretendere di ottenere una grande produzione con questo sistema. Non
è un motivo per rifiutare questo tipo di energia che, come tutte le Enr,
deve essere concepita in modo complementare rispetto alle altre. Anche se
l'energia fotovoltaica viene prodotta soltanto durante il giorno, essa
svolge ugualmente un ruolo importante perché il 61% della domanda di
elettricità si ha tra le 7 e le 21. Il solare termico fornisce dal 40% al
70% del fabbisogno di acqua calda di un'abitazione, arrivando al 100% nel
corso delle giornate più soleggiate.
Prodotta in quantità sufficiente, l'acqua calda solare si conserva
facilmente per più giorni.
L'eolico, evidentemente, funziona solo quando soffia il vento, cioè per un
terzo dell'anno. Ma ciò avviene soprattutto in inverno, quando appunto la
richiesta è più alta. I gestori di parchi eolici sanno che per ovviare
all'intermittenza della produzione, bisogna avere più siti e lavorare anche
con altre fonti pulite. La geotermia e la biomassa, da parte loro,
forniscono calore e elettricità su richiesta.
Quando la Germania afferma che nel 2050 produrrà il 50% della sua
elettricità grazie alle Enr, lo fa proprio scommettendo sull'insieme di
queste complementarità.
Tuttavia, l'idea di cominciare a pensare a una evoluzione nella nostra
produzione energetica sembra molto lontana dalle considerazioni, tra
l'altro, della stampa francese. «I media navigano nel dogma della cultura
energetica centralizzata che regna in Francia da più di 50 anni», spiega
Didier Lenoir, presidente del Comité de liaison des énergies renouvelables
(Cler). Edf è un importante acquirente di spazi pubblicitari. Tra il 2001 e
il 2002 l'impresa è stata uno dei primi dieci inserzionisti di Radio-France
(7). Per France Inter, tra novembre 2002 e ottobre 2003, Edf è addirittura
il 4° finanziatore pubblicitario, con un budget di 1,3 milioni di euro.
Tra novembre 2001-ottobre 2002 e novembre 2002-ottobre 2003, il budget
pubblicitario di Edf sulla stampa quotidiana nazionale è aumentato del 73%,
passando da 2,6 a 4,5 milioni di euro. Il numero di pagine di pubblicità è
cresciuto del 91,4% (8). Gli industriali delle energie rinnovabili, così
come il mondo associativo, ritengono, come ricorda Hélène Gassin incaricata
dell'energia presso Greenpeace Francia, che «la stampa francese nella
stragrande maggioranza ripropone le idee del pensiero dominante e parla
molto più volentieri di eolico quando c'è un conflitto su un'installazione.
Per molti giornalisti, le energie rinnovabili non sono una cosa seria,
perché non rappresentano il trionfo della tecnoscienza». Al contrario, sono
semplici da capire e semplici da installare.
Così come non si parla di energie rinnovabili, altrettanto avviene per
quanto riguarda lo spreco energetico. Dal 1974 al 2000, la Francia ha
quadruplicato il suo consumo di elettricità. «Da più di vent'anni, le
campagne pubblicitarie vantano l'energia come abbondante, poco costosa e non
inquinante - afferma Benoit Lebot, presidente dell'associazione Négawatt. E
si continua a sviluppare una politica dell'offerta sempre crescente. Al
contrario, è proprio la domanda che va contenuta, come avviene per il
consumo di tabacco o alcol». La revisione della nostra politica energetica
si può fare lavorando sul controllo dei consumi, cioè sulla sobrietà e
l'efficacia energetiche.
La sobrietà rimanda ad azioni semplici. Rinnovamento degli alloggi -
isolamento dei muri interni, doppi vetri, miglioramento della ventilazione -
, frigoriferi che consumino poco, lampadine a basso consumo, eliminazione
delle spie sugli apparecchi elettrici... Tutto un insieme di azioni
individuali «spesso modeste, addirittura impercettibili, che però producono
un notevole effetto complessivo)». Sono risparmi potenzialmente enormi, in
particolare nell'habitat (alloggi e uffici) che grava per il 46% sul consumo
energetico francese (9). La semplice sostituzione in ogni appartamento delle
lampadine più utilizzate con modelli a basso consumo, equivarrebbe ad
economizzare la produzione annua di un reattore nucleare e mezzo (10).
Studiare e ripensare i nostri bisogni, utilizzando intanto energie
rinnovabili, è un modo di premunirsi efficacemente contro eventuali nuove
crisi energetiche. Ma il mondo politico francese e i media restano sordi a
tali scelte, come peraltro all'insieme dei problemi ambientali che ci
minacciano.

* Giornalista.

Note:
(1) Del 28,8% nell'agosto 2003 rispetto all'agosto 2002. Cifre Wise-Paris,
associazione d'informazione sull'Energia e l'Ambiente.

(2) Quasi il 10% dell'elettricità è prodotta dalle centrali termiche -
combustione di gas e carbone - ,6% da energie rinnovabili. Cifre 2002,
Ministero dell'energia, Osservatorio dell'energia, 2002
(3) Una deregolamentazione del febbraio 1999 permette alle grandi imprese di
comprare corrente da altri produttori. La stessa possibilità sarà offerta ai
singoli nel 2007.

(4) Baromètre Eurobserver, in Systèmes solaires, gennaio e marzo 2002,
gennaio 2003.
(5) «Potential for building integrated photovoltaics», Associazione europea
dell'industria fotovoltaica, Bruxelles, 2001.

(6) Yves Cochet, Agnès Sinaï, Sauver la Terre, Ed. Fayard, Parigi, 2003
(7) Divisione pubblicitaria di Radio-France,
(8) Tns Media Intelligence, agenzia di informazione e pubblicità per i media
europei.
(9) Cifra 2000. Environnement Magazine, dicembre 2002.

(10) Les cahiers de Global Chance, n¼ 17 Suresnes, settembre 2003.
(Traduzione di G. P.) aa   qq