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guida alla raccolta differenziata - carta e cartone - .
- Subject: guida alla raccolta differenziata - carta e cartone - .
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 29 Jul 2004 07:49:23 +0200
da rifiutilab luglio 2004 01/04/2003-INTERVISTA A GUIDO VIALE (strumenti pratici e approcci metodologici per lo sviluppo del sistema di gestione dei rifiuti IL MANUALE OPERATIVO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA) Rifiutilab incontra il dott. Guido Viale, economista ed esperto di sostenibilità ambientale che ha fra l'altro lavorato sui problemi inerenti la gestione dei rifiuti con il Ministero dell'ambiente, ENEA, ANPA, Comieco, Comune di Torino, ASMA Milano, Italia Lavoro, ha sviluppato progetti didattici e formativi. Ha da poco curato la "Guida alla Raccolta Differenziata - Carta e Cartone", pubblicato nel dicembre 2002 nella collana Ambiente e Sicurezza del Il Sole 24 Ore e promossa da Comieco Prima di tutto parliamo della Tua ultima pubblicazione "La Guida alla raccolta differenziata - Carta e Cartone" promossa da Comieco.Cosa rappresenta questa Guida ? La Guida rappresenta un manuale operativo per gli addetti ai lavori che operano nel settore della raccolta rifiuti. Non solo carta e cartone, dunque, anche se essendo stata fatta insieme a Comieco (Consorzio Nazionale per il Recuoero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), l'attenzione per le problematiche connesse alla raccolta degli scarti e degli imballaggi cellulosici è prevalente. Ma gli stessi schemi e procedimenti proposti dalla guida sono applicabili a tutte le altre frazioni, compresa quella organica e quella del rifiuto indifferenziato. A chi è rivolta ? Quando dico operatori intendo tutti i soggetti coinvolti, responsabili politici e amministrativi del settore nelle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, responsabili dei consorzi e delle aziende pubbliche e private che operano nel settore, comprese - e con particolare riguardo per loro - le cooperative sociali, ma anche educatori, insegnanti, giornalisti, addetti alla comunicazione, dal momento che la gestione dei rifiuti è un processo integrato, in cui gli aspetti meramente tecnici non sono mai separati dal loro risvolto sociale, che è dato dalla partecipazione dei diversi attori, che devono essere coinvolti mettendo a loro disposizione un' informazione adeguata: innanzitutto su che cosa si può e che cosa non si può fare. La Guida, interessantissima e fondamentale per chi lavora in questo settore, sembra dimostrare alcuni principi fondamentali per il successo, che definirei "culturali": approccio alla complessità - il settore dei rifiuti ha necessità di utilizzare strumenti di organizzazione aziendale, di gestione del personale avanzati (cultura della qualità e dell'organizzazione) strumenti di progettazione tecnica dei servizi (cultura tecnica)insomma la famosa "industrializzazione" e "ingegnerizzazione" del settore necessità di approcci multi disciplinari (cultura della specificità e della trasversalità) La Guida è infatti un testo collegiale I punti qualificanti del lavoro che abbiamo svolto in équipe insieme allo staff tecnico della società Qualitek sono a mio avviso quattro. L'insistenza sul ruolo determinante che ha la conoscenza minuziosa del territorio, che deve essere analizzato attraverso una griglia a maglie strette che permetta di identificare, e di seguire nel tempo, ogni singola utenza o gruppo omogeneo di utenze (come possono essere gli inquilini di uno stesso condominio). Questo è un punto per me fondamentale: non solo serve a organizzare meglio - cioè a "personalizzare" la raccolta, aumentandone l' efficacia e facendone diminuire i costi; ma è a sua volta fonte di una conoscenza della composizione sociale di una comunità che nessun altro strumento di analisi sociologica o economica ti può dare. I rifiuti infatti ti forniscono un'immagine "oggettiva" e in presa diretta di che cosa fa e come vive la gente. E non solo la gente, ma anche le piccole imprese di cui si fatica sempre molto a capire la consistenza (c'è il problema del sommerso) e l'andamento. Per esempio, dalla raccolta della carta e degli imballaggi si possono avere oggi un quadro dell'andamento congiunturale di molti settori della PMI molto più precise che dalle indagini periodiche degli istituti che seguono la congiuntura. Questo sapere, prima o dopo, dovrà essere valorizzato meglio di come si faccia adesso; La trasposizione di queste informazioni su una cartografia digitale georeferenziata (GIS) che permette di seguirne in tempo reale l'evoluzione nel tempo, di alimentare direttamente l'aggiornamento del quadro di riferimento con i dati ricavati dalle raccolte e, soprattutto, di collegare strettamente gli strumenti informatici di gestione della raccolta e delle risorse aziendali con l'evoluzione del territorio e dei comportamenti rilevati in seno alle comunità in cui si opera; Un'attenzione particolare per la dimensione organizzativa delle imprese che operano in questo campo e, in particolare, per le cooperative sociali. La raccolta differenziata - a differenza di quella tradizionale del tal quale - è un'attività mirata sull'utente (preferisco continuare a chiamarlo così, invece che cliente, come è di moda fare adesso: teniamo conto che gli utenti della raccolta rifiuti, come quelli di molti altri servizi non possono scegliere da chi farsi servire, se non in modo indiretto, influenzando le scelte della loro amministrazione). In questo contesto la personalizzazione del servizio, che vuol dire conoscenza minuta del territorio, ma anche e soprattutto flessibilità, disponibilità e valorizzazione quegli elementi di conoscenza che si possono ricavare dall'esperienza, cioè dai giri che gli operatori fanno ogni giorno per le strade, è un fattore vincente e le cooperative sociali hanno in genere dimostrato di essere più attrezzate di altri per far fronte a questa esigenza; Il quarto elemento è la consapevolezza che l'ammodernamento del servizio, quello che voi chiamante la sua industrializzazione, non può essere svolta con le modalità tipiche di una gestione meramente aziendale, fondata sulla disciplina del lavoro, né con quelle specifiche di un rapporto contrattuale, come quello che interviene tra cliente e fornitore. Occorre instaurare un rapporto negoziale con tutti gli attori coinvolti - quelli che le più recenti teorie dell'impresa chiamano stakeholder - che non è finalizzato solo o prioritariamente ad uno scambio (do ut des), ma che mira a promuovere e a definire una convergenza di intenti. Nella raccolta differenziata il problema è chiaro, anche se va ridefinito ogni volta: non si può fare RD senza partecipazione attiva degli utenti, senza un impegno dell'impresa che raccoglie e dell'amministrazione che la governa, ma neanche senza il coinvolgimento del sistema industriale che deve utilizzare i materiali da riciclare (da questo punto di vista il ruolo dei consorzi e di CONAI) è essenziale. Ma questo modello gestionale non vale solo per la gestione dei rifiuti: in qualche modo anticipa e definisce quello che dovrà accade in molti altri settori: dal trasporto alla sanità, dalla formazione all'informazione, ecc.. Cioè in tutti quei settori che sono il fulcro di quell'economia dei servizi che domina la cosiddetta società post-industriale. Il percorso sviluppato dal sistema italiano negli ultimi 10 anni è scandito dalla tua puntuale anticipazione Anno 1994 - Un mondo Usa e Getta - La Civiltà dei Rifiuti La individuazione della problematica Anno 1999 - Governare i Rifiuti - Difesa dell'Ambiente, creazione d'impresa, qualificazione del lavoro, sviluppo sostenibile, cultura materiale e identità sociale dal mondo dei rifiuti La visione del futuro - come deve essere il sistema Anno 2002 - Carta e Cartone Guida alla Raccolta Differenziata Gli strumenti per l'attuazione Condividi questa lettura ? Non penso tanto a un'anticipazione quanto a un'attenzione per segnali che erano già nell'aria e che andavano raccolti. Ho cominciato ad occuparmi di raccolta differenziata a metà degli anni '80. Allora tutti mi prendevano per matto ed oggi, anche se non possiamo assolutamente dirci contenti dei risultati, possiamo comunque verificare quanta strada è stata percorsa. Nessuno dubita più che si debba fare - anche se molte amministrazioni continuano a non farla, o a fare mere azioni di facciata, inutili e costose.Quello che si può constatare - ma lo si constata solo a partire dai posti in cui la RD si fa effettivamente - è la quantità di implicazioni di questa attività e soprattutto la quantità di indicazioni che fornisce per la riorganizzazione del sistema produttivo in vista di una maggiore sostenibilità. Non solo il riciclo dei materiali, che è la cosa più ovvia, ma elementi come il ruolo della negoziazione sociale, l'importanza di una riorganizzazione del lavoro che valorizzi i rapporti front-line, la versatilità degli strumenti informatici (pensiamo all'uso della cartografia GIS), la standardizzazione e la certificazione dei materiali per facilitare i processi di smontaggio e recupero. Ecc. A che punto del percorso siamo e quali maggiori ostacoli dobbiamo ancora affrontare ? Complessivamente non siamo molto avanti rispetto a ciò che conoscenza del territorio e tecnologia consentirebbero. I fronti delicati sono soprattutto due: il primo è costituito dalla rigidità delle imprese, sia pubbliche che private, che presidiano il settore e che incontrano enormi difficoltà ad adeguare la loro organizzazione del lavoro alle nuove esigenze. C'è in tutti la convinzione che maggiore flessibilità significhi salari più bassi, orari più lunghi, maggiore precarietà. Alcune aziende - soprattutto pubbliche - rifiutano e resistono contro questa prospettive, altre non fanno che lavorare in questa direzione. Sfugge alle une e alle altre che la flessibilità non si ottiene solo - anzi si ottiene molto poco - a spese del lavoro, mente efficacia ed efficienza si ottengono molto di più con tecnologie e conoscenze adeguate, ma soprattutto valorizzando la quantità e la qualità di informazioni di cui gli operatori del settore sono i naturali vettori.Il secondo è quello della prevenzione, punto primo della normativa europea e italiana in materia (ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti) ma su cui si è fatto molto poco. Il perché è ovvio: non è un compito che possa essere svolto - se non in misura marginale - dalle imprese di igiene urbana o dalle amministrazioni locali, anche se queste possono essere il tramite per fornire al sistema produttivo gli input indispensabili per modificare nel senso della sostenibilità i loro prodotti. Ma per far questo occorre passare attraverso la mediazione del sistema distributivo, cioè coinvolgerlo in un processo di analisi e di messa a punto di proposte per la riduzione e il recupero dei materiali e dei prodotti messi in circolazione. E per coinvolgerlo ci vuole bastone e carota: incentivi e servizi da un lato, ma anche penalizzazioni e divieti dall'altro. E questo chiama in causa la politica. Può quindi il mondo internet, come spazio di condivisione delle conoscenze contribuire allo sviluppo del settore ? Ormai tutto passa attraverso internet, se non in modo esclusivo, comunque in quanto circuito parallelo a quello degli altri strumenti di comunicazione. Quello che troppo pochi hanno finora scoperto è la quantità di informazioni e di conoscenza che si può ricavare dall'analisi dei rifiuti e dell'attività di chi raccoglie e ricicla rifiuti. Su questo tema varrebbe la pena aprire una riflessione interdisciplinare. Il settore della gestione dei rifiuti è lo specchio della società nella quale viviamo e come tale è un indice importante del suo sviluppo non solo tecnologico, ma anche morale e sociale e, dunque, del rapporto che può crearsi fra cittadini e istituzioni. E' questo rapporto, secondo te, uno dei fattori di rallentamento dello sviluppo? Non direi di rallentamento. Evidentemente cambiare le forme di gestione dei rifiuti (prevenzione compresa) è un'attività che si trascina dietro molte altre cose, alcune delle quali toccano nervi scoperti non solo del sistema politico, ma anche e soprattutto di quello industriale. Questo evidentemente rende esplicito il fatto che la promozione di una nuova organizzazione di gestione dei rifiuti non può essere affidata solo agli addetti ai lavori. E questo, sia i politici che il mondo confindustriale non l'hanno ancora capito. Secondo Te quali tra gli strumenti ipotizzati per la "Prevenzione e Riduzione" , responsabilità condivisa, accordi volontari, requisiti normativi, programmi di comunicazione e tassazione ambientale, sono tuttora non intrapresi o carenti in Italia e vanno quindi incentivati ? In Italia tutti questi strumenti sono utilizzati pochissimo, se si eccettua il principio di responsabilità condivisa che è giocoforza utilizzare - quanto bene è difficile a dirsi - se si vuole fare la RD. Il guaio di questo dato sta nel fatto che per funzionare tutto quanto attiene a processi negoziali (quindi, responsabilità condivisa, accordi volontari, tassazione, ecc) ha bisogno di una massa critica, al di sotto della quale diventa mero episodio su cui si appuntano le fobie e le paranoie di tutti, che è la premessa maggiore per farlo abortire. In altre parole, se si aprissero veri processi negoziali tutte le volte che c'è da fare una VIA - per esempio, anche per un inceneritore - la cosa sembrerebbe ordinaria amministrazione, si formerebbero meno comitati o, per lo meno, si formerebbero comitati solo per affrontare il merito della questione, e non per dare sfogo ad un bisogno di protagonismo represso che alimenta gran parte di questi processi. Lo stesso vale per la tassazione ambientale: o si lavora per trasferire seriamente una quota consistente di imposizione fiscale dal lavoro alle risorse naturali, come si sta facendo in altri paesi, oppure una tassa una tantum, per di più periodicamente azzerata, come è avvenuto in Italia con la Carbon tax, avrà solo effetti controproducenti.rifiuti, dell'acqua, dell'energia"
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