farmaci le sperimentazioni danno torto a big pharma



da liberazione.it
sabato 3 luglio 2004

Le sperimentazioni danno torto a Big Pharma

Non è vero che le terapie anti-Aids a prezzo accessibile sono meno efficaci,
anzi. Lo dice la prestigiosa rivista scientifica "The Lancet" che ha testato
un "generico" prodotto in India
Ieri la rivista scientifica "The Lancet" ha sancito una piccola grande
vittoria degli attivisti per la salute che, da anni, lottano perché anche i
più poveri abbiano accesso alle terapie anti-Aids. Nel pubblicare i
risultati di una sperimentazione clinica condotta in Camerun, la prestigiosa
rivista britannica ha messo sostanzialmente la parola fine all'attacco
concentrico sferrato dalle grandi multinazionali del farmaco contro i
generici, in particolare contro un prodotto sintetizzato dall'azienda
farmaceutica indiana Cipla che risultava più economico, più efficace e più
facile da assumere.
Un paio di anni fa la Cipla, che si era già resa nota per avere offerto
farmaci economici ad alcuni paesi africani, aveva lanciato sul mercato il
Triomune, un prodotto che sintetizza i principi attivi di tre
antiretrovirali di largo impiego, la stavudina, la lamivudina e la
nevirapina. L'arrivo del Triomune era stato subito accolto con sollievo dai
malati e dagli attivisti. In primo luogo perché riduce di parecchio la
quantità di compresse che debbono ingerire i malati di Aids e in secondo
luogo perché abbatte i costi della terapia di marca, letteralmente
proibitivi per la maggior parte dei paesi poveri dove, com'è noto, vive la
maggior parte degli infetti da Hiv. Un paio di cifre rendono l'idea. La
lamivudina della Glaxo costa 3.271 dollari a paziente l'anno, la stavudina
della Bristol-Myer Squibb 3.589 dollari e la nevirapina della Boehringer
Ingelheim altri 3.508. Sintetizzando la triplice terapia in una sola
compressa l'azienda indiana è in grado di offrire un anno di scorte per una
cifra che si aggira fra i 350 e i 600 dollari, contro i 10-15 mila delle
medicine di marca.
Già da qualche anno la produzione di farmaci generici da parte delle
nascenti industrie nazionali viene combattuta con ogni mezzo. Mentre le
corporation farmaceutiche occidentali arrivavano perfino a portare in
tribunale dei governi - come è accaduto al Sudafrica, che voleva importare
la terapia generica dall'India - i super-burocrati dell'Organizzazione
mondiale del Commercio, alias Wto, hanno operato ogni sorta di pressione per
proteggere i diritti brevettali di Big Pharma. In questo quadro l'arrivo del
Triomune non poteva che scatenare una vera e propria isteria.
In palio non ci sono infatti soltanto i malati poveri che, pur essendo
decine di milioni, coprono una percentuale infinitesimale del mercato, ma il
ricco mercato occidentale. Cosa succederebbe se i generici indiani, in grado
di offrire un ciclo completo di terapia anti-Aids a 400 dollari l'anno
approdassero in Europa? E se i sistemi sanitari nazionali dei paesi
industrializzati decidessero di acquistare i farmaci che a parità di
efficacia sono meno costosi, cosa accadrebbe alle grandi firme della salute?
La domanda deve essere echeggiata più volte nelle stanze dei consigli di
amministrazione di gruppi come Bristol, Glaxo e Boehringer che detengono i
brevetti sugli antiretrovirali in un regime di semi-monopolio. Non deve
essere stato facile decidere di dare battaglia visto che le precedenti
iniziative - come quella contro al Sudafrica - sono state rovinose per
l'immagine delle multinazionali. Ora che gli attivisti sono diventati così
solerti nello svelare tutti i retroscena della questione brevetti - come la
rapidità con la quale vengono ammortizzati i costi della ricerca e dello
sviluppo - è più difficile utilizzare il ricatto degli alti costi degli
investimenti iniziali per giustificare royalties stratosferiche. Alla fine,
però, si è optato per l'offensiva. Nutrite truppe di medici compiacenti
hanno sparso dubbi sull'efficacia e sull'innocuità del Triomune nelle
apposite riviste specializzate. Poi sono arrivati i super-burocrati
dell'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, i cui ispettori hanno
costretto la Cipla a ripresentare da capo la documentazione relativa al
farmaco. Infine è scesa in campo perfino la nave ammiraglia. Con una mossa
decisamente ardita i funzionari statunitensi che gestiscono il fondo
stanziato da Bush per la lotta all'Aids hanno eliminato il Triomune dalla
lista della spesa. Come dire: più che curare i poveri africani il fondo
serve a foraggiare i marchi Made in Usa.
Per questo la ricerca condotta in Camerun, dimostrando che il farmaco
indiano è perfettamente in grado di svolgere la funzione di controllare il
virus, è una pessima notizia per Big Pharma. «Ora non si potranno più
utilizzare dubbi sull'efficacia dei generici per opporsi all'impiego
massiccio della terapia con il Triomune» ha dichiarato il portavoce di
Medicins sans Frontieres. Un risultato che non potrà essere ignorato né
dall'Oms né dalla Food and Drugs Administration, l'organismo di controllo
statunitense, che ora rischia di essere costretta ad aprire le porte del
mercato statunitense ai generici a basso costo prodotti nel Terzo mondo.
Sabina Morandi