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farmaci le sperimentazioni danno torto a big pharma
- Subject: farmaci le sperimentazioni danno torto a big pharma
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sun, 4 Jul 2004 08:45:40 +0200
da liberazione.it sabato 3 luglio 2004 Le sperimentazioni danno torto a Big Pharma Non è vero che le terapie anti-Aids a prezzo accessibile sono meno efficaci, anzi. Lo dice la prestigiosa rivista scientifica "The Lancet" che ha testato un "generico" prodotto in India Ieri la rivista scientifica "The Lancet" ha sancito una piccola grande vittoria degli attivisti per la salute che, da anni, lottano perché anche i più poveri abbiano accesso alle terapie anti-Aids. Nel pubblicare i risultati di una sperimentazione clinica condotta in Camerun, la prestigiosa rivista britannica ha messo sostanzialmente la parola fine all'attacco concentrico sferrato dalle grandi multinazionali del farmaco contro i generici, in particolare contro un prodotto sintetizzato dall'azienda farmaceutica indiana Cipla che risultava più economico, più efficace e più facile da assumere. Un paio di anni fa la Cipla, che si era già resa nota per avere offerto farmaci economici ad alcuni paesi africani, aveva lanciato sul mercato il Triomune, un prodotto che sintetizza i principi attivi di tre antiretrovirali di largo impiego, la stavudina, la lamivudina e la nevirapina. L'arrivo del Triomune era stato subito accolto con sollievo dai malati e dagli attivisti. In primo luogo perché riduce di parecchio la quantità di compresse che debbono ingerire i malati di Aids e in secondo luogo perché abbatte i costi della terapia di marca, letteralmente proibitivi per la maggior parte dei paesi poveri dove, com'è noto, vive la maggior parte degli infetti da Hiv. Un paio di cifre rendono l'idea. La lamivudina della Glaxo costa 3.271 dollari a paziente l'anno, la stavudina della Bristol-Myer Squibb 3.589 dollari e la nevirapina della Boehringer Ingelheim altri 3.508. Sintetizzando la triplice terapia in una sola compressa l'azienda indiana è in grado di offrire un anno di scorte per una cifra che si aggira fra i 350 e i 600 dollari, contro i 10-15 mila delle medicine di marca. Già da qualche anno la produzione di farmaci generici da parte delle nascenti industrie nazionali viene combattuta con ogni mezzo. Mentre le corporation farmaceutiche occidentali arrivavano perfino a portare in tribunale dei governi - come è accaduto al Sudafrica, che voleva importare la terapia generica dall'India - i super-burocrati dell'Organizzazione mondiale del Commercio, alias Wto, hanno operato ogni sorta di pressione per proteggere i diritti brevettali di Big Pharma. In questo quadro l'arrivo del Triomune non poteva che scatenare una vera e propria isteria. In palio non ci sono infatti soltanto i malati poveri che, pur essendo decine di milioni, coprono una percentuale infinitesimale del mercato, ma il ricco mercato occidentale. Cosa succederebbe se i generici indiani, in grado di offrire un ciclo completo di terapia anti-Aids a 400 dollari l'anno approdassero in Europa? E se i sistemi sanitari nazionali dei paesi industrializzati decidessero di acquistare i farmaci che a parità di efficacia sono meno costosi, cosa accadrebbe alle grandi firme della salute? La domanda deve essere echeggiata più volte nelle stanze dei consigli di amministrazione di gruppi come Bristol, Glaxo e Boehringer che detengono i brevetti sugli antiretrovirali in un regime di semi-monopolio. Non deve essere stato facile decidere di dare battaglia visto che le precedenti iniziative - come quella contro al Sudafrica - sono state rovinose per l'immagine delle multinazionali. Ora che gli attivisti sono diventati così solerti nello svelare tutti i retroscena della questione brevetti - come la rapidità con la quale vengono ammortizzati i costi della ricerca e dello sviluppo - è più difficile utilizzare il ricatto degli alti costi degli investimenti iniziali per giustificare royalties stratosferiche. Alla fine, però, si è optato per l'offensiva. Nutrite truppe di medici compiacenti hanno sparso dubbi sull'efficacia e sull'innocuità del Triomune nelle apposite riviste specializzate. Poi sono arrivati i super-burocrati dell'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, i cui ispettori hanno costretto la Cipla a ripresentare da capo la documentazione relativa al farmaco. Infine è scesa in campo perfino la nave ammiraglia. Con una mossa decisamente ardita i funzionari statunitensi che gestiscono il fondo stanziato da Bush per la lotta all'Aids hanno eliminato il Triomune dalla lista della spesa. Come dire: più che curare i poveri africani il fondo serve a foraggiare i marchi Made in Usa. Per questo la ricerca condotta in Camerun, dimostrando che il farmaco indiano è perfettamente in grado di svolgere la funzione di controllare il virus, è una pessima notizia per Big Pharma. «Ora non si potranno più utilizzare dubbi sull'efficacia dei generici per opporsi all'impiego massiccio della terapia con il Triomune» ha dichiarato il portavoce di Medicins sans Frontieres. Un risultato che non potrà essere ignorato né dall'Oms né dalla Food and Drugs Administration, l'organismo di controllo statunitense, che ora rischia di essere costretta ad aprire le porte del mercato statunitense ai generici a basso costo prodotti nel Terzo mondo. Sabina Morandi
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