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economia della paura
- Subject: economia della paura
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 26 May 2004 07:04:39 +0200
da cunegonda.org lunedi 3 maggio 2004 L'economia della paura A un certo punto del decennio novanta, forse un po' ingenuamente ci convincemmo che nella tecnosfera si fosse creato qualcosa di positivo, qualcosa che poteva dissipare le nebbie ed i miasmi della tarda modernità capitalista. La rete, o meglio il paradigma di collaborazione reticolare ampliò la potenza produttiva del sapere, e creò le condizioni di una autonomia politica e anche finanziaria del lavoro cognitivo, che si manifestava in esperienze come la diffusione delle dot.com, e come la progressiva espansione della rete in ambiti sempre più decisivi della vita produttiva. Il paradigma della rete conteneva un principio di tipo post-proprietario che ha effettivamente fatto vacillare la regola costitutiva della riproduzione capitalistica e del dominio capitalistico sul sapere sociale. Ma il collasso economico di inizio millennio (anticipato dall'apocalisse immaginaria del Y2K) ha aperto una fase nuova, di crisi del rapporto tra ciclo di produzione cognitiva e modelli di dominio proprietario. La precipitazione militare che è seguita alla crisi della new economy ha reso possibile una ridefinizione delle relazioni tra tecnologia di rete, lavoro cognitivo e dominio di capitale. Dopo l'11 settembre si è manifestata l'esplosione dell'ideologia securitaria e del ciclo di produzione di merce securitaria. Questa esplosione si concretizza nell'immenso investimento finanziario che il Congresso americano ha destinato alla spesa militare. In un articolo uscito sull'Herald, David Ignatius prevedeva, poco tempo dopo l'11 settembre, che la paura avrebbe costituito la base di riqualificazione tecnologica ed economica della produzione. La seconda guerra del Golfo rappresenta un passo in avanti decisivo in questo senso. La premessa sta nella recessione economica globale che non sembra avere vie d'uscita per la semplice ragione che non si intravvedono nuove prospettive per la domanda di massa. Non ci sono nuovi prodotti che possano suscitare un rilancio della produzione, come accadde negli anni Ottanta e novanta con il boom dell'informatica, della comunicazione e della telefonia. E' la paura, come prevedeva David Ignatius, che rilancerà la domanda nel mondo.La popolazione occidentale viene costantemente allertata. Deve divenire consapevole di essere circondata di pericoli di ogni genere: gli immigrati, i rapinatori, e soprattutto i terroristi. Il bisogno principale della società terrorizzata é la sicurezza. In questo modo la guerra può diventare il ciclo fondamentale per un rilancio generale dell'economia. All'inizio del 2003, il responsabile della sicurezza deli Stati Uniti, Tom Ridge, annunciò che si attendevano degli attentati con uso di gas, bombe chimiche e batteriologiche. Si invitava pertanto la popolazione a dotarsi di nastro isolante con cui assicurare la protezione delle finestre e delle porte nelle abitazioni private. Si trattava di uno dei tanti allarmi a vuoto lanciati dal sistema di sicurezza per produrre paura, diffondere terrore. Ma qual era lo scopo? Nei giorni successivi milioni di americani si precipitarono a comprare il nastro isolante consigliato dal governo. Risultò poi che il principale produttore di quel tipo di nastro è uno del clan Bush, grande finanziatore della campagna elettorale del Presidente. Ma questo è un particolare secondario, che aggiunge un tocco di squallore mafioso alla faccenda. L'essenziale é che la paura sta diventando il settore principale dell'economia. "L'economia della paura ingrassa mentre intorno c'è la carestia. La paura ha già rimodellato la città americana fin dagli anni sessanta, ma il nuovo terrore fornisce un moltiplicatore keynesiano formidabile. Secondo Fortune il settore privato spenderà più di 150 miliardi di dollari in sicurezza interna (assicurazioni, sicurezza sul lavoro, logistica, tecnologia informativa): approssimativamente quattro volte il budget per la sicurezza annunciato dal governo federale. L'esercito di guardie di sicurezza a bassi salari che è già costituito da un milione di uomini, dovrebbe crescere del 50% nel corso del decennio, mentre la videosorveglianza, con software di riconoscimento facciale toglierà di mezzo ogni privacy dalle abitudini della vita quotidiana. Il regime di sicurezza degli aereoporti fornirà il modello per la regolazione delle folle nei mercati, negli eventi sportivi, e altrove. Si attende che gli americani siano riconoscenti di essere fotografati, perquisiti, scannerizzati, registrati e interrogati per la loro protezione. Il capitale di ventura fluirà nei settori di avanguardia sviluppando sensori per la guerra batteriologica e sistemi di cibersicurezza. I technopundits prevedono che i veri eroi dela Guerra al Terrorismo sarà l'esercito privato dei capitalisti di ventura e delle startup di security-tech.. Le diverse tecnologie di sorveglianza, monitoraggio ambientale, design degli edifici convergeranno verso un unico sistema integrato. La sicurezza in altre parole diventerà un servizio urbano come l'acqua, l'energia elettrica e la telecomunicazione." (Mike Davis: Dead cities) Per poter alimentare questa domanda di sicurezza occorre creare le condizioni in cui il terrore possa fiorire, diffondersi, proliferare, entrare nella vita di tutti i giorni, abitare costantemente le nostre case, le nostre menti, i nostri discorsi. Di conseguenza la società occidentale sarà spinta a comprare servizi di sicurezza sempre più costosi raffinati e pervasivi, a noleggiare guardie armate, a finanziare eserciti sempre più addestrati. Distruggere i servizi pubblici è parte integrante di questa strategia. Venti anni di politiche liberiste hanno creato le condizioni per la diffusione del terrore perché hanno distrutto la sfera pubblica, la percezione di appartenenza ad una sfera collettiva, hanno distrutto la solidarietà tra gli esseri umani. Eliminando i servizi sociali si crea miseria, criminalità, marginalità violenta. E questo a sua volta alimenta nei cittadini per bene la paura urbana, e li convince a finanziare la macchina sicuritaria. Il capolavoro di questa politica economica del terrore è la guerra infinita di Bush. La guerra contro l'Iraq, indipendentemente dal suo esito militare, è un perfetto strumento per l'ingigantimento dell'odio arabo ed islamico, e quindi del terrore, e quindi degli attacchi contro la sicurezza degli obesi occidentali, e quindi per l'ampliamento della domanda di merce securitaria. Si tratta di una guerra concepita per alimentare guerra, e quindi per alimentare domanda di sicurezza. Il costo umano che gli USA debbono pagare è minimo, non perché non muoiano dei soldati americani, ma perché i soldati americani non sono propriamente americani, sono neri o ispanici poveri che non hanno i soldi per pagarsi l'istruzione o addirittura alien persons che vogliono ottenere la cittadinanza americana e la ottengono rischiando la pelle per i loro padroni WASP. Nel ciclo del lavoro militare si sta formando un esercito di sub-cittadini, di schiavi migranti che ha il compito di allargare la sfera dell'aggressione, quindi dell'odio quindi della reazione terroristica, quindi della domanda di sicurezza, quindi del profitto. Nei prossimi anni questo è il percorso più probabile di sviluppo dell'economia, e quindi anche della tecnologia. Il gruppo dirigente americano può mettere in conto la morte di qualche migliaio di proletari in divisa in ogni avventura aggressiva, tanto che gliene può fregare? Quelli che vanno a crepare non sono elettori, e gli elettori non corrono il rischio di andare a farsi accoppare. Quanto può durare una situazione di questo genere? Il sistema nervoso occidentale può vivere in una condizione di terrore permanente? Questo comporterà, e già comporta una cancellazione della democrazia, che é ormai un dato di fatto acquisito. La decisione politica non non passa più attraverso il consenso democratico. Come hanno ripetuto più volte i Bush i Blair e i Rumsfeld, ci sono decisioni che i leader debbono prendere senza consenso della popolazione perché la popolazione non può sapere quello che i leader sanno. Questo significa che la società occidentale tende a trasformarsi in una caserma in cui l'emergenza prevale sistematicamente sulla politica. Non esiste più il vecchio problema del consenso, che era basilare nella politica democratica. Che bisogno c'é del consenso quando il sistema tecnologico, informativo e militare si integrano determinando automatismi ai quali nessuno si può opporre e che nessuno può controllare? Ma oltre la democrazia é la nozione stessa di "umanità" che deve essere cancellata dai vocabolari del capitalismo securitario, come dimostra il macello nazista scatenato in Iraq. Non si é trattato di una guerra, perché l'esercito nazi-americano non aveva di fronte a sé alcun esercito, ma solo la popolazione civile, ridicolmente armata o disarmata. Si é trattato di un macello, di una carneficina, di un episodio indegno al quale altri episodi indegni seguiranno, in un'escalation automatica dell'orrore il cui prodotto é la cancellazione stessa dell'umanità. [Franco Berardi Bifo, Rekombinant 13.04.2003]
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