economia della paura



da cunegonda.org
lunedi 3 maggio 2004

L'economia della paura

A un certo punto del decennio novanta, forse un po' ingenuamente ci
convincemmo che nella tecnosfera si fosse creato qualcosa di positivo,
qualcosa che poteva dissipare le nebbie ed i miasmi della tarda modernità
capitalista. La rete, o meglio il paradigma di collaborazione reticolare
ampliò la potenza produttiva del sapere, e creò le condizioni di una
autonomia politica e anche finanziaria del lavoro cognitivo, che si
manifestava in esperienze come la diffusione delle dot.com, e come la
progressiva espansione della rete in ambiti sempre più decisivi della vita
produttiva. Il paradigma della rete conteneva un principio di tipo
post-proprietario che ha effettivamente fatto vacillare la regola
costitutiva della riproduzione capitalistica e del dominio capitalistico sul
sapere sociale.
Ma il collasso economico di inizio millennio (anticipato dall'apocalisse
immaginaria del Y2K) ha aperto una fase nuova, di crisi del rapporto tra
ciclo di produzione cognitiva e modelli di dominio proprietario. La
precipitazione militare che è seguita alla crisi della new economy ha reso
possibile una ridefinizione delle relazioni tra tecnologia di rete, lavoro
cognitivo e dominio di capitale.
Dopo l'11 settembre si è manifestata l'esplosione dell'ideologia securitaria
e del ciclo di produzione di merce securitaria. Questa esplosione si
concretizza nell'immenso investimento finanziario che il Congresso americano
ha destinato alla spesa militare. In un articolo uscito sull'Herald, David
Ignatius prevedeva, poco tempo dopo l'11 settembre, che la paura avrebbe
costituito la base di riqualificazione tecnologica ed economica della
produzione. La seconda guerra del Golfo rappresenta un passo in avanti
decisivo in questo senso. La premessa sta nella recessione economica globale
che non sembra avere vie d'uscita per la semplice ragione che non si
intravvedono nuove prospettive per la domanda di massa. Non ci sono nuovi
prodotti che possano suscitare un rilancio della produzione, come accadde
negli anni Ottanta e novanta con il boom dell'informatica, della
comunicazione e della telefonia.
E' la paura, come prevedeva David Ignatius, che rilancerà la domanda nel
mondo.La popolazione occidentale viene costantemente allertata. Deve
divenire consapevole di essere circondata di pericoli di ogni genere: gli
immigrati, i rapinatori, e soprattutto i terroristi. Il bisogno principale
della società terrorizzata é la sicurezza. In questo modo la guerra può
diventare il ciclo fondamentale per un rilancio generale dell'economia.
All'inizio del 2003, il responsabile della sicurezza deli Stati Uniti, Tom
Ridge, annunciò che si attendevano degli attentati con uso di gas, bombe
chimiche e batteriologiche. Si invitava pertanto la popolazione a dotarsi di
nastro isolante con cui assicurare la protezione delle finestre e delle
porte nelle abitazioni private. Si trattava di uno dei tanti allarmi a vuoto
lanciati dal sistema di sicurezza per produrre paura, diffondere terrore. Ma
qual era lo scopo? Nei giorni successivi milioni di americani si
precipitarono a comprare il nastro isolante consigliato dal governo. Risultò
poi che il principale produttore di quel tipo di nastro è uno del clan Bush,
grande finanziatore della campagna elettorale del Presidente. Ma questo è un
particolare secondario, che aggiunge un tocco di squallore mafioso alla
faccenda. L'essenziale é che la paura sta diventando il settore principale
dell'economia. "L'economia della paura ingrassa mentre intorno c'è la
carestia. La paura ha già rimodellato la città americana fin dagli anni
sessanta, ma il nuovo terrore fornisce un moltiplicatore keynesiano
formidabile. Secondo Fortune il settore privato spenderà più di 150 miliardi
di dollari in sicurezza interna (assicurazioni, sicurezza sul lavoro,
logistica, tecnologia informativa): approssimativamente quattro volte il
budget per la sicurezza annunciato dal governo federale. L'esercito di
guardie di sicurezza a bassi salari che è già costituito da un milione di
uomini, dovrebbe crescere del 50% nel corso del decennio, mentre la
videosorveglianza, con software di riconoscimento facciale toglierà di mezzo
ogni privacy dalle abitudini della vita quotidiana. Il regime di sicurezza
degli aereoporti fornirà il modello per la regolazione delle folle nei
mercati, negli eventi sportivi, e altrove. Si attende che gli americani
siano riconoscenti di essere fotografati, perquisiti, scannerizzati,
registrati e interrogati per la loro protezione. Il capitale di ventura
fluirà nei settori di avanguardia sviluppando sensori per la guerra
batteriologica e sistemi di cibersicurezza. I technopundits prevedono che i
veri eroi dela Guerra al Terrorismo sarà l'esercito privato dei capitalisti
di ventura e delle startup di security-tech.. Le diverse tecnologie di
sorveglianza, monitoraggio ambientale, design degli edifici convergeranno
verso un unico sistema integrato. La sicurezza in altre parole diventerà un
servizio urbano come l'acqua, l'energia elettrica e la telecomunicazione."
(Mike Davis: Dead cities) Per poter alimentare questa domanda di sicurezza
occorre creare le condizioni in cui il terrore possa fiorire, diffondersi,
proliferare, entrare nella vita di tutti i giorni, abitare costantemente le
nostre case, le nostre menti, i nostri discorsi. Di conseguenza la società
occidentale sarà spinta a comprare servizi di sicurezza sempre più costosi
raffinati e pervasivi, a noleggiare guardie armate, a finanziare eserciti
sempre più addestrati.
Distruggere i servizi pubblici è parte integrante di questa strategia. Venti
anni di politiche liberiste hanno creato le condizioni per la diffusione del
terrore perché hanno distrutto la sfera pubblica, la percezione di
appartenenza ad una sfera collettiva, hanno distrutto la solidarietà tra gli
esseri umani. Eliminando i servizi sociali si crea miseria, criminalità,
marginalità violenta. E questo a sua volta alimenta nei cittadini per bene
la paura urbana, e li convince a finanziare la macchina sicuritaria. Il
capolavoro di questa politica economica del terrore è la guerra infinita di
Bush. La guerra contro l'Iraq, indipendentemente dal suo esito militare, è
un perfetto strumento per l'ingigantimento dell'odio arabo ed islamico, e
quindi del terrore, e quindi degli attacchi contro la sicurezza degli obesi
occidentali, e quindi per l'ampliamento della domanda di merce securitaria.
Si tratta di una guerra concepita per alimentare guerra, e quindi per
alimentare domanda di sicurezza.
Il costo umano che gli USA debbono pagare è minimo, non perché non muoiano
dei soldati americani, ma perché i soldati americani non sono propriamente
americani, sono neri o ispanici poveri che non hanno i soldi per pagarsi
l'istruzione o addirittura alien persons che vogliono ottenere la
cittadinanza americana e la ottengono rischiando la pelle per i loro padroni
WASP. Nel ciclo del lavoro militare si sta formando un esercito di
sub-cittadini, di schiavi migranti che ha il compito di allargare la sfera
dell'aggressione, quindi dell'odio quindi della reazione terroristica,
quindi della domanda di sicurezza, quindi del profitto.
Nei prossimi anni questo è il percorso più probabile di sviluppo
dell'economia, e quindi anche della tecnologia. Il gruppo dirigente
americano può mettere in conto la morte di qualche migliaio di proletari in
divisa in ogni avventura aggressiva, tanto che gliene può fregare? Quelli
che vanno a crepare non sono elettori, e gli elettori non corrono il rischio
di andare a farsi accoppare.
Quanto può durare una situazione di questo genere? Il sistema nervoso
occidentale può vivere in una condizione di terrore permanente? Questo
comporterà, e già comporta una cancellazione della democrazia, che é ormai
un dato di fatto acquisito. La decisione politica non non passa più
attraverso il consenso democratico. Come hanno ripetuto più volte i Bush i
Blair e i Rumsfeld, ci sono decisioni che i leader debbono prendere senza
consenso della popolazione perché la popolazione non può sapere quello che i
leader sanno. Questo significa che la società occidentale tende a
trasformarsi in una caserma in cui l'emergenza prevale sistematicamente
sulla politica. Non esiste più il vecchio problema del consenso, che era
basilare nella politica democratica. Che bisogno c'é del consenso quando il
sistema tecnologico, informativo e militare si integrano determinando
automatismi ai quali nessuno si può opporre e che nessuno può controllare?
Ma oltre la democrazia é la nozione stessa di "umanità" che deve essere
cancellata dai vocabolari del capitalismo securitario, come dimostra il
macello nazista scatenato in Iraq. Non si é trattato di una guerra, perché
l'esercito nazi-americano non aveva di fronte a sé alcun esercito, ma solo
la popolazione civile, ridicolmente armata o disarmata. Si é trattato di un
macello, di una carneficina, di un episodio indegno al quale altri episodi
indegni seguiranno, in un'escalation automatica dell'orrore il cui prodotto
é la cancellazione stessa dell'umanità.

[Franco Berardi Bifo, Rekombinant 13.04.2003]