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come funzionano gli impianti di riciclaggio
- Subject: come funzionano gli impianti di riciclaggio
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Fri, 14 May 2004 06:41:12 +0200
da ulisse.it 11 aprile 2004 Il funzionamento degli impianti di riciclaggio DomandaCome è possibile risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti in Italia? Come funzionano gli impianti di riciclaggio? RispostaProvo a formulare una risposta necessariamente sintetica (mi scuso per affrontare il problema a livello generale ma - a richiesta - si possono discutere/considerare i diversi aspetti). Sul primo quesito, come è possibile risolvere il problema dello smaltimento rifiuti in Italia? - la risposta principale è che occorre ridurre al minimo la necessità di smaltire rifiuti (per legge il termine smaltimento significa l'immissione controllata - entro determinati limiti fissati dalle norme - dei rifiuti o delle sostanze derivanti dal loro trattamento, nell'ambiente (acqua, suolo, sottosuolo, aria). Per cui occorre parlare non di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti ma di risolvere il problema dei rifiuti. La soluzione - sembra banale ma non lo è - sta nel non produrre rifiuti ovvero di fare in modo che le merci alla fine della loro vita possano essere reimesse in un ciclo a nullo o basso impatto ambientale, occorre evitare l'esistenza di materiali/merci che per le loro caratteristiche e/o per la loro forma, non siano in alcun modo riciclabili, recuperabili, reimpiegabili. Sempre sinteticamente potremmo articolare questa soluzione come segue: 1. realizzazione di merci in cui venga considerata anche la loro "fine" quindi: modifica dei cicli produttivi e delle merci stesse attraverso l'eliminazione (sostituzione) di materiali non riciclabili o ad alto impatto ambientale, semplificazione delle merci, riduzione in peso dei materiali attuando in una parola una politica finalizzata alla riduzione e alla prevenzione dei rifiuti. 2. Spostamento dell'onere della gestione delle merci a fine vita sui produttori di merci anzichè sugli enti pubblici, ciò favorirebbe molto il raggiungimento degli obiettivi di cui al punto 1. In altri termini significa introdurre sistemi di ripresa (da parte dei produttori, singoli o associati) delle proprie merci a fine vita al fine del reimpiego/riciclaggio; anche sistemi per cui anzichè la cessione di una merce viene venduto un servizio favoriscono tale obiettivo (per esempio vendere un servizio di fotocopiatura anzichè una fotocopiatrice, così l'utilizzatore paga le fotocopie mentre la macchina rimane del fornitore che si occupa sia della manutenzione, dell'aggiornamento tecnologico e ritira la macchina a fine vita - il produttore è quello che conosce meglio di tutti le possibilità di disassemblaggio per il reimpiego e il riciclo di tutto o parte del proprio prodotto). 3. Introduzione di sistemi efficaci di raccolta differenziata in particolare per i rifiuti domestici, finalizzati al recupero/riciclaggio dei materiali (è importante notare che l'incenerimento anche con recupero energetico è di fatto una forma di smaltimento). Attualmente siamo in una fase transitoria e occorre decidere da che parte andare. Sono state introdotte normative e pratiche che hanno reso possibile un incremento della raccolta differenziata (sia con scelte locali che legate alle norme come la responsabilità condivisa per gli imballaggi, ovvero l'onere distribuito tra produttori e enti pubblici) ma che è ancora carente sotto il profilo della prevenzione/riduzione. La normativa europea va in questa direzione: per esempio con la direttiva sulle auto da demolire (in fase di attuazione in Italia) e con quella sulle apparecchiature elettriche ed elettroniche (ancora da recepire) si chiede al produttore di produrre merci con elevata potenzialità di riciclaggio, bassi contenuti di sostanze pericolose, e chiedendo allo stesso produttore di farsi carico della raccolta differenziata (tramite il sistema della distribuzione). Se si va in quest'ultima direzione - come richiede l'Unione Europea - unitamente alla estensione e miglioramente della raccolta differenziata si possono ottenere due risultati: a) riduzione della quantità (e della pericolosità) dei rifiuti; b) elevati livelli di raccolta differenziata ovvero ridotti fabbisogni di smaltimento. Se alla riduzione si collega una raccolta differenziata al 70 % (obiettivo raggiungibile e già raggiunto in molte realtà) è possibile trattare i rifiuti restanti con sistemi di trattamento (cosiddetti MBT - meccanici e biologici) in grado di rendere riutilizzabili ulteriori materiali e di ridurre a circa il 10 % la quantità da inviare a smaltimento e in particolare in discarica. Basta mettersi di buzzo buono. Sul secondo quesito: come funzionano gli impianti di riciclaggio? - la risposta può essere, dipende dal materiale e dal processo. Molto sinteticamente possiamo distinguere i principali materiali presenti come rifiuti, ai fini del loro riciclaggio, come segue: a) rifiuti organici (alimenti ecc.): dalla raccolta differenziata vengono inviati in impianti di compostaggio dove i rifiuti vengono sottoposti a processi di degradazione (con aria e a temperatura controllata) in modo tale che i microorganismi presenti in natura fanno diventare il rifiuto un ammendante (cioè un prodotto che aiuta la fertilità di un terreno, sia esso agricolo, di serra ecc.); b) alcune frazioni secche (metalli, vetro, carta) possono essere inviate con semplici pretrattamenti per eliminare impurità e per ridurli di volume alle corrispondenti filiere produttive, in sostituzione di materiali vergini, ovvero in fonderie, vetrerie, cartiere; c) altre frazioni secche (per esempio le plastiche) vanno sottoposte a pretrattamenti di selezione delle diverse matrici oppure a depolimerizzazione (cosiddetto riciclaggio chimico) per l'invio - in relazione alle caratteristiche del materiale trattato - a filiere anche diverse rispetto a quelle originarie. Per esempio dal PET (la plastica delle bottiglie di acqua minerale) possono trarre delle fibre ottiche o delle fibre tessili per abbigliamento; dalle moquette possono trarre delle fibre di poliammide (per tessuti da abbigliamento e non) ecc. Le materie plastiche (ma anche prodotti analoghi come le gomme) sono più sensibili alla presenza di impurezza (e la raccolta e il trattamento sono maggiormente costosi) per cui occorre fare maggiore attenzione al ciclo per il loro riciclaggio. In tutti i casi è fondamentale che il sistema di raccolta sia finalizzato a raccogliere matrici che non siano contaminate, per questo sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo per le utenze domestiche sono migliori (e meno costosi) sistemi di raccolta porta a porta, mentre per le utenze commerciali e le attività economiche in genere occorre realizzare sistemi ad hoc in relazione ai diversi settori economici. Pur non essendo stato certamente esaustivo, spero di aver fornito un inquadramento del problema utile per ulteriori approfondimenti. A cura diMarco Caldiroli Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro Varese
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