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cellulari e insostenibilità ambientale
- Subject: cellulari e insostenibilità ambientale
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Sat, 15 May 2004 07:09:50 +0200
da cunegonda.org lunedi 3 maggio 2004 Telefoni cellulari. Numeri insostenibili I telefoni cellulari sono diventati onnipresenti: se nel 1992 meno dell'1% della popolazione mondiale possedeva un telefono cellulare, e solo un terzo di tutti i paesi del mondo aveva una rete per la telefonia cellulare, dopo 10 anni il primo dato è salito al 18% (1,14 miliardi di persone in confronto a 1,10 miliardi con una linea telefonica convenzionale) e oltre il 90% delle nazioni ha un network. Vi sono più europei che inviano e ricevono SMS dai loro telefonini di quanti usino il computer per i messaggi in Internet. Le Filippine sono il paese in cui vengono inviati il maggior numero di SMS e di certo il "messaggino" usato dai manifestanti per organizzare dimostrazioni contro l'allora presidente Joseph Estrada ha avuto un ruolo nella sua espulsione. In Africa il numero dei cellulari supera quello dei telefoni fissi in una proporzione maggiore di qualsiasi altro continente e gli imprenditori che vendono l'uso dei propri telefoni cellulari portano, di fatto, un servizio agli abitanti dei villaggi che in precedenza dovevano percorrere chilometri per poter fare una telefonata. Ma le chiacchierate al telefonino, però, portano le onde radio a contatto con la testa dell'utilizzatore più di quanto faccia qualsiasi altra apparecchiatura elettronica. Uno studio effettuato su 10 nazioni, supportato dall'OMS e finalizzato a determinare se l'uso dei telefoni cellulari possa provocare tumori alla testa e al collo, si concluderà nel 2004. Intanto, in assenza di dati sugli effetti a lungo termine, i ricercatori suggeriscono di usare l'auricolare per tenere il telefonino a distanza. Un gruppo di studio promosso dal governo britannico scoraggia l'uso eccessivo del telefonino da parte dei più giovani. Come i computer, i telefonini sono prodotti che hanno vita breve e rappresentano pertanto una delle più vistose minacce alla salute dell'uomo e dell'ambiente, sia in fase di produzione sia in fase di dismissione, poiché contengono chip semiconduttori carichi di sostanze tossiche. Un'analisi del ciclo di vita del telefonino identifica i maggiori pericoli nella piastra del circuito contenente chip, nel display a cristalli liquidi e nelle batterie, a cui segue, per nocività, l'involucro esterno di plastica di difficile riciclaggio. Negli Stati Uniti - il maggiore mercato per i cellulari dopo quello cinese - i telefonini vengono gettati via in media dopo 18 mesi, e il gruppo di ricerca INFORM valuta che nel 2005 si saranno accumulati qualcosa come 500 milioni di cellulari usati che probabilmente finiranno nelle discariche, da cui potrebbero percolare 142.000 litri di piombo. I telefonini sono piccoli e quindi è facile liberarsene, ma con altrettanta facilità potrebbero essere riutilizzati, e se si estende la loro vita utile se ne riduce l'impatto ambientale. Alcune organizzazioni di beneficenza collaborano con le aziende per rimettere a nuovo i telefonini usati; alcuni vengono programmati per comporre il numero dei servizi di emergenza e sono consegnati a persone vittime di violenza domestica o agli anziani, mentre altri vengono rivenduti nei paesi in via di sviluppo. Altre società come la ReCeliular comprano e vendono telefonini usati in grandi quantitativi. Uno dei motivi per cui negli Stati Uniti i cellulari vengono gettati con tanta velocità è rappresentato dagli standard concorrenziali delle diverse reti di telefonia cellulare. In Europa, invece, a partire dai primi anni '80 vi è un solo standard. Dal momento che le società che mantengono modelli sorpassati risulterebbero perdenti, l'industria ha ostacolato i tentativi dell'lnternational Communication Union di trovare un accordo sullo standard unico. Ma alcuni osservatori ritengono che con il crescere del numero degli utenti, questo sarà un passo inevitabile. Un programma di incentivi alle aziende perché progettino telefoni cellulari meno tossici e li riciclino sembra essere la misura più promettente per alleggerire l'impatto sull'ambiente. In Giappone, a partire dal 1988, i produttori hanno l'obbligo di ritirare la maggioranza delle apparecchiature elettriche; ora l'obbligo è ora stato esteso anche ai computer e vi sono altre norme in vista che riguardano ulteriori tipologie di apparecchiature elettroniche. Le aziende devono pagare per il riciclo dei loro prodotti e pertanto società come la Sony hanno deciso di investire in tecnologie che permettano un facile riciclaggio. L'Olanda, la Norvegia, la Svezia e la Svizzera hanno programmi di "responsabilità allargata del produttore" anche per i telefoni cellulari: i consumatori pagano un contributo anticipato per l'eliminazione, che va a finanziare il riciclaggio. I programmi di certificazione in vigore in alcuni paesi informano il consumatore su quali sono i telefonini meno dannosi all'ambiente: in Germania, il marchio Blaue Engel viene assegnato agli apparecchi che soddisfano gli standard relativi al contenuto tossico, mentre in Svezia il TCO Development certifica gli apparecchi telefonici secondo criteri ergonomici, ambientali e relativi alle emissioni e alla riciclabilità. Le due direttive della Commissione Europea entrate in vigore nel 2003 costituiscono segnali molto forti per le aziende dell'elettronica. La direttiva sui Rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche renderà, dopo il 13 agosto 2005, ciascuna azienda responsabile del recupero e del riciclo dei propri prodotti, mentre tutte le società saranno responsabili in modo collettivo per le apparecchiature elettroniche immesse nel mercato prima di quella data. Una norma simile proibisce l'uso nei prodotti elettronici di sostanze tossiche come Piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente e alcuni ritardanti di fiamma bromurati. Le nuove leggi europee stanno spronando lo sviluppo di tecnologie ecologiche. La Nokia ad esempio, in collaborazione con le università, sta lavorando su plastiche biodegradabili e telefoni che si smontino per un riciclaggio più agevole, a contatto con alte temperature. La californiana Silicon Valley Toxics Coalition ha lanciato una campagna per fare approvare anche negli Stati Uniti una normativa per il recupero di prodotti. In assenza di leggi federali il Minnesota ha aperto la strada con una norma che prevede la responsabilità dei produttori per determinati materiali tossici; il Massachusetts ha vietato l'eliminazione dei rifiuti elettronici nelle discariche pubbliche e ha creato un fondo per riciclare i prodotti dell'elettronica; la California ha introdotto un divieto limitato e richiede che le amministrazioni locali coprano i costi del riciclaggio; New York impone ai rivenditori di ritirare e riciclare tutti i cellulari che vendono, mentre altri stati stanno preparando disegni legge per ridurre la quantità di "spazzatura elettronica" che si trovano a dover smaltire. A livello internazionale, alla fine del 2002 il segretariato della Convenzione di Basilea sul commercio di rifiuti pericolosi si è accordato con i principali produttori per dar vita a un nuovo gruppo di lavoro sui telefoni cellulari. Negli ultimi anni, grazie al lavoro di documentazione svolto da attivisti delle organizzazioni ambientaliste sulle esportazioni statunitensi di scarti elettronici in Asia, i rischi per la salute connessi alla tossicità della spazzatura elettronica hanno ricevuto maggiori attenzioni da parte dei media. Il segretariato della Convenzione ha intenzione di formare altri gruppo di lavoro, dopo quello sui cellulari, che collaborino con le industrie per risolvere il problema dei rifiuti associati a determinati prodotti. [Molly O'Meara Sheehan, World Watch Institute, Rapporto sullo Stato del MOndo 2004, edizione italiana a cura della Edizioni Ambiente]
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