cellulari e insostenibilità ambientale



da cunegonda.org

lunedi 3 maggio 2004


Telefoni cellulari. Numeri insostenibili
 I telefoni cellulari sono diventati onnipresenti: se nel 1992 meno dell'1%
della popolazione mondiale possedeva un telefono cellulare, e solo un terzo
di tutti i paesi del mondo aveva una rete per la telefonia cellulare, dopo
10 anni il primo dato è salito al 18% (1,14 miliardi di persone in confronto
a 1,10 miliardi con una linea telefonica convenzionale) e oltre il 90% delle
nazioni ha un network.

Vi sono più europei che inviano e ricevono SMS dai loro telefonini di quanti
usino il computer per i messaggi in Internet. Le Filippine sono il paese in
cui vengono inviati il maggior numero di SMS e di certo il "messaggino"
usato dai manifestanti per organizzare dimostrazioni contro l'allora
presidente Joseph Estrada ha avuto un ruolo nella sua espulsione. In Africa
il numero dei cellulari supera quello dei telefoni fissi in una proporzione
maggiore di qualsiasi altro continente e gli imprenditori che vendono l'uso
dei propri telefoni cellulari portano, di fatto, un servizio agli abitanti
dei villaggi che in precedenza dovevano percorrere chilometri per poter fare
una telefonata.

Ma le chiacchierate al telefonino, però, portano le onde radio a contatto
con la testa dell'utilizzatore più di quanto faccia qualsiasi altra
apparecchiatura elettronica. Uno studio effettuato su 10 nazioni, supportato
dall'OMS e finalizzato a determinare se l'uso dei telefoni cellulari possa
provocare tumori alla testa e al collo, si concluderà nel 2004. Intanto, in
assenza di dati sugli effetti a lungo termine, i ricercatori suggeriscono di
usare l'auricolare per tenere il telefonino a distanza. Un gruppo di studio
promosso dal governo britannico scoraggia l'uso eccessivo del telefonino da
parte dei più giovani.

Come i computer, i telefonini sono prodotti che hanno vita breve e
rappresentano pertanto una delle più vistose minacce alla salute dell'uomo e
dell'ambiente, sia in fase di produzione sia in fase di dismissione, poiché
contengono chip semiconduttori carichi di sostanze tossiche. Un'analisi del
ciclo di vita del telefonino identifica i maggiori pericoli nella piastra
del circuito contenente chip, nel display a cristalli liquidi e nelle
batterie, a cui segue, per nocività, l'involucro esterno di plastica di
difficile riciclaggio. Negli Stati Uniti - il maggiore mercato per i
cellulari dopo quello cinese - i telefonini vengono gettati via in media
dopo 18 mesi, e il gruppo di ricerca INFORM valuta che nel 2005 si saranno
accumulati qualcosa come 500 milioni di cellulari usati che probabilmente
finiranno nelle discariche, da cui potrebbero percolare 142.000 litri di
piombo.

I telefonini sono piccoli e quindi è facile liberarsene, ma con altrettanta
facilità potrebbero essere riutilizzati, e se si estende la loro vita utile
se ne riduce l'impatto ambientale. Alcune organizzazioni di beneficenza
collaborano con le aziende per rimettere a nuovo i telefonini usati; alcuni
vengono programmati per comporre il numero dei servizi di emergenza e sono
consegnati a persone vittime di violenza domestica o agli anziani, mentre
altri vengono rivenduti nei paesi in via di sviluppo. Altre società come la
ReCeliular comprano e vendono telefonini usati in grandi quantitativi.

Uno dei motivi per cui negli Stati Uniti i cellulari vengono gettati con
tanta velocità è rappresentato dagli standard concorrenziali delle diverse
reti di telefonia cellulare. In Europa, invece, a partire dai primi anni '80
vi è un solo standard. Dal momento che le società che mantengono modelli
sorpassati risulterebbero perdenti, l'industria ha ostacolato i tentativi
dell'lnternational Communication Union di trovare un accordo sullo standard
unico. Ma alcuni osservatori ritengono che con il crescere del numero degli
utenti, questo sarà un passo inevitabile.

Un programma di incentivi alle aziende perché progettino telefoni cellulari
meno tossici e li riciclino sembra essere la misura più promettente per
alleggerire l'impatto sull'ambiente. In Giappone, a partire dal 1988, i
produttori hanno l'obbligo di ritirare la maggioranza delle apparecchiature
elettriche; ora l'obbligo è ora stato esteso anche ai computer e vi sono
altre norme in vista che riguardano ulteriori tipologie di apparecchiature
elettroniche. Le aziende devono pagare per il riciclo dei loro prodotti e
pertanto società come la Sony hanno deciso di investire in tecnologie che
permettano un facile riciclaggio.

L'Olanda, la Norvegia, la Svezia e la Svizzera hanno programmi di
"responsabilità allargata del produttore" anche per i telefoni cellulari: i
consumatori pagano un contributo anticipato per l'eliminazione, che va a
finanziare il riciclaggio. I programmi di certificazione in vigore in alcuni
paesi informano il consumatore su quali sono i telefonini meno dannosi
all'ambiente: in Germania, il marchio Blaue Engel viene assegnato agli
apparecchi che soddisfano gli standard relativi al contenuto tossico, mentre
in Svezia il TCO Development certifica gli apparecchi telefonici secondo
criteri ergonomici, ambientali e relativi alle emissioni e alla
riciclabilità.

Le due direttive della Commissione Europea entrate in vigore nel 2003
costituiscono segnali molto forti per le aziende dell'elettronica. La
direttiva sui Rifiuti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche
renderà, dopo il 13 agosto 2005, ciascuna azienda responsabile del recupero
e del riciclo dei propri prodotti, mentre tutte le società saranno
responsabili in modo collettivo per le apparecchiature elettroniche immesse
nel mercato prima di quella data. Una norma simile proibisce l'uso nei
prodotti elettronici di sostanze tossiche come Piombo, mercurio, cadmio,
cromo esavalente e alcuni ritardanti di fiamma bromurati.

Le nuove leggi europee stanno spronando lo sviluppo di tecnologie
ecologiche. La Nokia ad esempio, in collaborazione con le università, sta
lavorando su plastiche biodegradabili e telefoni che si smontino per un
riciclaggio più agevole, a contatto con alte temperature.

La californiana Silicon Valley Toxics Coalition ha lanciato una campagna per
fare approvare anche negli Stati Uniti una normativa per il recupero di
prodotti. In assenza di leggi federali il Minnesota ha aperto la strada con
una norma che prevede la responsabilità dei produttori per determinati
materiali tossici; il Massachusetts ha vietato l'eliminazione dei rifiuti
elettronici nelle discariche pubbliche e ha creato un fondo per riciclare i
prodotti dell'elettronica; la California ha introdotto un divieto limitato e
richiede che le amministrazioni locali coprano i costi del riciclaggio; New
York impone ai rivenditori di ritirare e riciclare tutti i cellulari che
vendono, mentre altri stati stanno preparando disegni legge per ridurre la
quantità di "spazzatura elettronica" che si trovano a dover smaltire.

A livello internazionale, alla fine del 2002 il segretariato della
Convenzione di Basilea sul commercio di rifiuti pericolosi si è accordato
con i principali produttori per dar vita a un nuovo gruppo di lavoro sui
telefoni cellulari. Negli ultimi anni, grazie al lavoro di documentazione
svolto da attivisti delle organizzazioni ambientaliste sulle esportazioni
statunitensi di scarti elettronici in Asia, i rischi per la salute connessi
alla tossicità della spazzatura elettronica hanno ricevuto maggiori
attenzioni da parte dei media. Il segretariato della Convenzione ha
intenzione di formare altri gruppo di lavoro, dopo quello sui cellulari, che
collaborino con le industrie per risolvere il problema dei rifiuti associati
a determinati prodotti.

[Molly O'Meara Sheehan, World Watch Institute, Rapporto sullo Stato del
MOndo 2004, edizione italiana a cura della Edizioni Ambiente]