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informatica il pericolo della monocultura
- Subject: informatica il pericolo della monocultura
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Thu, 13 May 2004 06:50:04 +0200
da boiler.it giornale di scienza, innovazione e ambiente 03.03.2004 Scenari Attenzione alla monocultura di Microsoft CAMBRIDGE, MASSACHUSETTS -- Dan Geer ha perso il lavoro, ma ha ottenuto un' immensa notorietà. L'idea che è costata il licenziamento a questo esperto di sicurezza informatica ha innescato un serio dibattito nel settore delle tecnologie dell'informazione. Il concetto, mutuato dalla biologia, è che Microsoft abbia dato vita a una "monocultura" del software che rischia di compromettere la sicurezza informatica globale. Secondo Geer i programmi dell'azienda di Gates sono così diffusi che qualsiasi virus in grado di sfruttare un buco del sistema operativo Windows può produrre una catastrofe. Proprio negli ultimi giorni, la Microsoft ha avvertito i consumatori di alcuni problemi di sicurezza che, a detta degli esperti indipendenti, sarebbero i più gravi mai scoperti. Ai gestori di rete non resta che sperare che gli utenti scarichino al più presto l'ennesimo aggiornamento. Geer è stato licenziato dalla @stake, una società di sicurezza informatica che vanta Microsoft tra i suoi principali clienti, per aver sostenuto - in un saggio pubblicato lo scorso autunno - che la monocultura aumenta i pericoli online. Ma il suo sacrificio ha avuto conseguenze importanti. La sua teoria, discussa su Slashdot e altri forum, ha amplificato il dibattito sull'ubiquità di Microsoft. «Dovunque guardo vedo riprendere il mio concetto», osserva il cinquantatreenne ricercatore. In biologia, le specie caratterizzate da una carenza di variazioni genetiche - le "monoculture", appunto - sono le più esposte a epidemie catastrofiche. Condividendo anche una singola tara, possono essere annientate da un qualsiasi virus in grado di attaccare quel punto debole. La diversità genetica, al contrario, aumenta le probabilità di resistere agli attacchi. «Quando ho qualche dubbio mi basta chiedermi come funziona la natura», spiega Geer, laureato in biostatistica ad Harvard. «È un problema di condivisione dei rischi. Quelle che possono diffondersi in Internet sono né più né meno che epidemie», continua. Il paragone funziona? Geer non è il primo a sostenere che la logica dei virus presenti in natura possa essere applicata anche all'informatica, e che la prevalenza e pervasiva compatibilità dei sistemi operativi e dei software di Microsoft esponga l'ecosistema informatico globale al pericolo del collasso. Il suo articolo non ha fatto altro che sottolineare la questione con particolare enfasi, e il licenziamento è servito solo ad accrescere la sua convinzione. «Lo scalpore dell'evento ha dato alla storia una marcia in più», commenta l' esperto di sicurezza online Bruce Schneier, che ha firmato la pubblicazione insieme a Geer. «È stato licenziato come atto di riverenza della @stake ai suoi padroni. Ma è come se la Chiesa cattolica volesse boicottare un film: a tutti verrebbe ancora più voglia di vederlo». Microsoft nega di aver effettuato pressioni sull'azienda, ma ritiene che il paragone tra computer e organismi viventi non sia poi così appropriato. «Una volta innescato il meccanismo dell'analogia, si rischia di rimanervi invischiati», osserva causticamente Scott Charney, responsabile del settore Strategie di sicurezza della compagnia di Gates. Secondo lui, la teoria della monocultura non suggerisce soluzioni praticabili; un maggiore utilizzo di Linux, il sistema operativo rivale di Windows, avrebbe l'unico effetto di creare una "bicultura", ma non servirebbe da deterrente per gli hacker più esperti. Per ottenere una reale diversificazione ci vorrebbero migliaia di alternative, che però renderebbero l'integrazione di rete un obiettivo impossibile. Senza la monocultura di Microsoft, replica Charney, la maggior parte dei recenti progressi nelle tecnologie dell'informazione non ci sarebbero mai stati. Senza contare che i computer possono essere aggiornati e riavviati, gli organismi no. Anche al di là di Microsoft, ci sono molti scettici. Secondo il consulente informatico Marcus Ranum molte delle minacce presenti in rete non hanno nulla a che fare con la vulnerabilità monoculturale. E in natura vale lo stesso discorso: piantare tre diverse specie di granturco previene le patologie, ma se non c'è una recinzione gli animali le divoreranno comunque. E aggiunge che tutta la storia non avrebbe fatto notizia se la @stake «non si fosse data la zappa sui piedi licenziando Dan». Uno stimolo per un diverso approccio In occasione di una seduta della sottocommissione tecnologica del Congresso americano, è stato chiesto a Steven Cooper - rappresentante del Dipartimento della difesa - quanto il governo federale si sentisse minacciato da questa presunta vulnerabilità delle monoculture; Cooper ha riconosciuto che si tratta di un motivo di preoccupazione e ha detto che il dipartimento cercherà probabilmente di estendere l'uso di Linux e Unix come misura preventiva. La teoria di Geer sta influenzando anche l'approccio degli esperti ai problemi di sicurezza. Mike Reiter, della Carnegie-Mellon University, e Stephanie Forrest, biologa della University of New Mexico che da anni sostiene che gli organismi viventi possano darci lezioni preziose in questo senso, hanno ottenuto di recente un finanziamento di 750 mila dollari dalla National Science Foundation per lo studio di metodi di diversificazione automatica dei codici sorgente. Daniel DuVarney e R. Sekar della State University of New York-Stony Brook stanno invece analizzando le "mutazioni benigne" in grado di diversificare i software preservandone le parti funzionali e modificandone quelle non funzionali solitamente bersaglio dei virus. Geer - che continua a svolgere attività di consulente e a tenere conferenze, e attualmente lavora per una startup - ritiene che la sua teoria suggerisca delle soluzioni, per quanto drastiche e difficili da attuare. Per esempio, si potrebbe interdire l' accesso a Internet ai computer il cui software non sia stato aggiornato con gli ultimi moduli antivirus. Lungi da lui il credere che l'unica via sia lo smembramento di Microsoft, anche se il suo saggio è stato pubblicato dalla Computer and Communications Industry Association, da sempre a favore della causa antitrust in cui la compagnia è stata coinvolta. Secondo Geer, Microsoft dovrebbe disarticolare i suoi prodotti più integrati, come Word e Outlook. Come in occasione del processo, l'azienda ribatte che quei prodotti sono il fulcro della sua offerta. Eppure, negli ultimi tempi Charney si è mostrato più disponibile a considerare il problema della sicurezza informatica da una prospettiva biologica. «I concetti di biodiversità e monoculture sono molto più complessi di quanto comunemente si creda, ma questo non vuol dire che non se ne possano trarre lezioni e interessanti parallelismi», commenta ora. A detta di Geer, osservazioni del genere sono una prova della risonanza della sua teoria. «Almeno ora, nei quartier generali di Microsoft, se ne parla. Prima neanche quello».
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