chi ucciderà il capitalismo.



(da La Reoubblica del 24.4.04)


Subject: chi ucciderà il capitalismo.


In libreria un saggio di Bébéar, "padrino" della finanza francese
Chi ucciderà il capitalismo
e chi ha ucciso il comunismo
di DARIO OLIVERO

UNO spettro si aggira per le strade del capitalismo e del libero mercato.
Lo spettro del dubbio. Non il dubbio che questo sia il miglior sistema
economico possibile, ma che si stia avviando al crollo. Un crollo dettato
da un nemico interno. E il dubbio viene da illustri liberali come Guido
Rossi (Il conflitto epidemico dell'anno scorso) e, ora, Claude Bébéar.
Bébéar non è un accademico, è un capitalista nel senso più puro del
termine. E' l'uomo che ha fondato dal nulla le assicurazioni Axa rendendole
un colosso di livello mondiale. In Francia lo chiamano "il padrino" per
ammiccare ai tanti fili e conoscenze che ha nella finanza, nell'economia e
nella politica (anche se, particolare non da poco, Bébéar ha rinunciato a
una nomina a ministro delle Finanze offertagli da Alin Juppé). Esce per
Bompiani Uccideranno il capitalismo (tr.it. M. Marinelli, 17 euro), un
lungo colloquio con il giornalista Philippe Manière e con la prefazione di
Ferruccio De Bortoli. Chi sta uccidendo il capitalismo? I sicari sono un
elenco sconfinato: banche d'affari supervisori di fusioni inutili, istituti
di credito che obbligano i clienti a sottoscrivere bond e azioni di gruppi
di cui conoscono lo scoperto e scaricano sui risparmiatori il rischio,
società di rating il cui solo parametro è favorire la speculazione su un
titolo, revisori di conti in totale conflitto d'interesse con la società i
cui bilanci devono certificare. Tutte cose tristemente note negli ultimi
tempi dopo i casi Cirio, Parmalat e Argentina. Bébéar è un uomo del
sistema, uno che sa come funziona il gioco. E non si diverte più. E' sempre
convinto che non ci sia niente di meglio del capitalismo per assicurare
quanto più benessere possibile alla società. Ma non questo e non così.
"Senza responsabilità non c'è fiducia", dice Bébéart. Senza fiducia non c'è
sviluppo. Per questo servono delle contromosse: nuovi organi interni alle
società che facciano da contrappeso al Cda con poteri di nomina dei
revisori, nuovi meccanismi di voto nelle assemblee degli azionisti che
premino la durata del possesso di un titolo, sanzione sociale per i manager
che sbagliano. Soprattutto quest'ultimo punto sembra il più difficile da
raggiungere. Come scrive De Bortoli: "Il delitto economico spesso paga.
Anzi, quasi sempre".

(da La repubblica 24.04.04)