ambiente : in italia si naviga a vista



da villaggioglobale.it
marzo 2004

Ambiente: In Italia navigazione a vista

Villaggio Globale: un interessante intervista con l'ex-ministro Ronchi.

L'ex ministro dell'Ambiente:

«L'impostazione politica del governo
Berlusconi, fondata sulla violazione delle regole e sull'abbassamento della
regolazione come chiavi dello sviluppo economico, fondata inoltre sull'
euroscetticismo, ha prodotto un quadro pesantemente negativo per le
politiche ambientali»

L'Ocse ci boccia, l'inquinamento atmosferico peggiora, i parchi sono in
difficoltà stressati da commissariamenti, revisione dei confini, dirigenze
bloccate, le città sono sempre più prigioniere del traffico, i rifiuti non
sappiamo più dove metterli. l'Italia sembra aver azzerato tutto quello che
era stato fatto fino ad ora. Cosa è successo? È come se stessimo all'anno
zero, come se fino ad ora l'Italia fosse stato un paese senza una politica
ambientale e che quello che è stato fatto è stato sbagliato.
Per capire il perché di questa situazione, ne parliamo con Edo Ronchi, che è
stato ministro dell'Ambiente e che ha messo ordine, nella selva della
legislazione italiana, in vari settori con significative leggi quadro,
avviando quello che doveva diventare un circuito virtuoso.

Ronchi fa un parallelo fra il suo periodo di gestione dell'ambiente e l'
attuale. Per le tanto discusse Domeniche a piedi sottolinea come esse
avevano un valore culturale e di stimolo ma erano anche accompagnate da un
decreto sulla mobilità sostenibile che finanziava interventi strutturali,
ora, con il disimpegno del ministro, i comuni sono stati lasciati soli e
alcuni, «in numero ancora significativo, sono andati avanti, anche se con
maggiori difficoltà».

Per quanto riguarda l'energia, prima la media annua dell'intensità
energetica dal 1991 al 2001 era calata dello 0,31%. Dopo: nel periodo
2001-2003 è, invece, aumentata dello 0,97%, ma con un notevole peggioramento
dell'efficienza energetica. Carbone: nel periodo 1997-2001 (in periodo di
crescita economica) la variazione media annua è stata del lieve incremento
annuo dell'1,1%. Dopo, nel periodo 2001-2003 (di stagnazione economica) c'è
stato invece un consistente incremento dell'uso del carbone, con un
incremento annuo del 5,5% (+8% nel 2003). Fonti rinnovabili: nel periodo
1997-2001 abbiamo avuto una crescita media annua del 5,8%. Dopo, nel periodo
2001-2003 invece un calo medio annuo del 5,3%.

Circa l'emergenza rifiuti, Ronchi osserva come dal 1997 al 2002 la raccolta
differenziata si sia quasi triplicata. L'emergenza al Sud permane in quelle
regioni che sono ancora commissariate e «non si può dire che una normativa
non funzioni quando, dove c'è emergenza, viene derogata!». L'ex ministro
dell'Ambiente denuncia la disparità Nord/Sud circa la presenza dei
termovalorizzatori per i quali si dichiara favorevole perché si tratta di
«impianti industriali con emissioni che, con buona tecnologia e buona
gestione, possono essere minimizzate e non pericolose. Del resto non mi
risulta che i 43 inceneritori funzionanti in Italia provochino disastri
ambientali; mi risulta invece molto peggiore la situazione provocata da
molte discariche».

L'intervista

Onorevole Ronchi, che sta succedendo alla politica ambientale italiana?

Nel rapporto dell'Ocse, pubblicato nel giugno 2002, che comprende una
valutazione delle performance ambientali dell'Italia dal 1994 al 2001, sono
contenuti generali e specifici apprezzamenti per i grandi progressi compiuti
dal nostro Paese negli anni di governo del centrosinistra nella gestione
ambientale, nella tutela dell'aria, delle acque, nella conservazione della
natura e nella gestione dei rifiuti, nelle politiche di sviluppo sostenibile
e nella cooperazione ambientale internazionale.
Due anni dopo, nell'aprile del 2004, nell'Outlook, sempre dell'Ocse, la
valutazione diventa fortemente critica e in certi punti molto negativa.
Non è quindi solo una valutazione nazionale di parte ambientalista quella
critica sul pessimo operato del Governo Berlusconi e del ministro Matteoli
in campo ambientale, ma trova già riscontri internazionali.

Cosa è successo in particolare?

L'impostazione politica del governo Berlusconi, fondata sulla violazione
delle regole e sull'abbassamento della regolazione come chiavi dello
sviluppo economico, fondata inoltre sull'euroscetticismo, ha prodotto un
quadro pesantemente negativo per le politiche ambientali.
Il ministro Matteoli, dichiaratamente non tecnico e con limitate competenze
nel settore, insieme alla scarsità di quadri tecnici di livello nelle
materie ambientali del centrodestra, hanno fatto il resto: una
banalizzazione delle questioni di fondo (ben sintetizzata dall'idea che sia
lo sviluppo in quanto tale che produce miglioramenti ambientali), una
perdita di livello di priorità e di capacità di incidenza, una sostanziale
paralisi operativa condita da roboanti impegni dichiarati seguiti da scarse
o nulle realizzazioni, con riduzione della spesa effettiva e della
operatività delle strutture tecniche.

Dopo tante critiche alle domeniche a piedi, non è stato «inventato»
nient'altro...

Le domeniche a piedi avevano ed hanno un valore culturale e di stimolo al
cambiamento dei comportamenti. Erano anche accompagnate da un decreto sulla
mobilità sostenibile che finanziava interventi strutturali, con risorse
limitate, ma che c'erano e incentivavano misure utili: i mobility manager,
il car sharing e il car pooling, le auto elettriche, le piste ciclabili, i
varchi elettronicamente controllati ecc.
Il disimpegno non solo attuato, ma sbandierato, dall'attuale ministro dell'
Ambiente, dalle domeniche ecologiche è stato un grave errore ed ha lasciato
soli i comuni che, in numero ancora significativo, sono andati avanti, anche
se con maggiori difficoltà.

Si è criticato Kyoto, si è detto che bisogna andare oltre. Gli altri lo
dicono nel senso che deve essere più restrittivo e noi? intanto inquiniamo
di più.

L'attuale Governo, in linea con Bush anche in questo, si è sostanzialmente
disimpegnato dal protocollo di Kyoto lasciando crescere oltremisura le
emissioni dannose per il clima che sono ormai oltre il 9% in più di quelle
del 1990, a fronte di un impegno di riduzione per l'Italia del 6,5%, entro
il 2008 - 2012.
Anche tenendo conto che una parte rilevante di quella riduzione può essere
realizzata fuori dell'Italia con i meccanismi flessibili del Protocollo,
siamo ormai entrati in una dinamica fuori controllo gravissima. È vero che
anche durante i governi del centrosinistra queste emissioni erano cresciute:
le misure che furono adottate, numerose, erano come è ovvio, destinate a
produrre effetti entro il 2008, non potevano avere effetti immediati. Anche
se va riconosciuto che si poteva fare di più: per esempio la carbon tax
introdotta nel 1998 fu poi congelata (e poi abolita dal centrodestra). Ma ci
sono delle differenze rilevanti. Cito le principali.
Dal 1997 al 2001 il Pil è cresciuto con una media annua del 2%; dal 2001 al
2003, la crescita si è fermata con un Pil cresciuto all'anno mediamente
dello 0,31%.
Il guaio è che l'intensità energetica è peggiorata: la media annua dell'
intensità energetica dal 1991 al 2001 è calata dello 0,31%, nel periodo
2001-2003 è, invece, aumentata dello 0,97%, con un notevole peggioramento
dell'efficienza energetica.
Se dovessimo sintetizzare la politica energetica del centrodestra potremmo
dire «più carbone e meno energie rinnovabili». La variazione media annua
dell'impiego del carbone nel periodo 1997-2001 (in periodo di crescita
economica) è stata del lieve incremento annuo dell'1,1%; nel periodo
2001-2003 (di stagnazione economica) c'è stato invece un consistente
incremento dell'uso del carbone, con un incremento annuo del 5,5% (+8% nel
2003).
Per le fonti rinnovabili nel periodo 1997-2001 abbiamo avuto una crescita
media annua del 5,8% e nel periodo 2001-2003 invece un calo medio annuo del
5,3%.

Non andava bene la legge quadro sui rifiuti? perché ora ne siamo sommersi?
dove ha sbagliato la sua normativa?

Col Decreto legislativo 22/97, dal 1997 al 2002, la raccolta differenziata
in Italia è quasi triplicata; dal 7% a circa il 20%; il recupero degli
imballaggi è passato dal 30 al 50%. L'applicazione della riforma ha avuto
tre velocità: al Nord con raccolte differenziate intorno al 30%, al Centro
intorno al 18% ed al Sud con livelli ancora bassi, sotto il 10%.
L'emergenza rifiuti è concentrata al Sud del paese con ben 4 Regioni
(Puglia, Calabria, Campania e Sicilia) governate con ordinanze di emergenza
in deroga della normativa e con strutture commissariali.
Le Ordinanze in deroga della normativa durano da diversi anni: non si può
dire che una normativa non funzioni quando, dove c'è emergenza, viene
derogata!
Perché persiste l'emergenza rifiuti al Sud? Perché la raccolta differenziata
ed il riciclo non decollano e quindi troppi rifiuti devono andare in
discarica, perché le discariche a norma sono poche e mal programmate, perché
dei 43 inceneritori che funzionano in Italia solo 3 sono al Sud. Perché,
cioè, non si applica il Decreto legislativo 22/97.
Di chi è la colpa? Dei Comuni inadempienti, delle Province che non
promuovono la gestione integrata e delle Regioni che sono in ritardo nel
programmarla; in generale di una classe politica, amministrativa e tecnica
che, con significative e lodevoli eccezioni, non ha realmente compreso l'
importanza del problema e quando lo ha capito è impreparata ad affrontarlo
usando gli strumenti normativi disponibili.
Dove questi strumenti normativi disponibili, forniti in buona parte dal
Decreto legislativo 22/97, sono stati utilizzati, al Nord, al Centro ed
anche in diversi comuni del Sud, non solo non c'è emergenza, ma la gestione
dei rifiuti è buona.

Che cosa si dovrebbe fare per governare la situazione?

Si dovrebbe applicare il Decreto legislativo 22/97 agendo su più livelli
applicando i contenuti dei lunghi e dettagliati articoli della normativa e
dei decreti attuativi che non è possibile riassumere in poche parole. Cito
solo alcuni titoli: dei buoni piani regionali, una attivazione delle
Province come ambiti territoriali ottimali per la gestione, capacità dei
Comuni di attivare e promuovere le raccolte differenziate, impianti per il
riciclo e per il compostaggio, discariche sicure, ben collocate e ben
gestite, per la quota residua: inceneritori pochi, di qualità tecnologica,
sicuri, per il recupero energetico.

Si sta spingendo sui termovalorizzatori. Sono una soluzione?

Bruciare tutto è una stupidaggine, poco ecologica e non economica; pensare
di non bruciare niente è sbagliato. Penso che un programma che preveda di
bruciare, con recupero energetico, circa il 40% dei rifiuti urbani sia il
male minore e possa essere accettato, a condizione di adottare buone
tecnologie, buone gestioni e buone localizzazioni. Non condivido la
drammatizzazione che taluni fanno degli inceneritori che non sono alberi, ma
impianti industriali con emissioni che, con buona tecnologia e buona
gestione, possono essere minimizzate e non pericolose.
Del resto non mi risulta che i 43 inceneritori funzionanti in Italia
provochino disastri ambientali; mi risulta invece molto peggiore la
situazione provocata da molte discariche.

I Parchi sono una realtà dagli equilibri delicati sia per la vivibilità
delle persone sia per la salvaguardia del patrimonio naturale. A giudicare
dallo smantellamento di alcune realtà e dalle reticenze in altre è pensabile
che nella loro gestione debba prevalere la politica e non la competenza
scientifica?

In Italia vi sono ormai numerosi parchi, sia nazionali sia regionali, che
possono essere citati come esempi in Europa per la buona gestione e per i
risultati ottenuti in termini di tutela e di valorizzazione sostenibile.
Molti di quelli che li criticavano, in particolare a destra, oggi vorrebbero
occuparli come centri di consenso e di potere. Non è tanto un problema di
politica o di competenza scientifica, ma di pessima politica, per giunta con
scarse conoscenze culturali e tecniche.

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