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acqua cosa ci danno da bere?
- Subject: acqua cosa ci danno da bere?
- From: "Andrea Agostini" <lonanoda at tin.it>
- Date: Wed, 28 Apr 2004 07:04:01 +0200
da ilsalvagente.it aprile 2004 Minerali, ma cosa ci danno da bere? "Non adatta all'infanzia". "Contiene arsenico o manganese sopra i limiti considerati accettabili dall'Organizzazione mondiale della sanità". Se, come sarebbe lecito aspettarsi, trovassimo in bell'evidenza una di queste frasi sull'etichetta di un'acqua minerale, la metteremmo mai nel carrello della spesa? La domanda è pleonastica, ce ne rendiamo conto. E se ne rendono ben conto anche i produttori e i nostri legislatori che, non a caso, evitano con cura qualunque indicazione di questo tipo. Eppure arsenico, manganese e nitrati si trovano in abbondanza nelle bollicine in commercio nel nostro paese, come ha scoperto Il Salvagente sottoponendo a un severo test ben 23 marchi diffusi in tutta Italia. Le nostre analisi, realizzate dal Laboratorio chimico della Camera di commercio di Torino, hanno cercato, per fortuna senza trovare concentrazioni preoccupanti, molti metalli sospetti nelle minerali (oltre i tre citati, anche boro, cromo, nichel, rame, selenio, cadmio antimonio, bario, mercurio e pirombo) e decine di solventi clorurati. I contenuti di sostanze "indesiderabili" rintracciati, per usare un eufemismo visto che si tratta di composti che alla lunga hanno effetti devastanti sulla salute, danzano pericolosamente intorno ai limiti normativi, rientrando nelle maglie di legge per qualche frazione infinitesima di grammo o godendo della lentezza con la quale si è deciso di contenerli all'interno di quanto viene considerato accettabile dagli enti sanitari internazionali. Metalli e bollicine E' la fotografia di quanto accade con l'arsenico, una sostanza che l' Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato cancerogena se assunta a lungo termine nell'acqua potabile, tanto da consigliare un tetto massimo inferiore a 0,01 milligrammi per litro. Un limite che risale al 1993 e che ha impiegato ben 10 anni per essere introdotto sul mercato italiano. È successo, per l'esattezza, lo scorso dicembre quando il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha firmato un complesso e discusso decreto che aveva, tra l'altro, l'obiettivo di recepire la direttica europea 2003/40. E che, alla fine dei conti, ha lasciato un altro anno di tempo alle aziende per scendere dal limite attuale (0,05 mg/l) a quello consigliato dagli enti sanitari internazionali (0,01 mg/l). Tutto perfettamente legale, dunque, per lo meno fino al 31 dicembre 2004, anche con dosi di arsenico di 0,014, 0,016 e 0,026 milligrammi per litro come quelle trovate nel nostro test rispettivamente nella Nepi, nell'Egeria e nella Cutolo Rionero. E nessuna azione urgente neppure per i 0,59 milligrammi di manganese (altra sostanza tossica ad alte concetrazioni) trovati nella Nepi: il limite di 0,50 diventerà vincolante solo alla fine dell'anno. Le aziende si difendono Eppure non tutti fanno finta di nulla, come la legge consentirebbe ancora per qualche mese. Dalle tre aziende interpellate dal Salvagente sulla base dei risultati del test, infatti, arrivano risposte differenti. Quella della Cutolo Srl di Potenza, per esempio, è di "attenta valutazione del problema". La ditta, infatti, non solo non smentisce i dati emersi dalle nostre prove ma dichiara di aver già allo studio le soluzioni. Per ridurre il contenuto di arsenico, infatti, la Cutolo non intende ricorrere al trattamento con ozono, una "pulizia" chimica che come vedrete in queste pagine pone più problemi di quanti ne risolve. Da una parte, infatti, l'ozonizzazione rischia di produrre nell'acqua bromati (sostanze cancerogene), dall'altra dev'essere dichiarata in etichetta. E questa eventualità non piace a nessun produttore, visto che sarebbe ben visibile dal consumatore. L'azienda, dunque, sta decidendo se ricorrere a un'altra fonte o a trattamenti meno invasivi, come quelli con sabbie naturali, per liberare la sua minerale dall 'arsenico. Di certo, adotterà un altro marchio per l'acqua che sostituirà, entro la fine dell'anno, la Cutolo Rionero. Diverso è l'atteggiamento di Egeria: l'azienda contesta il dato rilevato dal Laboratorio chimico della Camera di commercio e cita le analisi dell'Università di Roma che testimoniano una concentrazione di arsenico inferiore a 0,001 milligrammi al litro contro i valori di 0,016 misurati dalle nostre prove. Ancora più netta la rezione della Nepi SpA, per lo meno nei confronti dell'arsenico. L' azienda del viterbese, infatti, precisa al Salvagente che "le analisi periodiche che la società effettua nel corso di ogni anno presso istituti certificati e qualificati hanno sempre evidenziato valori significativamente inferiori al limite di 0,010 milligrammi per litro". La Nepi aggiunge: "in particolare l'ultima analisi ufficiale dell'11 marzo 2003 effettuata dall' Università di Napoli ha rilevato per l'arsenico il valore di 0,006 milligrammi per litro". Possibile che tale differenza sia dovuta al cambiamento di condizioni dell'acqua tra marzo dello scorso anno e l'inizio di quest'anno (data in cui è stata imbottigliata l'acqua che abbiamo testato)? Non siamo in grado di sciogliere l'interrogativo, quello che possiamo confermare è il dato rilevato dal laboratorio chimico della Camera di commercio di Torino. Per una verifica, infatti, abbiamo mandato una seconda bottiglia dello stesso lotto in analisi, trovando valori simili. Sul contenuto di manganese, invece, la Nepi non ha molto da ridire, dato che i dati a disposizione dell'azienda oscillano intorno a 0,5 mg/l (e questo è quanto viene dichiarato in etichetta). La ditta, comunque, non ha deciso se ricorrere a trattamenti per ridurre questo elemento dichiarando che se la media continua ad attestarsi al di sotto del limite di legge, potrebbe non prendere alcun provvedimento. Attenti ai bambini Non sono solo i metalli a turbare i sonni di chi decide di portare a tavola un'acqua minerale. A complicarci la vita è anche la presenza di nitrati, composti azotati indice di inquinamento delle falde. Queste sostanze sono pericolose per gli adulti, se consumate in elevate quantità, perché danno luogo alla formnazione di nitrosammine, agenti provatamente cancerogeni. Per questo la legge fissa un contenuto massimo di 45 milligrammi al litro, per fortuna mai superati dalle 23 protagoniste del test. Per i più piccoli, però, il tetto scende drasticamente a 10 milligrammi per litro, dato che il rischio è molto più forte. Per l'infanzia, infatti, si aggiunge anche il pericolo di metaemoglobinemia, una grave malattia che riduce il trasporto di ossigeno dei globuli rossi e può portare anche alla morte. Di qui il tetto più severo per le acque destinate all'infanzia ribadito nel decreto Sirchia dello scorso dicembre. Ma cosa si intende per acque destinate all'infanzia? In realtà qualunque minerale potrebbe essere utilizzata da un genitore per darla al proprio neonato o per prepararci il latte. E non è detto che tutti siano in grado di andare a cercare nelle minuscole percentuali riportate in eitchetta per capire se possono somministrarla al bebè. L'impresa, oggettivamente, sarebbe ben difficile anche per chi sa che sotto i 10 mg/l l 'acqua non va data ai neonati, visto che circa metà delle etichette che abbiamo analizzato hanno reso necessario l'uso di una lente d'ingrandimento per consentirci di leggere la composizione. Non sarebbe stato più logico obbligarle a riportare in evidenza "non adatta all'infanzia"? Soprattutto tenendo in considerazione il fatto che non si tratta di un caso sporadico ma di un contenuto comune a molte delle bottiglie in commercio. Solo tra le 23 del nostro test, per esempio, sono state trovate con contenuti di nitrati superiori ai 10 milligrammi per litro la Cutolo Rionero, la Fabia e l' Egeria, mentre proprio sul limite si è piazzata la Perla. Scheda arsenico Dove e perché si ritrova l'arsenico in un'acqua? E quali effetti può fare sul nostro organismo? Per questa scheda abbiamo attinto ai documenti ufficiali dell'Organizzazione mondiale della Sanità, la stessa che stabilisce le linee guida per i limiti da non superare. L'origine L'arsenico è ampiamente distribuito nella crosta terrestre e può finire nell 'acqua attraverso la dissoluzione di minerali e in alcune aree si accumula anche grazie all'erosione di rocce. L'elemento, però, si ritrova anche in molti scarichi industriali o viene utilizzato in alcune produzioni commerciali (come i conservanti per il legno). I combustibili fossili sono un'altra cauisa della dispersione di arsenico nell'atmosfera. Gli effetti L'avvelenamento cronico, dovuto a esposizione a lungo termine attraverso le acque potabili, scrive l'Oms, causa cancro alla pelle, ai polmoni, alla vescica e ai reni, così come è alla base di altre malattie della pelle. L' aumento del rischio di cancro ai polmoni e alla vescica e di lesioni alla pelle è stato osservato a livelli di concentrazione dell'arsenico anche inferiori a 0,05 mg/l. I limiti Le prime limitazioni per l'acqua potabile risalgono al 1958 quando fu fissato il tetto di 0,20 mg/l. Negli anni, poi, queste concentrazioni massime ammissibili sono state via abbassate fino ai valori stabiliti dall' Oms nel 1993. IN quell'occasione, infatti, è stata emamata l'ultima linea guida che recita, testualmente: "basandosi sui rischi per la salute il valore guida per l'arsenico nell'acqua deve essere inferiore a 0,01 mg/l". Scheda manganese Anche il manganese fa parte dei metalli che il nostro test ha rilevato sopra i limiti che entreranno in vigore il prossimo 31 dicembre. E, anche in questo caso, attingiamo alle valutazioni dell'Oms per capirne origini e pericolosità. L'origine Il manganese è uno dei metalli più abbondanti della crosta terrestre ed è usato in differenti prodotti e in diverse lavorazioni. Si tratta di un metallo contenuto naturalmente anche in diversi alimenti e in molte acque potabili. Le principali fonti antropiche (dovute, cioè, all'attività dell' uomo) di manganese sono le industrie per la manifattura delle leghe, dell'acciaio e dei prodotti del ferro. Gli effetti Sebbene studi effettuati su animali da esperimento abbiano mostrato che nelle intossicazioni croniche da manganese ci siano effetti neurotossici non è chiaro come questi avvengano. è plausibile che l'esposizione possa incrementare le suscettibilità ad infezioni polmonari. I limiti L'OMS ha definito un valore guida per l'acqua potabile di 0,1 mg/l di manganese, basato sulla considerazione delle proprietà coloranti del metallo e sullo sgradevole sapore che può conferire. Dal punto di vista sanitario, invece, viene ritenuto accettabile il tetto massimo di 0,50 mg/l. Scheda nitrati I nitrati, altri protagonisti negativi del nostro test, al contrario di arsenico e manganese, sono elementi dovuti solo all'inquinamento delle falde. Vediamo in questa scheda perché finiscono nelle acque e quali effetti possono avere sull'organismo umano. L'origine Possono derivare dall'agricoltura, grazie all'uso eccessivo di concimi e fertilizzanti, e dalla zootecnia, attraverso le deiezioni animali. Anche l' uso di pesticidi può essere una delle cause della loro presenza nelle acque. Gli effetti La pericolosità di questi composti dell'azoto è molto elevata per i neonati sotto i sei mesi, dove aumentano il rischio della metaemoglobinemia, una grave malattia che riduce la capacità dei globuli rossi di trasportare ossigeno e può portare alla morte. Negli adulti, invece, a dosi più alte, i nitrati diventano rischiosi perché non rimangono stabili, ma si trasformano abbastanza facilmente in nitriti. Queste sostanze nel nostro apparato digerente si legano alle ammine e danno luogo, alle temibili nitrosammine provatamente cancerogene. I limiti Secondo l'Oms i valori guida per l'acqua minerale sono di 50 milligrammi per litro, tenendo conto che le fonti di questi composti sono davvero tante nell 'alimentazione moderna. Per la nostra legge, invece, i limiti per le minerali sono di 45 milligrammi per litro. Per l'infanzia, invece, tanto la norma italiana che l'Oms concordano nel raccomandare che non vengano superati i 10 mg/l. Non turbare il mercato (e Sirchia alzò i limiti) La fiducia non è mai stata così bassa. Anche se un italiano su due continua a preferire l'acqua minerale a quella che esce dal suo rubinetto di casa, non per questo lo fa a cuor sereno. Scandali e allarmi, d'altra parte, non potevano che lasciare il segno. La cronaca dell'ultimo, tempestoso, anno di vita del settore parla chiaro: quasi un centinaio di aziende pescate con analisi fuorilegge, molte delle quali "truccate" per non rivelare contenuti non ammessi di pesticidi, idrocarburi e tensioattivi. E poi fonti chiuse, come è successo alla Fiuggi, dopo la scoperta di composti organoalogenati e tetracloroetilene nelle bottiglie destinate al commercio. Ancora: indagini su contenuti di idrocarburi policiclici aromatici e benzene in quantità 10 volte superiore alla media, come è accaduto alla Guizza. Un accanimento della magistratura, in particolar modo del procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello, titolare di molte di queste indagini, o l'evidente dimostrazione di come un business miliardario (2,84 miliardi di euro fatturati ogni anno in Italia) si sia trasformato in una giungla dove le regole e la salute dei consumatori contano meno dei profitti delle aziende? Non disturbate il mercato A giudicare dalle lente e sconcertanti iniziative delle nostre istituzioni sembra che a prevalere sia spesso la logica di non turbare il mercato. Come Il Salvagente ha già denunciato (nel numero 4 del 29 gennaio scorso), dopo mesi di silenzio di chi aveva il dovere di valutare la correttezza di decine di marchi sospettati di aver commissionato analisi addomesticate, è arrivata una sorta di sanatoria firmata, niente meno, che dal ministro della Salute Girolamo Sirchia. Con un decreto stilato in pieno periodo festivo (la data porta la data del 29 dicembre 2003) il ministro ha innalzato i limiti di rilevabilità per molti degli inquinanti trovati nelle minerali (tra i quali tensioattivi, oli minerali, antiparassitari, policlorobifenili, idrocarburi), facendo rientrare molte di queste, come per magia, nella legalità. "Sirchia ha introdotto una soglia di tolleranza per una serie di sostanze tossiche ad alto rischio grazie alla quale le grandi aziende produttrici di acque minerali possono continuare a immettere sul mercato prodotti altrimenti fuorilegge, in danno dei consumatori e in contrasto con le normative europee". Così ha commentato Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in commissione Agricoltura e Alimentazione, che, riprendendo la nostra denuncia, ha chiesto oggi al ministro della Salute la revoca del decreto ministeriale del 29 dicembre. Un appello, caduto nel vuoto, visto che la tolleranza rimane, a tutto vantaggio delle aziende. L'ozono delle meraviglie Non basta. Il decreto Sirchia, per accogliere le indicazioni di Bruxelles, introduce la possibilità di trattare le minerali per consentirgli di rientrare in alcuni limiti di legge. è il caso dell'arsenico o del manganese, per esempio, che possono essere abbassati tramite un trattamento di ozonizzazione, ossia tramite l'uso di ozono. Il procedimento, però, sembra tutt'altro che tranquillo, dato che può dare luogo a sostanze indesiderate, addirittura più pericolose di quelle che consente di limitare. I bromati, uno di questi sottoprodotti, sono fortemente cancerogeni e non a caso Sirchia prevede un limite assai severo per questi elementi (3 microgrammi per litro). I trattamenti con aria arricchita di ozono, poi, debbono essere indicati in etichetta, così come vuole la direttiva europea. E qui "casca l'asino", nel senso che proprio la dichiarazione sulla bottiglia rende perplesse molte aziende. La specifica dei trattamenti in etichetta, infatti, potrebbe consentire ai consumatori di distinguere un' acqua pura alla fonte da una che per diventarlo (sempre che questo processo non abbia prodotto altri problemi) è dovuta ricorrere a qualche aggiustamento. Un'eventualità che non piace ai produttori e che ha spinto molti di loro a cercare altre soluzioni. 23 marche a confronto Le analisi fatte dal laboratorio chimico della Camera di Commercio di Torino mostrano contenuti preoccupanti di arsenico manganese e nitrati. Ma fino a dicembre la legge tollera.
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